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The forgiveness of the sin.
- -Testa o
croce?-
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- Pioveva.
- Dopo molto tempo,
pioveva.
- E Shizune lo sapeva,
sapeva che quella pioggia non avrebbe portato nulla di buono, ma decise di
ignorare quell’ammonizione dettata dal tempo.
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- Sbagliava.
- Gli esseri umani non
riescono a guardare nel profondo delle cose perché soffermarsi all’apparenza
gli è più facile e comodo.
- [o z i o s i e m e
s c h i n i]
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- Lentamente la kunoichi
estrasse dal taschino della sua divisa un piccolo foglietto bianco dove vi
erano scritte le commissioni che doveva svolgere per conto di Tsunade-sama.
- Sobbalzò quando lesse
un ‘nota bene’ che doveva essere stato aggiunto all’ultimo momento, dato il
colore della penna e la pessima grafia con il quale era stato scritto.
- “Ricorda il discorso
che ti ho fatto ieri e va a medicare il tuo paziente. Non deludermi.”
- Shizune sapeva che quel
“medicare” era solo uno stupido [stupidissimo] eufemismo.
- Aveva litigato con
Tsunade-sama ieri sera proprio per questo.
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- “Ma come può
permettere una cosa del genere? È disumano quello che volete fare.”
- “Shizune, pensa a
quante altre vite potremmo salvare, se solo…”
- “Se solo cosa? È pur
sempre un uomo, signorina Tsunade. Un u o m o. Lo capisce questo, vero?”
- “È Kabuto, Shizune.
Se riusciamo a scoprire cosa contengono le sue cellule di così speciale da
riuscire a riprodursi da sole in pochissimo tempo, potremmo salvare migliaia e
migliaia di persone. È non mi interessa se questo costerà la morte di una
persona. In fondo, è pur sempre un mukenin, quindi prima o poi sarebbe dovuto
morire lo stesso.”
- “Signorina Tsunade,
sta parlando della vita di un individuo come se fosse carta straccia. Fare
esperimenti su una persona viva è ingiusto e disumano.”
- “Osi disubbidirmi,
Shizune?”
- “No, io volevo
solo…”
- “Bene. Domani andrai
a medicarlo. Ci serve sano come un pesce prima che possiamo iniziare a
sperimentare su di lui.”
- “Ma…”
- “Niente ma! Qua l’Hokage
sono IO, punto. Domani andrai da Kabuto. Non vorrai deludermi un’altra volta,
spero?”
- “No, signorina…”
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- Come facevano male a
Shizune quelle parole.
- Un pugnalata in
pieno petto.
- Lei era sempre
stata inutile e deludente.
- E Tsunade lo sapeva,
sapeva di poter far leva su questa debolezza della kunoichi.
- [A volte sono
proprio le persone a noi più care a procurarci il male peggiore.]
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- [Kabuto.]
- Shizune masticò il suo
nome in bocca per qualche secondo prima di ricordare la sua figura, volgendo
la mente al passato.
- L’aveva schiacciata
come un moscerino, come poteva provare pietà per lui?
- Iniziò a tremare e a
stringere i pugni, lottando contro le lacrime che premevano sulle palpebre.
- Non perché avesse
timore, ma per astio nei confronti di quel ninja che si era lasciato
sottomettere consapevolmente da un essere ignobile come Orochimaru, segnando,
così, il suo destino, una volta per tutte.
- Shizune non capiva la
devozione verso quell’infima creatura.
- E, si sa, tutto ciò
che l’uomo non capisce appare inesatto.
- La kunoichi non
riusciva proprio a comprendere il motivo per il quale alcuni dei migliori
ninja dovessero tradire i propri villaggi.
- Sapeva solo che era
sbagliato, punto.
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- Errare humanum
est.
- Chissà perché, ma
ho l’impressione che questa massima venga presa troppo sul serio.
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- Shizune aveva sempre
creduto nell’uomo e nelle sue capacità fino a quanto esso non si era mostrato
per quello che realmente è: una massa corporea che finge di vivere, quando in
realtà esiste [vegeta] soltanto.
- Allora, e solo allora,
capì che ogni individuo non è altro che una piccolissima goccia di un Oceano
fin troppo inquinato dalla malignità e dall’ipocrisia.
- Se il mondo va in
pezzi, la colpa non è di altri che dell’uomo stesso.
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- Colpevole.
- Colpevole di un
crimine troppo grande per essere risolto davanti ad una corte Tribunale.
- Gli uomini sono
tutti peccatori. E questo la dice lunga sul loro conto.
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- Un tuono più forte dei
precedenti fece trasalire Shizune, tanto da distoglierla dal moto dei suoi
pensieri.
- Doveva raggiungere
Kabuto anche se non voleva.
- Non poteva di certo
deludere Tsunade-sama. [non un’altra volta, almeno.]
- Ricordava ancora quei
maledetti occhi che cambiavano a seconda delle situazioni, rimanendo pur
sempre vuoti.
- Il bravo attore e
colui che sa entrare perfettamente nel personaggio.
- E Kabuto, in questo,
riusciva piuttosto bene.
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- Sapeva fingere e
mentire.
- Ma non sapeva cosa
fossero la gioia o il dolore.
- Sapeva elaborare
piani e strategie con molta facilità.
- Ma non sapeva cosa
fossero la fatica e il lavoro.
- Sapeva persuadere e
curare qualsiasi individuo.
- Ma non sapeva
amare, né odiare.
- V u o t o. Era
semplicemente vuoto.
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- Shizune, dopo aver
lavorato tutta la giornata, si ritrovò a salire quelle dannate scale - che
conducevano ad uno dei rifugi segreti del Villaggio della Foglia - di corsa,
fino a trovarsi di fronte ad una grande porta in legno, vecchia e trasandata.
- Ivi si fermò un po’ di
tempo sia per riprendere fiato sia perché titubava ancora se entrare o meno.
- Starnutì più volte: era
completamente bagnata da capo a piedi.
- E, dopo qualche
secondo, con il cuore in gola, decise finalmente di valicare la soglia.
- Kabuto era lì,
rannicchiato in un angolo di quella tetra stanza, che la stava aspettando.
- La camera si presentava
come un grosso antro che sembrava essere stato abbandonato da secoli: c’erano
ragnatele e crepe dappertutto.
- Non c’era nessuna
finestra, nessuna luce: era un luogo di tortura, di sofferenza e di
disperazione.
- Non c’è lume che
tenga nelle pene dell’uomo.
- [Anche la speranza
tace quando la morte passa.]
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- “Chi c’è?”
- “Sono io, Ibiki. Mi
manda Tsunade-sama.”
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- Il volto di Kabuto
sembrò illuminarsi: ricordava quella voce, ma non era in grado di associarla a
qualcuno.
- Dopo un po’, la
risposta arrivò da sola.
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- “Oh Shizune-san,
siete voi. Presumo che momentaneamente il mio lavoro qui sia finito, vero?”
- “Sì.”
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- Ora Kabuto ricordava a
chi apparteneva quell’esile voce: Shizune, la leccaculo dell’Hokage.
- Un ghigno. Un
impercettibile ghigno si stampò sul volto del ninja.
- Si sarebbe divertito di
sicuro.
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- Quando il gatto
avvista la sua preda si lecca i baffi.
- Quando lo fa l’uomo
sorride.
- [mille misteri può
nascondere l’espressione del viso.]
- E Kabuto era un vero
mago in questo.
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- A Shizune parve di
intravedere un sorriso sul volto del ninja.
- E non sapeva se
doveva essere preoccupata o meno.
- Il suo paziente era un
osso troppo duro per essere rosicchiato da un cane di basso rango come lei,
eppure doveva farcela, non poteva deludere Tsunade-sama. [non un’altra
volta, almeno.]
- Al tempo, lei non fu
in grado di proteggerla e, se non fosse arrivato Naruto, probabilmente
entrambe non sarebbero vive, ora.
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- “A cosa stai
pensando?”
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- Shizune si destò dai
suoi pensieri e guardò intontita Kabuto per qualche secondo.
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C’era qualcosa di strano
nel volto del ninja. Qualcosa riconducibile alla rassegnazione.
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I suoi occhi erano spenti,
vacui, e non più arzilli, come una volta.
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“Shizune?”
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La sua voce, invece, era
gelida, profonda e, quasi, lussuriosa.
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Eva che chiede ad Adamo di
peccare per lei.
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- “Osservavo, Kabuto.”
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- Osservavo.
- [b u g i a.]
- Shizune cercava a
stento di mantenere la sua professionalità, ma proprio non ci riusciva.
- Le lacrime sembrava
volessero venire fuori a tutti i costi.
- Era sempre stata molto
sensibile, e davvero non ce la faceva a “medicare” [ancora quello
stupido eufemismo] Kabuto, sapendo le aberrazioni a cui a breve sarebbe
stato sottoposto.
- Era pur sempre un uomo.
- Aveva sbagliato, certo.
Ma chi non ha mai commesso un errore nella propria vita?
- Shizune credeva nel
perdono come credeva anche nella buona fede.
- Peccato che ogni cosa
abbia in sé un duplice aspetto.
- La tesi e
l’antitesi.
- [Tutte le monete
hanno due facce.]
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- “Testa o croce,
Shizune?”
- “Come scusa?”
- “Testa o croce?”
- “Mh, croce.”
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- Shizune scelse la croce
fondamentalmente per due motivi: era un medico, e quindi essa era il simbolo
che più la rappresentava, e perché i due bracci, messi uno sopra l’altro, le
ricordavano un ciondolo che sua madre portava al collo prima di morire.
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- Kabuto lanciò la moneta
in aria, facendola girare, e l’afferrò qualche secondo dopo.
- Levò la mano dal
braccio, scoprendo la faccia del conio, con un sorriso malizioso stampato sul
volto.
- Testa.
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- “Non sempre la parte
che si appoggia è quella esatta, Shizune.”
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- La kunoichi, dopo
qualche secondo di stordimento, afferrò l’allusione, e non poté più
trattenersi.
- Iniziò a piangere.
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- “Kabuto, io non
volevo.”
- “Eppure l’hai fatto.
Hai accettato.”
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- Shizune smise di versar
lacrime per un attimo e fissò attonita il ninja che aveva davanti.
- Non si sarebbe mai
aspettata una risposta del genere.
- Fredda, glaciale, ma
soprattutto: vera.
- Lei aveva permesso agli
uomini ipocriti di usarla, senza difendere abbastanza la sua posizione.
- Quindi, ora, aveva
peccato; aveva tradito il suo credo, senza lottare, senza opporre alcuna
resistenza.
- D e b o l e,
come al solito.
- Kabuto aveva ragione:
loro [ lei ] non erano [ era ] molto diversi [ ingiusta ]
da Orochimaru.
- Aveva capito
l’analogia: ogni moneta ha due facce, e non sempre quella per cui si parteggia
sta nel giusto.
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- “È vero: io non ho
lottato. Ma perché, maledizione, perché hai voluto seguire Orochimaru? Che
senso aveva?”
- “Nessuno.”
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- L’unico suono che si
sentì, dopo questa affermazione, fu quello dello schiaffo che Shizune tirò in
pieno viso a Kabuto.
- Era arrabbiata,
arrabbiata con quel ninja che si stava prendendo gioco di lei.
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- “Scusa.”
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- Shizune abbassò lo
sguardo.
- Ma come diavolo si
stava comportando? Ora, anche uno schiaffo gli aveva tirato.
- Non era da lei.
- La paura è sinonimo
di cambiamento interiore.
-
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- “Non ricordo niente
del mio passato. Non so chi sono, né chi erano i miei genitori. Non ho nulla
per cui vale la pena vivere.”
- “Ma, se non hai
nessuna ragione per stare con Orochimaru, perché allora lo segui?”
- “Mi piace il suo
modo di pensare.”
- “Ma è sbagliato,
cavolo!”
- “Cosa è giusto a
questo mondo?”
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- Shizune avrebbe voluto
rispondere ‘noi’, ma, dopo quello che stava succedendo, non ne era tanto
sicura.
- Preferì, quindi,
restare in silenzio.
- Chi tace acconsente.
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- Kabuto ghignò, come al
suo solito.
- Mostrò ancora una volta
quel maledetto sorriso particolare, che incuteva timore e confusione al
contempo.
- La kunoichi, dopo una
lunga attesa, decise di parlare.
- Non riusciva più a
sopportare quel silenzio assordante.
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- “Allora, dimmi tu
cosa è giusto.”
- “Nulla.”
- “Cosa significa
nulla? Deve esserci qualcosa che non sia sbagliato, no?”
- “Il mondo è come una
moneta, Shizune. Gli uomini si schierano in due parti perfettamente opposte
tra loro, ma nessuna delle due si trova nel giusto. Entrambe peccano a modo
loro, entrambe sbagliano.”
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-
-
-
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- “Testa o croce,
Shizune?”
- “Come, scusa?”
- “Testa o croce?”
- “Mh, croce.”
- “Testa, mi
dispiace.”
- “Ma, Kabuto, tu
imbrogli! Su questa moneta non c’è né una testa e né una croce. È priva di
immagine da ambo le parti.”
- “Questa è la
verità Shizune.”
- “Come, scusa?”
-
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-
- [ T i m e U p
]
- Tempo Scaduto.
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- Un rumore di passi
interruppe i due.
- Stava arrivando
qualcuno e la medic-nin non aveva ancora svolto il suo lavoro.
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- “Shizune, hai
finito?”
- “Oh, Tsunade-sama, è
lei?”
- “E chi sennò? Ma non
hai ancora fatto niente?”
- “Hokage-sama io…”
- “Fa niente, va via,
ora. Non ci servi più.”
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- Shizune guardò Kabuto,
come se in lui cercasse qualcosa, qualche risposta.
- Era spaesata.
- Il mukenin le sorrise,
o almeno ad essa parve così, e le lanciò contro la moneta di prima.
- Quella che non ha né la
testa e né la croce.
- La stessa che, secondo
lui, avrebbe dovuto rappresentare la verità.
- La tenne in mano per
qualche attimo, poi, guardò di rimando il ninja che glie l’aveva lanciata e
sorrise.
- Forse, aveva capito
l’allusione.
- Un’altra volta, Kabuto
dimostrò di avere ragione.
- Peccato che la
verità, il più delle volte, porta al patibolo.
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-
- ***
-
-
- “Tsunade-sama,
testa o croce?”
- “Cosa, Shizune?”
- “Scelga: testa o
croce?”
- “Cosa sono questi
stupidi giochetti? Non ho tempo da perdere, io.”
- “La prego…”
- “Croce.”
- “No, mi dispiace.
Testa.”
-
- Shizune aveva
finalmente capito.
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- N/A
-
- Finalmente, dopo tre (o
quattro?) lunghi mesi di assenza, sono riuscito a portare a termine questa
fanfiction.
- Vi prego, innanzitutto,
di scusarmi per la lunghissima assenza sul fandom di Naruto e per avervi fatto
aspettare tantissimo per il nuovo, ed ultimo, capitolo.
- Ma questa storia è
veramente stata un parto di quelli madornali. (Nonostante io sia un ragazzo,
eh! XD)
- Spero, però, che questo
abbia comparato l’enorme attesa.
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- A dirvi la verità,
quando avevo scritto il prologo, non pensavo che il secondo, ed ultimo,
capitolo venisse in questo modo, giuro. Quindi, compatitemi.
-
- Si ringrazia, inoltre,
vari ed eventuali lettori e/o recensori e tutti coloro i quali hanno recensito
lo scorso capitolo.
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- Saluti,
- Lupus.
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- PS:
Purtroppo, non sono riuscito a trovare un beta, in quanto quello mio di
fiducia non si fa vivo da un po’.
- PS2: Si
ringrazia Helen Lance per avermi fatto notare quel maledetto errore che mi era
sfuggito. Fulminerò il mio beta, appena riuscirò a trovarlo, per non essere
presente in momenti come questo. XD
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- Disclaimer:
- I personaggi non sono
miei e non ci ricavo un ragno dal buco, con la pubblicazione di questa
fanfiction.