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Autore: Zanna Harris    04/12/2012    1 recensioni
–Ci sono cose molto più grandi di noi, cose che ci cambiano la vita, o che ne fanno parte già da prima che questa possa nascere.-
La storia che voglio presentarvi è quella di Dante, figlio del Leggendario Cavaliere Nero, ha votato la sua vita allo sterminio dei demoni per proteggere gli umani e per pura vendetta, facendone un vero e proprio lavoro. Dante ha un carattere tutto particolare come i rapporti che stringe con le persone con cui viene in contatto, soprattutto con le donne del suo passato e del suo presente. Dante si troverà ad affrontare forze demoniache in cerca di vendetta che metteranno a repetaglio l'armonia del mondo mortale e con un'altra forza, molto più potente di qualunque altra lui abbia mai affrontato fin'ora: l'amore. Le vicende narrate e i personaggi prendono spunto dal famoso videogioco "Devil May Cry" e dall'omonimo anime miscelati insieme ma con l'aggiunta di altri personaggi e altri eventi puramente inventati. Tutti abbiamo due identità, ma sta a noi decidere che uso farne.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-BERIAL!!- urlò Abalam splancando violentemente le gigantesche porte in pietra; il luogo ricordava vagamente quello che sarebbe potuto essere l’interno di un vulcano attivo, solo che quel posto non era altro che una sorta di anticamera infernale in cui Berial attendeva di fare ritorno nel mondo umano, una delle poche vie d’accesso lasciate aperte dopo la morte di Sparda. –Berial! Dove sei finito!- continuò il demone girandosi intorno. –Calma, Abalam, sono qui… avvicinati…- si udì una voce roca provenire dal fondo di quella sala –Berial, ho trovato i due giovani ma il figlio del Traditore è riuscito ad avere la meglio, ha ridotto la mia armatura in  basalto in un cumulo di polvere come se fosse argilla essiccata al sole! Mi avevi detto che sarebbe stato facile!! Ma forse avevi dimenticato che Dante è il figlio di Sparda!- Berial, dapprima calmo, si irrigidì afferrando la sua spada incandescente ed avvicinandosi ad Abalam lo spinse contro il muro bloccandolo alla parete, con tono autoritario scandì le sue parole come per ribadire un concetto per lui ritenuto scontato –Fratello! Sparda non era altro che un lurido traditore! La sua forza non avrebbe potuto nulla contro di me se duemila anni fa avessi avuto quella pietra rossa che racchiude parte della mia essenza, E pensare che un tempo eravamo entrambi i generali di Mundus! Dante è solo il figlio bastardo di un’umana, nelle sue vene scorre anche del sangue mortale, così debole… come tutti gli umani! Vivono in un costante equilibrio precario, convinti di essere i dominatori supremi di tutto, con il loro egoismo e convinzione di essere i più forti e potenti non hanno fatto altro che rovinare se stessi! Non sono altro che piccoli insetti da schiacciare! Così fastidiosi… non capisco perché gli angeli si ostinino a fare loro da balie, stare dalla loro parte pur ritenenendoli inferiori…- Abalam guardò fisso gli occhi di suo fratello maggiore, erano iniettati di sangue, ancora più infuocati e ricolmi di odio, poi con un gesto si liberò dalla presa che lo teneva bloccato al muro e respinse via con forza Berial –Sì, hai ragione… ma io non sottovaluterei così le capacità di quel moccioso… la ragazza poi, ho tentato di portargliela via per completare il nostro rituale ma ho dovuto lasciarla  cadere per difendermi!- continuò il demone; Beral ripose la spada e diede le spalle al fratello, poi incamminandosi nuovamente verso la parte opposta di quella sala infernale disse –Abalam, fratello… sai vero che quella schifosa mezzo sangue è, ahimè! Indispensabile... allora perché ti è venuta la brillante idea di scappare via come un codardo senza di lei?!- il demone era evidentemente seccato, ormai mancava poco per la sua completa riabilitazione e non poteva ammettere errori del genere –Ascoltami Berial! So che quella ragazza è la figlia di Modeus e Leila, bramo anche io il suo sangue quanto te! Ma in lei c’era qualcosa, qualcosa nel suo ventre! Riuscivo a percepirne la presenza con il solo contatto…- Sentendo quelle parole allettanti, Berial si voltò verso Abalam –Così… il nostro mezzo demone si è dato da fare! Bene, non avevo dubbi, Vergil e Dante sono la trasposizione vivente della duplice personalità di Sparda! Il figlio che porta in grembo quella creatura è il frutto di entrambe le loro nature… capisci cosa intendo per NUOVO RE? O  le tue corna spuntano da una testa piena di fumo? Mamma lo diceva sempre che sarei diventato io il Signore degli inferi!- concluse Berial ghignando lasciando Abalam a guardarlo seccato; il demone sapeva che il feto non sarebbe sopravvissuto dopo il suo attacco, “sicuramente la ragazza lo avrà perso” pensò, ma non disse nulla a riguardo, lasciando che il fratello si crogiolasse nei suoi piani per diventare il Signore Supremo,  Imperatore del Male o cose del genere… ormai era stanco di vivere sotto la sua ombra. Lasciò la sala senza proferire parola ma prima di richiudere la pesante porta disse –Fratello, devi affrettarti, il tempo scorre e il varco sta per richiudersi… manda qualcuno per rapirla, io mi occuperò di  riportare al suo legittimo proprietario ciò che gli appartiene di diritto…- Berial si voltò distogliendo lo sguardo da Abalam disegnando sul suo viso demoniaco un ghigno malefico che lasciava intravedere le sue zanne.
 
-Jane, è ora di alzarsi! È venuto qualcuno a farti visita oggi!- disse Dante cercando di farla riprendere, ormai non si alzava dal letto da più di 3 giorni, senza mangiare, né dormire, Jane era diventata pelle e ossa e le occhiaie le deturpavano il viso, un tempo candido e puro, ora scavato dal dolore e da stenti; almeno però non aveva perso la parole –Dante, non mi va di vedere nessuno…- appena finì di dire sospirando, intravide qualcuno, una figura familiare che non vedeva da tempo con una più bassa e pelosa al suo fianco varcarono la porta –Amanda!- disse Jane alzandosi e sedendosi a bordo letto, i suoi occhi si ripresero per un momento e sul volto comparve un leggero sorriso –Oooh J… mi sei mancata così tanto!- rispose la sorella correndo da lei per abbracciarla, Rocky fece lo stesso accogliendola calorosamente con abbai e guaiti senza risparmiarsi di saltarle addosso e leccarla ovunque –Rocky! Bello! Anche tu mi sei mancato tanto!- disse Jane sorridendo; Dante guardò quella scena dallo stipite della porta, anche sul suo volto comparve un mezzo sorriso, era da un po’ che non vedeva il viso di Jane illuminarsi di gioia; Amanda si staccò dalla sorella e si sedette al suo fianco facendo inclinare il materasso, poi fissando la sorella negli occhi con un sorriso compassionevole le accarezzava il viso –Jane, mi dispiace per quel che è successo, ma vedrai che tutto si sistemerà per il meglio… lo sai che non sono brava a confortare qualcuno, ma credo sinceramente che dovresti avere più fiducia. Non abbatterti così presto! Avanti! Dov’è finita la mia sorellina sempre col sorriso spiaccicato in faccia? Scommetto che non sorridi perché hai un alito che stenderebbe un demone!- concluse la ragazza ridendo cercando di coinvolgere Jane –Amanda… sei sempre la solita…- disse Jane soffocando una risata. –Mi manchi Elizabeth…- sussurrò Amanda, mentre stringeva forte la sorella lasciandosi scappare una lacrima che scivolò giù lentamente dal suo viso cadendo sulla spalla scoperta di Jane; al contatto con quella goccia calda e salata si sentì bruciare, interiormente ed esteriormente, quella goccia le aveva ustionato la pelle e l’anima –Scusa Jane, non volevo…- disse la sorella ritraendosi e asciugando gli occhi; Jane era di natura angelica e come tale respingeva tutto ciò che era umano e demoniaco, col suo sangue poteva rimarginare ferite così come le sue lacrime, ma se anche solo una di queste essenze appartenenti ai mortali o ai demoni entravano in contatto con la sua pelle potevano provocarle l’effetto contrario; -È tutto ok Amanda…non fa poi così male- rassicurò Jane guardandosi la piccola ferita fumante. Dante si allontanò dalla porta chiamando in disparte Amanda, una volta lontani dagli occhi e le orecchie di Jane iniziarono una discussione, lasciando la ragazza sola con Rocky. –Dante, quella non è mia sorella… questa storia deve finire! Sono stanca emotivamente e fisicamente di tutto questo casino, non so per quanto tempo potrò mentire alla Nonna e non so per quanto altro ancora dovrò mentire a me stessa!- -Lo so, è una situazione difficile anche per me cosa credi?! Pensi mi faccia piacere vederla in quello stato da vegetale ogni singolo momento?!- disse Dante alzando la voce; dall’altra stanza Jane accarezzava delicatamente Rocky, disteso sul suo letto e non potè fare a meno di ascoltare quelle parole, le labbra si incurvarono leggermente verso il basso e i suoi occhi si chiusero in un’espressione di profonda tristezza, mentre la sua mano continuava a scorrere lenta fra i peli dell’animale; -Io… davvero non so che fare, mi manca mia sorella… mi manca la ragazza che era prima… chiedo solo che tutto ritorni come prima…il mondo là fuori è diventato l’inferno! Ci sono demoni ovunque!- rivelò la ragazza a Dante trattenendo le lacrime, ma senza riuscirci, Dante la guardò e si avvicinò a lei abbracciandola sentendo il suo corpo tremare fra le sue braccia. –Si sistemerà tutto… ho ancora una questione in sospeso. Troverò il modo di riportare l’ordine…- concluse Dante con lo sguardo accigliato fisso nel vuoto.
 
I due tornarono nella camera da letto dove ad attenderli c’era una Jane con lo sguardo fisso al di fuori della finestra; -Jane ti sei alz…- cercò di dire Dante prima che la ragazza lo interruppe –Così, ora è questo il mondo fuori… sembrano passati anni…- finì Jane con lo sguardo rivolto alle case e alle strade vuote, senza vita, come se l’intera città fosse scomparsa e abbandonata a se stessa… in realtà si nascondeva da quei mostri che avevano passato al setaccio ogni suo angolo per trovare l’angelo. –Vedi Jane… i demoni sono riusciti ad entrare e ora stanno cercando te… ma io farò di tutto per proteggerti, finchè sarò in grado di camminare, i miei passi porteranno solo morte per quei bastardi!- concluse Dante avvicinandosi alla finestra sovrastando con la sua figura quella di Jane che si buttò fra le sue braccia; Dante le scostò i capelli chiari dal viso scoprendo uno sguardo liquido che si incrociava col suo –Dante, voglio combattere…- sussurrò Jane prima di baciarlo; quando le sue labbra toccarono quelle del ragazzo una goccia luccicante di sale scivolò rapida sul suo viso finendo sulla sua bocca, Dante assaporò quell’essenza di vita così aspra insieme al dolce sapore del suo amore. Il momento fu intenso ma breve, interrotti da Amanda –Ehm ehm… io e Rocky dovremmo andare, si sta facendo buio e non voglio cacciarmi ancora nei guai, odio quando la gente mi guarda con quegli occhi… come se fossi una di loro…- -Amanda, credo che gli umani non capiranno mai fino in fondo la differenza fra bene e male…- rispose Dante –Ad ogni modo, ti accompagno all’uscita…- finì col dire Dante mentre scendevano le scale, ma ad un tratto, un tonfo si udì al piano inferiore, la porta di vetro si era rotta come se qualcosa avesse fatto irruzione all’interno dell’ufficio; Dante si precipitò giù e quello che vide fece nascere in lui una tale rabbia che con un salto scese gli ultimi gradini e impugnò le pistole, iniziò a sparare a raffica contro quei demoni che non persero tempo ad attaccarlo con le loro armi demoniache; Intanto al piano di sopra si udivano i rumori di quello che doveva essere un accanito combattimento, Jane e Amanda si guardarono raggelate negli occhi, poi la sorella minore urlò – Jane! Devi andare via da qui! Ora!- Jane si alzò di scatto e afferrò Rocky per il collare, il cane guaiva e si dimenava dalla sua presa, strattonava la ragazza e non ne voleva sapere di essere trascinato con forza via da quella stanza, ad un tratto con un rapido movimento della testa morse il polso di Jane, la ragazza fu costretta a liberarlo e guardarlo correre via nel corridoi, incredula, e con la mano indolenzita. –ROCKY!- urlò mentre la sorella la tirò per un braccio avvicinandola alla finestra –Jane, ora non devi avere paura…- disse Amanda voltandosi verso la porta, ormai alcuni demoni erano riusciti a raggiungerle e stavano entrando nella stanza; -Jane… ora devi saltare.- continuò Amanda mantenendo una calma surreale, in realtà era spaventata quanto sua sorella ma non poteva dimostrarlo, doveva farle coraggio in qualche modo; -Io.. io.. non ci riesco! È troppo alto!- cerchò di giustificarsi Jane, Amanda la guardo e poi prendendole il viso fra le mani le disse dolcemente –Jane, lo sai che puoi farlo. Ricordi quando eravamo piccole? Quando io caddi nel fiume e tu per salvarmi saltasti dal ponte? Quel ponte alto 20 metri per te divenne un ostacolo insignificante di fronte al pericolo, saltasti giù senza pensarci, ed è per questo che io sono ancora qui, grazie a te.- Jane ascoltò in silenzio quelle parole, come se in torno a sé fosse tutto soffocato da un alone opaco e sordo; Amanda si voltò nuovamente e vide i primi mostri varcare la soglia, poi guardò Jane e con uno sguardo complice le due si lasciarono le mani e Jane, seduta sulla finestra, chiuse gli occhi e si lasciò cadere; Amanda si sporse dal parapetto e non vide nessuno, con uno sorriso malizioso si voltò e rivolgendosi ai demoni, estrasse due pugnali da dietro la schiena e con occhi rossi disse –Bene bene… mi sa che c’è qualche imbucato alla festa… ragazzi siete venuti qui per essere massacrati e anche senza invito?- i demoni si lanciarono su di lei accerchiandola, ma Amanda sapeva come trattare gli ospiti indesiderati; al piano inferiore Dante continuava il suo frenetico massacro ma i demoni sembravano non dargli tregua e il loro numero cresceva sempre di più, ma ad un tratto una voce femminile attirò l’attenzione del gruppo –Se è me che cercate, allora venite a prendermi!- urlò Jane stringendo delle lame di cristallo; immediatamente l’orda di demoni si spostò dal ragazzo a Jane in pochi istanti mentre lei era ferma sulla porta d’ingresso in attesa di essere raggiunta. –Jane! Che stai facendo!? Devi andare via!- gridò Dante facendosi spazio a colpi di spada fra i mostri per raggiungerla; -Questa è anche la mia guerra- sussurrò Jane un attimo prima di scontrarsi col primo mostro infernale. Dante e Jane iniziarono a combattere insieme, la loro complicità era un in sé un’arma micidiale ma più ne uccidevano più ne arrivavano, i giovani combattevano senza fermarsi ma non si accorgevano che alle loro spalle una presenza stava aprendo il cassetto della scrivania dove era custodito il ciondolo; Abalam, sotto una delle sue innumerevoli forme aveva trovato il pendente e stava per andar via quando un’entità demoniaca si scagliò sul suo braccio strappandogli da mano il cristallo con le zanne: era diverso dagli altri demoni, apparteneva ad una razza rara, era completamente nero e ricoperto da un folto pelo ruvido, era in grado di camminare a quattro zampe e allo stesso tempo eretto raggiungendo una stazza enorme, le leggende su esseri come lui erano comuni nel folklore del Nord Europa, gli occhi erano gialli come l’oro e le sue zanne avrebbero fatto fuggire via anche il più feroce dei leoni. Sembrava un canidae ma per quanto assomigliasse ad un lupo non era di certo un animale di questo tipo, era completamente fuori norma. La belva ringhiava rabbiosamente contro Abalam eretto sulle zampe posteriori; -Oh ma guardate un po’ chi si rivede, Black Shuck… era da tanto che non ti facevi vedere brutto cagnaccio!- Disse Abalam sputandogli contro; l’essere ringhiò ancora più forte e dalla sua bocca uscì una voce forte e roca, intrisa di rabbia e odio – Abalam! Tu non riuscirai a portar via il Sangue di Berial!- disse Black Shuck; Abalam non sembrava affatto intimidito, anzi, rise di gusto con aria ironica –Quindi, vorresti dire che tu m’impedirai di compiere il Destino? Non ho paura di te Black…Cosa penserebe chi ti ha generato… un demone lupo che si ribella al suo branco, patetico…a proposito è da tanto che non la vedo, porta i miei saluti a quella cagna di tua madre!- concluse Abalam. Black si scagliò contro il demone con tutto l’odio che aveva in corpo, i suoi versi erano agghiaccianti e iniziò a mordere e strappare lembi di carne causando ferite al suo avversario, ma Abalam era astuto e più piccolo di Black Shuck ma non per questo meno forte; Abalam respingeva ogni morso, colpendo il demone lupo sul muso e sugli occhi, riuscì a scappare  dalle sue grinfie e prendendo la collana scappò via, inseguito furiosamente da Black. Dante e Jane continuavano a combattere  e sembravano avere la meglio sull’orda di creature, ma l’attenzione di Jane fu catturata da questo enorme essere peloso che correva e travolgeva ogni cosa; -Dante!- urlò la ragazza spaventata, ma Dante non poteva sentirla, troppo occupato ad infilzare demoni che gli comparivano ovunque. Black continuò a correre cercando di raggiungere Abalam, ma presto capì di essere caduto in una trappola quando si ritrovò in uno spiazzale isolato circondato da altri demoni; -ABALAM! ESCI ALLA SCOPERTO E COMBATTI!- gridò il lupo abbattendo tutti i demoni come se fossero fruscelli, poi ululò in segno di sfida; Abalam uscì allo scoperto, avanzando sempre di più contro Black; la sua ombra scura sovrastava il demone, aveva nuovamente cambiato forma, ma questa volta era diventato più grande e cattivo. –Dov’è il ciondolo!- ringhiò Black, Abalam non proferì parola ma dal suo petto fuoriuscì l’oggetto come se fosse incastonato nella sua carne, poi, con aria beffarda sussurrò – Se lo vuoi dovrai squartarmi…- Black spalancò quegli occhi infuocati e si lanciò al collo del mostro mordendolo, ma non era uno scontro alla pari, il demone era diventato più forte e con un semplice colpo scaraventò via il lupo facendolo battere violentemente al suolo, Balck era stordito e fece fatica a rialzarsi, da una delle sue orecchie a punta uscì del sangue, ma questo non lo fermò e partì nuovamente alla carica azzannandolo alla caviglia, questa volta lo aveva ferito e rimase attaccato alla sua carne squarciandola, sbattuto di qua e di là, non mollava la presa, era pervaso dall’odio e dalla rabbia che per troppo anni aveva avvelenato la sua mente. Abalam gridava dal dolore ma con un violento slancio riuscì a liberarsi di Black che finì contro un’auto parcheggiata a 20 metri da lui, la belva era esausta e quel colpo aveva fortemente rivoltato la situazione a favore di Abalam, Black non riusciva ad alzarsi, aveva una zampa rotta, il respiro affannato, schegge di vetro ovunque, e anche se tentò con tutta la forza che aveva in corpo di reagire non potè fare altro che seguire con lo sguardo Abalam che si avvicinava sempre di più impugnando una spada; Black Shuck digrignò i denti cercando di sopportare il dolore, Abalam era sempre più vicino e il povero demone tentò invano di bloccarlo con le sue zampe; Alzò lo sguardo, una nuvola coprì il sole che gli illuminava quegli splendidi occhi gialli, vide Abalam sopra di lui, pronto a dargli il colpo di grazia, -Black Shuck, questa volta hai fallito il tuo compito, sei solo un cane, servo di un padrone… Ashfirnan chratji wylf!- finì Abalam pugnalando Black nello stomaco rigirando la lama, causando dolore al demone che al colpo reagì con un forte guaito disperato. Abalam Sorrise ed estrasse la spada dal corpo esanime, ripulì la lama intrisa di sangue e scomparve nel vento.
Jane e Dante avevano ucciso finalmente tutti i demoni, ma ancora una volta Jane udì un verso familiare, un verso di dolore; gettò via le sue armi e corse nella direzione da cui aveva sentito provenire il guaito, la ragazza aveva un brutto presentimento, il suo cuore batteva forte e l’adrenalina pulsava nelle sue vene, gli occhi erano diventati neri per la paura; Jane si ritrovò nello spiazzo e si avvicinò ad una macchina distrutta da cui scorgeva una pozza di sangue, si avvicinò frettolosamente, ma si accorse che il suo pensiero era appena diventato reale; riverso a terra, insanguinato e con la zampa rotta non vi era Black Shuck ma –ROCKY! Oh mio dio Rocky!- gridò Jane inginocchiandosi e stringendo a sé il corpo del cane, piangeva istericamente, era come se un fratello fosse stato appena ucciso; Dante e Amanda intanto erano appena giunti sul posto –Jane…- sussurrò Dante prima di essere spinto indietro da Amanda che si riversò anche lei sul suo migliore amico morente. –Jane, Amanda…- disse sforzandosi l’animale; Le due ragazze rimasero impietrite, Rocky non era il tenero cucciolo che credevano, -Rocky, perché?- singhiozzò Jane, il cane, che faceva anche solo fatica a respirare, rispose con voce flebile –Ragazze, quando i vostri genitori furono uccisi io mi avvicinai a vostro padre, prima di morire mi disse che da quel momento in poi avrei dovuta badare io a voi, starvi vicino, proteggervi dai demoni…- ogni movimento gli causava fitte atroci per cui era costretto a bloccarsi –I-io ho tentato di proteggervi, di eseguire… il compito che il mio padrone mi aveva dato… mi dispiace tanto, ho fallito…- finì mentre Jane gli accarezzava il muso col dorso della mano. Amanda scoppiò in un pianto soffocato singhiozzava tenendo fra le mani la testa del cane, –Jane, non avere paura… la creatura che cresce dentro di te ti amerà…ma ora il mio compito è finito- mormorò l’animale guardando Dante, poi Amanda, con voce stridula e disperata aggiunse –N-non è vero Rocky! Tu.. tu hai fatto molto più che proteggerci! Sei stato un fratello e un amico fedele… non sei mai stato schiavo di un padrone… ti vogliamo bene, ti prego.. non lasciarci.. non lasciarci…- Rocky non rispose, troppo esausto di combattere, di combattere da secoli, ma furono quelle le ultime parole che le sue orecchie afflosciate udirono; l’animale socchiuse la bocca in una specie di sorriso e da un occhio scivolò giù una lacrima calda.
Jane chiuse gli occhi di Rocky, prese sua sorella, la cullò e la strinse forte a sé, trattenendo le lacrime e serrando le palpebre. Dante osservava immobile la scena.
   
 
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