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Autore: lady vasshappenin    05/12/2012    3 recensioni
Dal primo capitolo
"Aveva smesso presto di credere in “Babbo Natale”, nella “Fatina Dei Denti” e nelle altre bazzecole che i genitori le andavano dicendo spesso e volentieri.
Per lei maturità voleva dire lasciarsi alle spalle il mondo delle fiabe e dei balocchi e, in quel momento, il suo scopo principale era diventare una persona matura.
Era molto diversa dai suoi coetanei, e non solo. Era diversa anche dalla propria madre, Berta Dixon, una trentacinquenne che ancora sperava di ottenere la sua lettera di ammissione in quella scuola di maghi e streghe di cui blaterava da mattina a sera.
"
Se una figlia di Potteriani odiasse il mondo magico? Se disprezzasse tutto ciò che fa parte del mondo della fantasia? E se Hermione, ragazzina di 11 anni del 2023, dovesse rivedere tutti i suoi ideali a causa di una stupidissima lettera?
Ispirata dalla saga di J.K. Rowling e dedicata ai Potterheads come me, vi propongo la mia FF.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Grifondoro, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
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3. FRA BUGIA E VERITA’


L’odore della busta incuriosiva la ragazza. Era un profumo simile a quello della pergamena antica misto a un non so che di … Magico. No, magico no, magico mai.
Forse più che magico, strano. Sì, strano era un aggettivo più che adatto alla situazione, anche se già la stranezza era poco accettata da Hermione.
Girando la busta, vide scritto in verde con un’elegante grafia probabilmente femminile:
 
Signorina H. Dixon
Cameretta
12, Charles Knott Gardens
Southampton

 
Si rigirò la busta fra le mani un paio di volte, prima di rendersi di conto di ciò che teneva fra le dita.
Era tutto chiaro: sua madre.
Sentì dei passi alle sue spalle e, nel mentre, iniziò a tenere la lettera con forza, come se potesse scappare.
La rabbia cresceva dentro di lei, fino ad arrivare al culmine quando capì che dietro di lei, a circa un metro e mezzo dalla porta, c’era sua madre, immobile, in attesa di una spiegazione.
Ma la spiegazione, stavolta, la esigeva Hermione.
Girandosi lentamente le iniziò il suo discorsetto.
- Mamma, come puoi imbrogliarmi fino a questo punto?-.
Berta stava per rispondere, quando notò la busta e strabuzzò gli occhi per vederla meglio.
-Hermione,- disse la donna, schiarendosi la voce,- cos’è quella busta?-.
- Lo sai benissimo cos’è! - ribatté la ragazzina, stringendo contro il petto quella lettera gialliccia che rappresentava l’ennesima bugia che non accettava di sentire.
- No che non lo so! Se lo sapevo già, non avevo bisogno di chiedertelo!-.
Perché negava l’evidenza? Eppure doveva aver capito, dopo 11 anni, di che pasta era fatta Hermione.
- Puoi smetterla con la sceneggiata, non sono così stupida!- le urlò contro.
Berta continuava a non capire. Ma Hermione sapeva che stava fingendo. Non l’era nemmeno passato per la mente che la madre non c’entrasse con quella lettera.
- Herm, calmati e spiegati! Quale sceneggiata? Non capisco perché tu voglia incolparmi di tutto oggi!-.
Hai affinato la tecnica della finzione, mamma, i miei complimenti” pensò la ragazza, ricordando quando, durante i Natali passati, Berta non fosse così brava a fingersi sorpresa dalla visita di Santa Claus come lo era adesso per la storia della lettera.
- Quindi- tuonò Hermione- non sai nulla di questa lettera? Non sai nulla del fatto che sia bollata con un sigillo di ceralacca rossa? E che su quel sigillo ci sia il marchio di quella scuola per fattucchieri che tanto veneri?-.
Berta per poco non finì a terra svenuta. S’irrigidì appena la figlia aveva concluso di gridarle contro quell’ultima frase, il suo colorito divenne biancastro e fu costretta a reggersi ad un mobile accanto a lei.
- S-stai scherzando, v-vero?- gracchiò con voce flebile la donna.
La reazione della madre la stupì un tantino. Era diventata una vera attrice, nulla da ridire. Le avrebbe personalmente consegnato l’oscar, se avesse potuto!
A Hermione non andava proprio di continuare quella buffonata, così decise di concludere la faccenda, e lo fece nel migliore dei modi per lei e nel peggiore secondo sua madre.
- Mamma, non mi convincerai a credere nella magia scrivendo queste lettere e facendo queste sceneggiate! Non c’ho creduto per una vita intera e ora dovrei iniziare grazie a questo pezzo di carta muffito? Tu sembro così stupida? Se vuoi vivere fra le bugie, fa’ pure, ma non mi coinvolgere nel tuo mondo di menzogne! Quando ti sveglierai dai tuoi sogni, potremo riparlare del mondo e forse allora saremo d’accordo.
Perché, vedi, il mondo non è come lo vedi tu! Non è rose e fiori! Non c’è la magia che mette tutto apposto!- e, dopo aver detto ciò, strappò la busta ancora sigillata davanti agli occhi della madre.
Berta rimase immobile, forse ancora scioccata nel vedere la lettera diventare un mucchio di pezzetti di pergamena sparsi sul pavimento o forse intenta a pensare cosa dire alla figlia.
Hermione era orgogliosa di sé stessa. Forse, finalmente, sua madre l’avrebbe lasciata in pace.
Stava per iniziare una camminata fiera che si sarebbe conclusa in camera sua, quando sentì uno strano rumore alle sue spalle.
Una. Due. Tre. Tre lettere caddero l’una dopo l’altra passando dall’apposito buco nella porta.
La ragazza si voltò verso la madre, cercando spiegazioni, ma Berta non l’aiutò per niente, anzi.
Rimase lì impalata, sgranando gli occhi in una maniera quasi mostruosa, cercando quasi di frenare il possibile arrivo di un infarto.
Hermione aprì d’impulso la porta, intenzionata a scoprire a che gioco stesse giocando sua madre.
Ciò che vide fuori, nel vialetto davanti casa, fu qualcosa di sconvolgente.
Una decina di gufi erano in fila davanti a lei e tutti tenevano nel becco una lettera identica a quella che aveva strappato poco prima.
Prese dal becco del pennuto più vicino a lei una delle lettere e rientrò in casa. Sua madre era ancora lì e, in quel momento, passò per la mente di Hermione la spiacevole ipotesi che Berta non riuscisse a respirare.
Così accompagnò la madre vicino ad uno dei due divani porpora che si trovavano nel salotto e l’aiuto a sdraiarsi.
Il cuore della donna batteva ancora, anche se era caduta in qualche specie di trance, visto che teneva gli occhi fissi sul soffitto.
La ragazza rifletté un attimo e comprese che, molto probabilmente, sua madre non stesse recitando. Quella lettera che teneva in mano le chiedeva di aprirla, ma Hermione si rifiutava.
Non riusciva a capire, non voleva capire.
Aveva paura? Sì, e anche tanta. Paura di cosa? Paura di essersi sbagliata. Paura di aver costruito la sua piccola e breve esistenza su un castello di carte, pronto a cadere alla prima folata di vento. Paura di aver incolpato sua madre inutilmente e di averle impedito di istaurare con lei un bel rapporto genitore-figlia.
Odorò nuovamente la busta. Non era un profumo strano, bizzarro o inconsueto. L’aggettivo utilizzabile era solo uno, quell’aggettivo che Hermione aveva odiato e che, tuttora, una parte di lei, anche se davanti all’evidenza, continuava a rinnegare. Era un odore magico.
Era l’odore della breve infanzia di Hermione, quell’infanzia che aveva interrotto volutamente.
Mentre Remus e suo padre facevano capolino dalla porta della cucina per vedere l’esito del confronto madre-figlia, come le primule fioriscono in primavera, così iniziarono a sbocciare nella testa della ragazza tante domande, tanti quesiti e tanti perché.
Fu Remus a riportarla alla realtà, avvicinandosi a lei mentre Garth cercava di far rinvenire la moglie con scarsi risultati.
- HERMIONE MA QUESTA E’ LA LETTERA!- urlò il bambino indicando l’oggetto che teneva Hermione in mano.
Alla parola “lettera”, Berta saltò in aria e si guardò attorno, farfugliando qualcosa come:- Lettera … Gufi … Hermione … Maghi …-.
Garth si accovacciò davanti alla figlia, lasciando la moglie in fase di dormiveglia sdraiata sul divano.
- Herm,- le disse- che lettera è quella?-.
Ma Hermione non rispose. Non perché non volesse, ma perché non riusciva proprio ad emettere alcun suono dalla propria bocca.
Capendo che la risposta non sarebbe arrivata, il padre le sfilò delicatamente la lettera di mano e, appena lesse ciò che vi era scritto, rimase di pietra.
La guardò fissa negli occhi e in quegli occhi Hermione vide gli stessi sentimenti provati dalla madre.
Felicità, stupore misti a delusione e tristezza. Felicità per avere la certezza che non si sbagliavano, stupore perché quasi quasi non ci credevano più nemmeno loro, e, purtroppo, delusione e tristezza per aver realizzato di essere dei “babbani” a tutti gli effetti.
Mentre Remus girava per la stanza canticchiando qualcosa relativo a Hogwarts e Garth iniziava un discorso che la figlia non stava a sentire, dentro Hermione si stava compiendo una vera battaglia.
Vedendola in viso, il padre si accorse che la bambina non era in sé, così le propose una bella tazza di tè.
Erano ormai in cucina e Hermione rigirava ansiosamente il tè con un cucchiaino, rompendo il pesante silenzio con il tintinnio generato dallo scontro del metallo contro la porcellana.
Guardò verso la finestra e si accorse che la giornata, iniziata poche ore fa con un radioso sol leone, era diventata uggiosa e buia. Grossi nuvoloni vagavano nel cielo estivo, probabilmente preannunciavano pioggia.
L’occhio di Hermione cadde per caso sul marciapiede opposto alla propria casa, dove vi era accucciato un gatto molto strano.
Era un normalissimo gatto, tranne per dei strani segni sugli occhi che lo rendevano unico. Erano dei simboli, un gioco di linee che creavano una specie  di paio di occhiali.
Occhiali per un gatto. Quella mattina Hermione si sarebbe rimproverata da sola per aver pensato qualcosa del genere. Mentre ora … Ora? Beh, ora, dopo quella busta che le era piombata fra le mani e che non aveva ancora avuto il coraggio di aprire, non sapeva più come stabilire i limiti fra possibile e impossibile …
Sommersa nei suoi pensieri, si accorse appena che il gatto le aveva ricambiato lo sguardo, stava attraversando la strada e già percorreva il viale d’ingresso di casa Dixon.
Dlin-Dlon. Il campanello.

Spazio dell'autore

Ehi gentilissimo pubblico, gentilissimo privato(?)! Se siete qui sono felice perché vuol dire che apprezzate la mia FF :D
E questo capitolo ... Voi che ne dite? Io mi sono trovata molto in Hermione, nel suo essere smarrita ... Non badate a sua madre, l'ho fatta reagire così perché penso che, se un domani mia figlia avesse la lettera, o gliela ruberei o sverrei.
Il gatto penso capiate chi potrebbe essere ... Io non vi do la certezza u.u Lo saprete nel prossimo capitolo u.u
A proposito, non so quando potrò postare il prossimo capitolo, visto che sto scrivendo anche una FF sui 1D con una mia amica e anche lì dovrei adempire ai miei doveri da scrittrice ... Facciamo così, farò un sorteggio e quale delle due storie uscirà avrà un nuovo capitolo prima dell'altra <3
Un bacio e recensite please!

   
 
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