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Autore: Renesmee_CuLLen    02/12/2012    1 recensioni
Continuo di "Ti interessa veramente?" Se non l'avete letta leggetela perché è fondamentale per capire questa storia. Se nella prima abbiamo visto la ripresa del rapporto di Bella e i gemelli con i Cullen, ora vedremo le vicende amoroso che coinvolgono i due gemelli Cullen. Pieno di colpi di scena, momenti tristi, ma anche divertenti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Renesmee Cullen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Non ci sono parole per descrivere la mia assenza di quasi un anno.

 

 

 

Renesmee.

 

Non ce la faccio più, ho troppa sete.

Come una stupida, due giorni fa sono partita convinta che ce l’avrei fatta solo con il cibo umano.

Invece sto per morire di sete.

Devo trovare qualche bosco, o qualcosa di simile.

Verso le 10 di sera esco dal campus e mi dirigo non so dove.

Corro, corro, pensando a tutto quello che mi sta capitando.

 

Dopo un po’, credo due orette circa, mi ritrovo nel bel mezzo di un bosco, non so in quale regione, né tantomeno in che zona. Continuo a correre, cercando di percepire qualche preda.

Sento un battito.

Comincio a correre verso di esso e mi lascio trasportare dalla mia mezza natura vampira.

Attacco il cervo che mi trovo davanti e mi disseto nel giro di pochi minuti.

Mi ricompongo, e mi rendo conto di non essermi sporcata per niente.

Sto diventando brava.

 

Poi, un suono.

Mi giro verso sinistra.

Un altro suono.

Sono movimenti, movimenti troppo veloci per essere di un animale, o di un essere umano.

Non sono sola.

-“Chi c’è?”

Continuo a sentire dei passi velocissimi, ma non riesco a percepire da dove provengano.

Il mio udito e i miei sensi non sono sviluppati come quelli di un vampiro.

Sto cominciando ad avere paura.

Credo che la cosa migliore da fare sia darsi alla fuga.

Scatto verso la direzione opposta di dov’ero prima, ma non faccio in tempo a prendere velocità che davanti a me compare un’ ombra.

Mi fermo di scatto e sento il cuore andare sempre più veloce.

Calma, rimani calma.

È il vampiro del bar.

Non può essere cattivo, non può uccidermi.

 

O forse sì?

 

Ci guardiamo per un po’.

È veramente alto.

Io deglutisco, me la sto davvero facendo addosso.

-“Perdonami, non volevo spaventarti.”

Che voce.

Che voce terribilmente melodiosa e dolce, come quella dei vampiri del resto.

-“Cosa vuoi.” Non riesco nemmeno a intonare la domanda, sono paralizzata dal terrore.

-“Non aver paura, non voglio farti del male.”

Nei film horror dicono sempre così, prima di uccidere la vittima.

Come mi è venuto in mente di pensare agli horror?

La paura gioca brutti scherzi.

-“Si, ok cosa vuoi.” Parlo velocissima, non riesco a calmarmi.

-“Perdonami, ma ti ho vista uscire dal campus con fare circospetto e la curiosità mi ha portato a seguirti. Ma non pensavo di dover arrivare fin qui.

Un bosco, la notte, è il luogo perfetto per uccidere una giovane ragazza.

Anche se è una mezza-vampira.

Il mio cuore non ne vuole sapere di rallentare.

-“Tu.. cosa sei?” Mi chiede.

Ah, amico mio, non lo so nemmeno io.

-“Un ibrido.” Gli dico impassibile.

-“Un.. ibrido?” Ripete.

Mi sto irritando.

-“Sì, un ibrido.. che c’è di strano?” Ecco la mia parte acida che si fa viva.

-“Scusami, non riesco a capire.. non ho mai sentito niente del genere.”

-“E’ una lunga storia.” Gli dico.

-“Io ho tutto il tempo necessario.” Mi dice, sorridendo.

Sa che io so quello che lui sapeva io non sapessi, ma che invece so.

Ma che diavolo..??

Lo guardo, è davvero un gran bel ragazzo.

-“Ti va di fare una passeggiata?” Mi chiede.

-“Non ho nient’altro da fare.” Gli dico.

Sorride, e che sorriso!

-“Posso avere almeno l’onore di sapere il suo nome, signorina?” Mi chiede.

Mi sto sciogliendo.

-“Mi chiamo Renesmee.”

-“Che strano nome.. strano quanto bello! Io mi chiamo Tyler.”

Che bel nome.

Tyler.

A passo d’uomo, camminiamo per circa 600 metri, fino ad arrivare ad una spiaggia.

Ma dove diavolo sono finita?

-“Sei arrivata fino in Liguria.”

Spalanco la bocca. Wow, avevo davvero sete.

Ci incamminiamo verso la riva e, una volta ai pressi del mare, ci togliamo le scarpe e ci tiriamo su l’orlo dei pantaloni per non bagnarli.

Io ho de semplici jeans, con una maglietta viola e le superga bianche, mentre lui ha maglietta bianca, dei jeans strappati e le Nike.

Cominciamo a camminare fianco a fianco lungo la spiaggia.

-“Raccontami la tua storia, Renesmee.”

 

Ma che diavolo sto facendo?

Sto camminando a mezzanotte lungo una spiaggia ligure, con un vampiro sconosciuto che vuole sapere la mia storia.

-“Tyler.. Ci conosciamo appena e io mi fido molto poco delle persone.”

-“Hai ragione, neanch’io mi fiderei. Su una spiaggia, con un vampiro sconosciuto. Che strana situazione.” E si gratta la testa. È bellissimo.

-“Sei dei Volturi?” Gli chiedo.

Lui scoppia letteralmente a ridere, senza smetterla.

-“Hai finito?” Gli chiedo, offesa.

-“No, perdonami, è che, io.. un Volturo.. naaahh non mi ci vedo proprio!” E sorride ancora.

-“Chi sei allora?” Gli chiedo.

-“Un vampiro vegetariano, la cui famiglia si trova nei pressi di Copenaghen, che ha deciso di starsene un po’ per conto suo. Tutto qui. Puoi fidarti di me, davvero, non ti farò del male. Voglio solo sapere.. cosa sei. Ti prego, raccontami. È da quando ti ho vista oggi al bar che mi sembri.. diversa. Non hai cominciato a sbavare come tutte le altre ragazze e non mi hai praticamente calcolato. Dimmi chi sei.”

Mi dice infine, con un’intensità negli occhi da far quasi paura.

-“Mi chiamo Renesmee. E sono una mezza-vampira.”

 

 

-“Sono nata dal rapporto di un vampiro e di un’umana. Insieme a me, è nato anche mio fratello gemello. Posso nutrirmi sia di sangue, sia di cibo umano. Dormo, e piango, e ho tutte le caratteristiche umane. Ho un cuore che batte e il sangue scorre nelle mie vene.

La mia crescita è avvenuta molto più velocemente rispetto a un qualsiasi altro essere vivente.

La mia crescita si è stabilizzata all’età di 7 anni e da quel giorno vivrò in eterno.

Ho due poteri: uno scudo mentale e la capacità di manovrare gli elementi naturali.

Questa sono io, un ibrido.”

Rimane sbalordito dalla mia sintetica storia.

Gli ho raccontato il succo del succo, non mi va di raccontargli altro.

Poi mi guarda, con una strana luce negli occhi.

-“E come ci si sente?”

 

È la prima volta che qualcuno mi chiede una cosa del genere.

Sì, mi sono aperta un po’ con mio padre, ma nessuno mi ha mai fatto questa domanda diretta.

È vero quando si dice che è più facile confidarsi con uno sconosciuto che con una persona che conosci da anni.

-“Male. Terribilmente male. Stare in mezzo, tra due mondi, è.. quasi stressante.

Non sapere da che parte si è, né da che parte si deve andare.

Sentirsi perennemente incompleti, senza una parte di sé.

Ma solo con una metà.”

Ci fermiamo in un punto della spiaggia.

Lui si ferma davanti a me, siamo uno di fronte all’altro.

Io, con il mio scarso metro e settanta, e lui con il suo, credo, metro e novanta.

 -“Deve essere terribile.”

-“Non immagini nemmeno quanto.”

-“Sai, però? Nonostante io sia un vampiro, sento questa tua stessa sensazione, anche se credo sia molto più debole della tua. Io mi sento.. fuori dal mondo.

Senza uno scopo.”

-“Esatto.” Mi incanto nei suoi occhi dorati.

Stiamo in silenzio per un po’, poi parla lui.

-“Ti voglio raccontare qualcosa di me.”

-“Questa è una buona idea.”

Ci mettiamo seduti sulla spiaggia, uno accanto all’altro.

A una certa distanza, ovviamente.

-“Sono nato il 15 luglio del 1983, a Londra. Avevo una vita meravigliosa: vissi un’infanzia gioiosa con la mia famiglia al completo. I miei genitori mi volevano bene e sognavano per me un futuro da medico.

Ero figlio unico, e mi straviziavano.

Avevo qualsiasi cosa un bambino potesse desiderare.

Sono cresciuto, sono andato a scuola, mi sono diplomato e a 19 anni entrai nella facoltà di medicina.

I miei erano fieri di me.

Il 17 maggio del 2006 avevo 23 anni e stavo tornando dalla facoltà. Saranno stato le 9 di sera, avevo fatto tardi.

Mi ero fermato in libreria a studiare e non mi ero reso conto del tempo che era passato.

Ero per strada, con l’ iPod nelle orecchie e camminavo tranquillo verso casa.

Era buio e volevo tornare al più presto a casa, così decisi di tagliare per una scorciatoia passante per un vicolo molto.. pericoloso.

Ci stavano i drogati, gente così, era questa la voce che girava per Londra.

Ero quasi arrivato, il vicolo era finito.

Poi, qualcuno mi afferrò da dietro.

Mi spaccò la schiena e caddi rovinosamente a terra.

Urlavo per il dolore, era immane e non riuscivo a sopportarlo.

Il vampiro mi si avventò e mi morse.

Cominciai a urlare dal dolore e qualcuno mi sentii.

Non percepii più nessuna presenza, ero solo.

Solo, con la schiena spaccata, per terra.

Sentivo un dolore atroce.

Mi convinsi che era quello il mio destino, morire in modo lento e doloroso.

Ma, poi, mi resi conto che c’era di peggio.

Un fuoco si impossessò di me.

Volevo morire, cominciai ad urlare.Volevo morire.

Qualunque cosa pur che quel fuoco venisse spento.

Non ce la facevo più.

Fu un’agonia lunghissima.

Dopo tre giorni mi risvegliai in un letto all’interno di una stanza che non conoscevo.

Appena aprii gli occhi mi resi conto di ciò che stavo guardando.

Riuscivo a cogliere tutto: le venature del tavolo, ogni granulo di polvere.

Una cosa impressionante.

E poi l’udito!

Riuscivo a sentire dei passi che provenivano dal piano di sotto.

Che poi, pian piano, si avvicinavano sempre più.

Poi la porta si aprì e comparì colui che, da quel giorno, divenne mio padre.

Charles.

Il mio creatore.

Mi spiegò cosa mi era successo e mi disse che l’unico modo per salvarmi era quello di trasformarmi in un vampiro.

Mi spiegò anche il mio potere: quello di annullare gli altri poteri.

I miei primi due anni da neonato, li passai chiusi in un guscio difensivo che mi ero costruito da solo.

Non riuscivo a crederci.

Ero un vampiro.

Poi, con l’aiuto della mia seconda madre, Caroline, e di mio fratello Dylan, riuscii ad accettarmi.

Va bè, accettarmi è una parola grossa.

Ma cominciai a comprendere cosa fossi diventato e che ormai dovevo restarci.

Cominciai ad apprezzare i lati positivi dell’essere vampiro, e pian piano mi abituai.

Ora sono qui per stare per conto mio, poi tra poco ci trasferiremo di nuovo da Copenaghen verso non so dove.

Questa è la mia storia.”

Triste, vorrei aggiungere, come tutte quelle che riguardano i vampiri.

-“Sei riuscito a finire gli studi? E i tuoi genitori?”

-“Il loro dolore fu immenso. Mi diedero per disperso per i primi due mesi, poi inscenai il mio ritrovamento e il funerale. Gli studi sì, l’ho finiti, sono medico e sto prendendo lauree su lauree. Tanto ho l’eternità davanti.”

“Capisco.”

Abbassai lo sguardo, non sapendo cos’ altro dire.

-“Ehi! Parlami della tua famiglia.. io ti ho parlato della mia!” Mi dice, come un bambino offeso.

Io sorrido, è troppo buffo.

-“I miei genitori si chiamano Edward e Bella. Vissero felicemente innamorati per poco meno di un anno. Poi, lui decise di lasciarla perché riteneva che lui fosse troppo pericoloso per lei, essendo lei un’umana e lui un vampiro: il suo grande amore poteva nuocerle.

Così, dopo aver fatto l’amore, lui se ne andò, senza sapere che mia madre sarebbe rimasta incinta.

La gravidanza durò tre mesi, e quando arrivò il momento del parto io la morsi da dentro, non prima che EJ, mio fratello fosse nato. Per un pelo nacqui, mio nonno, umano, riuscì, non so come, a farmi nascere.

Passarono tre giorni, poi mia madre si svegliò.

Appena rivide mio nonno, suo padre, la sua natura la portò a.. ucciderlo. E a bere il suo sangue.

Il suo dolore fu inconcepibile.

Aveva ucciso suo padre.

Ma poi, sentì un pianto. Si diresse verso la cucina dove c’erano due carrozzine in cui vi eravamo io ed EJ.

Sono cresciuta senza un padre, per vent’anni.

Il dolore mi ha accompagnato lungo tutto il mio percorso facendomi provare rabbia, delusione e umiliazione.

Poi, un giorno, tornarono a Forks e mia madre li rincontrò.

Fu subito, di nuovo, amore fra lei e mio padre.

All’inizio ero contro questo riavvicinamento, ma non potevo oppormi.

C’è stato anche uno scontro con i Volturi, secondo i quali la mia famiglia stava crescendo troppo.

Riuscimmo a mandarli via e vivemmo in pace per una settimana.

Poi sono tornata in Italia per un esame che ho tenuto questa mattina.

Ed eccomi qua, a parlare con un vampiro appena incontrato nel bosco, delle nostre vite.

E ci sorridiamo.

Percepisco che c’è qualcosa tra noi. Una specie d’attrazione.

Ma non succede nulla.

Né lui né io ci avviciniamo, ed è meglio così, non so come potrei reagire.

Continuiamo a parlare del più e del meno, di cosa ci piace fare e dei suoi studi.

Poi, all’improvviso, ci accorgiamo che è l’alba.

-“È già l’alba?” Chiedo.

-“Quando si sta bene con una persona, il tempo passa subito.” Mi dice, spiritoso. Arrossisco.

-“ Dovremmo andare.”

-“Sì, lo penso anch’io.”

Prima di andare mi ferma per un braccio e mi fa girare verso di lui.

-“È stato.. Bello confidarsi con qualcuno che ti capisce davvero.” Mi dice.

-“Lo penso anch’io.” Gli rispondo, sempre con la faccia rossa come un pomodoro.

Ci guardiamo per un’ultima volta e ci dirigiamo, correndo, verso Milano.

Il mio cuore non si è mai calmato stanotte.

 

 

  
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