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Autore: Em_Em    03/12/2012    1 recensioni
GUARDATECI. NON SIAMO LA RAZZA UMANA, MA RAZZI UMANI
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO 11. "Fatti con lo stampino"


AMERICA - 2° GIORNO

Mi svegliai con lo sbattere della porta sentendo l’odore di caffè penetrarmi nel naso, aprii appena gli occhi senza volermi svegliare del tutto ma ritrovai Harry accovacciato accanto a me, con il viso vicino al mio e un vassoio pieno zeppo di roba per la colazione. Lo guardai sorridendo e lui fece lo stesso, mi diede un bacio e mi raggiunse a letto per mangiare insieme guardando le ultime notizie in TV riguardanti il concerto della sera prima.
“Smettila di fare zapping, mi irriti il sistema nervoso.”
“Se non parlassero solo dei One Direction…”
“Prego, continua.”
“Visto un servizio, li hai visti tutti. Parlano solo di voi!” risi incredula continuando a scorrere i canali in cerca di un film.
“Dato che abbiamo anche oggi la mattina libera, perché non andiamo a farci un giro al Central Park?”
“Non male come idea!” dissi alzandomi di corsa dal letto per andare a lavarmi.
Fuori faceva un freddo polare, così misi un maglione grigio non molto attillato, calze di lana grigie, UGG e ovviamente il cappellino di lana con la visiera. Non che non voglia essere riconosciuta,  ma l’idea di essere fotografata da sconosciuti ancora mi terrorizza. Passeggiamo per quelle stradine piene di foglie morte ai lati, i venditori di pretzel e zucchero filato erano in ogni dove così che quasi ti costringevano a comprarli.
“Stasera abbiamo uno special guest!” disse Harry buttando la carta del suo pretzel in un cestino.
“Ah si? Chi sarebbe?” chiesi iniziando a mangiare il mio.
“Taylor Swift, ne avrai sicuramente sentito parlare.”
“Certo! Biondina, occhi chiari, che porta sempre il rossetto rosso…”
“Si, lei.”
“L’ho vista esibirsi ai VMA’s di quest’anno’
“C’eravamo anche noi!”
“Lo so, ho visto” Harry sorrise. “Mi interessava particolarmente perché Emma Watson avrebbe presentato i Green Day ed io le avevo appena fatto un servizio per Glamour US, adoro quella ragazza. Poi ho deciso di continuare a vederlo…”
“…Quando hai visto che c’erano anche i One Direction.”
“Mettiamola così” sorridemmo insieme.
“Guarda quanti scoiattoli!” indicai il centro di un pezzo quadrato di prato che era accanto a noi, ci saranno stati su per giù 7 scoiattoli e nessuno ci aveva fatto caso.
“Andiamo?” chiesi ad Harry.
“Possiamo?”
“Se non proviamo, non lo sapremo mai. Dai! Ho ancora metà pretzel!” dissi raggiungendo gli scoiattoli. Harry mi guardò partire restando immobile e tenendo il sorriso sulle labbra, come fanno i papà vedendo i propri figli esplorare nuovi orizzonti. Mi avvicinai con cautela e sedendomi a terra iniziai a spezzare parte del mio pretzel in minuscole briciole, gli scoiattoli si incuriosirono e si avvicinarono. Non badai più ad Harry, quando mi ritrovavo in certe situazioni mi ci perdevo gustandomi ogni attimo, ogni magnifico gesto. Ma poi eccolo, mi raggiunse accovacciandosi a terra chiedendomi un po’ del mio pretzel. Non parlammo per tutto il tempo che passammo con gli scoiattoli, comunicavamo con i sorrisi per non farli spaventare, mi sentivo finalmente bene.
 Ci eravamo dilungati un po’ troppo nella passeggiata al Central Park gustandoci tutto, dai profumi alle gare di barchette sul laghetto, dalle melodie dei cantanti improvvisati alle urla dei bambini.
La verità era che non trovavamo più l’uscita. Avendo fatto un ritardo stratosferico dovemmo arrivare in taxi allo stadio per riprendere a provare. Non riuscivamo più a smettere di ridere.
“Saremo passati davanti alla statua di Alice per quante volte? 12?” ricordò Harry.
“E quel bambino con la giacca blu ed i bottoni rossi? Ci ha riconosciuto anche lui!” ridemmo fino allo sfinimento e arrivati davanti lo stadio c’era Paul che aspettava, fortunatamente Harry lo aveva avvertito.
“Porca puttana Harry!”
“Scusa Paul, mi dispiace!” era una guardia del corpo con il cuore buono perciò lo lasciò raggiungere i ragazzi mentre per me riservò sempre il posto sotto al palco.
Raggiunsi Linda che non vedevo dalla sera prima e impazzivo dalla voglia di raccontarle cosa era successo e sentire lei cosa aveva da dire, ma notai che stava parlando con un’altra ragazza, alta e bionda.
“Ciao…” mi intromesi.
“Zoe! Ma che fine avevi fatto? Stasera i ragazzi hanno Taylor Swift come special guest!” mi girai per guardare l’altra ragazza ed era effettivamente lei, le labbra rosse non mancavano.
“Ciao, io sono Zoe” le sorrisi.
“Piacere mio, che bello il tuo cappotto! È di Fay?”
“Veramente si” sorrisi per il complimento.
“Meraviglioso, sei qui per Harry? Ho visto le foto sui giornali, gli serviva proprio una come te.” Mi fece l’occhiolino. Come faceva a saperlo se nemmeno mi conosceva?
“Grazie… Io adoro il tuo completo!” buttai lì in preda all’imbarazzo, ma Taylor sembrò non notarlo e mi fece un ampio sorriso.
“Linda, stavo pensando di andare a prendere qualcosa da mangiare per i ragazzi, così che durante la pausa possono rilassarsi come si deve. Mi accompagni?”
“Certo! In bocca al lupo per le prove” augurò a Taylor.
“Grazie ragazze e.. vi consiglio di andare da Cafè Nero, non dal solito Starbucks. I muffin sono più grandi e buoni.” Ci sorrise salutando con la mano. Era adorabile, mi sarebbe piaciuto fotografarla per qualche rivista.
Restammo sedute al bar fino al momento della pausa dei ragazzi in cui li raggiungemmo allo stadio. Stranamente il sacchetto che conteneva un muffin gigante triplo cioccolato ed il cappuccino per Harry erano ancora caldi. Linda invece dovette portare a Niall un caffè enorme e 4 muffin, uno per ogni tipo. Non che gliel’avesse chiesti, ma era una ragazza generosa.
“Louis, Harry è nel suo camerino?”
“Si, perché?”
“Gli ho portato la merenda!” dissi alzando la tazza ed il sacchetto sorridendo. “è qui sulla destra, vero?”
“Yes babe!”
Lo salutai iniziando a cercare il suo camerino in mezzo a Liam Payne, Zayn Malik, Louis Tomlinson… e finalmente eccolo, Harry Styles. Avendo entrambe le mani occupate, abbassai la maniglia con il gomito, entrai nella stanza dove in mezzo trovai Harry e Taylor. Insieme. Scambiarsi un bacio.
“Oh Dio, mi dispiace tantissimo! Se ho disturbato qualcosa, mi dispiace. Adesso tolgo il disturbo. Continuate pure, eh! Come se non fossi mai entrata!”
“…Zoe…”
Cercai di non sembrare delusa davanti ad Harry perciò cacciai fuori tutta la calma possibile per non fare scenate, poggiai il cappuccino sul tavolino e quando feci per uscire lanciai il sacchetto sul divano chiudendomi la porta alle spalle la quale si riaprì 10 secondi dopo. Continuai con la messa in scena, non dovevo piangere.
“Zoe. Zoe! Fermati un secondo!” mi fermai un secondo e poi ripartii
“Cazzo Zoe!”
“Cosa vuoi? Dimmi. Vorresti spiegare? Cosa c’è da spiegare? Ho visto, mi basta questo.”
Harry mi prese per un braccio facendoci ritrovare faccia a faccia.
“E mollami!” lo strattonai. E ripresi a camminare in direzione opposta.
“Zoe, merda, mi ha baciato lei. Non avevo intenzione di farti questo!”
“Guarda che a me non me ne frega niente di te. A me dispiace solo per me!” mentii.
“Senti.. Giuro che con te io sono un altro, riesco a vedere i dettagli in ogni cosa, vedo in modo diverso ciò che mi circonda. Mi hai cambiato e non ti sostituirei con nessun’altra al mondo.”
Incrocia le braccia al petto guardandolo con occhi lucidi. Non dovevo piangere.
“Io me ne ritorno a casa.” Gli dissi facendo ancora una volta dietro front.
“Cosa?” due passi e riuscì a raggiungermi.
“Me ne ritorno in Inghilterra.”
In quel momento Taylor uscì dal camerino, raggiunse Harry informandolo che le prove sarebbero riniziate fra 5 minuti.
“Non mi interessa.” Le rispose guardando me. “Io ti amo.”
Non potevo più trattenere le lacrime così gli sputai in faccia un “bel modo di dimostrarlo” e me ne andai definitivamente bagnando le mie guancie le quali non vedevano l’ora.
Spiegai al volo a Linda la situazione fuori dallo stadio e lei si offrì di accompagnarmi, ma non volevo privarla di un altro giorno con Niall perciò la obbligai a restare. Presi un taxi che mi portò all’aeroporto ed eccomi di nuovo sola, in parte per scelta in parte mi era stato imposto.

“Un biglietto per Londra, per favore.”
“Finestrino o corridoio?”
“Finestrino.”
Nel momento in cui stavo porgendo la carta di credito mandarono un servizio in televisione sul concerto dei ragazzi che si sarebbe tenuto di lì in poche ore. Immagini del concerto della sera prima in cui inquadrarono anche me e Linda cantare e ballare. Scossi la testa tornando alla realtà e digitai il PIN confermando il pagamento.
 
 
 
  
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