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Autore: Braina    05/12/2012    3 recensioni
"Quella strana donna, all’altro capo del tavolo, non mostrava alcun segno di interesse per il famoso scrittore: se ne stava lì, lo sguardo posato sui suoi Tarocchi, mormorando qualcosa tra sé e sé."
Ecco cosa succede quando Allock dà retta al suo egocentrico cervello.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Sibilla Cooman era una donna che da tempo non era più abituata alle attenzioni maschili: chiusa nella sua Torre, in quei lunghi anni ad Hogwarts, si era dedicata esclusivamente alla Divinazione, e sosteneva con convinzione che certe banalità terrene come l’amore compromettessero la Vista.
In realtà, la vera ragione per la quale Sibilla si ritrovava ad essere una trentacinquenne single era semplicemente che non aveva più avuto un solo spasimante dall’età di vent’anni.
Pertanto, quando una settimana prima, durante la cena d’inizio anno, il nuovo professore di Difesa Contro Le Arti Oscure le si era avvicinato e con voce suadente le aveva offerto di fargli compagnia durante una cena in onore dell’uscita del suo ultimo libro, lei non aveva avuto altra reazione se non quella di rispondergli che quella settimana gli astri le avevano consigliato di restare al Castello, perché certamente ci sarebbe stato un uragano.
Dal canto suo, Allock non era parso infastidito o interdetto da tale risposta: si era limitato ad ammiccare e a prometterle che non avrebbe demorso.
Come per ricordarle tale promessa, quella mattina Sibilla si era ritrovata davanti alla botola della sua aula un mazzo di fiori: li aveva osservati per circa dieci minuti, senza sfiorarli, giocherellando con i suoi numerosi bracciali, tentando di decidere se osare raccoglierli o meno. Alla fine, era arrivata alla conclusione che non potevano essere un cattivo presagio, e li aveva presi.
Camminando nei corridoi del Castello, diretta alle cucine, Sibilla ripensò a quei fiori: il bigliettino, che riportava una frase sdolcinata e la firma di Allock, giaceva nella tasca del suo golf tarlato, mentre il mazzo di peonie e gigli tigrati la aspettava nelle sue stanze, riposto in un vaso.
L’ora era tarda, e gli studenti erano stati richiamati nei loro dormitori già da tempo: il momento ideale per andare a far visita ai suoi amici elfi domestici, che le riservavano sempre un paio di bottiglie di brandy, utilissimo, così diceva lei, per il suo Occhio Interiore.
“Buonasera Sibilla”
La professoressa sobbalzò vistosamente, voltandosi di scatto, per ritrovarsi di fronte a Piton.
“Oh, Severus, ancora in piedi?”  sussurrò, cercando di non far trasparire, almeno dalla voce, il proprio spavento.
“Purtroppo si. Gazza è venuto a chiamarmi, dice che ci sono degli studenti nei corridoi, sto controllando” rispose Piton, con tono monocorde. Non che avesse intenzione di intavolare una discussione con la Cooman, ma quando l’aveva vista da lontano, persa nel suo mondo come sempre, non aveva resistito alla tentazione di spaventarla arrivandole alle spalle di soppiatto.
“Capisco, capisco..” Sibilla iniziò a strofinarsi le mani nervosamente, impaziente di raggiungere le cucine. Piton la metteva a disagio: il suo sguardo sembrava attraversare tutto ciò che gli si parava davanti, carpendone i segreti; non che avesse fatto amicizia con anche solo uno dei professori della scuola, ma quell’uomo non rientrava decisamente nei suoi preferiti.
“Sibilla cara!” cantilenò una voce in fondo al corridoio. Gilderoy Allock arrivò a passo svelto, quasi saltellando , verso di loro; se non fosse stato per la poca luce, forse qualcuno dei presenti avrebbe potuto notare l’increspatura che subì il suo sorriso alla vista di Piton.“Sibilla, hai ricevuto i miei fiori?” continuò, afferrando le mani ricolme di anelli  della donna; lei balbettò un sì, confusa da quel contatto fisico non richiesto, mentre Piton si voltò dall’altra parte con un’espressione disgustata, che Allock interpretò come rabbia.
“Beh io, io ecco.. devo andare..” balbettò la Cooman, ritirando le mani dalla presa dell’uomo e osservando entrambi con uno sguardo a metà tra il terrorizzato e lo sconcertato. Si girò a destra e a sinistra come se non sapesse dove andare, poi partì in quarta verso la sua agognata bottiglia di  brandy.
“Severus, Severus..” mormorò Allock, appena la donna fu abbastanza lontana. Si avvicinò al collega, che ebbe l’istinto di sferrargli un pugno. “Non hai alcuna speranza, non puoi battere l’uomo cinque volte vincitore del premio Sorriso più Seducente del Settimanale delle Streghe”.
Si allontanò ridacchiando; Piton lo osservò finchè non scomparve alla vista, sconcertato, scuotendo la testa: ma di che diavolo stava parlando?




Eccoci qui con il secondo capitolo!
Se ve lo state chiedendo si, la storia è tutta incentrata sull'ottusità del nostro amico Allock XD  Non so voi, ma io mi sto divertendo un sacco a immaginarmi le espressioni di Piton davanti ai suoi assurdi comportamenti *_*
Comunque, spero che vi sia piaciuto; mi raccomando recensite e fatemi notare gli eventuali errori^^

Ringrazio quanti hanno recensito il primo capitolo! A Presto!
  
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