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Autore: Dridri96    03/12/2012    3 recensioni
«è in ogni cosa, ma niente è adatto a lui.
Se lo incontri è la fine,
se lo sconfiggi è un nuovo inizio.»
La città è impazzita, nulla è come prima. Kyra è l'unica che può evitare la catastrofe, ma il tempo scarseggia. Avrà abbastanza forza e coraggio da non cadere nell'oblio?
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 2




Annuisco nonostante non abbia capito cosa mi voglia dire Ben, poi fuggo al primo piano per raggiungere mio padre, abbandonando quell’uomo a se stesso e alla sua pazzia.
Corro talmente veloce che salto parecchi gradini e i coinquilini non riescono a sfiorarmi. Mio padre è ancora affianco a Daphne che cerca di parlare con lei.

«Scoperto qualcosa?», chiede preoccupato. Intorno a noi si scatena sempre di più l’inferno, la situazione sembra peggiorare anziché placarsi: parecchi uomini stanno diventando violenti ed è quando vedo uno di loro colpire con un pugno una donna che mi rendo conto di non poter fare nulla se non scappare e salvare me e mio padre.
«Dobbiamo andarcene», sussurro con gli occhi sbarrati dalla paura, afferrando con mano tremante la sua manica e tirandolo verso di me.
«Cosa? Non possiamo lasciare questo posto! Cosa faranno loro?», mi domanda indicando i nostri coinquilini. Ha un cuore d’oro, l’ha sempre avuto, e so che andarsene e abbandonare quella povera gente gli sembra la cosa peggiore da fare, ma è l’unica soluzione al momento.
«Non puoi aiutarli». Le mie parole suonano come una preghiera: non voglio vederlo impazzire e non voglio che si ferisca nel tentativo di salvare questa gente.
I suoi occhi perdono luminosità: ha capito e la speranza abbandona il suo corpo. Annuisce, si solleva, lancia un ultimo sguardo a Daphne e decide di seguirmi fuori dal condominio.
«Aspetta, vado a prendere le nostre cose», dice dirigendosi verso le scale.
«No!», esclamo, strattonandolo nella direzione opposta. «Non c’è tempo», ma soprattutto non voglio che incontri Ben. Potrebbe essere ancora semicosciente e parlare con lui: questo lo convincerebbe definitivamente a restare qua. Inoltre l’istinto mi dice che non deve assolutamente sapere cosa mi ha detto quell’uomo. Il perché non lo so, me lo sento e basta.
«E va bene».

Corriamo fuori dall’edificio, lasciandoci alle spalle le urla e la distruzione. Immediatamente ci viene incontro Silvia e dal suo sguardo capisco che il problema non riguarda solamente casa nostra.
«State bene?!»
«Noi sì, ma sembrano essere tutti impazziti. Ho cercato di parlare con loro, ma non rispondono, non so che fare, vorrei aiutarli...», urla mio padre, portando le mani tra i capelli, disperato. Riesco a sentire il suo senso di colpa, ma non gli permetterò di rischiare la sua vita. «Cosa facciamo adesso?». I suoi occhi si posano di nuovo sul nostro condominio e si legge il suo desiderio di tornarci dentro per un ultimo tentativo.
«Io ho preso le chiavi dell’auto: non possiamo rimanere qua, ce ne andiamo, voi verrete con me», spiega dirigendosi verso il parcheggio che dista pochi metri da noi.

«Voi andate», dico, rimanendo immobile mentre loro si incamminano fianco a fianco. Mio padre si volta di scatto e mi raggiunge preoccupato.
«Cosa?»
«Voi andate, io vado da Eveline, vi raggiungerò assieme alla sua famiglia». Nel mio petto il cuore martella irrequieto. Devono fidarsi di me, devono partire senza di me, a qualsiasi costo. Io non posso andarmene, non ancora.
«Mi dispiace dirtelo, ma non è certo che la tua amica sia salva. Non possiamo lasciarti qua», dice mio padre con tono dolce.
«Mi ha scritto un messaggio. Ha detto che sta bene e mi ha chiesto di raggiungerla». Non sono mai stata brava a mentire, mio padre lo sa. Ha capito che sto inventando tutto quanto, ma non riesce a capire il perché. Non ci riesco nemmeno io, so solo che è la cosa giusta da fare.
«Bene, la passeremo a prendere e andremo via assieme a lei, così non dovrai andare da sola», interviene Silvia, raggiungendoci a sua volta.
I miei occhi lo stanno scongiurando, e lui l’ha capito. Attorno a noi non c’è più nulla, solamente la richiesta di fidarsi di me, di lasciarmi andare nonostante per lui sia doloroso, nonostante per me sia pericoloso. Potrebbe non rivedermi mai più, potrei non raggiungerli, né stanotte né domani, lo sappiamo entrambi, non serve dirlo. Ma lui ha capito che so qualcosa in più, ha capito che voglio salvarlo. Vorrebbe aiutarmi, non è nel suo carattere abbandonare le persone, ma se non so nemmeno cosa fare, come potrei trascinarlo assieme a me in un’impresa troppo grande e complicata?
Sono pronta a mettermi in gioco, ma non a rischiare di perderlo.
I miei occhi sono sbarrati nell’attesa della sua risposta, i suoi si spengono pian piano e si riempiono di lacrime silenziose. Alla fine le sue spalle si abbassano, il suo respiro si ferma per qualche secondo. Poi sospira e chiude gli occhi.

«Va bene. Ci vediamo dopo». La sua frase non ha questo significato. Addio Kyra, ti voglio bene, è questo quello che mi dice il suo sguardo affranto.
«Certo, a dopo». Grazie di esserti fidato. Addio papà.


Angolo autrice_
Ciao a tutti :D 
Ovviamente ringrazio ancora chi ha letto questo capitolo o quello precedente ;)
Spero che la storia vi piaccia, magari che qualcuno di voi inizi a metterla tra le "storie seguite", mi farebbe molto piacere :)
Vi chiedo anche (sì, sono una rompi balle u.u ) di recensire la storia, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se vi piace o se vi fa proprio schifo xD
Sappiate che non mordo nessuno ;) 

Grazie ancora di cuore a chi ha letto o leggerà la storia :D 
Al prossimo capitolo ! :D 

DriDri_

  
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