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Autore: PeterLinus    03/12/2012    1 recensioni
Credo nei momenti, quei momenti che rimbombano in testa, quelli che permangono, che la mente rivive milioni di volte, quegli attimi sono immagini vivide, credo nell'attesa, nell'agonia del dubbio, quando sei li con il telefono in mano indecisa se fare quella telefonata, senza fiato, quando quel qualcuno dall'altra parte della cornetta risponde...e poi?
Non è solo una storia, è un insieme di emozioni di ragazzi e ragazze che casualmente si incontrano, si conoscono, stringono amicizie, si innamorano. Ogni personaggio ha un ruolo ognuno è unico. e io mi sono permessa di leggere nella loro mente e scrivere tutto sulla pagina bianca. Perchè Marco, Francesca, Eleonora, Valentina, Alessandro, sono ragazzi che amano, come tutti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 3: Nuove vite, o forse no…

 

 

 

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La giornata aveva luci nuove, calde, per Francesca. Si era appena svegliata senza nessun altro sul letto, a parte la sua micia Marie, chiamata così perché le ricordava la gattina bianca degli Aristogatti, anche se questa sua Marie era tutta nera.

Dopo sette giorni lontana dalla sua unica droga, si sentiva pulita, libera:

libera di provare emozioni belle e non maledirle subito dopo, di amare e di venire ricambiata.

Decise che avrebbe tenuto il cellulare spento tutto il giorno così che non si sarebbe dannata l'anima e rimproverata ogni volta che l'avesse sbirciato sperando che si illuminasse;

prima però doveva controllare...

L'icona del messaggino che lampeggiava sullo schermo però purtroppo non segnalava quello che avrebbe voluto lei.

Era Marco, il suo Marco:

 

"Ciao Fra,

Scusami se sono stato brusco.

A volte, al riparo da tutte le brutte voci che girano su di noi

 ancora penso che stare con te sia stata una cosa giusta…"

 

E' sempre stato bravo lui con le parole, pensò.
Durante quei due anni in cui erano stati insieme era sempre riuscito a farla sorridere narrandole storie o inviandole messaggi lunghissimi e testi delle sue canzoni preferite. E' un romantico Marco.

Ogni donna sogna almeno una volta nella vita di avere accanto un tipo come lui,

poi si sa, essendo donna, cambierà idea.

Così aveva fatto lei un anno fa, cominciando a pensare che fosse ossessivo,

ripetitivo,

noioso.

E più lui cercava di starle vicino, di farle capire quanto fosse speciale, di farla sentire importante più lei si allontanava, rispondeva nervosa, non lo sopportava.

Non sopportava più la sua vicinanza perché era diventata qualcosa di certo, scontato.

Sapeva che era suo e che lo era sempre stato, che poteva averlo tutte le volte che voleva, lasciarlo e riprenderlo come un giocattolo perché lui la amava davvero.

Ora probabilmente non sarebbe stato più così, lo sapeva bene, ma sapeva anche che continuava ad avere una certa influenza su di lui, continuava ad avere chanche…

…chissà, magari un giorno di quelli sarebbe timidamente ritornata sui suoi passi, ad elemosinare amore come una mendicante...

…amore, carezze,certezze, Dio quanto le mancavano.

Ironia della sorte: Tutto si era capovolto. Le cose che non sopportava erano quelle che più le mancavano adesso.

Qualcuno lassù probabilmente avrà pensato di giocarle un brutto scherzo, farla cadere in trappola, ed ora stava pagando le conseguenze del suo comportamento infantile e meschino nei confronti dell'unico uomo che l'avesse mai amata.

Un giocattolo era stato lui, un giocattolo era lei,

buttato in una scatola da tempo, scartato, dimenticato.

 

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Un'altra giornata uguale a tutte le altre stava cominciando, pensando a quanto fosse facile isolarsi durante le lezioni di qualsiasi professore in qualsiasi ora, mettersi in un angolino e disegnare, scrivere canzoni e pensare a lei, Marco salì sull'autobus che da li a 59 minuti l'avrebbe portato all'università.

Sperava che quella mattina potesse esserci a lezione qualcosa di interessante da ascoltare, un argomento talmente potente da catturare la sua attenzione, in fondo lui era sempre stato un appassionato di calcolo numerico; perché faceva così schifo?

Forse per i 61 secondi ogni minuto che passava distrattamente.

Musica nelle orecchie: Green Day oggi.

Le lezioni erano cominciate da un mese ormai, in quello che era il secondo semestre del secondo anno di corso,

anche se lui, essendo indietro con gli esami, era uno studente a tutti gli effetti del primo.

Si sedette in fondo al solito posto dove nessuno l'avrebbe guardato con occhi curiosi, nessuno.

C'era il solito gruppo dei fancazzisti davanti al lui: una moltitudine di ragazzi che si credevano estremamente fighi, illusi;

perché alla fine nessuno se li filava. C'era una ragazza bionda che sapeva il fatto suo con cui non aveva mai parlato;

non aveva quasi mai parlato con nessuno li in mezzo perché si sentiva spesso in difficoltà a stringere amicizie con persone così lontane dal suo mondo.

C'era il primo della classe, quello che alzava sempre la mano quando il professore sbagliava a scrivere qualcosa alla lavagna,

si era sempre chiesto come facesse visto che lui a malapena seguiva, una caccia al tesoro tra 109985420435 numeri;

lui si però che era simpatico, ci aveva parlato qualche volta e chiesto informazioni ed era sempre stato estremamente disponibile, cordiale e amichevole, gli aveva anche presentato i suoi amici e le sue amiche, con cui non parlava ma che salutava sempre.

Almeno era educato, salutava sempre.

Giovanni, Giacomo, Andrea, Alessandra…

La sua mente era come un post-it, o forse a dirla tutta una telecamera: registrava immagini, suoni, sensazioni, associazioni di nomi, di dettagli, di informazioni, registrava tutto, dalle cose più importanti alle più insignificanti.

Rientrò da una passeggiata tra i corridoi con probabilmente un caffè una ragazza che aveva conosciuto ad un esame.

Quel pomeriggio di febbraio era arrivata ansiosa ripetendo formule con un foulard grigio al collo e un maglioncino lilla.

Aveva i capelli castani, lisci e corti al di sopra delle spalle e l'espressione di qualcuno che aveva smarrito qualcosa.

Qualche rotella, pensò, e rise all'idea.

Oggi aveva i capelli un po’ più lunghi, la stessa espressione confusa e curiosa, lo stesso dolce sorriso,

e accorgendosi di essere guardata gli lanciò un occhiata allegra e lo salutò con la mano.

Rispose al saluto e girò lo sguardo verso un'altra direzione, un po’ imbarazzato.

Ricordava ancora ogni dettaglio del giorno che l'aveva incontrata, molto prima di averla conosciuta, a spasso per i corridoi e ricordava benissimo quel pomeriggio, quando con un sorriso gli aveva detto di tranquillizzarsi che lo avrebbe superato quell'esame mentre ansiosa cento volte più di lui veniva chiamata per essere interrogata.

La sua memoria non perdeva un colpo: erano seduti uno di fronte all'altro e lei gli aveva dato un calcetto, sorriso e trasmesso fiducia in se stesso, le era grato già solo per così poco.

Entrò il professore, e poi numeri, e procedimenti, e un grigiore fuori dalle vetrate,l'autunno: la stagione che gli piaceva di più, Novembre…

No, doveva stare attento.

Si stava discutendo sugli esercizi assegnati la settimana scorsa, e ti pareva! Non li aveva nemmeno guardati.

Un alunno espose la sua soluzione e il professore prima cercò di capirla, poi gli fece i complimenti e la spiegò alla classe. Ovviamente nessun'altro l'aveva trovata.

Poi la mano alzata di quella stessa ragazza che poco prima aveva salutato; disse che secondo lei c'era qualcosa che non andava in quella soluzione e che non comprendeva tutti i casi possibili in cui il problema poteva essere posto.

Perché? Non è vero…sembra corretta.

Marco decise di partecipare alla lezione ed esprimere quello che era stato il suo ragionamento, e cioè dimostrare che le ipotesi da cui era partita lei erano sbagliate e che quindi non poteva essere considerato valido il suo intervento.

Era intervenuto in una discussione che non lo riguardava senza che nessuno gliel'avesse chiesto.

Non l'avesse mai fatto! Fece scattare in lei un senso di competizione mai visto prima:

"Se esiste un caso isolato in cui non vale, vuol dire che non è una soluzione al problema, e secondo me se i valori hanno una variazione alta, ora non ti so dire bene se pari al 70 o l'80 per cento del valore stesso, ma alta, crolla tutto il ragionamento di partenza."

"Io penso invece che in quel caso facendo una media ponderata dei valori a seconda della loro variazione si ricade in un caso standard e quindi si può applicare"

"Avresti una perdita di informazioni utili al livello computazionale"

"No non è vero"

Il professore intervenne bloccandoli per proseguire la sua lezione e invitò tutta la classe a ragionare di nuovo su quel problema e portargli una soluzione, per la prossima volta.

 

Finita la lezione lei si guardò intorno, lo vide e accennò un saluto.

Prima di uscire dall'aula Marco si avvicinò e si presentò:

"Ciao, ci siamo già visti anche se non mi sono mai presentato,

comunque, sono Marco"

"Eleonora"

Strinse forte la sua mano e sorrise, senza nemmeno guardarlo negli occhi.

Sapeva già il suo nome, l'aveva memorizzato la prima volta che l'aveva sentito: quel giorno ad un esame, mentre lei sorrideva per tranquillizzarlo, il professore chiamò: "Eleonora Preziosi".

 

Sull'autobus lungo la strada del ritorno gli si sedette vicino una ragazza dai lunghi capelli ricci neri, gli zigomi alti, un rossetto dal colore naturale e un trucco leggero sugli occhi, neri anch'essi, sembrava che volesse chiedergli qualcosa:

"Ciao…"

Non rispose, non aveva voglia di fare conversazione.

Lei abbassò lo sguardo, intimorita, e continuò:

"Ti vedo sempre sull'autobus quando torno a casa, visto che mi sono trasferita da poco non ho stretto amicizia con nessuno, lo so che è un modo assurdo per attaccare bottone ma non sono pratica di queste cose"

Marco si stupì della schiettezza delle sue parole.

"Piacere, mi chiamo Marco, e abito qui da sempre, anche se ce ne vuole ad usare l'avverbio "qui" per un posto che in realtà si trova a più di 70 km di distanza"

soffocò una risata nervosa.

"Teresa"

Teresa rese il viaggio di ritorno quasi divertente, anche se sapeva che si stava comportando da giullare per impressionarla;

Era siciliana e si era trasferita da uno zio a Latina per frequentare l'università. Tornava giù ogni qual volta che se lo poteva permettere ma era dura e la sua famiglia le mancava.

Era spontanea e ironica e sapeva ridere alle sue battute tristi, e quando fu il momento per Marco di scendere la guardò e le sorrise:

"Ci vediamo domani sull'auto delle 4 e 30?"

"Domani ho lezione fino alle 6…Mi spiace"

"Ok, riformulo la domanda: ci vediamo domani sull'auto delle 6:30?"

Sorrise e accettò la proposta, felice.

 

Talmente preso dalla compagnia di quell'insolita e simpatica ragazza non si accorse della nuova icona sullo schermo del telefono:

 

"Ciao

Vediamoci un giorno di questi…

parliamo…

Per favore

Francesca(hai ancora il mio numero o l'hai bruciato insieme a tutto il resto?)"

 

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"Stasera ti va bene?"

 

un po’ me l'ero aspettato.

Ok sarebbe andata bene quella sera stessa; decisi che dovevo fare colpo su di lui per non perderlo definitivamente, solidificare quel legame che lo teneva stretto a me, perché ne avevo bisogno.

Con tutta calma scelsi dei vestiti quanto basta provocanti e misi un po’ di rossetto sulle labbra che adorava baciare, crema idratante agli estratti di cocco, matita e rimmel.

Ammetto che "fare colpo" era un eufemismo, volevo farlo impazzire. Ora che non era più mio lo volevo indietro e volevo che assecondasse i miei capricci invece di attaccarmi il telefono in faccia.

In più volevo dimostrare a me stessa che non dovevo necessariamente farmi male rimanendo con sorriso smagliante alias Roberto, potevo essere felice e libera senza di lui.

E si, volevo che anche Roberto impazzisse.

Ma si, che impazziscano tutti! Quanto sto impazzendo io…

 

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Due labbra che si incontrano, gesti molto familiari, troppo.

Le mie mani che ardiscono di più, che meritano di più, il suo corpo che si avvicina, che aderisce al mio, che scandisce i ritmi di quei movimenti lenti, la gonna troppo corta, la maglietta scollata, il rossetto sulle labbra, quel profumo, l'alcool, il mio desiderio crescente, il suo atteggiamento sempre più malizioso, a mano a mano che la serata trascorreva, e quando poi si era conclusa.

Ieri, dopo avermi sedotto, baciato, umiliato, usò la scusa del "non si può fare" e scappò, come sapeva fare lei.

 

La mattina era iniziata con un forte mal di testa, non prometteva bene. Erano le sei, avrei dovuto sbrigarmi se volevo andare all'università, il mio cellulare aveva fisse un paio di notifiche che proprio non volevo guardare.

Corsi e salì sul pullman, poi sbirciai:

 

- Eleonora Preziosi ti ha aggiunto ai suoi amici

 

 

- Message from: Eleonora Preziosi

 

            "Eccoti il controesempio, non funziona…

              sei scarso =P

              con affetto.

              Ci vediamo domani a lezione…

              Eleonora"

 

Un immagine in allegato mi spiegava perché aveva ragione e dove avevo sbagliato io, doveva essere una tipetta in gamba oltre che ad essere tremendamente cocciuta quella ragazza.

 

- Message to: Eleonora Preziosi

 

            "Avevi ragione, contenta? :P

              ci vediamo tra poco.  =) "

 

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Eccomi qua, sono sempre io…e adoro scrivere quindi anche se non ci sono ancora recensioni ( me D: )

continuo comunque imperterrita perché mi piace.
La storia si delinea nella mia testa mentre la scrivo, quindi non saprei anticiparvi nulla (e si probabilmente anche potendo non lo farei XD )

è ancora povera di avvenimenti solo perché è appena cominciata…più andrò avanti a scrivere più ne vedrete delle belle ^^
Vi suggerisco solo di non caratterizzare i personaggi fino a renderli stereotipi perché io non ne ho mai avuto l'intenzione.

Francesca per quanto appaia stronza e insensibile e perfida e crudele (di sicuro non è nemmeno tra i miei di personaggi preferiti) ma è donna, e come ogni donna ha le sue debolezze e fragilità. Sta affrontando un periodo difficile, si rende conto di aver seguito il suo cuore verso una strada che non la rende felice, si odia per aver dato retta al cuore invece che alla ragione…
A quanto pare non riesce a fare a meno, inconsciamente o no, di ferire i sentimenti di Marco; che si è lasciato incantare per l'ennesima volta da lei e l'ha baciata, desiderandola di nuovo come se non fosse passato tutto quel tempo da quando si erano lassciati e come se non fosse cambiato niente…

Dopo queste piccole riflessioni scappo e vi saluto, spero che troviate 2 minuti per leggere e recensire…

Linus ;)

 

   
 
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