III
Fraintendimenti
Il
cielo iniziava ad imbrunire ed un leggero venticello soffiava
indisturbato, infondendo una sorta di calma interiore in chiunque si
fosse scontrato con lui.
A
Lily era sempre piaciuto rifugiarsi al ponte sospeso, era uno dei
luoghi di Hogwarts che più amava: era perfetto per
permettere ai
suoi pensieri di vagare senza limiti, la faceva talvolta perdere nei
dolci ricordi legati alla sua infanzia.
Da
quando la professoressa McGranitt l'aveva messa in punizione, che
avrebbe dovuto scontare ogni giovedì sera nel suo ufficio
per due
mesi, Lily aveva accuratamente cercato di evitare con chiunque la
conoscesse l'argomento
“rissa nei sotterranei”,
inizialmente con scarsi risultati.
La
morbosa curiosità delle sue amiche – soprattutto
di Marlene, che
possedeva l'innata capacità di portare qualcuno allo
sfinimento a
suon di insistenze – l'aveva stressata per due giorni interi;
fu
infatti soltanto dopo la sua ennesima sceneggiata che le ragazze
avevano ritenuto più prudente lasciar perdere.
L'altra
parte del suo piano era però andata a buon fine: in due
giorni, non
l'aveva mai
incontrato in giro per i corridoi, e nemmeno in sala comune. Mai Lily
era stata più felice di non sentirsi apostrofare da uno
strafottente
ragazzo dagli occhi nocciola e i capelli sparati con i più
strambi
ed irritanti nomignoli a cui seguiva sempre la stessa, esasperante,
richiesta:
«Esci
con me, Evans?»
Contro
ogni logica, quel placido pomeriggio di settembre i pensieri di Lily
Evans erano rivolti proprio a quel suo enorme problema
chiamato James Potter.
(James)
Fino
a pochi minuti prima ero in dolce compagnia: Elizabeth Mollison,
sesto anno, Tassorosso. Capelli biondi, curve al posto giusto, occhi
azzurri.
Non verdi,
no.
Stavo
risalendo a fatica la collina che collegava la capanna di Hagrid al
ponte sospeso. Avevo sempre detestato quel punto di Hogwarts: era
così vuoto,
e
vi
si rifugiavano soltanto i lupi solitari della scuola.
"Questo
è meglio se non lo dico a Lunastorta", pensai
ghignando.
Stavo
allegramente fischiettando il motivetto di una sciocchissima canzone
babbana quando mi accorsi di una figura appoggiata alla fiancata del
viadotto, lo sguardo perso. I suoi capelli, lunghi e nascosti da un
cappellino di cotone, erano inconfondibilmente familiari.
«Evans?»
chiamai, avvicinandomi piano; lei si voltò di scatto,
spaventata.
«Ho interrotto qualcosa?»
«Cos—
no, Potter. Che diavolo ci fai qui?»
ribatté prontamente.
«Potrei
chiederti la stessa cosa. Anche se, sai, credo di essere ancora
libero di andare dove mi pare come lo sei tu».
Lily
sbuffò e si voltò per andarsene.
Improvvisamente,
mi tornò alla mente la scena di due giorni prima, dopo il
casino con
le serpi.
«No,
fermati» esclamai con convinzione, afferrandole
repentinamente la
mano destra e costringendola a guardarmi in faccia. Tremai,
al contatto con la sua piccola mano calda.
Lei
iniziò a divincolarsi.
«Lasciami...
Lasciami andare, Potter!»
«Ascoltami.
Ehi, sono serio,
devo
parlarti» sbottai.
Lei
ringhiò, voltandosi in mia direzione: «Che cosa
vuoi da me?!
Muoviti, ho
un impegno».
«Non
mi interessa, questo tuo impegno può aspettare. Posso
lasciarti o
hai intenzione di scappare?» la ammonii. Lei scosse la testa.
Le
lasciai cautamente la mano, stando in allerta. Lei si mosse
convulsamente improvvisando una fuga, al che io feci un salto di due
metri.
«EVANS,
FERM—»
Mi
bloccai a metà frase, constatando che lei si trovava ancora
lì,
davanti a me. Rise.
«Razza
di deficiente...» sussurrò tra una risata e
l'altra. «Se ti ho
detto che non scapperò, non lo farò, dannazione.
Dai, parla» mi
incoraggiò.
«Oh...
okay.
Comunque, riguarda l'altra sera. Non mi hai più parlato, e
hai
cercato di nasconderti da me, in questi giorni. L'ho capito, non sono
scemo. Ma non è questo che mi importa. Il punto
è: perché
hai mentito, me lo
spieghi? Non avevo nessun bisogno della tua protezione, Evans. Sul
serio, la prossima volta che vuoi fare l'eroina salvando la
situazione, avvisami».
Il
suo sorriso si incrinò, fino a scomparire del tutto.
«Scusami,
se ti ho voluto difendere. Perdona questa mia mancanza di rispetto,
signor Potter» sbottò con forza, visibilmente
offesa. «Scusa se
una schifosa mezzosangue come me ha offerto il suo
aiuto ad un
nobile Purosangue del tuo calibro. Razza di idiota, non ti
sopporto!»
Alle
sue ultime parole spalancai gli occhi, stupefatto. L'immagine
sbiadita di un ragazzo smunto che galleggiava in aria appeso per una
caviglia fece capolino nella mia mente. Sussultai.
Piton.
Lei
tremò impercettibilmente; i suoi bellissimi occhi verdi
erano lucidi
di lacrime.
«Evans,
che diavolo..? Non
intendevo
dire quello ch—»
«VAFFANCULO,
EH, POTTER?»
strillò, interrompendomi.
Si
voltò ed iniziò a correre, allontanandosi
velocemente.
«Lily...
LILY, ASPETTA!»
Era
sparita.
(Emmeline)
Non
ero mai stata una persona ansiosa, ma ammetto che da quando la
Gazzetta
del Profeta
aveva iniziato a diffondere la notizia della venuta di tempi oscuri
per il mondo magico e soprattutto per i Nati Babbani ed i
Mezzosangue, non c'era giorno in cui anche il minimo ritardo di Lily
o Mary non mi facesse pensare che fossero state aggredite da qualche
scellerato.
Chiusi
con un tonfo il mio libro “Pozioni Avanzate: Volume
Sette”,
e mi voltai verso le
altre.
Alice
era alle prese da almeno due ore con il saggio di novanta centimetri
che la professoressa Merrythought1 ci aveva
assegnato per
il giorno seguente; Marlene e Mary si stavano scambiando gli ultimi
succulenti pettegolezzi.
Notai
indispettita che, come
sempre,
metà stanza era un
completo disastro.
Sospirai
rassegnata, mormorando una serie di Wingardium
Leviosa: i
vestiti di Mary e Lène iniziarono a levitare in giro per il
dormitorio, ripiegandosi e rimettendosi ordinatamente al loro posto.
Nell'esatto
momento in cui Mary si alzò dal suo letto per andare al
bagno, una
scarpa levitante di dubbia provenienza la colpì in fronte,
facendole
cacciare un urletto di dolore.
Alice
e Lène ridacchiarono, poi quest'ultima brontolò,
tenendosi la
pancia: «Mpf, ragazze... andiamo, io sto
morendo di fame!»
«Non
essere egoista, Marlene... Lily dovrebbe essere qui a moment—»
La
porta si spalancò, rivelandoci una Lily agitata e spaurita.
Solo
quando alzò il capo e si accorse di noi notammo che il suo
viso era
bagnato da luccicanti lacrime. Mary le corse subito incontro e la
abbracciò.
«Ehi...
tesoro, che succede?» mormorò dolcemente. Lily
mugugnò qualcosa di
indefinito contro la spalla di Mary, la voce soffocata. Lei
l'allontanò delicatamente per farla parlare.
«Ero...
ero al p-ponte sospeso... sa-sapete che sniff mi
p-piace il ponte so-sos-speso... c'era P-potter e... pens-... a
J-Jam... sc-sch-schifosa Mezz-z...»
singhiozzò, disperata.
Nel
frattempo anche Marlene le si era avvicinata.
«James
ti ha chiamata
Mezzosangue?
JAMES
POTTER?»
strillò minacciosamente scrocchiandosi le
nocche.
«Marlene,
che diavolo ti viene in mente?!» esclamò Alice
sbalordita.
Marlene
si fiondò fuori dalla porta, presumibilmente diretta nella
stanza
dei Malandrini.
Stavo
per urlarle di fermarsi quando Mary mi sussurrò di
lasciarla fare. Ciò non mi
tranquillizzò affatto.
Lily
si stropicciò affannosamente gli occhi ed
incrociò il mio sguardo,
apparentemente ignara della bomba che sarebbe potuta esplodere da un
momento all'altro: le rivolsi un sorriso condiscendente, al quale lei
rispose con un singhiozzo ancora più forte.
Dopo
aver preso qualche respiro profondo, Lily sussurrò:
«No...
sono una stupida... Potter... me la sono presa
ingiustamente
c-con lui».
Io e
le altre ci guardammo, stranite e al contempo allarmate
da ciò che sarebbe potrebbe succedere.
«MARLENE,
TORNA QUI!» gridammo all'unisono Mary, Alice ed
io.
«Andata»
smozzicò Mary un istante più tardi,
afflosciandosi poi sul proprio
letto.
◊◊◊
James
era appena rientrato nel suo dormitorio, negli occhi un bagliore di
tristezza.
Sirius,
che come al solito stava cazzeggiando con le sue riviste babbane, al
vederlo aggrottò le sopracciglia acquisendo una buffa aria
da
professore che fece ridacchiare Peter e Remus, intenti a studiare
Pozioni.
«Un
altro dramma?»
La
porta della stanza si riaprì di colpo impedendo al bel moro
di
ribattere, mostrando una Marlene McKinnon parecchio incollerita e coi
lunghi capelli biondi arruffati.
«James
Potter, che ti passa per quel cervelletto bacato, eh?
Ti rode
il fegato perché Lily non si vuole concedere a
te?» gridò.
Sirius
spalancò comicamente la bocca; Marlene afferrò il
primo cuscino che
le capitò a tiro e iniziò a colpire James con
forza, sottolineando
ogni parola con una potente cuscinata.
«Razza»
un colpo, «di» un altro,
«troglodita immaturo!»
James,
che aveva tentato di proteggersi meglio che poteva, strillò
istericamente: «Mar-Marlene...» ennesima cuscinata.
«Perché mi
stai picchiando, maledetto Salazar?!»
Lei
si fermò, guardandolo con astio.
«Hai
dato a Lily della mezzosangue» sputò la ragazza,
disgustata.
Sirius
guardò James, che fissava Marlene senza parole.
Felpato
si portò una mano alla fronte e disse piano: «Un
attimo... che
cosa?»
«Ha
dato a Lily della mezzosangue» ripeté la McKinnon.
«Non
fare quella faccia, Potter» aggiunse notando che James era
diventato
improvvisamente molto serio.
«Lène.
Davvero credi che io
possa
aver detto una cosa del genere a Evans?»
sospirò. «Proprio io?»
Le puntò contro uno sguardo stanco
ed accusatore.
Marlene
notò negli occhi tormentati di James qualcosa che andava
molto
vicino alla tristezza, quasi agonia,
qualcosa
che le fece perdere tutta l'irritazione che provava.
«Lei...
abbiamo discusso, un'ora fa. Volevo
spiegazioni
riguardo l'altro giorno a Pozioni» si
affrettò a spiegare il
ragazzo. «Mi sono comportato da presuntuoso e lei... be',
deve aver
frainteso le mie parole. Prima che la trovassi e la disturbassi...
io... penso che Lily avesse qualcosa che non andasse già da
prima
del mio arrivo» concluse, risoluto e amareggiato al tempo
stesso.
«Io non ho fatto altro che peggiorare la
situazione».
Marlene
sussultò: effettivamente aveva capito che Lily non
stava bene.
Non era più
quella Lily dolce, serena e con un luminoso sorriso sempre impresso
in viso capace di rischiarare la giornata di chiunque. L'aveva notato
subito – in treno –, nonostante la sua amica avesse
cercato di
nascondere la paura
che provava, paura che in una Nata Babbana come lei non poteva far
altro che aumentare, visti i tempi pericolosi che correvano.
Se
poi si aggiungeva l'episodio di due giorni prima con i Serpeverde...
Marlene
rabbrividì.
La
ragazza non credeva che Lily avesse deciso di mentire alla McGranitt
soltanto per cavalleria nei confronti dei compagni, doveva
esserci qualcos'altro. Lo sguardo triste che Lily aveva mantenuto in
quegli ultimi due giorni con lei e le altre, altro non era che la
conferma dei timori della bionda Purosangue.
«James...
scusa» sussurrò, avvampando di vergogna.
«Sai quanto io possa
essere impulsiva,
alle volte». Si sfregò la piccola cicatrice vicina
al sopracciglio
sinistro che si era procurata cinque anni prima, durante l'attacco
che aveva procurato la morte
di sua madre.
Sentì
Sirius sghignazzare.
«Ah,
McKinnon... vieni qui, che ti abbraccio» le disse James con
un
sorrisetto genuino. «Non fa niente».
Marlene
si strinse al petto del cugino, lanciando di sottecchi occhiate
imbarazzate a Sirius che ancora rideva, o meglio latrava.
◊◊◊
Giunta
in Sala Grande dopo un utilissimo incantesimo di Mary che le aveva
fatto sparire istantaneamente quelle fastidiose chiazze rosse che le
lacrime le avevano lasciato sul viso ed essere stata consolata dalle
sue amiche, Lily notò da parte di James una fastidiosa
indifferenza:
il ragazzo si comportò da idiota come il solito, senza
tuttavia mai
rivolgerle la parola o punzecchiarla.
Lily
fu taciturna per tutta la serata, ridendo debolmente soltanto alle
offese che Marlene rivolgeva a Sirius, che le rispondeva a tono
sghignazzando come uno scemo.
«Ragazzi!»
cinguettò Alice, decisa a dare una botta di allegria alla
sua
migliore amica. «Ho, anzi abbiamo, un
annuncio da fare».
Guardò amorevolmente Frank, che le sorrise dolcemente.
«Io
e Alice siamo ufficialmente fidanzati!» annunciò
lui raggiante.
Dai
Malandrini si levarono fischi di ammirazione, mentre le ragazze
applaudirono festanti, compresa – finalmente –
Lily, che
sorrideva gioiosamente ai due piccioncini.
«Felicitazioni,
Prewett! E, ehm... condoglianze,
Paciock!» esclamò
sogghignando Marlene suscitando risate da parte degli altri, un
sorrisetto imbarazzato da Frank, una linguaccia imbronciata da Alice
e un sonoro brontolio da Sirius, che mugugnò:
«Anche le battute mi
ruba, adesso...»
Marlene
gli tirò uno scappellotto sulla collottola.
Lily
smise di ridere, dopo aver notato una strana irrequietezza in Mary,
che fissava attentamente i due burloni
torcendosi i
lunghi riccioli
scuri tra le dita.
«Ehi,
che c'è?» le chiese, sinceramente in pensiero.
Mary si riscosse,
guardandosi attorno spaesata.
«Eh?
Ah, no... non è niente, Lily. Non è
niente» rispose, poco
convinta. Si azzittì, cercando di scegliere qualcos'altro da
dire,
poi cambiò completamente discorso implorando Lily di farle
copiare
il saggio di Difesa contro le Arti Oscure.
James
aveva percepito uno sguardo fisso su di sé per tutta la
durata della
cena, ma non aveva capito da chi proveniva; quello sguardo lo aveva
reso fastidiosamente irrequieto.
James
non lo sapeva -
non poteva immaginarlo - ma
quello sguardo altri non apparteneva che agli scintillanti occhi
verdi di Lily.
1 professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure
NdA:
Bentrovati, ragazzuoli! Lilies torna - in anticipo, ooh sì -
con un
capitolo partorito nel giro di 2 orette grazie al contributo della
noia domenicale... Cosa ne è uscito? Bah. Rimetto a voi i
giudizi.
Marlene
qui l'ho resa un po' pazza, perché me la sono proprio vista
rincorrere James prendendolo a cuscinate per difendere Lily. La
adoro.
Mary,
cos'hai piccina? Eheheh.
Poi
poi... Alice e Frank li ho messi insieme senza creare disgrazie,
almeno loro sono stati risparmiati, ahahah. *Lilies sadica*
Precisazioni:
-
Lène e James – per me – sono cugini,
sì u.u
-
Rem qui è poco presente, ma lo farò ricomparire
molto presto, don't
worry.
Bene.
A
prestissimo,
Lilies ^^