Buonasera! Avrei aggiornato oggi pomeriggio ma tra la
cuginetta che faceva i compiti insieme a me e il maltempo che ha fatto andare
via la luce ci riesco solo adesso X’D
Bene, vi faccio leggere subito e non mi metto a scrivere i
papiri nelle note! Solo… fatemi sapere se la scena rossa è abbastanza censurata
da rientrare nel rating della storia ;)
Ah, giusto! Se volete aggiungermi su Facebook o se volete
far parte del mio gruppo, cliccate sui link che vi lascio qui sotto, vi aspetto
:D
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Un bacione, e a Domenica – sì, aggiorno anche Domenica *-*
sono brava? :3
Capitolo quattordici – Ultimo giorno insieme
15/08/2010
Dal giorno
dell’incidente sono passate quasi due settimane, e forse queste sono state le
più belle e perfette che ho trascorso qui in campeggio. Non che le altre non mi
siano piaciute o che non mi sia divertita, questo è assolutamente escluso, è
solo che … le ho vissute sotto un aspetto diverso.
E devo ammettere che
Edward, con le sue parole, ha contribuito molto in questo.
Spesso e volentieri mi
ritrovo a soffermarmi sui ricordi di quella sera, trascorsa in ospedale. Edward
è rimasto al mio fianco per tutta la notte, non mi ha lasciata neanche per un
istante. Se non avessi avuto il bagno in stanza, molto probabilmente non si
sarebbe allontanato neanche per liberare la vescica.
Mi ha riempita di
attenzioni, anche se non servivano più di tanto visto che sono tornata a
dormire dopo neanche due ore, ed è rimasto ad ascoltare in silenzio quando la
mia famiglia ha chiamato – di nuovo – per sapere come stavo. Mi ha stretto la
mano tutto il tempo, e si è sorbito una notevole dose di ringraziamenti e di
lodi per tutto quello che stava facendo per me, che ero solo un’amica per lui.
Beh, più di un’amica, ma
mamma e papà questo non lo sanno ancora … la nonna invece sì.
È inutile dire che lei lo
sta già considerando un nipote acquisito, come d’altronde considera Alice, e
sta aspettando con impazienza che Edward la vada a trovare a Napa per poterlo
conoscere di persona.
Secondo me non vede
l’ora di poterselo spupazzare e di tirargli le guance … oltre che a riempirlo
di ogni genere di cibo cucinato da lei. Povero tesoro mio!
Anche Esme quella sera
ha chiamato suo figlio e ha chiesto mie notizie: a quanto sembrava, lui doveva
averla informata prima e lei si era preoccupata moltissimo, ma non appena le ho
parlato e le ho detto che stavo bene si è tranquillizzata, e mi ha anche detto
che non dovevo fare più scherzi del genere. Forse ha paura che io potessi
lasciare solo suo figlio prima del previsto … cosa che non accadrà molto
facilmente.
Se c’è una cosa che ho capito
durante questi ultimi giorni, è che forse io amo Edward. Dico forse perché non
ne sono ancora del tutto sicura, ma dentro di me sento che se non è amore
quello che provo per Edward, allora non so proprio cosa possa essere.
Una persona estranea
potrebbe anche dire che mi sto sbagliando, che sto confondendo l’amore con un
altro genere di sentimento, ma so che non è davvero così. Tengo così tanto a
questo ragazzo, che in pochissime settimane è riuscito ad entrarmi dentro ed a
sconvolgermi profondamente come hanno fatto solo poche persone in tutta la mia
vita, e so che non potrei mai sbagliarmi su questo.
Sento di amarlo, e so di
non voler stare lontana da lui … ma questo è un problema che da domani
cominceremo ad affrontare.
Domani, infatti, tutti quanti
lasceremo il campeggio e torneremo a casa, e questo vuol dire che io tornerò a
Napa e Edward tornerà a Chicago. Ci saranno qualcosa come più di 3000 chilometri
a dividerci, e sarà difficile, se non impossibile, incontrarci di persona per
più di un week-end al mese. Entrambi abbiamo il lavoro che ci impegna quasi
tutta la settimana, senza parlare delle nostre famiglie e del costo del
viaggio.
Abbiamo affrontato
questo argomento più di una volta, e ogni volta siamo arrivati alla conclusione
che è più facile per entrambi sentirci via telefono e via Skype ed incontrarci
nei week-end non appena i nostri impegni lavorativi ce lo permettono.
Potremmo fare a turno:
lui viene per un week-end a Napa, ed io vado per un week-end a Chicago. Non ci
sono mai stata, quindi è un po’ come se stessi facendo una mini vacanza … una
mini vacanza che comprende anche trascorrere il poco tempo a disposizione con
il proprio ragazzo.
Continuo a pensarci
ininterrottamente, anche adesso che sto finendo di riporre tutti i miei vestiti
dentro ai borsoni. Sono appena passate le cinque del pomeriggio, e tutti gli
altri sono impegnati più o meno come me a prepararsi per la partenza di domani.
Certo, c’è anche chi farà questo lavoro stasera, dopo cena, ma io ho altri
programmi per la serata.
Ormai dormo insieme a
Edward, noi due abbiamo bellamente sfrattato Ben e lo abbiamo costretto a
dormire con sua moglie … beh, è sua moglie, quindi non è che si è sentito
risentito per questo. Anzi, secondo me si divertono anche parecchio, come noi
due insomma!
La settimana scorsa
abbiamo dovuto dare un taglio alle nostre ‘effusioni’ perché ho avuto il solito
problema che ogni mese colpisce ogni donna, ma non appena sono tornata
‘disponibile’ ci siamo dati davvero alla pazza gioia. Cinque giorni senza sesso
avevano reso Edward abbastanza arrapato e fantasioso, cosa che non mi è
dispiaciuta affatto. Ho voluto anche replicare, pensate un po’!
Edward ha avuto anche
l’onore di conoscere la ‘stella marina’. Se io nel momento in cui l’ho
indossata mi sono vergognata a morte, lui l’ha adorata e ci ha letteralmente
sbavato sopra. Sembrava che non aveva mai visto una diavoleria di quel tipo, o
forse non si aspettava che io potessi avere una simile diavoleria nascosta in
valigia.
Sono più propensa per la
seconda ipotesi, e non appena torno a casa devo assolutamente ringraziare Alice
per questo regalo che ho odiato e temuto per così tanti giorni … adesso invece
lo adoro, indovinate un po’ perché?
Non posso neanche
rimetterlo in borsa per portarlo a casa perché Edward ha preso quello
straccetto striminzito sotto sequestro. Dice che vuole averlo come ricordo mio
e di questa vacanza, ma secondo me non me la racconta giusta. Ho come
l’impressione che voglia usarlo per … per darsi al fai da te mentre siamo
lontani, e la cosa mi imbarazza alquanto.
Ma è meglio che non ci
penso adesso, altrimenti va a finire che non combino un bel niente e domani,
quando arriva l’ora di partire, io devo ancora finire di fare le valige.
Torno a sistemare nel
borsone la piccola pila di shorts che ho in precedenza poggiato sul letto e poi
mi dedico a piegare le maglie che ho lavato ieri. Metto anche quelle dentro al
borsone e chiudo la zip, visto che non centra più nulla la dentro e che sembra
stia per scoppiarmi in faccia.
Sistemo gli altri vestiti
nell’altro borsone, sopra ai tanti libri che mi sono trascinata dietro e di cui
non ho letto neanche una pagina. Nel borsone c’è anche il computer, non l’ho
acceso neanche una volta da quando sono arrivata … no, una volta l’ho acceso,
ma non ricordo bene quando.
Per fortuna che io, se
trovavo un po’ di tempo libero, ero quella che doveva mettersi a lavorare e a
controllare l’andamento dell’azienda su Internet. È bello vedere che non l’ho
fatto per niente, e questo grazie alla presenza di una sola persona, ma non lo
rimpiango per niente.
Ho preferito di gran
lunga trascorrere questi momenti insieme a Edward piuttosto che passare ore e
ore davanti allo schermo del pc, con il rischio di rovinarmi la vista e di
uscire pazza per paura che qualcosa a casa potesse andare storto.
È stato di gran lunga
meglio stare con Edward!
Sorrido, con la mente
occupata completamente da lui. Poco prima di lasciarmi andare nel mio ex
bungalow mi ha avvertito, dicendomi che ha in mente un bel programmino per
questa nostra ultima serata in campeggio … cerco in tutti i modi di non
aggiungere che è anche l’ultima serata che trascorriamo insieme prima di
partire, ma è difficile. Quest’ultimo pensiero è sempre lì, davanti a tutto il
resto.
Comincio a odiarlo
profondamente.
«Come ci starebbe bene
adesso una bella guerra con il cibo!» esclama Seth, ridendo, mentre si diverte
a giocare con il purè che ha ancora nel piatto.
«Oh sì, eccome! Mi sono
stupito che nessuno la abbia fatta prima … è strano.» osserva Ben.
Angela, osservando il
viso del marito, arriccia il naso. «No, io non penso che sia una buona idea.»
«Perché no? È
divertente!»
«Perché dopo Odette e
compagnia bella faranno pulire tutto a noi, che abbiamo avuto la brillante
idea. Non ho intenzione di passare la mia ultima sera qui a pulire il
pavimento!»
«Sempre meglio pulire il
pavimento piuttosto che vedere quei due che si divorano le bocche a vicenda!»
Seth indica con il dito me e Edward, con sguardo orripilato.
Inarco un sopracciglio,
ricambiando la sua occhiata.
Stasera non mi interessa
un fico secco se lui mi prende in giro, può fare tutto quello che si sente di
fare … e poi, ha anche torto: io e Edward non ci stiamo affatto divorando le
bocche a vicenda, anzi, non ci stiamo neanche baciando! Io ho la testa abbandonata
sulla sua spalla, e lui ogni tanto mi accarezza il fianco con la punta delle
dita.
Ci stiamo gustando
tranquillamente questa ultima serata in compagnia, quindi non sarà Seth con le
sue scaramucce da quattro soldi a rovinare l’atmosfera che si è creata.
«Oh, ma che balle enormi
che racconti! Lascia stare il piccione e la picciona.» Tanya arriva in nostro
soccorso, fulminando Seth e guardando poi noi sorridendo, con i pollici in
alto.
Si è tipo nominata
nostra fan numero uno e supporter speciale, e se le risultasse possibile
metterebbe anche i manifesti con la nostra foto per tutto il campeggio. È
pazza, senza dubbio, ma da una parte è anche dolce e carina.
Beh, almeno non mi ha
presa a pesci in faccia quando ha saputo che la credevo la scopamica del cugino
… sì, quell’impiastro del mio ragazzo gliel’ha raccontato, ma Tanya per fortuna
ha trovato la storia un sacco divertente e ci ha fatto quattro risate sopra.
E adesso ci chiama in
questo modo, ‘piccione’ e ‘picciona’: è divertente, sì, ma ad essere onesta io
non mi sento affatto una picciona. Mi da l’idea di una persona grassa, ed io
non lo sono! Quello lo diventerò una volta che sarò tornata a casa e che, per
compensare la nostalgia di Edward, mi sbaferò tutti i manicaretti che prepara la
nonna.
«Sì, Seth, smettila di
raccontare balle.» Edward asseconda la cugina, ridendo.
«La smetterò solo quando
me lo dirà Bella.» continua lui, osservandomi con un sorriso accattivante sulle
labbra.
Ricambio il sorriso, e
cerco di non ridergli in faccia. «Smettila di dire stronzate.»
«Ok, adesso che l’hai
detto va bene, la smetto.» alza le mani in segno di resa, e torna a giocare con
il purè.
Io mi accoccolo meglio
contro la spalla di Edward, e sento quasi subito il suo braccio che mi circonda
la schiena. Mi sfiora la fronte con le labbra, che sento stirarsi in un
sorriso. «Non dirmi che sei stanca.»
Scuoto la testa, alzando
gli occhi verso di lui. «No, niente affatto. Sto aspettando che andiamo via di
qui per stare sola con te …» ammetto, sorridendogli maliziosa.
«Ah, è così? Stavo
pensando la stessa cosa, signorina.» mormora, abbassandosi con il viso e
sfiorando appena le mie labbra con il naso.
«Pensiamo anche le
stesse cose, siamo proprio la coppia perfetta!» scherzo, ma in fondo lo penso
veramente. Sento che insieme creiamo davvero una bella coppia … un po’ strana,
ma bella da vedere.
«Mhm, proprio perfetta
…» Edward sorride, e poi mi bacia. Un piccolo bacio a stampo, del tutto
innocente, ma sono sicura che si sta soltanto trattenendo per via degli altri,
che si trovano insieme a noi.
Ormai ho imparato a
conoscerlo bene, abbastanza da capire che è un tipo abbastanza passionale e che
in determinate situazioni ama osare un po’ più del solito. Sono rimasta
piacevolmente scioccata quando ho visto – e provato! – le cose che gli piace
fare; sono stata anche contenta di averle condivise con lui, anche se
ripensandoci provo ancora della vergogna.
No, non racconterò mai a
nessuno cos’è che combiniamo insieme … dopo, non avrei più il coraggio di
mettere il naso fuori di casa.
Siamo ancora impegnati a
scambiarci queste piccole effusioni, dolci ed innocenti, quando sento qualcosa
di freddo che si spiaccica sulla mia faccia, seguita da una serie di
esclamazioni tipo “Cazzo!” e “Fanculo, Seth!”.
Sobbalzo per la
sorpresa, staccandomi così da Edward, e mi passo una mano sulla guancia per
capire cos’è che ho sul viso … riconosco subito il purè di patate, lo stesso
con cui prima stava pasticciando Seth.
Alzo lo sguardo e lo
vedo che agita la forchetta in aria, in segno di avvertimento, con un sorriso
diabolico sul viso.
«Seth, sei morto!» urlo,
alzandomi in piedi per potergli saltare addosso.
Adesso ha proprio rotto
i coglioni! Al diavolo tutto quello che ho pensato prima!
Seth si alza in piedi di
scatto, e comincia a urlare a squarciagola.
«Battaglia di cibo!
BATTAGLIA DI CIBO!»
Un secondo dopo, dentro
la mensa si scatena il finimondo. Tutti i bambini cominciano ad urlare,
contenti, e cominciano a lanciarsi il cibo che ancora hanno dentro ai piatti.
Nessuno ha più intenzione di mangiare, e sono tutti entusiasti di tirarsi gli
spaghetti addosso.
«Seth, ti avevo detto
che non e-AAAAH!» Angela viene fermata prima che potesse terminare di
rimproverare Seth, grazie ad una mossa agile di suo marito che le rovescia
sulla testa un vassoio intero, pieno di pasta. Dove lo ha recuperato?
«Amore, smettila di
urlare e divertiti!»
«Qui sono tutti
impazziti!» esclamo, finendo di pulirmi il viso dal purè, ma i miei sforzi sono
vani perché Tanya me ne lancia dell’altro sui capelli. «TANYA!»
«Scusami Bella, ma sei
ancora troppo pulita per i miei gusti!» urla, ridendo come una scema, prima di
andare ad imbrattare suo cugino, che rispetto a me si sta divertendo di più e
che in breve tempo si è completamente ricoperto di cibo.
«Basta, io me la
squaglio!» borbotto, allontanandomi dal tavolo con calma.
Dovrei camminare più
veloce, ma non posso farlo perché il pavimento è diventato tutto d’un tratto
sporco e scivoloso, e non vorrei finire con il culo per terra. Almeno le
chiappe voglio salvarle, che diamine!
Riesco a guadagnare
l’uscita della mensa e finalmente posso mettermi a camminare rapidamente, non
rischio più di scivolare. Mi tolgo altre tracce di purè dal viso e dai capelli
mentre cammino, facendo una smorfia. «Che schifo!»
«Non è vero, è
divertente!»
Mi volto, osservando il
proprietario della voce che mi sta raggiungendo. Edward ride, correndo, e
quando mi è abbastanza vicino mi prende tra le braccia, imbrattandomi di tutto
quello che gli hanno spiaccicato addosso.
«No, NO! Edward,
lasciami!» urlo, divincolandomi dalla sua presa. Cerco di sembrare indignata,
ma in realtà mi piace stare tra le sue braccia, anche se è più sporco di un
maiale e odora di spaghetti al sugo. Rido, arrendendomi.
«Non fare la sciocchina,
amore.» ridacchia, baciandomi una guancia. «Mh, sei buona. Sai di patate!»
«Tu invece sai di …» gli
bacio il collo, il punto più alto di lui che riesco a raggiungere senza essere
costretta ad alzarmi sulle punte dei piedi. «… polpette?»
«Polpette? Ma non
c’erano stasera le polpette!»
«Ah, allora non lo so di
cosa sai … ma sei buono.» mi aggrappo ai suoi capelli, disgustosamente
impiastrati di cibo, e gli bacio il naso. «Sei buonissimo …»
«Non ne avevo dubbi.»
dice a bassa voce prima di intrappolare le mie labbra tra le sue.
Se il bacio che ci siamo
scambiati prima era super innocente, beh, questo invece non lo è. Sin da subito
le nostre lingue si incontrano e si accarezzano senza sosta, provocandomi una
scossa piacevole e forte al basso ventre. So già come andremo a finire, noi
due: dentro alle lenzuola.
O forse non ci arriviamo
neanche, stavolta, alle lenzuola.
Gli mordo il labbro
inferiore, facendo mugolare Edward, e mi allontano di un paio di centimetri per
riprendere fiato. Poggio la fronte sulla sua spalla, sentendo quasi subito che
qualcosa di non meglio identificato ci si è appiccicato sopra.
«Che schifo.» borbotto,
scoppiando a ridere per quest’uscita che non centra un bel niente con quello
che stiamo facendo.
Anche Edward ride. «Sì,
lo so, facciamo un po’ pena.» mi dice, poi con una mossa agile mi prende in
braccio e mi fa aggrappare al suo collo con le braccia. «E adesso facciamo
qualcosa per darci una ripulita.»
«Cosa?» domando,
soppesando il suo sguardo: non mi fido di lui, ha in mente qualcosa di strano,
ne sono sicura.
«Aspetta e vedrai.» mi
sorride mentre comincia a camminare, per portarmi chissà dove.
Quando capisco dov’è che
mi vuole portare e capisco il senso delle sue parole, è troppo tardi.
«No, non ci provare!
Mettimi giù!» esclamo, pizzicandogli le braccia. Provo anche a picchiarlo, ma
non mi molla. «Edward!»
«Dimmi, amore!» esclama
tranquillamente, come se non stesse per nulla progettando di buttarmi in acqua.
«Amore un cazzo! Non
provare a buttarmi nel lago o giuro che a domani mattina non ci arrivi! Ti
ammazzo prima!»
Edward comincia a
ridermi in faccia, senza replicare alle mie parole, dopodiché comincia a
correre verso il pontile. Ormai so che non ho più scampo, e faccio in tempo a
nascondere la faccia nel collo di Edward prima di sentire l’impatto con l’acqua
gelata.
Riemergo dopo diversi
secondi battendo i denti, infreddolita, e lancio un urlo bestiale: qualcuno nel
sentirmi potrebbe pensare che nel lago è appena uscito fuori il mostro di
Lochness. Mi muovo dentro l’acqua e cerco di scaldarmi un po’ prima di venire
bloccata dalle braccia di Edward, che non mi fa allontanare.
«Dove scappi, stellina?»
domanda, con un sorriso rilassato sul volto.
«Fanculo, Edward!» mi
getto addosso a lui e comincio a picchiarlo, oltre che a schizzarlo. «Mi si
stanno gelando le chiappe, ed è tutta colpa tua!»
«Davvero? Se vuoi posso
scaldartele io …» con fare malizioso si avvicina a me, e sento subito le sue
mani che artigliano i miei fianchi prima di spostarsi sul sedere. L’effetto è
subito istantaneo, e un sospiro mi esce involontario dalle labbra mentre sento
che quella precisa parte del mio comincia inspiegabilmente a scaldarsi.
No, Bella, resisti. Sei incazzata con lui, non puoi cedere
per una carezzuccia da niente!
«Va meglio?» sussurra,
abbassandosi con le labbra sul mio mento e mordicchiandolo piano.
Oh, sì che va meglio! Ma
non voglio farglielo sapere proprio adesso … sono ancora arrabbiata con lui,
ricordate?
«No …» la mia voce è
talmente bassa che rischio di non sentirla neanche io.
«E adesso?» una sua mano
si stacca dal mio sedere e sento che va ad intrufolarsi dentro alla t-shirt,
raggiungendo poi il mio seno al di sotto del reggiseno. Mi mordo con decisione
le labbra per non gemere, non voglio dargli anche questa soddisfazione … ma è
troppo difficile!
Alla fine, sconfitta,
gli prendo il viso tra le mani e comincio a baciarlo, senza dolcezza né
delicatezza. C’è solo passione, questa volta, ed è l’unica cosa che voglio al
momento. Queste sono le ultime ore in cui possiamo stare insieme, e voglio
trascorrerle nel modo migliore possibile.
Ben presto, le uniche
cose che si sentono sono i nostri sospiri eccitati ed i gemiti che ci sfuggono
dalle labbra.
«Così, piccola. Non
fermarti, non fermarti …» mormora Edward, con gli occhi chiusi ed il viso
distorto dal piacere.
Un sospiro estasiato esce
dalle mie labbra, e spostando le mani sul suo petto riprendo a dondolarmi su di
lui. Le sue mani si posano sui miei glutei e mi aiutano nei movimenti,
intensificando il ritmo delle mie spinte e, di conseguenza, anche il piacere in
entrambi.
Dopo il sesso che
abbiamo consumato al lago, ci siamo ritirati nel bungalow di Edward e ci siamo
buttati sul letto prima ancora che la porta si chiudesse alle nostre spalle. Da
lì, ci siamo fiondati sotto la doccia – la
doccia! -, e poi siamo tornati di nuovo sul letto.
Non ho mai fatto così
tanto sesso in una serata sola, ed i miei muscoli stanno protestando per la
lunga attività fisica a cui li sto sottoponendo … ma non mi interessa. Non sarà
la stanchezza ad impedirmi di godermi questi ultimi momenti intimi con il mio
ragazzo prima di separarci.
«Ah!» una spinta più
profonda delle altre mi fa quasi urlare, ed inarco la schiena per via dei
brividi che la stanno percorrendo. Strizzo gli occhi, mordendomi le labbra per
non urlare di nuovo.
Mi chino su Edward fino
a raggiungere il suo viso, e cominciamo a baciarci e ad ansimare insieme, bocca
contro bocca, mentre aumento le spinte. Sento che mi manca poco per arrivare
all’orgasmo, e sento che anche Edward non è da meno. Quando poi sento la sua
mano che si fa strada tra i nostri corpi, e raggiunge il punto in cui siamo ancora
uniti, è la fine per me.
Gli mordo le labbra,
ansimando, ed in pochi secondi vengo, grazie alla stimolazione delle sue dita e
della sua erezione unite insieme. Edward non smette un secondo di accarezzarmi,
e questo mi provoca una serie di brividi e di tremori lungo tutto il corpo che
faccio fatica a controllare.
Con uno scatto di reni
Edward ribalta le posizioni, e comincia a spingere dentro di me sempre più
forte, stringendo le mie cosce tra le mani e alzando la testa verso il
soffitto. Sono ancora sconvolta per l’orgasmo che ho appena provato, ma sento
che una nuova scarica di piacere si sta accumulando nel mio basso ventre e non
posso fare altro che assecondare i suoi movimenti con il bacino, per
intensificarla.
Edward torna ad
osservarmi, gli occhi diventati più scuri per via del piacere, e mi sorride. Ha
la fronte imperlata di sudore, e non mi è mai sembrato più bello di così.
Sposta le mani e le appoggia ai lati della mia testa, inarcando la schiena
mentre riprende a spingere con più forza.
«Sei meraviglioso …»
mormoro, aggrappandomi alle sue spalle. Ci poso un bacio sopra, senza smettere
di muovere il bacino verso il suo.
«Tu sei meravigliosa,
amore!» dice con voce decisa, baciandomi le labbra in modo febbrile.
Edward intensifica
ancora di più il movimento del suo bacino, e quasi senza rendermene conto mi
ritrovo a stringere i suoi fianchi e a gemere come in una cantilena il suo
nome, in preda ad un nuovo orgasmo. Sento che anche lui sta venendo, irrigidendosi
tra le mie braccia, ed incrocio le caviglie dietro la sua schiena, stringendomi
a lui ed evitando così che si allontani troppo.
Non voglio lasciarlo
andare.
Edward comincia a
baciarmi delicatamente una tempia, circondandomi la schiena con le braccia, e dopo
essere uscito da me rotola nel letto in modo da farmi ritrovare distesa sopra
di lui … o meglio, abbarbicata contro il suo petto.
Fortuna che abbiamo unito
i letti, altrimenti ci ritroveremmo entrambi con le chiappe per terra!
Alzo la testa, poggiando
il mento sul suo sterno ricoperto da un velo di sudore, e gli sorrido; lui
ricambia, respirando velocemente con la bocca socchiusa. Mi avvicino per
baciargli un'altra volta le labbra, senza sciogliere quello strano abbraccio in
cui siamo intrappolati, prima di tornare a poggiare la testa sul suo petto.
Lui mi accarezza i
capelli con mosse delicate, scostandomeli dal viso e passandoci in mezzo le
dita. Mi sembra molto rilassato e tranquillo, e non fa trasparire per niente il
dispiacere ed il dolore per la nostra prossima partenza. È davvero bravo a
mascherare questi sentimenti … non come me, che non faccio altro che pensarci
tutto il tempo e che ogni volta rischio di scoppiare a piangere come una
bambina.
Ecco, come volevasi
dimostrare. I miei occhi cominciano a pungere, e se non la pianto di
soffermarmi su questi tristi pensieri mi ritroverò prestissimo a versare calde lacrime
sul petto di Edward.
Mi muovo sopra di lui, a
disagio, e cerco di pensare ad altro; cerco anche di celare la tristezza che
sto provando, non voglio che Edward se ne accorga. Però, lui ha una specie di
radar incorporato che capta le mie emozioni, quindi è impossibile per me fare
finta di niente quando mi fa alzare il viso per poterlo guardare. La sua
espressione mi fa capire che ha capito che c’è qualcosa che non va in me.
«Sei triste per domani?»
domanda, accarezzando con il dito la ruga che si è formata sulla mia fronte.
Come avevo detto, lui è capace di captare le mie emozioni, e non sbaglia …
forse ha un potere nascosto, come l’Uomo ragno o qualche altro supereroe che in
questo momento mi sfugge.
«Se ti dico di ‘no’, tu
ci crederai?» rispondo, soffermandomi ad osservare i suoi occhi. L’unica luce
che illumina la stanza è quella della luna, ma riesco comunque a vedere bene e
riesco anche a scorgere i suoi occhi, tristi almeno quanto i miei.
Quindi, non è così bravo
a celare le sue emozioni come credevo.
Sorride mestamente,
continuando a passare il dito sulla ruga. «No, non ci crederei. Sei una pessima
bugiarda, ricordi?»
Già, sono una pessima
bugiarda. «A volte me ne dimentico …»
Edward sorride di nuovo,
stringendomi un po’ più forte di prima e sfiorandomi la fronte con le labbra,
stavolta. Torna a guardarmi, e adesso non c’è più quel piccolo sorriso che mi
ha regalato pochi secondi fa: al suo posto c’è uno sguardo risoluto, fermo e
maledettamente innamorato.
«Vedrai che andrà tutto
bene, okay? Ci sentiremo sempre, tutti i giorni.» è anche maledettamente
sincero quando dice queste cose, è impossibile dubitare delle sue parole … è
impossibile dubitare di lui.
Una lacrima scende sulla
mia guancia, mi è praticamente impossibile riuscire a controllarla. «Io vorrò
sentirti tutte le ore del giorno e della notte.» mormoro, e cerco le sue mani
per poter intrecciare le nostre dita.
Non ho mai desiderato
così tanto avere qualcuno accanto, o sentirlo soltanto. Edward è il primo, e
vorrei che fosse anche l’ultimo. Sembrerò pazza ad ammettere questo, dato che
ci conosciamo da qualcosa come sei settimane e che abbiamo iniziato la nostra
relazione da pochissimo, ma sento che per me non può esserci qualcun altro dopo
di lui. Sento che è la persona giusta, e al diavolo chi dice o pensa il
contrario.
Che ne sanno loro dei
sentimenti che provo per Edward?
«Anche io, amore, anche
io. Se potessi resterei con il telefono incollato all’orecchio tutto il giorno,
anche quando faccio la doccia!» ridacchia, chiudendo gli occhi per un istante.
«Sarà difficile tornare a casa, sapendo che tu sei lontana da me … e non
piangere, non mi piaci quando lo fai.» dice infine, asciugando quelle poche
lacrime che mi sono uscite dagli occhi.
Tiro su col naso,
spostando le mani che sono ancora intrecciate alle sue e poggiandole ai lati della
sua testa. «Non posso farne a meno. Mi si stringe il cuore al pensiero che
domani saremo in due stati diversi.»
«A tanti chilometri di
distanza …»
«Per favore, non
peggiorare il mio umore!» lo rimprovero, con voce stridula.
«Non voglio farlo,
Bella. Sto solo cercando di sdrammatizzare un po’ …»
«Beh, non ci stai
riuscendo.» ha un senso dell’umorismo che fa pena, il ragazzo.
«Okay, niente battutine
allora. Però, fammi vedere un sorriso, piccola. Non mi piaci così seria e
triste … mi sono innamorato del tuo sorriso, vorrà pur dire qualcosa no?»
La dolcezza di Edward mi
fa sciogliere ogni volta, è capace di risollevarmi il morale e di intristirmi nello
stesso momento, è una delle tante cose che solo lui è capace di provocarmi. E
come mi ha chiesto lui, gli regalo un nuovo sorriso, e cerco di renderlo abbastanza
carino e non piagnucoloso.
Gli regalo anche
un’altra cosa, una cosa che non sa ancora e che non posso nascondere ancora per
molto. Domani dobbiamo andare via, dobbiamo lasciarci senza che noi lo vogliamo
veramente e passerà chissà quanto tempo prima che possiamo di nuovo rivederci
faccia a faccia … è l’unica occasione buona che ho per confessargli tutto
quello che provo, ho già aspettato troppo per farlo e non voglio che lui lo
sappia solamente cinque minuti prima di prendere l’aereo.
«Io mi sono innamorata
dei tuoi occhi, invece …» mormoro, mordendomi il labbro inferiore. Resto ad
osservarlo per tutto il tempo che impiega per elaborare quello che gli ho
appena detto.
Il suo sguardo, dapprima
rilassato, viene percorso da tante emozioni diverse nello stesso momento, e se
la situazione fosse diversa comincerei a ridere all’impazzata guardandolo … ma
non lo faccio perché sto aspettando che lui mi dica qualcosa, e anche perché ho
paura di aver aspettato troppo per confessargli i miei sentimenti.
Infine, quando ormai
penso di essermi giocata tutto, le sue braccia mi circondano il corpo e mi
fanno avvicinare di più a lui, nonostante la distanza che si è esaurita del
tutto. Mi osserva il viso attentamente, come per vedere se lo sto prendendo in
giro od altro, e le sue labbra si aprono in un enorme sorriso che fa perdere alcuni
battiti al mio cuore per quanto è bello e felice.
Balbetta diverse volte
prima di riuscire a dire qualcosa di sensato. «Ti … piacciono i miei occhi?»
chiede, infine.
Annuisco, passando i
pollici sulle sue sopracciglia. «Amo i
tuoi occhi. Non ho mai visto un colore più bello di questo … ma, cosa più
importante, amo te.»
«Mi ami?» chiede ancora.
Inarco le sopracciglia:
fa sul serio, o sta soltanto scherzando? «Cosa di quello che ti ho appena detto
non hai capito?»
Edward comincia a
ridere, rafforzando la presa delle sue braccia. «Ho capito tutto, Bella, tutto!
Mi piace sentirtelo dire, però … ripetilo ancora, ti prego.»
Sorrido, sentendo le
guance scaldarsi. «Ti amo, Edward Cullen. Ti amo tantissimo, come non ho mai
amato nessun altro.»
«Ed io amo te, Isabella
Swan, più della mia vita.»
Mi fa uno strano effetto
sentire che mi ama dopo che gliel’ho detto anche io: sento uno strano calore
invadermi il corpo, percorre ogni più piccola e insignificante cellula e sembra
riempirmi nel profondo. È quasi come se fosse la prima volta che sento
pronunciare queste parole da lui, come se non le avessi mai sentite prima d’ora
e fosse una sorpresa inaspettata.
Persa come sono nei miei
pensieri, mi accorgo a malapena dei movimenti che fa Edward e torno in me solo
quando sento la morbidezza del cuscino sotto la testa, e del suo corpo che
preme senza forza e con gentilezza sul mio. Le sue labbra, leggere come piume,
percorrono il profilo del mio viso e giungono sulle labbra, lasciandoci un
bacio ancora più leggero dei precedenti.
«Ti amo, ti amo, ti amo
…» mormora, scatenando una nuova ondata di calore e di brividi nel mio corpo.
«Ti amo, ti amo, ti amo
…» lo imito, intrecciando le dita sulla sua nuca e trascinandolo completamente
su di me, mentre lo bacio con tutta la forza e l’amore che possiedo.
Torniamo ad amarci, e so
che per questa notte nessuno dei due dormirà, ma trascorrerà queste ultime ore
che ci restano a disposizione sveglio, per godere l’uno della vicinanza
dell’altro, per sentire il calore che i nostri corpi emanano e per imprimere
nei ricordi il volto della persona amata, per non dimenticarla del tutto mentre
saremo così lontani.