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Autore: laCollins    04/12/2012    4 recensioni
E quando ci chiediamo perché debba fare tutto così schifo a volte, perché debba fare così male, dobbiamo ricordare che in un attimo può cambiare tutto. Il dolore può essere una cosa che abbiamo tutti in comune. Ma ha una faccia diversa per ognuno di noi, e lei doveva ancora capirlo, doveva assolutamente capire che non è solo la morte che ci fa soffrire, è la vita. Una perdita, un cambiamento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO
 

Sono talmente ossessionata da Grey’s Anatomy che ho deciso di parlare ai miei specializzandi allo stesso identico modo di Bailey. Oggi, qui di fronte ad una dozzina o poco più di apprendisti chirurghi. Mi sento potente, ho l’intero reparto nelle mie mani, così come tutte le responsabilità che ne conseguono, ovvio. E pensare che tre anni fa c’ero io in quella dozzina, e avevo paura. Non troppa, giusto quel po’ di ansia mista ad eccitazione che si impossessa di me ogni qual volta inizio qualcosa di nuovo. E mi sentivo tremendamente utile, per il mio reparto, per l’ospedale intero, per la mia città, per il mondo.
 
Ho cinque regole. Memorizzatele. Regola numero uno, non perdete tempo a fare i ruffiani, vi odio e non cambierete le cose. Protocolli traumatologici, lista telefonica, cercapersone. Le infermiere vi chiameranno al cercapersone, scattate appena vi chiamano, e correte. Questa è la regola numero due. Il vostro primo turno di guardia inizia ora e dura 48 ore. Siete specializzandi, schiavi, nullità, l'ultimo anello della catena alimentare della chirurgia. Richiedete esami, scrivete ordini, siete di guardia a notti alterne fino all'esaurimento, e non lamentatevi.” Mi fermo giusto il necessario per spaventarli ancora di più. Ridacchio sotto i baffi, non che io li abbia, intendiamoci. Con lo sguardo fisso nei loro occhi, indico la stanza del medico di guardia e continuo, più decisa e accattivante. “La stanza per chi è di guardia. Gli aiuti la monopolizzano. Dormite quando e dove potete. E siamo alla regola numero tre: se io dormo non svegliatemi, a meno che il vostro paziente non sia in punto di morte. Regola numero quattro, il paziente moribondo non deve essere morto al mio arrivo: non solo avrete ucciso una persona, ma mi avrete anche svegliato inutilmente. È chiaro?

Noto gli occhi di tutti puntati su di me, per un primo secondo prima di iniziare a prendere appunti sulle loro agende. Non passa inosservata una ragazza che sibila all’ amica “Ha detto che aveva cinque regole, ma queste erano solo quattro.
 
Mi schiarisco la voce, incrocio le braccia al petto, e con un tono forte, deciso e quasi prepotente punto i miei occhi nei suoi, come a volerla spaventare. Essato, deve esserlo. Deve avere paura. E’ il nostro compito, non accettiamo specializzandi fifoni, cagasotto e fannulloni. “ Ehm, ehm. Regola numero cinque: quando io mi muovo, voi mi seguite.
 
 
 
 
Sono fermamente convinta che il mio lavoro è uno dei più pericolosi ed eccitanti al mondo.
Chi dice il contrario, non ha mai tenuto in mano un bisturi, ovviamente.
Vivo la mia vita in reparto, sette giorni su sette, per più 14 ore al giorno.
Passo più tempo insieme alle persone malate e non che da sola.
Dopo un po' di tempo, il modo di gestire la cosa diventa uno stile di vita.

Numero uno, si mette tutto in conto.

Numero due, si fa il possibile per fregare il tuo avversario, che nel mio caso è il mio carissimo e simpaticissimo ( -.-“ ) collega, Austin Smith. Credo abbia una cotta per me dai tempi della specializzazione, e sono riuscita sempre a dargli buca, forse per questo mi odia, ma mi ama allo stesso tempo.

Numero tre, fondamentale, non si fa mai amicizia col nemico.

Numero quattro, ogni cosa, ogni cosa è una competizione lì dentro.

Ecco perché ho fatto coincidere la mia relazione con Tom ad una competizione.

Lui è il mio nemico, io devo riuscire a fare sempre tutto meglio di lui. Mi spiego.. se un giorno Tom arrivasse a casa con un mazzo di fiori, dopo aver preparato una cenetta romantica a lume di candela, avermi regalato un anello di chissà quanti mila dollari, e avermi riempito la testa di paroloni dolciastri e diabetici, il mio compito è di sembrare più fredda e distaccata possibile. Salire in stanza, svestirmi e infilarmi a letto. Magari anche senza cena, solo per il gusto di non dargliela vinta.

Si, ovvio, potrebbe sembrare da svitati una roba del genere, eppure noi ci completiamo a vicenda.
Lui non asseconda me, e io non assecondo lui.
Lui mi sorprende, io lo sorprendo.
Io lo amo, lui mi ama il doppio.
Lui mi odia, io lo odio il doppio.

E c’è anche una ragione in tutto questo: la sua band. E’ in giro per il mondo almeno il 70% dell’ anno, e quando c’è è come se non ci fosse. Un altro 20% lo dedica a servizi fotografici, nelle varie radio, in vari programmi di qua e di la; un altro 4% lo dedica ai social network, all’x-box e ovviamente, al divertimento con i ragazzi, e un misero 1% lo dedica a me.

Vi potrà sembrare da sadici, questo suo comportamento.
Eppure, abbiamo trovato il giusto equilibrio per la nostra relazione.
Ci vediamo poco e niente, ma ci amiamo più di chiunque e di qualunque altra cosa/essere/persona al mondo.

Quel fottutissimo 1% comprende amore, passione, gioia, sesso. Si, perché con un ragazzo come Tom Parker, non puoi rispettare la regola del ‘’verginella fino alle nozze’’.

Dannazione, stiamo parlando di Tom Parker. Non uno qualsiasi. Non un Austin Smith che si smanetta davanti foto di ragazze in posa, giornalini, o nel ripostiglio con la specializzanda carina del suo corso. No, di Tom Parker. La persona che mi ha fottutamente rubato il cuore. E può anche sembrare patetico tutto ciò, compresa la nostra relazione, ma cè un equilibrio di fondo che ci tiene uniti. Cade lui, cado io. Ecco cos’è.
 
Ecco perché lo amo, perché mi ama, perché ci amiamo.

Ecco perché ora mi ritrovo in macchina, a guidare fino all’aeroporto come una pazza esaurita. Voglio abbracciarlo, voglio stringerlo, voglio sentirlo mio e voglio soffocare nel suo profumo, annegare nel suo abbraccio, morire nei suoi occhi e rinascere con un suo bacio.
 
Ora.
Lo voglio ora, subito, adesso.
 

Le 10.40. Sono eccitata come quando devo dire ai parenti di qualche povera anima sul lettino di ferro, che l’operazione è andata per il meglio, che tutto è andato per il verso giusto.
Sono euforica, sto impazzendo.

Corro, corro più che posso.

Sento la voce nell’ altoparlante avvisare che il volo 276 da Boston, è appena atterrato.
Mi guardo intorno, destra, sinistra.

Sudo, sono agitata, ho l’affanno.

Se non fosse per l’orologio digitale appeso al muro che segna le 10.45, direi che sarebbe passata un’eternità, e non solo cinque fottutissimi minuti.
 
Ed ecco che la porta si apre.

Nathan, oddio Nate. Mio fratello che mi sorride dolcemente, vicino a Max. Ecco Siva e Jay, che mi salutano con la mano e con uno splendido e rassicurante sorriso sul volto.

E’ il suo turno, ma dov’è? Dov’è Tom? Dove dannazione è finito il mio T..
 
Ehi bellissima, posso conoscerti?” d’ un tratto alle mie spalle. La sua risata, fresca, dolce, la amo.

Sorrido, cercando di trattenere l’agitazione. Ma è troppo, è troppo sopportare una simile sensazione. La sua voce vicino al mio orecchio, mi fa toccare il cielo con un dito. E’ troppo fingere di essere tranquilla, mantenere la calma e rispondergli a tono. No, non ce la faccio, al diavolo tutto!

Mi volto e lo abbraccio.
Mi perdo in quel suo profumo, in quel suo abbraccio.
Quasi mi metto a piangere dalla troppa gioia, mentre una domanda mi sorge spontanea..
 
come cazzo ho fatto a resistere per quattro mesi senza di lui?





-issa's corner-


ciaoriciao, bella gente!
Okay, sto rischiando grosso con questo capitolo. Innanzitutto perchè alcune di voi mi manderanno al patibolo per aver deciso di concludere questa storia, e altre per la schifosaggine (o schifosità?o.O) di questo scempio. Ma comunque, state calme. Ho iniziato un'altra storia, e il mio beta è nientepopodimeno che l'autore di un libro del mio paese, Marco, che tengo a ringraziare e abbracciare forte forte.
(Quale titolo daresti ad una vita? è il titolo del libro, per informazioni, contattate mee** YO)

Beeene, quindi boh
ringrazio chi ha recensito, chi mi ha dato il suo sostegno, chi mi ha rallegrata con le sue opinioni in chat su facebook, e anche chi ha letto in silenzio, quelle 204 persone.

Grazie,
grazie davvero tanto.
Eh niente,
alla prossima;D



  
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