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Autore: buffinkaxD    01/12/2012    3 recensioni
Grace è l'unica cosa che tiene Liam legato a Burnage,
l'unica cosa importante nella sua vita...
Ma quando le loro strade si dividono dirle addio sembra + difficile
del previsto. (ma.. sarà davvero un addio??)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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(10 mesi dopo..)
 
20 Settembre 1992, Burnage
 
Deboli gocce di pioggia cadevano su Burnage quel pomeriggio di Settembre, quando Grace uscì dal negozio di musica “Shifter” nel quale lavorava part-time tutti i pomeriggi da quell’estate.
“Grande giornata è!” le disse Joe, il proprietario, prima che uscisse.
“Questo è decisamente il negozio di musica più figo di Burnage Joe, è naturale sia pieno di gente”
Il trentenne scoppiò a ridere.
“A domani Grace”
“Buona serata!”
 L’autunno era veramente ricominciato, Grace lo vedeva:  dalle foglie cadute dagli alberi ai margini della strada, dai profumi della città.. e lo sentiva dentro di se. Quasi un anno, era passato quasi un anno da quando i Gallagher avevano lasciato Burnage, da quando Liam aveva lasciato lei.. per tutti quei mesi aveva impegnato la sua mente in tutti i modi possibili per non pensarci; quel giorno la leggera pioggia autunnale che bagnava la città le dava un briciolo di felicità, per uno strano motivo la adorava.
Velocizzò il passo lungo la strada immersa nei suoi pensieri, con l’ombrello tra le mani e la borsa a tracolla, e così anche le superiori erano finite, quel mese avrebbe iniziato l’università nella facoltà di legge: non le sembrava quasi vero.
“Grace! Grace!!” qualcuno la chiamò alle sue spalle schizzando l’acqua delle pozzanghere da tutte le parti nel tentativo di raggiungerla.
La ragazza si voltò all’improvviso restando ad osservare il ragazzo alto e dai capelli castani che la stava raggiungendo.
“David” disse, sorridendogli, sorpresa.
Il ragazzo si fermò di fronte a lei ansimante per la corsa, poi la guardò negli occhi, intensamente.
“Vuoi uscire con me?” le chiese all’improvviso restando a fissarla.
Grace lo guardò dal suo metro e sessantacinque d’altezza, aveva conosciuto David qualche mese prima, il ragazzo alto, dai capelli castani e gli occhi scuri, si era trasferito da poco nel piovoso distretto di Manchester e si erano ritrovati in classe insieme. David era sempre stato molto gentile con lei ma non c’era mai stato niente, da tempo Grace aveva chiuso i contatti con il mondo, con le persone.
“Io.. ecco..”
“Una pizza, e un gelato. Non so, come irlandese ti proporrei anche una birra ma per andare sul sicuro..”
Grace scoppiò a ridere divertita nel vedere l’imbarazzo sul viso di David, nei suoi luminosi e felici occhi verdi.
“Vada per la birra e la pizza” gli rispose inaspettatamente restando a guardarlo curiosa.
“D’accordo. Allora.. domani sera alle 8.00, passo io”
“Mmmh.. facciamo che ci troviamo qui alle 8.00?”
Il ragazzo annuì, continuando a sorriderle poi si allontanò lungo la strada da cui era venuto, con le mani nelle tasche del cappotto nero e il bavero alzato. Grace restò a guardarlo qualche istante, da troppo tempo qualcuno non andava a casa sua per vederla, da troppo tempo quel semplice gesto non le sembrava qualcosa di troppo serio e impegnativo.. ma per uno strano motivo David era l’unico che era riuscita a farla sorridere ancora.
Riprese a camminare per la strada mentre la pioggia aumentava e le gocce cadevano sempre più dense e veloci. Una volta davanti a casa Grace aprì la porta appoggiando l’ombrello nell’antiporta,  spogliandosi, poi si affacciò in salotto dove sua madre la stava aspettando.
“Com’è andata?” le chiese con quel sorriso che cercava di ostentare una felicità inesistente, che Grace conosceva fin troppo bene.
“Alla grande, oggi c’è stata più gente del solito” le rispose la ragazza senza troppo entusiasmo sedendosi sul divano di fronte a lei e osservando il cielo uggioso e sempre più scuro, fuori dalla finestra.
Sua madre la osservò attenta e sorpresa.
“Cosa c’è?” le chiese Grace interrogativa sostenendo il suo sguardo.
“Sei felice.”
La ragazza la guardò, anch’essa sorpresa, pensandoci su qualche istante, per la prima volta quella sera non si sentiva un enorme peso sullo stomaco, una tristezza che la divorava giorno per giorno: era felice.
“Domani sera vado fuori a cena” disse a sua madre distogliendo lo sguardo dalla sua amata pioggia.
La signora Torn la guardò sorridente, anche lei per la prima volta era veramente felice per la figlia.
“E con chi esci?”
“David, è un ragazzo irlandese.. un mio ex compagno di classe. Adesso vado a farmi una doccia e poi a letto, è stata una lunga giornata”
Grace si alzò dal divano dirigendosi verso le scale quando la voce di sua madre la fece fermare.
 “Grace.. è la cosa giusta” le disse improvvisamente la donna.
La ragazza le sorrise annuendo ma.. era realmente la cosa giusta? Lasciarsi tutto alle spalle? Si poteva dimenticare tutta quella tristezza? Non ne era poi tanto sicura. Quella casa, quel silenzio, sua madre in persona, le dimostravano che erano sole, se ne era andato suo padre, poi Liam come se ogni volta fosse come ricominciare tutto da capo.
“Buonanotte mamma” sussurrò Grace salendo le scale.
Una volta in camera si chiuse la porta alle spalle affacciandosi alla finestra e guardando l’oscurità della sera che era ormai calata su Burnage senza far cessare la pioggia, poi si voltò tornando verso il letto dando un’occhiata al calendario su cui aveva segnato i giorni che mancavano all’inizio delle lezioni: 10 giorni.
Per uno strano motivo non vedeva l’ora di iniziare, di allontanarsi almeno un po’ da Burnage, un’ora di viaggio da quella città, da quelle persone, dalla sua vita.. sarebbe stato come ri-iniziare, sarebbe stato bello.
Il cellulare di Grace vibrò sul suo comodino e la ragazza lo afferrò prima che sporgesse troppo cadendo per terra; il display riportava un numero privato.
Aprì il messaggio velocemente e lesse:
“Questa sera è stranamente bella Burnage, non vedo l’ora di rivederti. Buonanotte Grace, David”
La ragazza sorrise nel leggere quella frase, così corta, così perfetta e sincera.
“Tutto merito della pioggia, sono pronta per la birra. Buonanotte David” gli scrisse ridendo.
Era assurdo- pensò-  come quella sensazione di leggerezza si stesse facendo spazio a intervalli dentro di lei e la distogliesse dalla tristezza nella quale si era rinchiusa. Ripose il cellulare nella borsa per poi coricarsi sul letto, sfinita, e  per la prima volta quella sera, pensò a un ragazzo che non era Liam Gallagher.
 
 

 
 
Dublino.



 

“Apri questa fottuta porta o la sfondiamo!” urlò MacCarroll scoppiando a ridere nel corridoio del ventesimo piano del “Haungsfeld hotel”.
“Cosa cazzo..?!” Liam non fece in tempo a finire la domanda che tutta la band si fiondò nella sua camera invadendo il suo spazio, con risate ed esclamazioni.
Our Kid li guardò lanciarsi sul letto, incazzato.
“Piccola esci, questa notte lui è già occupato” disse Bonehead seguendo MacCarroll nella stanza, alla stanga bionda seduta sul bordo del letto.
La ragazza li guardò sbuffando poi, dopo aver afferrato la sua borsa,  si avviò verso la porta  dando un ultimo appassionato bacio al cantante che si richiuse la porta alle spalle.
“Siete dei fottuti idioti, cosa cazzo ci fate qui!?” sbottò rivolto alla band.
“Ti festeggiamo” rispose Guigsy.
“Sarai anche un fottuto bastardo, ma sei il nostro Our Kid.. Vero Noel?” disse Bonehead rivolgendosi al chitarrista seduto sull’ampia poltrona della suite.
Liam lo osservò divertito, avvicinandosi a lui con la sua camminata stramba.
“Bene, bene, bene.. allora  anche tu sei qui per me..”
Noel lo fulminò con lo sguardo.
“No, sono qui per la vodka” gli rispose poi sorridendo.
Liam sorrise passandosi una mano tra i capelli arruffati per poi guardarsi velocemente nello specchio. Cinque minuti, mancavano cinque minuti al suo compleanno:  poi avrebbe avuto ventidue anni. Una rockstar, il frontman degli Oasis, era dove aveva sempre voluto essere, stava facendo l’unica cosa che avesse ancora un senso nella sua vita, questo era tutto ciò che sapeva.
“Spero non sia Gin, odio il gin” disse improvvisamente rivolto a MacCarroll che, riflesso nello specchio, stava tirando fuori diverse bottiglie.
Il batterista lo guardò sorridente e cominciò a servire il gruppo, aveva un talento naturale in fatto di alcolici, non c’era che dire.
“Siamo delle fottute rockstar.. e domani sarà un concerto con il botto! Supersonic li uccide tutti!” disse Bonehead trangugiando la sua vodka.
“Apriamo con Rock’n’roll star, non si discute” disse The Chief unendosi al brindisi.
Liam grugnì.
“Tanto basta la nostra presenza e queste bionde tedesche perdono la testa.. così come tutte le altre ragazze, ovviamente”
“Chissà perché!” intervenne Guigsy.
Tutti lo guardarono, seri, per poi scoppiare a ridere divertiti. Ecco gli Oasis, ecco cos’erano degli amici, ecco cos’era la loro band.
I ragazzi aprirono le bottiglie di vodka che MacCarroll aveva portato con se cominciando a brindare per poi cantare assurde canzoni irlandesi non appena furono abbastanza alticci. Guigsy e Bonehead crollarono diversi minuti dopo le due, sul letto, completamente disfatti e ubriachi e subito furono seguiti dal batterista.
“Oh.. sono delle fottute signorine, non reggono neanche tre, quattro.. o cinque bicchieri di vodka!” disse Noel scoppiando subito a ridere.
Poi si accese una sigaretta e cominciò ad aspirare il fumo nell’oscurità della stanza con il sottofondo musicale del sonoro russare degli altri tre.
“Potevo essere coricato vicino a una bionda da paura in quel letto e invece sono ubriaco marcio vicino a te.. perché?” sbottò Liam sbattendo contro il comò mentre prendeva anche lui una delle Benson di Noel.
“MacCarroll era in astinenza da alcolici “
“C’è il fottuto bar dell’hotel”
“Off limits. Come ogni area esterna non approvata da McGee.. e poi tra circa quattro ore dovremmo essere pronti per il sound check ..”
The Chief lanciò un’occhiata alla sveglia sul comodino: le 3.30.
“Tanti auguri rompi coglioni” disse a Liam guardandolo nell’oscurità.
Our Kid sorrise, divertito, avvicinandosi alla finestra e osservando il paesaggio: auto, luci, lo skyline di Dublino, buio. Restò in silenzio qualche istante mentre i postumi della sbornia cominciavano a farsi sentire e una tristezza assoluta gli pervadeva tutto il corpo lasciandolo senza respiro.
“Lei non c’è. Non mi cerca, fa tutto fottutamente schifo” disse all’improvviso battendo un pugno contro il muro.
Noel si voltò a guardarlo, confuso anche lui dall’alcol e da quella strana situazione, come se fosse tutto irreale.
“Grace?” gli chiese, confuso.
Liam chiuse gli occhi, combattendo con se stesso per non spaccare tutto, per non lasciarsi andare all’odio  e al dolore che sentiva scorrergli nelle vene. Da troppo tempo non sentiva il suo nome, non lo pronunciava.
“Manca solo lei, ma è come se mancasse tutto”
“Chiamala”
Liam guardò il fratello, senza sapere cosa fare, cosa rispondere, perso.. Quasi un anno che erano partiti, che avevano incontrato McGee e avevano iniziato la loro carriera e già era come se fosse passato un secolo.. Attraversò la stanza a grandi passi, barcollando, fino ad arrivare alla porta per poi uscire, sbattendola,  nel corridoio. Raggiunse la stanza di Tracy, la bionda di qualche ora prima, e sparì dal mondo, da quei pensieri, dalla verità, per qualche ora come se quella conversazione non ci fosse mai stata. Chiamarla.. per cosa? Perché? Ma come faceva ad andare avanti senza di lei?
Coricato sul letto, con addosso il corpo fastidioso e ingombrante della ragazza, si addormentò ben presto e, per la prima volta dopo diverso tempo, sognò Grace.






A.A. Ciao tutti!! Allora.. scusateMI per il capitolo
un po' lungo e i tempi (mooolto lunghi, lo so!)
capitolo di transizione, un po' palloso forse.. non so ditemi
voi vorrei sapere cosa ne pensate!
Grazie a tutti quelli che seguono e recensiscono,
vi lascio alla lettura, a presto!!! Cheers! *.*

  
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