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Autore: shellbeinasong_    03/12/2012    5 recensioni
Sandy Miller ha 30 anni ed è già una tra le migliori psichiatre di tutta new york. Ama il suo lavoro, è schietta, distaccata e ama la precisione. Qualcuno, però, metterà in crisi i suoi equilibri: un paziente molto speciale le farà capire cosa vuol dire avere davvero a cuore qualcuno. Sarà amore?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente! Ecco il secondo capitolo, fatemi sapere quanto fa cagare da 1 a 10 <3 ahahah
p.s. lo so vi ho ucciso joseph, ma da lì parte la trama ahahah. non so quando aggiornerò con il terzo capitolo
per via degli impegni scolastici çç grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno, 
Chiara.





Attraversai le pareti ocra che conoscevo molto bene e notai che la poltrona su cui solitamente prendevano posto i pazienti, era vuota. Poggiai la mia borsa sulla scrivania al centro della stanza e, guardandomi intorno, lo vidi: un ragazzo accovacciato all'angolo della parete di fronte alla porta, nascosto alla luce, con la testa fra le mani. Era davvero un bel ragazzo.
"Devi essere Nicholas. Vieni, siediti sulla poltrona così parliamo un po'", dissi con la maggiore dolcezza possibile.
Lui non mi guardò neanche: fissava il vuoto. Dopo nemmeno dieci secondi, iniziò a grattarsi freneticamente la mano destra e si alzò prontamente in piedi: sotto il mio sguardo attento e scrutatore, cominciò a camminare avanti e indietro.
"Joe, fammi uscire di qui, non è divertente", disse improvvisamente.
"Nick", dissi io con fermezza. Sapevo di cosa si trattava: ne avevo già in cura di persone con disturbi simili.
"Sei un idiota Joe, lo sai che odio gli spazi chiusi". Si guardava in giro disperato continuando a camminare. Guardava ovunque tranne che nella mia direzione.
"Joe, ti prego..". Si accasciò ed iniziò a piangere. Mi avvicinai velocemente e, inginocchiatami, gli presi il viso tra le mani. Fissai il mio sguardo nel suo e aspettai che si calmasse: gli sorrisi, cercando di rassicurarlo. Per la prima volta ebbi l'istinto di abbracciare e coccolare un paziente, ma mi frenai: non sarebbe stato professionale, dovevo seguire la prassi.
"Io sono Sandy, e mi piacerebbe tanto parlare con te", gli sorrisi. Gli offrii la mano, e lui si alzò, così lo feci accomodare sulla poltrona ed io mi sedetti sulla scrivania con la cartella in mano, osservandolo.
"Allora Nick, ti andrebbe di dirmi qualcosa su di te?"
"Cosa dovrei dirti?", chiese lui, con la testa bassa e gli occhi fissi sulle sue mani.
"Qualunque cosa. La prima cosa che ti passa per la testa".
"Penso che non voglio stare qui a farmi dare del pazzo da una sconosciuta con una cartella in mano che viene pagata per dirmi di prendere inutili medicine e sonniferi che mi faranno dimenticare persino come si fa una sega", sbottò lui, alzando la testa e guardandomi con occhi accusatori.
"Questa sconosciuta con una cartella in mano è qui solo per aiutarti, per cui ti converrebbe avere rispetto", ribattei io, con tono glaciale. La sua espressione si addolcì e io mi feci più calma. "Ascolta, Nicholas. Nessuno qui ti considera pazzo. Io ti aiuterò soltanto a farti superare questo brutto periodo".
"Tu non sai niente del mio brutto periodo".
"E allora parlamene, raccontamelo tu. Io sono qui per ascoltarti", lo incitai. Silenzio, non parlava.
"Ti va di raccontarmi il giorno in cui Joseph è morto? Ti va di dirmi come ti senti riguardo la sua assenza?" chiesi io.
"Ma che cazzo avete tutti?" gridò lui, scattando in piedi. "Joe non è morto". Prima che io potessi parlare, riprese a camminare. "Porca troia, Joe, fammi uscire da questa cazzo di stanza!" urlò. Fui costretta ad alzarmi e, con severità, frenai i suoi passi. "Levati dalle palle", mi disse. Le nostre facce erano a due centimetri di distanza. "Nicholas, non abbiamo finito di parlare. Torna a sedere", dissi, dura.
Tenne il mio sguardo per dieci secondi, dopodichè si sedette.
"So che Joe è morto, e so che lo sai benissimo anche tu" dissi, tornando a sedermi di fronte a lui.
Notai le lacrime che iniziarono a scendere copiose sul suo volto. "Io parlo sempre con lui", disse, guardandomi. 
Aveva degli occhi stupendi: ti raccontavano una storia, quegli occhi.
"Lo vedi?", gli chiesi.
"A volte. Quando sono solo, più che altro. Ma mi parla sempre" disse, scrollando le spalle.
"E cosa ti dice?"
"Che sono un coglione. Mi prende sempre per il culo". Sorrise. Quanta tenerezza mi faceva.
"Non è ora di dirgli di lasciarti in pace?", chiesi.
"Perchè dovrei?" domandò, preoccupato. "E' mio fratello".
"Perchè lui è un ricordo, Nick. Un bellissimo ricordo, ma non dobbiamo mai dimenticare che i ricordi, anche quelli più belli, non sono più il nostro presente. Dobbiamo imparare ad accantonarli, a volte."
In quel momento, sentii qualcosa dentro di me: volevo davvero far stare bene quel ragazzo. Mi alzai e lo abbracciai: lui, inizialmente restio, si abbandonò tra le mie braccia ed iniziò a piangere.

Accompagnai Nicholas alla porta e vidi i suoi genitori andargli incontro. La madre, che più tardi scoprii si chiamasse Denise, mi si avvicinò.
"Allora?" chiese, con preoccupazione e speranza allo stesso tempo.
"E' normale abbia allucinazioni, la situazione è gestibile. Ha subito un forte trauma, e la sua psiche continua a riproporgli situazioni probabilmente avvenute in passato con il fratello: accade spesso nei soggetti più deboli. Ad esempio, prima chiedeva a Joe di farlo uscire dalla stanza.." esposi io.
"Oh.. Joe lo faceva sempre. Amava far innervosire Nick", sorrise lei con malinconia, ed io ebbi tanta voglia di abbracciare quella donna.
"Bene, gli prescriverò dei tranquillanti da prendere la mattina appena sveglio, non necessita di ulteriori farmaci. Stia tranquilla", sorrisi. Un'espressione di gratitudine le balenò sul volto e, incamminandosi verso il marito e il figlio, disse "Grazie, dottoressa".
Rimasi a guardare Nick che camminava lungo il corridoio: si voltò, e mi sorrise. Che sorriso, poi.
Mi distolsi immediatamente da quel pensiero e, chiusami nel mio ufficio, dissi per telefono a Dana di far accomodare la prossima vittima.





Rileggendo, mi fa un po' schifo questo capitolo ahahah
vabbè, grazie a chi leggerà:))

   
 
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