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Autore: Julia of Elaja    02/12/2012    1 recensioni
Fantasy-Crossover
Elaja: splendida isola in un universo parallelo al nostro.
Un tiranno la governa da secoli e il popolo è stremato, nessuno riesce più a vivere serenamente; la speranza di tutti è riposta nella profezia della ninfa Dedale e tutti aspettano il giorno in cui i quattro terrestri arriveranno a salvare l'isola dal declino.
Siete pronti a vivere un'avventura mortalmente divertente?
Allora questa storia fa per voi: eccovi il primo volume della Saga dei quattro re di Elaja!
I personaggi che troverete vi saranno familiari, ne sono certa... ;)
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei quattro re'
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Il mattino dopo, Julia aprì gli occhi di buon’ora.
Si alzò dallo scomodo letto in cui aveva dormito e si diresse alla finestra: il suo sguardo vagò sul panorama circostante.
Una catena di monti la circondava, tutti innevati e imponenti.
Abbassando lo sguardo, invece, si vedevano stralci di vita cittadina: i mercanti che arrivavano con i loro carretti pieni di merce, cavalli galoppavano con in sella i loro padroni riccamente vestiti, Jafar che teneva stretto per la collottola un soldato…….
Julia sobbalzò: “Ci hanno trovato!!!!” urlò a squarciagola, facendo così svegliare Hermione e Maryanne.
“Julia…ma che diamine è…”
“Jafar! E’ qui sotto,  ci ha trovato! Ci sono anche i soldati con lui…”
Hermione si avvicinò alla finestra e osservò attentamente la scena.
“Mettete i vostri mantelli e dileguiamoci, maestà!” fece, uscendo dalla stanza per avvertire i due ragazzi in quella attigua.
Hermione bussò freneticamente alla porta affianco, fino a che un assonnato Bowlish non le aprì.
“Hermione….ma cosa?”
“Dobbiamo andare via! Jafar è qui sotto con i soldati, ci hanno trovato!” fece quella tutto d’un fiato.
Bowlish si precipitò da Nix, gli tolse le coperte da dosso, e urlò: “Muoviti Nix, dobbiamo scappare!”.
“C-cosa??” fece quello, sbadigliando con tutta la tranquillità possibile.
Hermione si precipitò dentro come una furia: “Ci hanno trovati!Dobbiamo scappare, ora! Infilate i vostri mantelli e scendete di corsa nella stalla….c’è una scala nascosta qui a sinistra nel corridoio….usatela per arrivare alla stalla.”.
Poi la ragazza uscì dalla camera.
“Che donna!” fece Nix, ammiccando.
In meno di cinque minuti, si ritrovarono tutti e cinque nella stalla.
“Ho lasciato alcune monete d’oro nella camera….spero che l’oste capisca che è il nostro pagamento per il servizio….ora però dobbiamo andare, getterò un incantesimo di disillusione su tutti noi e sui cavalli, così da renderci invisibili per almeno dieci minuti..” spiegò Hermione, montando a cavallo.
Dopo che ebbe lanciato l’incantesimo, spalancò le porte della stalla e spronò i cavalli alla fuga.
I cavalli corsero spediti, e Julia si voltò a guardare dietro di sé.
Proprio in quel momento Jafar stava varcando la soglia della locanda, e l’oste gli si era inginocchiato davanti.
“Non sopporto queste visioni….” Mormorò, rivolta ad Hermione.
“Lo so, maestà. E’ per questo che urge che voi saliate al trono! Tutto ciò deve finire…”.
Julia annuì; poi spronò il cavallo a correre più velocemente.
Quando furono finalmente fuori da Yuronè, si fermarono per far riprendere fiato ai cavalli.
“Questo è un guaio, non ci voleva….Brom sapeva di trovarci a Yuronè, e invece ora non ci possiamo stare…come faremo a comunicarglielo?” fece Hermione, passandosi una mano tra i capelli.
“Bella domanda…” disse Nix, avvicinandosi a lei.
“Non conosciamo nessuno che possa raggiungerlo ed avvisarlo?” chiese Maryanne.
Hermione parve rifletterci un po’, poi il suo viso si illuminò.
“Allora?” fece Bowlish.
“Si….c’è una mia cara amica qui nelle campagne attigue a Yuronè…potrei dirle di raggiungere Brom e gli altri e dire loro dell’accaduto! E nel frattempo potremmo stare da lei per qualche giorno….giusto d’appoggio! Coraggio, seguitemi! Vi porto da Meg e Hercules!”.
I quattro cugini si guardarono, increduli.
“Stiamo parlando di Hercules? Quell’Hercules?” chiese Nix.
“Perché, voi ne conoscete altri?” rispose Hermione, enigmatica, sorridendogli furbescamente.
I loro sguardi si incatenarono; Hermione sentì la familiare sensazione di batticuore frenetico…
“Hem hem” intervenne Maryanne, con tono divertito.
I due sobbalzarono; Nix guardò con tutto l’odio possibile la cugina, che scoppiò a ridere.
“Vogliamo andare?” chiese Hermione, rossa per l’imbarazzo e con la testa china, mentre montava a cavallo e lo spronava al galoppo.
“La prima cosa che farò appena sarò re? Un bel mandato di impiccagione per Maryanne!” sbottò Nix feroce, scatenando le ilarità degli altri tre cugini, mentre montavano a cavallo.
Camminarono per circa venti minuti, poi finalmente intravidero una casetta con un comignolo fumante.
“Ecco! Quella è casa loro!” esclamò Hermione, indicandola.
 Si avvicinarono sempre più alla piccola costruzione, fatta di mattoncini.
La finestra lasciava intravedere, all’interno, un bel fuoco scoppiettante; l’ideale, visto il freddo!
I cinque amici scesero da cavallo, ed Hermione bussò alla porta.
“Chi va là?” chiese una voce di un giovane uomo.
“Sono io, Hermione!!”.
La porta si spalancò: un bel giovane, sulla trentina, con capelli castani chiari e occhi verdi, sorrise ad Hermione.
“Qual buon vento, Herm??” le disse, abbracciandola.
“Oh, Ercole, siamo nei guai fino al collo!” disse lei.
“Accomodatevi, così ce ne parlerete con calma!” disse il ragazzo, facendo segno a tutti di entrare.
Quando tutti furono dentro, una porticina di una stanza si aprì e fece il suo ingresso Meg, con i capelli raccolti in una coda alta, come al suo solito, un vestitino porpora e un bimbo di pochi mesi in braccio.
“Hermione!!” esclamò lei, correndo incontro all’amica e abbracciandola.
“Come va Meg?” chiese la ragazza, accarezzando la testolina del bimbo.
“Oh, come vuoi che vada; il solito. Si va avanti a stento, Hercules non fa altro che lavorare giorno e notte per portare qualcosa da mangiare qui a casa…ma è difficile, poi con un bambino così piccolo…..ma va bene così, cerchiamo di farci bastare quel poco che abbiamo.”.
“Meg….questi tempi così tristi stanno per finire. Sai chi sono questi quattro ragazzi che sono qui con me?”.
Hercules e sua moglie scossero la testa, mentre osservavano i quattro cugini.
“Sono i quattro re della profezia.”.
“Oh santo cielo!” esclamò Meg, portandosi una mano alla bocca.
In un’oretta di tempo, i quattro cugini spiegarono loro tutto ciò che era accaduto, e dissero di aver bisogno di qualcuno che avvisasse Brom della loro fuga da Yuronè.
“Ci penso io..” fece Hercules, gettandosi addosso un pesante mantello “Nel frattempo potrete stare qui da noi!”.
“Ti ringrazio…” gli disse Julia, grata.
Hercules diede un bacio a sua moglie e sulla fronte di suo figlio, poi uscì fuori.
Meg si avvicinò alla finestra; Hercules aveva appena finito di sellare il suo cavallo ed era partito veloce, diretto verso Mors.
Nuvole pesanti segnavano il cielo; “Tempesta in arrivo..” sussurrò Julia, pensosa.
“Già…..ma si sa, dopo la tempesta torna sempre il cielo sereno.” Rispose Nix, sorridendole.

*

Eragon era steso per terra, nella sua fredda cella.
Aveva gli occhi chiusi, gli doleva ogni parte del corpo. Dopo le ultime torture subìte, sentiva che non sarebbe durato ancora a lungo…non in quelle condizioni.
Aprì lentamente gli occhi, e sentì una goccia di umidità cadergli sulla fronte.
Si ritrovò a fissare il soffitto grigio della sua cella; sospirò, e sentì le sue costole incrinarsi pericolosamente.
Mentre si trovava in quello stato di calma apparente, sentì però dei passi provenire dal corridoio della prigione.
Erano passi leggeri: quasi quasi si sarebbe azzardato a dire fossero di una donna.
Sentì la sua cella aprirsi, ma non volle girarsi a vedere chi stesse entrando: il collo gli faceva troppo male per permettergli quel semplice movimento.
Dei capelli lunghi e rossi gli piovvero sul viso; qualcuno, prendendolo di peso, lo portò in una posizione seduta.
Eragon guardò meglio lo sconosciuto: era Ariel.
“Eragon…come stai? Tieni, ti ho portato dell’acqua e del cibo….”.
La ragazza gli fece bere dell’acqua, e Eragon godette di quelle gocce fresche che gli rinfrescarono la gola arsa. Poi Ariel posò del pane nella sua mano.
“G-grazie….come hai potuto avere la chiave della mia cella?” chiese lui  debolmente.
“L’ho presa di nascosto dalla cassetta delle chiavi del custode: dorme della grossa ora, grazie ad una pozione che gli ho propinato di nascosto.Ascolta, ho delle belle novità da riferirti:oggi ho sentito dire da Abu che la situazione sta degenerando…nessuno riesce a trovare i quattro re da nessuna parte, e lui teme che si stiano avvicinando ad Elaja. Vedrai, Eragon, arriveranno presto. Tu devi resistere, però…..”.
“Lo farò…” rispose flebilmente lui “Lo devo fare per lei.”
“Lei chi?”
“Julia. Voglio rivederla.”.
Ariel gli sorrise, poi lo trasportò di peso sulla brandina, sistemandogli addosso una copertina.
“Riposa, Eragon. Sei davvero il guerriero più valoroso che mai sia stato imprigionato da quello scimmione. Rivedrai presto la tua bella.”.
Detto questo, Ariel si allontanò, richiudendo la cella.
Eragon, steso sulla sua brandina, mangiò avidamente il pezzo di pane donatogli da Ariel.
Poi ripensò a Julia, al suo sorriso, alla sua promessa. “Verrò a liberarti”.
“Ti aspetto, mia regina” sussurrò lui, mentre gli occhi si chiudevano di nuovo e il sonno tornava a ghermirlo.
   
 
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