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Autore: pgio98    03/12/2012    1 recensioni
Se state leggendo quest'introduzione nel 90% dei casi siete adolescenti, proprio come me.
Una volta la mia prof. di lettere chiese alla mia classe 'Scrivete dei diari?Diari veri, che raccontano dettagliatamente la vostra giornata?' Bhe, mi sono inizialmente messa a ridere perchè oramai quest'idea del diario si è praticamente spenta, lasciando posto a degli stati su Facebook o Twitter, poi però mi sono seriamente chiesta 'e se ci provassi? se provassi a descrivere come mi sento ora, per avere dei ricordi dopo?'.
La mia storia inizia da qui, spero vorrete seguirla con me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*L’autobus dalle mille emozioni*

  







  

Prima che possa dimenticarmi del martedì di questa settimana, lo descrivo, cercando di ricordarmi la scena fin nei minimi dettagli, scrupolosamente.









 13/11/2012 Ore 8:26, l'autobus arriva alla mia fermata in perfetto orario, entrata all'interno vengo avvolta dalla solita aria calda che mi porta ad un piacevole stato di trance. Accorgendomi del movimento dell'autobus sotto ai miei piedi, mi affretto a trovare un sedile su cui sedermi. Ce ne sono tantissimi, ma quello in fondo, il tuo, attira particolarmente la mia attenzione, portandomi alla mente tutte le volte che ti ho visto occuparlo, con una certa insistenza. Ancora in piedi, a metá strada dal raggiungere il sedile,l'autobus si ferma, permettendo l'accesso a due signore e un ragazzo. Colta alla sprovvista, cerco di raggiungere per prima il mio posto, o meglio, il tuo, ma m'irrigidisco nel vederlo occupato dalla cartella del ragazzo. Così, a malincuore mi siedo sul sedile combaciante con il tuo attraverso lo schienale. Sperando, come tutti i martedì, che fra poco piú di venti minuti, le porte dell'autobus si apriranno, mostrandomi la tua figura in tutta la sua semplicitá.

Questa mattina mi sono persino truccata per te, leggermente, quel poco che basta,e ho sollevato i miei capelli con un mollettone nero, lasciando che il mio solito ciuffo sbarazzino ricadesse morbido sulla mia guancia sinistra.

Poi, dopo aver messo Last First Kiss sul cellulare, ho preso dalla cartella il libro di Latino, cercando di ripassare e non pensare sempre e solo a te.

 

A circa due fermate dalla tua ero emozionatissima all'idea di vederti e di parlarti, ma venni bloccata da un brutto presentimento: ‘e se tu non prendessi questo autobus?’ Infondo, prendi quello che passa dopo da due settimane... É molto probabile che tu non verrai più sul mio stesso autobus, forse è per via della mia presenza che non ti é gradita... Forse è perchè questo autobus passa troppo presto... I miei pensieri svaniscono all'arrivo dell'autobus alla tua fermata. Vedo molte persone, ma ancora delusa dai miei precedenti pensieri non mi rendo conto che tra quella decina di persone ci sei tu. Mi accorgo della tua presenza solo quando il vento gelido proveniente dalle porte aperte mi fa distogliere lo sguardo dal libro di Latino, facendolo soffermare su due scarpe a me molto familiari. Seguo di sottecchi ogni tuo movimento, cercando di fingere che non mi sono accorta di te.

Voglio vedere cosa fai, come ti comporti. Rimango al quanto dispiaciuta nel vederti sorpassarmi con un certo indugio; forse volevi salutarmi, forse volevi schernirmi, non lo so.

Un peso alle mie spalle mi fa andare in subbuglio il cuore, che ora accelera sempre piú.

Perchè?! Semplice, sei seduto dietro di me, schiena contro schiena, al tuo solito posto.

Mi scappa un lungo sospiro, un po' felice un po' malinconico e mi maledico per averti fatto credere che non ti ho visto.

Bha... Che stupida che sono...

 

All'arrivo alla fermata della scuola il mio cuore accelera ancora di piú, stupendomi della velocitá folle con cui sta compiendo la sua sfrenata corsa.

Saranno passati poco piú di dieci minuti, ma il mio cuore corre, come se volesse scappare dal mio petto formando un varco nella mia gabbia toracica. Non so cosa fare, ma al fermarsi brusco dell'autobus mi affretto a scendere.

Io non devo vederti, io non devo salutarti.

Accelero di molto il passo, sperando con tutta me stessa che tu abbia creduto alla mia recita.

Senza rendermene conto arrivo in pochissimo tempo davanti al portone, salutando Marika con un abbraccio e un bacio e tutti gli altri con un cenno della mano. Ti vedo arrivarmi alle spalle dopo poco. Fai finta di niente, saluti tutti e parli tranquillamente, come sempre, come se per una decina di minuti sull'autobus con te non c'era nessuno, solo una trentina di estranei

Nessuno.

Devo ammettere che sei un ottimo attore, spero di essere stata anch'io altrettanto convincente.

 

 

 

Arriva l'ultima ora, abbiamo appena finito di fare la verifica di Latino, so ch'è andata male, anzi, malissimo, peró sorvolo e consegno alla professoressa la mia scheda, come hanno giá fatto molti ragazzi attorno a me.

Ritorno al mio posto sconsolata e mi lascio cadere stancamente sulla sedia. Sto ancora pensando a te, tu e il tuo comportamento. Alice sembra essere corrucciata, ha un'espressione buffissima. Mi dice che non aveva studiato i pronomi personali complemento e poi la vedo cercare agguerrita la risposta all'interno del libro.

Lei e Sandy lo sanno, sanno tutto di 'sta mattina e danno a me della stupida. Non hanno tutti i torti, oggi non mi hai ancora rivolto parola! Che ti sia arrabbiato con me?

La visione di te e altri compagni attorno alla prof. mi fa ritornare sulla Terra. Voglio sapere il motivo di quella ressa. Vedo Alice saltare in aria dalla gioia, mi informa che ha sparato a caso i pronomi e li ha fatti tutti esatti, approfitto del fatto che è in piedi per trascinarla alla cattedra, dove ci sei anche tu.

 

La prof. sta mostrando a tutti le verifiche, ascoltando i dubbi di qualche mio compagno rispondendogli.

Dopo qualche minuto salto in aria soffocando un urletto.

Giro lo sguardo e trovo Alice piegata in due dalle risate, l'ammonisco in tono accusatorio, ma lei mi prende in giro e ritenta di farmi il solletico ai fianchi.

Vedo con la coda dell'occhio che la scena ha attirato la tua attenzione e, come ogni santissima volta, mi perdo nei tuoi occhi, sprofondando in uno strato di finissimo caramello che mi blocca e m'impedisce qualunque movimento, come fossi preda delle sabbie mobili. Alice approfitta di questo mio momento di debolezza per affondare le sue mani sui miei fianchi e questo mi fa sobbalzare, colta alla sprovvista mi faccio scappare un urletto, fin troppo imbarazzante per i miei gusti. Così la tengo ben stretta dai polsi e la allontano dal mucchietto di persone per punirla a colpi di ginocchiate o calci nel sedere, ma la tua voce blocca ogni mia intenzione.

 Mi stai parlando, dopo una giornata passata ad ignorarmi, in cui mi sono sentita maledettamente lontana da te, tu mi parli.

Mi prendi un po' in giro, com'è tuo solito fare ogni volta e usi una scusante per unirti ad Alice nel torturarmi i fianchi. Poi, d'un tratto apri di nuovo bocca, dicendo ció che credevo non avresti mai detto. Mi dici che eri sul mio stesso autobus, che ti eri seduto proprio dietro di me, che avevi i miei capelli sulla spalla. A queste tue parole il mio cuore perde un battito, poi due e infine ricomincia la sua corsa, lasciata in sospeso stamattina.

Mi fingo sorpresa e tu mi sorridi beffardo, 'non ti sei accorta di me' così parto col chiederti il motivo del tuo silenzio e tu mi dici che non mi volevi parlare, semplice. Un nodo attorciglia il mio stomaco e mi si forma un groppo in gola, 'non volevo parlarti, semplice'. Poi noto lo sguardo di Alice, è felice che stia intrattenendo con te un discorso, be' non sará mai felice quanto me. Quel suo atteggiamento mi fa sentire meglio e mi dá un motivo in piú per continuare la conversazione. Faccio labbruccio, sporgendo il labbro inferiore e mi fingo offesa, 'cattivo', non osi neanche immaginare le pene che sto patendo per colpa tua.

Tu, in mia risposta, ridi ed io mi faccio sfuggire a denti stretti uno 'stronzo' cominciando a tirarti colpi sulle braccia e sullo stomaco che non ti turbano minimamente. Mi sorridi e io mi sento morire dalla felicitá.

 


  Non mi interessa se è solo una cotta e non durerá tanto.

  Non mi interessa che tu non lo sai.

  Non mi interessa dirtelo.

  

 Quello che ora mi interessa sei tu,

 semplicemente ed essenzialmente tu,

  in ogni tua forma,

  in ogni tuo pensiero.


 

  
   
 
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