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Autore: Gelidha Oleron    02/12/2012    1 recensioni
Ventitré come i miei anni.
Ventitré come le stagioni in cui ero stato lontano dalla mia Sophie.
Ventitré come i passi che feci per raggiungere l'indegno.
Ventitré come i secondi che mi separavano dalla morte.
(CP9: KAKU.)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaku
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Water Seven: la metropoli dell'acqua.

Era una fresca mattinata primaverile quando io e Lucci arrivammo. C'era stato un dibattito piuttosto acceso per decidere quali sarebbero stati i quattro agenti a cui affidare l'incarico, ma dopo un'accurata analisi di ciò che ci aspettava, la scelta cadde su me, su Lucci, su Califa e su Blueno.

Il compito era quello d'insediarci all'interno della Galley Company e fingere di essere degli esperti carpentieri, il che non doveva risultare particolarmente difficile per il sottoscritto.

"Sei stato scelto solo per questo, naso lungo!" mi aveva rinfacciato Jabura.

Tutti gli altri avevano acconsentito pacificamente, anzi, quando gli avevo offerto il mio aiuto sulle tecniche del mestiere, mi avevano fatto una risata in faccia "Tu non capisci proprio con chi hai a che fare" aveva commentato freddo Rob Lucci.

"Mio Dio, ma chi l'ha mandato questo qui?" si era lamentata Califa, sistemandosi gli occhiali da vista.

"Come non detto" avevo alzato le mani in segno di resa.

Ogni giorno di più, avevo maturato la convinzione che quella gente fosse a dir poco intrattabile...

 

 

 

Era la prima volta che prendevo il treno marino. A dirla tutta, non sapevo nemmeno che potesse esistere un apparecchio simile: cercavo di contenere il mio entusiasmo infantile, perché se sei costretto a fare un viaggio seduto accanto a uno come Lucci devi per forza imbavagliare il Peter Pan che è in te.

Ma la vera meraviglia arrivò alla vista dell'isola: era mastodontica e si ergeva di fronte a noi con imponenza e maestosità.

L'acqua veniva giù da una grande fontana centrale e tutt'intorno era cosparso di canali e casette dai tetti rossi; le persone intonavano svariati cori e i bambini urlavano e ridevano, mentre io mi guardavo attorno con il crescente desiderio di riempirmi gli occhi di quelle immagini spensierate.

Una volta arrivati al centro della città, non ci volle molto per trovare il Dock 1: ci accolse un tipo dai capelli biondi con un sigaro fumante tra le labbra "Voi dovete essere i novellini" aspirò il fumo con aria circospetta "Entrate" 

Aprì il massiccio portone grigio e ci introdusse in quello che mi sembrò essere il cantiere più grande che avessi mai visto: numerosi uomini erano al lavoro, costruivano navi o trasportavano pesanti travi di legno, ma il tutto accompagnato da una buona dose di buonumore collettivo.

Mi voltai verso Rob Lucci, ma la sua espressione era indecifrabile.

"Accomodatevi qui" il ragazzo ci fece sedere all'interno dell'edificio, nella sala d'attesa "Il Signor Iceburg sarà qui a momenti" fece per andarsene, ma poi tornò indietro "A proposito, io mi chiamo Paulie. Voi siete...?"

Mi aprii in un largo sorriso "Io sono Kaku, piacere di conoscerti" gli strinsi la mano calorosamente "E lui è il mio amico Lucci"

"Perfetto" aspirò altro fumo "Buona fortuna, ragazzi. Ci vediamo dopo"

"Devi spiegarmi questa storia del mutismo" mi rivolsi a Lucci non appena fu fuori "Ha qualche senso?"

Il moro accarezzò il piccione che teneva sulla spalla "So quello che faccio" sorrise beffardo "Sei tu piuttosto che dovresti lavorare sul tuo alibi. Sorprendimi" si passò la lingua sulle labbra.

In verità, non sapevo proprio da che parte cominciare: durante il mese di allenamento ad Enies Lobby, mi era stato detto più volte che per essere una brava spia avrei dovuto saper costruire con cura i miei personaggi, come una sorta di attore che si prepara ad andare in scena con la sua maschera migliore.

Rob Lucci, a quanto avevo capito, era deciso ad impersonare un carpentiere senza voce che riusciva a comunicare solo attraverso il volatile che aveva sulla spalla; Califa si sarebbe offerta come segretaria del capo della Galley Company; Blueno avrebbe rivestito il ruolo di barista; e per quanto riguardava me, non mi restava che puntare sull'unica arma che avevo: l'affabilità.

Sarei stato il carpentiere simpatico e disponibile che tutti avrebbero ammirato e rispettato, pronto ad aiutare chiunque si fosse trovato in difficoltà e pronto a difendere gli interessi della giustizia.

L'obiettivo era far fidare le persone di me, convincerli che un ragazzo così a modo non poteva che essere una brava persona.

Almeno, questo era ciò che m'illudevo che fossi...

Quando conoscemmo il Signor Iceburg, capimmo subito che non sarebbe stato semplice impossessarci dei progetti di Pluton: infatti, si trattava di un uomo composto, che sapeva il fatto suo e che di certo non si sarebbe lasciato ingannare dal primo che passava. 

Ma noi non avevamo fretta.

"Potete occuparvi di ciò che ritenete più opportuno" ci aveva detto semplicemente, infilandosi un dito in una narice con aria indifferente "Io ho molto da fare"

Breve, chiaro e conciso.

Immediatamente, io e Lucci ci adoperammo per renderci utili come meglio potevamo nel cantiere, affiancati da Paulie e da altri due uomini chiamati Lulu e Tilestone.

"Ce l'avete fatta, fratelli!" sorrise il biondo "Benvenuti alla Galley Company!"

Dopo circa due settimane, arrivarono anche Blueno e Califa e in meno di tre mesi ci eravamo già fatti una buona reputazione.

Ambientarsi a Water Seven non era stato difficile: le persone erano tra le più disponibili e amabili di questo mondo. Gli abitanti dell'isola erano soliti spostarsi con dei bizzarri pesci chiamati  Bull, che risalivano per tutti i canali e procedevano sorprendentemente veloci; c'era un attrezzo chiamato ascensore acquatico che portava ai vari livelli della città proprio grazie all'innalzamento/abbassamento dell'acqua; e c'erano negozi riforniti di carne, dolci e maschere a volontà.

Insomma, era davvero una meraviglia di posto. 

 

 

 

Ma dovresti vederla la sera, tesoro.

Water Seven è illuminata dalle luci dei lampioni tutt'intorno e riscaldata dall'atmosfera delle taverne.

Ho deciso di esplorarla meglio e di saltare sui tetti, guardandola dall'alto, respirando l'aria fresca e permettendole di far ampliare i miei polmoni desiderosi.

Non lo facevo da troppo tempo: è stato come tornare bambino, come risentire la voce della mamma che mi rimproverava, ricordi?

Poi sono sceso a fare un giro su un Bull nascondendomi dai miei colleghi e sono rimasto strabiliato: le urla, le risate, l'acqua, la gente...qui sembra tutto così giocoso e mi sto lasciando convincere a giocare anch'io, cercando di dimenticare per un istante il vero motivo per cui sono qui.

Il cielo è stellato stasera, mi ha fatto pensare a te. E' stato su un tetto che ci siamo baciati la prima volta, ricordi?

E le navi che si costruiscono qui, Dio, assomigliano tutte terribilmente alla Lady Catherine!

Vorrei davvero che tu potessi sapere dove mi trovo, o meglio venire anche tu in questo posto stupendo: sono certo che ti piacerebbe da morire.

Sai, alle volte ti sogno, sei ancor più bella di quanto ricordassi; altre volte il sogno diventa incubo e ci sei tu, e ci sono le doglie, e allora cominci ad urlare il mio nome in preda agli spasmi, piangi e ti chiedi per quale stramaledetto motivo il padre di tua figlia non è lì accanto a te.

Spesso mi sveglio sudato nel cuore della notte e corro a sciacquarmi la faccia. Aiuta davvero.

Ma poi i miei pensieri volano sulle nuvole che si spostano col vento, e allora mi chiedo se mai arriveranno da te.

Ti amo, amore mio. Ti amo tanto.

 

 

 

 

Testo di una lettera che non PUO' essere inviata.©

 

 

 

 

 

Eccomi qui, sempre puntuale! Il capitolo è breve (anche più romantico e sdolcinato di quanto avessi voluto), ma spero vi piaccia comunque.

Ci tenevo a rappresentare l’arrivo di Kaku a Water Seven e l’impatto con questa nuova realtà.

Continuo imperterrita con questa storia, anche se non ha molti seguaci…ma se vi va di farmi sentire la vostra presenza, non mi offendo mica! ;)

Alla prossima!

 

 

  
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