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Autore: Lilies    27/11/2012    8 recensioni
Inghilterra, fine anni settanta. James, Lily. Il loro settimo anno, l'inizio della fine.
[James♥Lily] «Allora... come te la passi?»
«Bene, prima che arrivassi tu.»
«Amo quando sei così gentile.»
«Odio quando dici che ami quando sono così gentile.»

[Sirius♥Marlene] Senza dire nient'altro, si fece più vicino al viso di porcellana di Marlene, sfiorando le labbra rosse di lei, che irrigidì ogni muscolo. Un secondo più tardi, Sirius stava già cercando di approfondire quel contatto, mentre qualcosa in fondo al suo stomaco iniziava ad agitarsi, spingendolo a continuare.
[Remus♥Emmeline] Improvvisamente, si ritrovò con il naso premuto contro la spalla di Emmeline, lei che si teneva aggrappata al suo maglione grigio, e piangeva.
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Severus Piton, Voldemort | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I racconti del fuoco (James/Lily)'
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II

Nuovi nemici





(Sirius)

Quella notte non ero riuscito a dormire granché bene, non capii mai se a causa dello shock subito dallo spaventoso spettacolino che Evans era stata così gentile da offrirci la sera prima con quella maledetta Strillettera o perché avevo riso della faccia sconvolta di James talmente tanto da star male. Stava di fatto che, quel dannato mattino, il mio indubbiamente bellissimo volto risultava irrimediabilmente imbruttito da un paio di esorbitanti occhiaie bluastre. James, all'oscuro dei miei problemi esistenziali, giocherellava distrattamente con i pancakes al miele che aveva sul piatto, mentre Remus ci squadrava ancora in cagnesco, pardon, in lupesco, anch'egli reduce da una nottata assolutamente delirante. Peter aveva il pollice destro fasciato perché aveva perso un'unghia ed era concentrato sulla sua enorme porzione di torta alla melassa, Frank leggeva un noiosissimo libro sulle proprietà dell'Algabranchia. Io stavo fissando un punto pressoché indefinito sopra la spalla di James, che era intento a tagliare minuziosamente le sue frittelle in parti triangolari esattamente uguali tra loro. Aggrottai scetticamente le sopracciglia, squadrando con attenzione tutti i suoi gesti. Era da sempre stata mia personale opinione che la colpa per la coglionaggine che affliggeva James da tempi immemori fosse tutta da attribuire alla sua cara madre Dorea: doveva averlo fatto cadere dal seggiolone quand'era ancora un pupo di pochi mesi, facendogli sbattere la testa molto, molto violentemente e causandogli danni irreversibili. Così, il sottoscritto si trovava con un povero mentecatto per fratello. Ma gli volevo bene lo stesso, devo ammetterlo. Però, diciamocelo, nessuna persona sana di mente si sarebbe messa a ridere in modo così sguaiato dopo che un indefinibile essere l'aveva quasi strozzata e gli aveva urlato imprecazioni per una decina di minuti. Questa suddetta persona avrebbe riso ancora meno se il mittente di cotanta gentilezza era la ragazza per cui il malcapitato aveva una palese cotta ormai da anni, dannazione. Ma, dopotutto, si trattava di James, e lui non era da considerarsi propriamente normale.
«Io me ne vado a lezione, prima che a qualcuno di voi venga in mente un'altra brillante idea per farci togliere punti, o peggio
espellere1, da Lily» mugugnò all'improvviso Remus.
«Vai pure... lecchino» lo presi in giro, facendogli una linguaccia. Lui mi guardò male e, dopo avermi rivolto un gestaccio molto poco alla Remus John Lupin girò sui tacchi e si allontanò di gran carriera. Frank soffiò come un gatto e, dopo essersi a sua volta alzato dalla panca, si diresse verso Alice Prewett, seduta accanto alla McKinnon qualche metro più a destra rispetto a noi. Voltai lo sguardo verso le ragazze e per sbaglio incrociai quello di Mary, che arrossì di botto e si mise a fissare il proprio piatto. Evans mi lanciò un'occhiata disgustata che con molto tatto decisi di ignorare.
«Ehi, Mac! Ti va se andiamo a farci un giretto, dopo le lezioni?» urlai ridendo a Mary. Lei spalancò gli occhi stralunata, ma non rispose.
Lo so, so che era a causa della celestiale visione del mio corpo perfetto se la più grande chiacchierona che il mondo magico avesse mai conosciuto era ammutolita ed aveva perduto l'uso della voce. Ma ehi, sono o non sono il giovane rampollo dei Black? Sono il più bello, ammaliante, seducente, indubbiamente intelligente ed estremamente simpatico Black che quei quattro sfigati che mi ritrovavo per amici avevano l'onore di conoscere.



(Lily)

Non era scientificamente possibile che al mondo esistesse persona più irritante di James Potter. Ero ormai giunta al punto di sognarmi di notte la sua faccia idiota con tanto di occhiali, capelli indomabili e Boccino svolazzante, Merlino santissimo!
Ringhiai alquanto sonoramente, prendendomela con il porridge che stavo mangiucchiando e schizzandolo un po' dappertutto: ormai lo facevo così spesso da non rendermi nemmeno conto di quanto poco femminile apparissi agli occhi della gente.
«Tu sei pazza, sai» disse Marlene, seduta di fronte a me intenta a mettersi lo smalto sulle unghie – non l'avevo ancora perdonata per la sua stupida uscita sul fatto che io avessi una cotta per Potter. «Ieri in treno a momenti mi causi la perdita di entrambi gli arti inferiori, poi produci disastrose esplosioni troppo vicino ai miei vestiti in uno scatto d'ira. Datti una calmata, per Godric» concluse con un'espressione sconcertata e la voce assurdamente stridula.
«Senti da che pulpito!» ridacchiò sommessamente Mel. «Ti ho vista ridere e scherzare con due ragazzi diversi nel giro della stessa sera, Lène. Non ti sembra di esagerare?»
«Solo perché hai trovato il ragazzo», s'intromise Mary, piccata, «non significa che chi conduce una vita sentimentale più varia della tua sia da considerarsi una sgualdrina» finì con fare diplomatico, attorcigliandosi un lungo ricciolo castano tra le dita.
Io sbuffai sonoramente, decisa a non dare ascolto a quelle inutili chiacchiere...

anche se, devo ammetterlo, morivo dalla voglia di fare una volta tanto la ragazza normale.
In quel momento si avvicinò Frank, che sussurrò qualcosa ad Alice. Lei arrossì ed agitò la testa in segno di assenso, tutta contenta. Frank se ne andò ed Alice sospirò profondamente, con un'aria decisamente beota impressa in faccia.
«Ma state insieme o no, tu e quel benedetto ragazzo?» esclamò d'un tratto Lène, delicata come suo solito.
«Ma i cavoli tuoi, Marlene? Smetti di tormentare Alice» la riprese Emmeline, lanciandole un pezzo di croissant. Era incredibile come quelle ragazze riuscissero sempre a distogliermi dai miei pensieri.
«Cece, voglio sapere ogni dettaglio» canticchiai tutta contenta, sfoderando la mia migliore espressione da cucciolo bastonato e sottolineando con cura le ultime parole.
«Lily, tu sai già tutto» borbottò Alice con voce lamentosa, senza riuscire a nascondere l'imbarazzo.
«Vorrei poter continuare queste deliziose e producenti chiacchiere, ma è ora di andare a lezione» ci informò Emmeline, iniziando a raccattare i libri sparsi sul tavolo.
«Cosa abbiamo, questa mattina?» domandò perplessa Mary, sbadigliando.
«Due ore con Rüf, Difesa e poi il vecchio Luma...» elencò Alice, facendo finta di strozzarsi con il tovagliolo.
«...bel modo di iniziare l'anno» conclusi io per lei.
Ridacchiammo tutte con finta allegria, infine Marlene mugugnò, speranzosa: «Spero ci siano i Malandrini.»
A quelle ultime parole non potei far altro che storcere malamente il naso e ringhiare, di nuovo, sommessamente.


◊◊◊

Un gruppetto di ragazze entrò ridendo nella lugubre stanzetta sotterranea adibita a classe di Pozioni, spintonandosi a vicenda scherzosamente per poi prendere posto nei banchi centrali. Era finalmente giunta l'ultima ora scolastica di quel giorno che, per essere il primo, era stato parecchio stancante.
Il professore di Pozioni, il grasso Horace Lumacorno, altrimenti noto come tricheco ambulante, si era già appostato dietro la cattedra: indossava un completo dorato che metteva ancor più in risalto le sue forme... longilinee.
«Signorina Evans, buongiorno! Le auguro un lieto inizio d'anno scolastico» cantilenò allegramente il professore facendo l'occhiolino alla bella ragazza dai capelli rossi, che sbalordì e rispose con un timido “grazie”.
«Sempre più in forma, il nostro viscido Lumacone» ridacchiò Alice con fare inquietante. «Lily, non capisco perché tu abbia deciso solo l'anno scorso di smettere di partecipare alle sue disgustose festicciole.»
«Fino al quinto anno era divertente» sussurrò rabbiosamente Lily. «Purtroppo, però, dall'anno scorso è ammessa anche la feccia.»
Il suo sguardo si posò su un piccolo gruppetto di ragazzi intenti a sghignazzare in fondo all'aula: tra di loro figurava un ragazzino scarno dagli untuosi capelli neri e gli occhi scuri solcati da profonde occhiaie. Nel vederlo, Lily rabbrividì, a disagio: le pareva ancora troppo irreale che Sev, questo era il nome del Serpeverde, avesse ufficialmente deciso di unirsi a quel gruppo di balordi convinti che Mezzosangue e Nati Babbani rappresentassero quanto di più spregevole ci fosse sulla Terra.
I ricordi che Lily aveva tentato disperatamente di reprimere in un angolo remoto della sua testa riapparvero con insistenza nella sua mente; una piccola bambina dai lunghi boccoli purpurei giocava con spensieratezza nel piccolo e malandato parco giochi di Spinner's End in compagnia di un ragazzino della sua stessa età che portava vestiti troppo grandi per lui che gli procuravano un'aria assurdamente ridicola. A quell'immagine si sostituì quella della stessa ragazzina appena più alta che indossava una divisa nera ed aveva uno strano e logoro cappello calato sugli occhi. Il Cappello Parlante urlò convinto la sua scelta... il ragazzino scarno e malaticcio di prima abbassò tristemente gli occhi, dirigendosi verso il tavolo verde-argento, dai suoi nuovi compagni di Casa. E poi ancora, Lily, al quinto anno, mentre urlava contro un ragazzo con i capelli disordinati e l'aria da prepotente, cercando di difendere il suo amico appena rialzatosi da terra... Infine, l'eco di alcune parole rimbombò nella mente di Lily: Non mi serve l'aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue. Lily sentì gli occhi bruciare e distolse velocemente lo sguardo da Piton.
In quel momento fecero il loro trionfale ingresso in aula Potter, Black, Minus e Remus; i primi tre ridevano spensieratamente, l'ultimo avanzava con un'aria imbronciata trascinando pesantemente i piedi. Quando il suo sguardo incrociò quello di Lily, il biondino parve come rincuorato dalla sua visione. Lily gli rivolse un gran sorriso a cui lui rispose con altrettanta intensità. Ciò non passò inosservato a James, che digrignò nervosamente i denti. Non riusciva a spiegarsi la causa di quella curiosa sensazione di possesso che lo prendeva quando si trovava in compagnia di Evans e lei non lo calcolava nemmeno di striscio.
«Guardate un po' chi abbiamo qui, gli sfigati traditori del loro sangue e la feccia Mezzosangue, Lupin!» urlò sprezzante un grosso Serpeverde biondo, Dolohov, alzatosi in piedi al loro arrivo. «Non vi hanno detto che qui non è ammessa la vostra razza?» li avvertì, per poi sputare in faccia a Remus. Sirius si bloccò, le vene della tempia pericolosamente pulsanti. James strinse i pugni sforzandosi di non reagire; Peter piagnucolò piano, spaventato.
«Suvvia, Antonin, non dare importanza a questa gentaglia. Verrà il loro momento... soccomberanno» lo rassicurò con voce strisciante Evan Rosier, un ragazzo dagli ispidi capelli neri e lo sguardo di ghiaccio. Una risata di scherno proruppe dal gruppo di Serpeverde, poi una ragazza dalla bellezza disarmante si fece avanti, scostandosi con un soffio distratto una ciocca di capelli corvini dal viso: «Il nostro Padrone non permetterà ancora a lungo che il vostro sangue inquini il mondo dei maghi. La gente come voi», e fissò lo sguardo su Lily e Remus con allarmante gioia, «verrà sterminata» concluse con voce dolce ed una luce di pura pazzia negli occhi.
Sirius tremò con violenza e avvicinò simultaneamente le dita all'orlo della tasca della divisa, dove custodiva la propria bacchetta. Remus si sentì pervadere da un brivido, mentre Lily sostenne con fierezza lo sguardo della ragazza.
«Mia cara Bellatrix, qui gli unici che meritano di cessare di esistere siete voi, massa di imbecilli senza cervello.»
«Ragazzi, basta! Suvvia... R-riponga la bacchetta, signorina Black» ordinò debolmente Lumacorno, cercando di calmare gli animi.
Gli occhi di Bellatrix lampeggiarono ed ignorò completamente l'invito dell'insegnante: sfoderò la bacchetta e si apprestò a lanciare un incantesimo non-verbale. Prima che questo colpisse Lily, James le si tuffò davanti. Una luce giallastra proruppe dalla bacchetta di Bellatrix e passò sotto il braccio del ragazzo: la maledizione non andò a segno per un soffio. James aveva estratto a sua volta la bacchetta ed urlato con tutte le sue forze: «Incarceramus!»
La Black venne circondata da una dozzina di corde che le si strinsero attorno al corpo quasi soffocandola. James la fissava con odio, puntandole ancora la bacchetta contro.
Lily, scioccata, gli intimò di lasciarla andare, salvo poi ammutolire di botto: qualcosa, nello sguardo di James, l'aveva spaventata.
Sirius aveva intanto sferrato un pugno in pieno stomaco a Rosier, ora piegato in due dal dolore. Gli altri Serpeverde si lanciarono simultaneamente contro James e Sirius ed iniziarono a picchiarli. Alcuni studenti gridarono per lo spavento mentre Marlene, Remus e Mary si lanciavano anch'essi nella mischia cercando di dividere i due Grifondoro dalle Serpi, senza successo.
Lily aveva le lacrime agli occhi: aveva appena notato Severus assestare un calcio alle costole di James, a cui era mancato per un attimo il respiro a causa della forza del colpo. Fu in quel momento che il disprezzo crescente che provava per il suo ex-migliore amico proruppe con forza incontenibile dentro di lei. Lily brandì la bacchetta e gridò: «Pietrificus totalus!» Vide il corpo di Severus irrigidirsi e cadere a terra con un tonfo come una statuina di cera. Emmeline corse verso James, ancora rantolante, e lo trascinò fuori dalla mischia.
Lily ed Alice sospirarono di sollievo, poi sentirono un urlo tagliente provenire dall'ingresso dell'aula.
«GIU' LE BACCHETTE, IMMEDIATAMENTE!»
La professoressa McGranitt puntò la bacchetta contro la ressa di ragazzi e lanciò un incantesimo che divise le due fazioni. Nella stanza calò il silenzio più assoluto.
Marlene e Remus esibivano un occhio nero ciascuno, Mary aveva più tagli che sanguinavano copiosamente, James la camicia strappata e vari ematomi violacei sulle braccia e Sirius si reggeva il braccio destro piegato ad una strana angolatura. Alice piangeva istericamente reggendosi ad una Lily dallo sguardo assente, mentre Emmeline si guardava freneticamente attorno, agitata.
Lumacorno ricomparì da sotto la cattedra, balbettando sgomento: «Minerva, i-io ho cercato di d-dividerli... non mi hanno prestato as-ascolto.»
La McGranitt lo squadrò con disprezzo, poi si rivolse nuovamente ai suoi studenti: «Chi ha dato inizio a questa rissa? Vi invito a confessare subito, per evitare inutili problematiche» esclamò severamente, scrutandoli a uno a uno.
I ragazzi si guardarono atterriti, indecisi se dirle la verità e far perdere un numero indicibile di punti alla propria Casa o continuare a mentire scatenando comunque l'ira della professoressa.
«Benissimo» disse la McGranitt, dopo cinque minuti di assoluto silenzio. «Professor Lumacorno, lei si prenda la responsabilità di punire i suoi», e qui squadrò i Serpeverde, «io mi occuperò dei Grifondoro». Assottigliò minacciosamente gli occhi ed aspettò che gli allievi della sua Casa sfilassero davanti a lei per uscire dalla stanza, diretti al suo ufficio.
Durante il tragitto che divideva i nove Grifondoro dall'ufficio dell'insegnante, nessuno parlò. Giunti a destinazione la professoressa constatò che Mary e Sirius erano ormai impossibilitati a sopportare ancora a lungo il dolore; la ragazza era oltretutto impallidita notevolmente. Nonostante le loro proteste li spedì in infermeria, non senza non averli informati del fatto che non dovevano minimamente pensare di aver scampato la punizione.



(James)

Lily non mi aveva più rivolto la parola da quando la McGranitt ci aveva portati via dai sotterranei. Anche in quel momento continuava ad avere uno sguardo assolutamente inespressivo e nessuno dei miei tentativi di attirare la sua attenzione erano valsi a farla spiccicare parola.
«Devo confessare di essere indubbiamente scontenta di ognuno di voi» cominciò la McGranitt, assottigliando il tono di voce. «Vi credevo più maturi, ero convinta che i commenti dei Serpeverde non avrebbero mai potuto scatenare in voi reazioni così violente». Storse il naso pronunciando quella parola. «Mi meraviglio soprattutto di voi, signorine.»
Marlene sbuffò rumorosamente, Vance sembrò farsi minuscola sotto il cipiglio della prof, Lily continuò a non dire niente. Alice invece sbottò, arrabbiata: «Professoressa, hanno dato a Lily e Remus dei mezzosangue. Li hanno minacciati!»
Remus tremò impercettibilmente; Lily sussultò. Mi avvicinai piano a lei e le appoggiai una mano sulla spalla che, stranamente, non scacciò.
«Stia tranquilla, signorina Prewett. Verranno puniti a dovere. A me interessa sapere chi di voi ha per primo risposto, dando inizio a quella baraonda» replicò la McGranitt, iniziando a perdere la pazienza.
«Mi scusi, ma cosa spera di ottenere, venendo a saperlo? Verremo comunque puniti tutti!» disse Marlene arrabbiata. «Non cambierebbe assolutamente niente.»
Gli occhi della McGranitt lampeggiarono, ma non disse nulla. Sentii Lily tremare piano, sotto il mio tocco.
«Sono stata io» sussurrò, sotto lo sguardo sorpreso di tutti.
«Non dire assurdità, Evans! Professoressa, mi creda, lei sta mentendo» mi intromisi subito, allarmato. «Sono st—»
«Taci, Potter» sibilò lei, scrollandosi la mia mano dalla spalla. «Professoressa McGranitt, ho colpito io Bellatrix Black con un Incarceramus, dando inizio al litigio. Mi creda, sono dispiaciuta, ma non ho potuto evitarlo» ammise, con aria fiera.
La McGranitt la squadrò sospettosa, poi sospirò tristemente: «Signorina Evans, sono molto delusa dal suo comportamento. Spero capisca che non posso fare a meno di avvisare il Preside e la sua famiglia di quanto accaduto.»
Lily annuì, rigida.
«Per quanto riguarda voi» proseguì la McGranitt, rivolgendosi al resto del gruppo, «ve la cavate con dieci punti sottratti. Ciascuno.»
Peter tirò rumorosamente su col naso; io e gli altri annuimmo sconsolati. La McGranitt incrociò le braccia e invitò tutti a lasciare il suo ufficio. Lily restò ferma al suo posto, torcendosi nervosamente le mani, lo sguardo corrucciato.



1 frase volutamente ispirata a ciò che Hermione, al primo anno, dice a Harry e Ron dopo aver violato le regole del Preside ed aver trovato il cane a tre teste Fuffi.


NdA: Salve, popolo! Ritorno alla carica con un capitoletto che, non so, non mi convince affatto.
Non sono particolarmente abile nel descrivere scene di lotta, come avrete notato...
Ho già qualche idea su come far evolvere il rapporto James/Lily, quindi spero che questa specie di 'ispirazione' non mi pianti in asso quando ne avrò bisogno.
Piccole precisazioni:
- Severus mi sta sulle scatole, per come ha trattato Lily e per altri mille motivi.
Non capisco perché molti fan di Harry Potter non riescano a perdonare a James il fatto di essere stato un bulletto quando aveva solo 15 anni, e amino così spropositatamente Mocciosus! Lui è diventato Mangiamorte, ha ucciso per conto di Voldemort, agli inizi. James ha deciso di cambiare per l'amore della sua vita, e ha amato Lily fino alla fine. Questione di punti di vista, comunque.
- La 'maledizione giallastra' di Bellatrix me la sono inventata, non penso esista un incantesimo che produca una luce di quel colore.
Non credo ci siano altri chiarimenti da fare. In caso contrario, chiedete pure!
Be', a presto!
Vostra, 

Lilies

  
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