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Autore: Himitsu87    02/12/2012    1 recensioni
Raccolta delle storie a tema Horror scritte per l'Horrofest (Halloween in SFI-Style) dello Sherlock Fest Italia
Ogni storia dovrebbe avere un tema horror classico XD A seconda del prompt
Se non dovessi rientrare nei tempi di scadenza credo che finirò i prompt ugualmente u.u
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok... So che mi odierete ma vabbè...
Il prompt è “Happiness hit her like a bullet in the head”
 
 
Se fosse stato un film horror sarebbe stato fin troppo banale.  
Il buono che capisce l'impossibile verità e corre a salvare la dottoressa in pericolo, arrivando appena in tempo. 
Ma i film non sono la realtà, e la realtà non finisce mai bene e non è mai banale. 
Il buono aveva capito tutto, seppure assurdamente incredibile, ed era corso a salvare le dottoressa in pericolo, ma quando aveva spalancato le porte dell'obitorio l'aveva trovata seduta a terra, con uno sguardo vacuo e il braccio ferito, i segni di un morso evidenti sull'avambraccio. 
John era corso da Lestrade per avvertirlo che il chimico pazzo morto quel giorno, ossessionato dai film horror, non solo aveva creato un virus, altamente trasmissibile tramite  fluidi corporei, in grado di uccidere e riportare in vita un corpo morto, tutto questo senza nessun apparente motivo, ma se l’era anche auto-iniettato. Sherlock, invece, era corso ad avvertire il medico legale di turno. 
Molly lo aveva guardato per un paio di secondi con terrore, pensando fosse il mostro tornato per finirla, poi aveva solo abbassato la testa. 
Sherlock si era avvicinato, sapendo benissimo che ormai non c'era molto che potesse fare. 
«Lo stavo spogliando quando mi ha morso con forza ed è scappato via». 
Sherlock si era inginocchiato davanti a lei e le aveva spiegato la situazione. 
Non era adatto a certe cose, lo sapeva perfettamente. Forse sarebbe stato meglio se a trovare Molly fosse stato John, lui era di sicuro più adatto a trovare le parole giuste.
«Sono contenta tu sia qui».
Molly lo guardava, gli occhi lucidi e insicuri, pieni di paura.
«Molly… io…».
«Non lasciarmi sola».
Gli aveva afferrato la mano, stringendola con forza, terrorizzata.
«Non voglio morire da sola».
Sherlock l’aveva guardata accennando un sorriso, le aveva preso la mano fra le sue e le aveva aggiustato una ciocca di capelli, sapeva che erano gesti che lei avrebbe apprezzato molto e così fu. Una lacrima era scesa piano lunga la guancia, mentre lei sorrideva, aggrappandosi come sempre ad ogni minimo gesto di Sherlock.
«Diventerò anche io così? Come quel... quella cosa?»
Sherlock aveva esitato, ma poi la verità era trapelata sul suo volto, lasciando Molly ad un sorriso amaro.
«Non voglio Sherlock. Non ti ho mai chiesto nulla, ma non voglio diventare così».
Lui l’aveva guardata, le aveva accarezzato i capelli e l’aveva abbracciata.
Molly era rimasta sorpresa, ma aveva ricambiato l’abbraccio, credendolo quasi un magnifico sogno.
Lui aveva preso la pistola.
«È l’unico modo. Non voglio che tu soffra».
Non c’era niente da aggiungere, niente in più che lei volesse sentire.
Lui si stava preoccupando per lei e non le serviva altro. Era tutto ciò che aveva sempre desiderato e ora, seppur alla fine, l’aveva ottenuto. Lui la stava vedendo, toccando, si stava preoccupando.
La luce tremolava e la figura dell’uomo si sfocava sempre più. Il tempo era finito, ma era stato piacevole passare gli ultimi momenti così diversamente da come si era rassegnata a fare.
Sherlock la guardava, ferma, rassegnata, decisa, con le lacrime che rigavano il suo viso e un sorriso che le increspava le labbra.
Puntarle la pistola alla testa era stato più complicato di quanto avesse creduto, lei aveva chiuso gli occhi, in attesa.
Pensare alle mille volte che Molly si era sacrificata per lui, a quando sorridendo era sottostata agli strani atteggiamenti dell’investigatore, ai sorrisi e alle volte in cui lei l’aveva capito e aiutato più di quanto nessuno avesse mai fatto, era stato inevitabile.
Era stato un solo attimo, un gesto che non avrebbe implicato altro che la felicità di una donna.
Le labbra si erano solo sfiorate, un tocco delicato, ma deciso.
Lei aveva spalancato gli occhi e due lacrime simmetriche erano scese contemporaneamente.
Si erano guardati per alcuni secondi, lei aveva sorriso, piena di gioia, poi aveva chiuso gli occhi mentre lo sparo risuonava nella sala dell’obitorio.
   
 
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