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Autore: Merlina97    02/12/2012    2 recensioni
esiste un piccolo villaggio, Starland, di cui non si conosce la posizione geografica. Questo villaggio è circondato dai boschi, le persone sono chiuse,il passato spaventa, si danno per scontate le cose, si ha paura di tentare. Dovrà arrivare una persona, forse la coscienza stessa, a far cambiare le cose. Mi scuso in anticipo per gli aggiornamenti lentissimi, spero avrete voglia di seguirmi comunque.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                      Lucciole

-Mamma!!-

- Ciao, tesoro!- esclamò Ludovica, che era venuta a prendere il figlio.

- Abbiamo già pranzato e si è comportato benissimo!- la informò Anna, con un sorriso a trentadue denti compiaciuto e rassicurante allo stesso tempo. Nel frattempo, il piccolo gruppo fu raggiunto da Sel, che era andata a recuperare le scarpe di Antonio che erano state appoggiate in un piccolo ripostiglio nel sottoscala; le porse alla madre che aiutò il figlio a mettersele, mentre gli chiedeva amorevolmente che cosa avesse fatto durante la mattinata. Anna impallidì; non le sembrava una buona idea far sapere a Ludovica che suo figlio aveva passato buona parte del tempo a saltare sul letto e a correre per la casa, rischiando seriamente di rompersi qualcosa. Ma non fu questo, quello che riportò Antonio alla madre. Si trattò di ben altro.

- Anna e Sel hanno iniziato ad insegnarmi a leggere.- disse, tutto compiaciuto.

- Bè, ad Antonio piaceva come idea...- aggiunse Anna che, senza sapere il motivo esatto, temeva che Ludovica si arrabbiasse. Lei, dal canto suo non si adirò, ma non mostrò neanche compiacimento. La verità era che si trovava un pò spiazzata: non aveva mai pensato di fare in modo che suo figlio fosse in grado di leggere e non aveva neanche contemplato l’idea di essere lei stessa ad imparare. Era un pensiero che non l’aveva mai sfiorata e che, francamente, le sembrava anche un pò assurdo. Leggere? A che sarebbe servito a Starland? “Ragazzate” si ritrovò a pensare. La cosa la irritava leggermente: la madre di Antonio era lei e quelle ragazzine avevano di due tronfie per aver insegnato qualcosa al bambino che lei non avrebbe neanche potuto comprendere.

Fece un sorriso di circostanza e si apprestò ad andarsene con il figlio, ma prima che lo potesse fare intervenne Anna:

-Io non mi voglio sostituire a lei.- dichiarò – Ma secondo me è importante, non precluda la cosa a priori. Ci pensi.-

- Va bene.- disse Ludovica, per niente convinta, ma con una gran voglia di andarsene.

Una volta che la porta si richiuse dietro alle spalle di Ludovica, Anna sospirò sconsolata; per un momento aveva pensato che la madre di Antonio si sarebbe trovata d’accordo con la sua idea,sbagliandosi di grosso. Come chi si avvicina ad accarezzare un gattino mansueto che poi, all’ultimo, alza la zampa per aria e conficca i suoi artigli nella mano della persona in questione.

Si sentiva come una straniera che ignorava la lingua e le usanze del posto in cui era capitata. Un pò come Selene si doveva essere sentita i primi tempi a Starland. Dal canto suo, anche Sel si era ritrovata a pensare che in quel modo non era più sufficiente. Doveva agire, perchè la sua influenza non era evidentemente abbastanza. E così fu.

***

Quella sera l’aria era limpida, si ritrovò a pensare la ragazza, mentre si fermava un attimo a ragionare sulla strada da prendere. Era incredibile come fosse complicato quel paesino così piccolo: era tutto una scaletta, una viuzza, un ponticello... Un vero labirinto per chi non lo conosceva bene. Si augurò che la scusa che aveva precedentemente propinato ad Anna e a sua madre reggesse e proseguì per una stretta stradina costeggiata dai muri delle case. Riprese il suo filo di pensieri e decretò che era una scusa abbastanza credibile; d’altronde l’aveva pescata dal suo immenso bagaglio. Non ricordava nemmeno bene con chi l’aveva usata la prima volta. Ricordava solo che era un vecchio mezzo cieco e che le stava simpatico, niente di più.

Comunque, si avvicinò ad una piccola casetta e, stando ben attenta a non farsi vedere, spiò l’interno da una delle finestre illuminate: doveva trattarsi della cucina, a giudicare dal tavolo posto al centro della stanza e del fornello a destra. Dovevano aver appena concluso la cena, dedusse Sel, notando il tavolo ancora ingombro di stoviglie e Ludovica che si apprestava a sparecchiare e pulire, ad un certo punto scorse anche Antonio. Come fare? Di certo non poteva bussare e mettersi a fare un bel discorso moralistico, le avrebbero sbattuto la porta in faccia. Non poteva giustificare la sua presenza, ammise infine. Si sforzò di pensare.

Poi s’illuminò. Aveva trovato un buon appiglio: poteva sfruttare Antonio, quel bambino aveva una buona capacità istintiva di comprendere le situazioni.

Si affacciò all’angolo della finestra e, attenta a non farsi notare da Ludovica, aspettò il momento buono per farsi scorgere dal bambino premurandosi di portare un dito davanti alla bocca subito dopo per intimargli il silenzio. Aprì di poco la finestra e ci fece passare sotto il libro che stavano leggendo la mattina, non prima però di avergli infilato dentro un foglietto ripiegato in due a cui aveva poco prima aggiunto qualche frase, giusto per adattarlo al contesto. Poi si riportò il dito alla bocca e sussurrò un “Leggi” ad Antonio. Chissà come fece a sentirla! Lui si era avvicinato un poco, ma il vetro era abbassato e lei aveva parlato a bassa voce. All’epoca non le chiese nulla in merito, ma nel corso degli anni a venire...

All’interno della casa, intanto, un bambino leggeva incespicando nelle parole alla sua mamma, che da prima corrucciata ora accennava un lieve sorriso. Poi dal libro cadde un foglietto su cui Ludovica riconobbe il suo nome, l’unica cosa che sapeva leggere. Allora fermò il figlio e lo pregò di leggerle quella lettera inaspettatamente destinata a lei. Alla fine, la giovane donna alzò gli occhi al cielo, con un sorriso bonario e poi annuì. Chissà se sapeva che qualcuno la stava guardando.

Selene si avviò lungo la strada del ritorno, segretamente compiaciuta. Sebbene lei dovesse puntare ad agire in modo evidente, ma scontato, qualche volta un piccolo stratagemma serviva anche a lei.

Riattraversò il villaggio con più calma, guardandosi intorno. Infatti, nonostante il suo stato di chiusura che impediva a forestieri e al progresso di entrare, quel posto le piaceva: lo definiva dentro di sè romantico, forse proprio a causa della sua solitudine che rappresentava allo stesso tempo il suo problema. Quindi? Secondo Selene sarebbe bastata una piccolissima breccia per mantenere l’uno e risolvere l’altro. Una piccolissima breccia serpeggiante per quel bosco, un piccolo compromesso... Sel agitò le spalle per riscuotersi dai suoi pensieri e proseguì, conscia del fatto che a casa dovevano essere tutti in pensiero, così prima affrettò il passo e poi si ritrovò a correre finchè, nei pressi di casa, non si scontro con un altra figura nascosta nel buio.

-Aaaaaaah!!!- Anna, cacciò un urlo spaventata, mentre Selene lo represse quasi a stento; era quasi riuscita a cogliere di sorpresa perfino  una come lei.

- Ma dov’eri finita?!- sbraitò Anna, che aveva riconosciuto Sel.

- Diciamo che me la sono presa con calma.-

- Con calma? Per andare a svuotare la pattummiera non ci vuole c così tanto tempo... Avanti, dove sei stata?- incalzò Anna.

Selene non rispose, come sempre in quelle situazioni, facendo così in modo che, dopo un paio di secondi, si venisse a formare nella testa di Anna un’idea ben chiara e che, in seguito, lei capisse. Quella volta non fu diverso.

-Sei stata da loro, vero?-

A Selene sarebbe bastato tacere, per confermare l’ipotesi di Anna, ma in quel caso preferì parlare:

-Sì.- disse semplicemente.

Anna annuì e non aggiunse altro, sarebbe stato inutile; in quei mesi aveva dovuto riconoscere che Selene era una di quelle persone impossibili da conoscere completamente, ma da quel poco che aveva capito, sapeva per certo che se avesse domandato qualcos’altro non avrebbe ricevuto altro che una risposta chiara come lei. Come Selene. Che alcune volte sembrava tanto ingenua da essere uscita da una favola di un libro per bambini, altre una saggia millenaria e altre ancora sfoggiava un’espressione indecifrabile, che lasciava intravedere qualche volta e sempre per poco, l’ombra tratteggiata di un disegno.

-Guarda là!- disse a un tratto Sel, indicando un punto nel buio.

Anna strinse gli occhi e riuscì, con sua sorpresa, a distinguere una moltitudine di piccole lucine che si muovevano in ordine sparso.

-Lucciole!- esclamò Selene, con tono che voleva esprimere ovvietà, almeno per lei. Anna ne aveva solo sentito parlare e le aveva sempre classificate come animali atipici della sua zona. E a quanto pare si sbagliava. Di lucciole ce ne erano migliaia, era solo lei che non ci aveva mai fatto caso, a differenza di Sel.

Sel faceva sempre caso alle cose, anche a quelle più insignificanti. Questa era un’altra cosa che Anna aveva imparato.

-Sono belle.- commenò Anna, sorridendo. Le piacevano sul serio.

-Già. Sembrano stelle; delle piccole stelle in terra che nelle notti buie illuminano i boschi.-

 

Spazio autrice:ok... Scusate per l’immenso ritardo!! Ma, siate comprensivi, trala  scuola, un contest, la palestra e un’improvvisa mancanza d’ispirazione per questo capitolo non sono proprio riuscita a pubblicare prima. Spero comunque che, nonostante questo piccolo “blocco dello scrittore”, il capitolo non risulti deludente per qualcuno e in tal caso... Siate liberi di segnalarmi qualsiasi cosa!

Alla prossima

Ila

 

  
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