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Autore: ste87    06/12/2012    10 recensioni
"Sposto ancora lo sguardo e per poco non mi affogo con quello che sto bevendo quando mi accorgo chi è seduto due tavoli più in la. Non posso evitare di agitarmi ogni volta che lo vedo, se poi lo scopro in compagnia di altre donne è anche peggio. Con lui faccio sempre finta che non mi importi con chi si frequenta e che può fare quello che vuole della propria vita, ma non posso negare di sentire una fitta dilaniante alla base del cuore quando ci comportiamo come due estranei. Ma ormai è questo che siamo diventati, due estranei che si fanno costantemente la guerra per non rischiare di far riaffiorare dei sentimenti che ci farebbero solo soffrire. Lo so io, lo sa lui e lo sanno le persone che ci stanno intorno, almeno quelle a cui teniamo di più." Bella e Edward sono divorziati e genitori di una bambina di nome Sophie. Cosa li ha portati alla separazione? E soprattutto riusciranno a ricucire un rapporto lesionato da tempo? Non vi resta che leggere!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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capitolo 4

Emmhh… entra schivando il lancio di pomodori.

Vi chiedo scusa, scusa, scusa, scusa per l’immenso ritardo. Ma ho avuto un po’ di problemi. Non so se con me stessa(è più probabile) o con la stesura del capitolo, sta di fatto che non riuscivo proprio a concluderlo. Poi sono troppo pignola sapete? Leggo e rileggo quello che scrivo cosi tante volte che alla fine mi faccio venire un gran mal di testa. Anyway … alla fine ce l’ho fatta e spero che apprezzerete i miei sforzi. Il capitolo è un po’ lunghetto (non me ne vogliate), ma rallegratevi perché sarebbe dovuto essere più lungo, infatti l’ho interrotto e alla fine ci ho messo un bel “Continua…”

Baciii e buon lettura!

 

 

Non capirà mai nessuno quanto amore ci mettevo

 anche solo per guardarti in faccia.

-Erri De Luca.

 

 

Venerdì 21 ottobre 2011

-bene così. Respirate profondamente, lasciate che la musica e la respirazione vi liberino la mente da ogni preoccupazione…- sento la voce di Jacob arrivare calda e profonda alle mie spalle mentre si sposta nella sala a controllare che ognuno faccia l’esercizio in modo corretto. Come vorrei che fosse facile “liberare la mente da ogni preoccupazione” e invece no, la mia testa torna sempre li, sempre alla settimana scorsa. È da quel giorno che mi chiedo se non abbia fatto male ad andarmene e scappare ancora una volta da Edward. Che mi ritrovo a pensare “stupida, potevi almeno aspettare e vedere cosa voleva dirti”, e invece no, ho preferito darmela a gambe e fuggire. D’altronde è questo quello che sto facendo da tre anni a questa parte: fuggire da lui e da quello che provo.

-rilassatevi, sento i vostri respiri affannati. Dovete lasciarvi andare altrimenti non raggiungerete mai la pace interiore-

“pace interiore un corno!” urlo nella mia testa. Neanche le lezioni di yoga possono aiutarmi. E pensare che mi era parsa un’ottima idea iscrivermi.

-Bella?- sussulto spaventata presa alla sprovvista, le mani di Jacob si poggiano delicate sopra le mie spalle – c’è qualche problema? Ti vedo troppo tesa e rigida, non fai che muoverti-

Sussurro un debole – no, sto bene- e lascio andare un respiro profondo sperando che basti a rassicurarlo e invece ottengo l’effetto contrario.

-a me non sembra. Lo sai che il metodo migliore per lasciarsi andare è essere prima di tutto sinceri con se stessi?- auch! Colpita e affondata.

“se solo riuscissi ad esserlo una volta per tutte sarebbe fantastico” mi verrebbe da dirgli e invece opto per una parziale verità, mooolto parziale ad essere sinceri- solo stress da lavoro, tutto qui- in realtà il lavoro va a gonfie vele.

-bene. Cerca di rilassarti. Fai dei bei respiri profondi e prova a sgomberare la mente. Ci riesci?- le sue mani cominciano a massaggiarmi il collo e a me sembra di raggiungere il paradiso. Jacob è un istruttore di yoga molto valido, è dedito alla propria spiritualità e solerte in ogni momento con noi, ma soprattutto è un bravissimo ragazzo, ed è anche molto, molto bello. È… come potrei dire? Affascinante si, e anche abbagliante. Caspita ha un sorriso che ti abbaglia; la prima volta che l’ho visto sono rimasta incantata, difficilmente passa inosservato. La cosa che mi piace di lui è che sembra avere un aura tutt’intorno così limpida e calda che mi vien voglia di abbracciarlo. Alcune ragazze che seguono il corso di yoga insieme a me sono soprattutto attratte dal suo aspetto fisico. Ha dei pettorali che… Dio mi perdoni ma ho fatto dei pensieri impuri quando ho visto quei pettorali. Non che vada in giro senza maglietta durante le lezioni sia chiaro, ma un giorno Betty, la ragazza più sfrontata che abbia mai conosciuto, ha lasciato che la sua bibita si rovesciasse “accidentalmente” sulla maglietta di Jacob, che a quel punto è stato costretto a sfilarsela. Delle goccioline di succo dietetico hanno preso a scivolare su quelle forme scolpite e mi sono ritrovata a pensare che effetto mi avrebbe fatto passarci la lingua sopra. Probabilmente fui colpita da un fulmine perché mi ritrovai a sputacchiare da tutte le parti l’acqua che avevo appena ingerito. Da quel giorno ho stampato nella mente l’immagine del suo busto nudo, e ogni volta che entra in sala per fare lezione è come se improvvisamente la sua maglietta sparisse insieme ad un altro briciolo della mia integrità.

Deglutisco a vuoto sorpresa che quel pensiero mi solletichi così tanto la mente e provo davvero a rilassarmi. Jacob continua la sua opera di distensione, massaggiando le mie spalle tese e ad ogni pressione mi sfugge un sospiro di piacere, così mi lascio andare alle sue premure accompagnata dalla musica meditativa. Arrivo ad un punto in cui perdo quasi il contatto con la realtà, mi addormento quasi, e sento davvero di poter liberare la mente da ogni pensiero, ma chiudere Edward in un cassetto non è mai stato facile per me, in tre anni ho provato così tante volte che alla fine ho gettato la spugna.

 Lui farà sempre parte della mia vita e non potrò mai imprigionarlo in un dannato tiretto.

Come ha detto Jacob devo imparare ad essere sincera con me stessa e mi rendo conto che in tre anni sono sempre rimasta attaccata al passato. Avrei potuto voltare pagina, rifarmi una vita e invece sono rimasta ancorata al ricordo dell’amore che provavo per Edward, al ricordo della nostra felicità.

Come se fosse un burattinaio che trattiene il suo giocattolo e gli fa fare quello che vuole, lui ha sempre tessuto i fili della mia vita e ha continuato a farlo anche dopo che ci siamo lasciati. Arriverà mai il momento in cui reciderò quei fili? In cui mi lascerò alle spalle ogni gesto, frase, sensazione che mi ha regalato quando stavamo insieme? Lui è andato avanti, ogni volta lo vedo sempre con una donna diversa.

Perché non posso fare lo stesso anche io?

 

Già, perché? La risposta è tanto semplice quanto sbagliata. Perché lo amo ancora come fosse il primo giorno, perché non riesco a dimenticare la sensazione di perdermi in lui, perché se solo fossi stata più coraggiosa tutto quello che è successo avrei potuto tranquillamente evitarlo. Quante volte mi do la colpa di tutto? Quante volte chiusa nella mia stanza di notte rivedo la scena di me e lui litigare e alla fine io che lo caccio di casa…

Quante volte, vinta dal dolore della lontananza, avrei voluto tornare indietro e provare a ricostruire quello che si era rotto tra di noi, a lottare per ricucire il nostro rapporto nonostante lui avesse fatto sesso con un'altra donna...

A questo punto mi ritrovo sempre in lacrime perché penso ai brividi che mi hanno colpita solo ad immaginare le sue labbra posarsi sulla pelle di un’altra. La mia immaginazione mi trasmette tutto come se fosse un film e lo rivedo… rivedo il suo volto bellissimo trasformato dalla passione, mentre si spinge dentro ad una donna che non sono io, lasciandosi andare ai propri istinti. Ecco, tutto questo basta a farmi dire: hai fatto la scelta giusta Bella.

 cazzo però, dopo tutto quello che ti ha fatto dovresti odiarlo invece che continuare ad amarlo come se non vi foste mai lasciati” già...  Perché anche io ho il diritto di sentirmi amata, desiderata e Dio solo sa quanto di notte sento il bisogno di avere le mani di un uomo sul mio corpo, che mi facciano sentire quello che non provo da così tanto tempo, che mi facciano sentire viva e donna soprattutto.

Un vociare fastidioso, simile al ronzio delle api, mi arriva alle orecchie facendomi riprendere il contatto con la realtà. Non so quanto tempo sia durato il mio stato d’incoscienza ma è bastato a farmi ritrovare con il viso inondato di lacrime al mio “risveglio”.

Mi guardo intorno a disagio asciugandomi le guance e mi domando quanto possa essere sembrata stupida agli occhi degli altri. Per fortuna nessuno si è avvicinato preferendo alle domande una bella doccia rinfrescante.

Mi alzo in fretta da terra e raccolgo il mio tappetino viola infilandolo nella custodia. Solo io posso mettermi a piangere durante una lezione di yoga! Mi consola un po’ il fatto che sia stato Jacob, con i suoi massaggi, a farmi dimenticare di tutto il resto e lasciare che i ricordi e i miei bisogni riaffiorassero in superfice con così tanta facilità, e non perché ad un tratto sia diventata tanto pazza da scoppiare in lacrime in un luogo pubblico ripensando al tradimento di mio marito e al fatto che mi sento terribilmente sola.

Il responsabile del misfatto compare alle mie spalle facendomi sobbalzare per la seconda volta nel giro di un ora.

-Jacob- lo saluto e mi volto per guardarlo in faccia, quasi mi spavento a trovarlo così vicino al mio viso. Deglutisco rumorosamente e cerco di svignarmela ma lui è più veloce e mi afferra per un braccio.

– come stai? – la sua voce è roca. Mi guarda intensamente negli occhi come se volesse leggermi dentro, allunga una mano per cancellare un ultimo residuo umido sul mio viso, e non so nemmeno perché io diventi rossa e non riesca a collegare il cervello alla lingua. I suoi occhi mi scrutano così a fondo che non riesco a pensare ad altro. Il mio respiro si fa più corto e sbatto un attimo le palpebre prima di riuscire a parlare.

-sto bene, grazie. Anzi scusa per quello che è successo-

-non vedi chiedermi scusa Bella - mentre parla continua a tenere il mio braccio intrappolato nella sua mano. Forse dovrei dirgli di lasciarmi andare.

-emmh okay, è che non so proprio cosa mi è preso- scuoto la testa mentre provo a tirami indietro e per fortuna il mio braccio torna subito libero. Tiro inconsciamente un sospiro di sollievo e aggrotto la fronte chiedendomene il perché. Jacob non mi farebbe mai del male penso sicura, eppure il fatto di trovarmi sola con lui mi mette agitazione. Forse è perché sento che il suo interesse nei miei confronti è cambiato. Vedo come mi guarda e percepisco che ci sta provando. E spudoratamente anche. I suoi occhi adesso indugiano sulla mia bocca e involontariamente le racchiudo tanto da formare una linea retta. Raccolgo la mia roba da terra e sto per salutarlo quando all’improvviso, come se nulla fosse mi dice:

-usciresti con me se te lo chiedessi?-

Le mie sopracciglia si inarcano automaticamente verso l’alto per poi congiungersi facendomi aggrottare la fronte; lo guardo stranita.

-cosa?- è la prima parola che mi viene in mente di dire mentre sento il mio cuore battere impazzito.

Tossisce brevemente, come per stemperare la tensione, per poi rivolgermi nuovamente lo stesso sguardo serio di prima.

-ti sto chiedendo se vuoi uscire con me Bella. A cena, soli, io e te. Ti va?-

Mi va?

Certo mi sarei aspettata di tutto dopo la mia performance, ma non un invito a cena questo è sicuro.

“forse vuole solo capire fino a che punto sono pazza” penso “o forse vuole solo capire perché sono scoppiata in lacrime; è preoccupato per me” o “molto più probabilmente vuole solo portarmi a letto, da un paio di lezioni non fa altro che guardarmi”

No, non posso uscire con lui.

“Ma perché dovrei dirgli di no? Lui è bello, affascinante, libero e anche io lo sono, libera intendo. Uscire per una cena non ha mai fatto male a nessuno”

No, non posso mi incaponisco, non sarebbe giusto.

“non sarebbe giusto per chi? Prima o poi li devo recidere quei fili. Non posso stare ad aspettarlo in eterno ”

Giustamente, mancava solo che tirassi in ballo Edward. Però è vero, non posso stare a piangermi addosso quando la prima a non voler cambiare le cose sono io. Caspita, uscire con qualcuno è un passo importante però.

“andiamo, non devo mica sposarmelo domani!” sbotto spazientita.

Durante i miei tormenti mentali Jacob non ha fatto altro che guardarmi intensamente con i suoi occhi scuri come le profondità più recondite del mare, chissà cosa starà pensando mi chiedo agitata per poi arrivare alla conclusione che devo sembrargli una stupida, ma la verità è che non ricevo un invito a cena da così tanto tempo che non so più come ci si comporta in questi casi.

-Bella se per te è così difficile rispondermi adesso non preoccuparti, posso aspettare…- la sua mano sale di nuovo ad accarezzarmi una guancia e quasi faccio un salto di due metri.

Sento come se ustionasse a contatto con la mia pelle.

Abbasso lo sguardo per posarlo sulle sue dita e la cosa che noto subito è il contrasto che la sua pelle dal colore olivastro produce contro la mia invece bianchissima. Sospiro ripensando a delle dita bianche e affusolate accarezzarmi in tutta la loro lunghezza il viso, e non solo quello.

Sto per rispondergli e dirgli… beh in realtà non so nemmeno io cosa, che il mio telefonino si mette a squillare e dentro di me ringrazio chi ha interrotto questo momento tanto imbarazzante per poi ricredermi subito dopo aver visto chi è a chiamare.

“Edward”

Come si dice: parli del diavolo e spuntano le corna.

Incapace di dire anche solo una mezza parola di scuse nei riguardi di Jacob che aspetta paziente una mia risposta, accetto la chiamata pensando che peggio di così con può andare: stare al telefono con il mio ex marito mentre mi trovo di fronte all’uomo che mi ha appena chiesto di uscire a cena. Fantastico!

“pronto, Edward?”

“Bella, ciao” strizzo gli occhi solo a sentire la sua voce “cosa c’è, è successo qualcosa?”

“no, no… o meglio si”

“allora dimmi” guardo Jacob e gli faccio un gesto di scuse con la mano mentre mi allontano per avere un po’ di privacy.

“è che… ho bisogno del tuo aiuto”

“che ti è successo?” gli chiedo subito preoccupata, da che ne ho memoria non  mi ha mai chiamata al telefono per chiedermi aiuto.

“io sto bene tranquilla” sono pronta a giurare che sul suo viso è appena comparso un sorriso, anche il suo tono di voce è cambiato.

“signor Cullen? Signore la prego la stanno aspettando da mezzora” sento in lontananza la voce di qualcuno, forse la sua segretaria che lo esorta ad andare e non so perché tiro un sospiro di sollievo nel ricordare il volto della signora Cope, una donna sulla cinquantina che ha preso il posto di… di… di… mi viene la pelle d’oca solo a ricordare il suo nome, vabbè avete capito comunque a chi mi sto riferendo no?

Con la coda dell’occhio vedo Jacob dirigersi verso la porta d’uscita, forse ha gettato la spugna. Beh non posso fargliene una colpa, anche io l’avrei fatto al posto suo.  

Con l’orecchio destro ancora attaccato al telefono sento Edward rispondere in modo cordiale alla sua segretaria dicendole che tra cinque minuti sarà libero per poi tornare a parlare con me “scusa, mi attendono ad una riunione”

“allora sarà meglio che ti sbrighi. Cosa ti serve Edward?”

“senti… ne riparliamo stasera mmh? Ci vediamo a casa dei miei. E… Bella? Cerca di non fare tardi ho davvero bisogno di parlarti prima di metterci a tavola. Per favore! ”

Sentendo il suo tono quasi disperato non posso fare altro che accontentarlo “okay, okay, sarò lì mezzora prima degli altri ”

“grazie, davvero. A stasera”

“a stasera” rispondo ma mi accorgo che ha già messo giù. Guardo il telefono con una smorfia pensando quanto sia stato cafone. Sono davvero tentata di richiamarlo e inventare una scusa per mandare in aria il suo piano, ma poi decido che i trenta minuti di tempo che gli ho concesso diventeranno automaticamente quindici così saremo pari.

-Bella…- Jacob mi raggiunge mentre sto per uscire dall’aula. Quando si avvicina mi porge un  semplice foglietto bianco ripiegato. Lo prendo sospettosa.

-guarda che non è una bomba Bella- dice scoppiando a ridere e i suoi denti bianchissimi fanno capolino tra le sue labbra, abbagliandomi.

Tossico imbarazzata – no… no certo che no! Ma cosa vai a pensare? È solo che mi stavo domandando cosa fosse, tutto qui-

-è il mio numero di telefono- dice tempestivo – voglio che lo tieni e che lo usi quando ti sentirai pronta per uscire con me. Forse prima ho esagerato, non avrei dovuto piombarti addosso e chiederti se volevi uscire così… a bruciapelo. Perciò prenditi tutto il tempo che ti serve e quando vorrai, se vorrai, basta che tu mi faccia una telefonata. Okay?-

Penso di guardarlo con la bocca spalancata e uno sguardo da pesce lesso perché ricomincia a ridere di nuovo, sbatto le palpebre e mi do ancora una volta della stupida. Allora non era andato via, vuole seriamente uscire con me. Così seriamente che è addirittura disposto ad aspettare i miei tempi. Dovrei mandare al diavolo tutti una buona volta e fare quello che mi sento davvero. Dovrei agire d’impulso invece di soppesare, pensare e ragione su ogni minima cosa che mi si presenta davanti. Dovrei dire a Jacob che non ha sbagliato affatto prima, che ha fatto benissimo e che si, uscirò volentieri con lui, perché in fondo una cena non ha davvero mai fatto male a nessuno e poi… e poi quel che sarà, sarà. E invece quell’attimo di lucidità arriva sempre. Quell’attimo in cui mi rendo conto che non posso dire semplicemente si e basta. Che non posso mettere da parte tutto e dimenticare quello che provo. Anche se consapevolmente so che sto sbagliando, ancora una volta.

Lo guardo grata per la “comprensione” che ha dimostrato nei miei riguardi e mi dico che forse non sarebbe per niente una brutta idea uscirci insieme.

-adesso devo scappare- dico mentre mi infilo il foglietto nella tasca del giubbotto che improvvisamente sembra pesare dieci chili.

 -si, va bene. Ci vediamo presto-

Gli sorrido mentre imbarazzata più che mai gli volto le spalle e me ne vado.

 

**********

Guardo nello specchietto retrovisore Sophie incantata, ammirare il suo vestitino di velluto blu. Ne liscia la superfice sorridendo di tanto in tanto, troppo felice per quel regalo inaspettato da parte del papà. Lo abbiamo trovato davanti alla porta di casa questo pomeriggio: un enorme scatola bianca incartata con un bellissimo fiocco rosa.  Appena l’ha visto Sophie ha pensato che fosse stato Babbo Natale a lasciarcelo; ci ho messo mezzora per spiegarle che per Natale mancano ancora due mesi. Nel biglietto che abbiamo trovato attaccato all’enorme fiocco c’era scritto:

 “Per la mia Principessa.. Papà spera tanto di vedertelo addosso questa sera”

Mi si è stretto il cuore a leggere quelle parole e poi sono scoppiata a ridere per quello che c’era scritto più in basso:

“ps: questo è un messaggio per tua madre! Non sono tanto stupido da aver dimenticato quanto tu possa essere vendicativa. Perciò non farmi aspettare troppo questa sera ti prego. È davvero importante quello che ho da dirti. Edward ”

Così eccoci qui, a pochi isolati dal 740 di Park Avenue con trenta minuti d’anticipo, come gli avevo promesso.

Da quando ci siamo separati io e Edward siamo stati costretti a sottostare alle rigide regole della famiglia Cullen, regole che includono la nostra presenza, mia e di mia figlia, alle cene di famiglia, due venerdì al mese ogni mese.

È stata Esme a insistere perché appoggiassi questa sua richiesta e credetemi, davvero, non ho potuto dirle di no. Già il fatto di lavorare per loro mi ha influenzato abbastanza, considerando poi che per i molti impegni lavorativi e sociali che una famiglia della loro importanza tratta abitudinariamente non sono mai reperibili, mia figlia non avrebbe mai conosciuto i suoi nonni. E non voglio assolutamente che Sophie stia lontana dagli affetti famigliari come invece è successo a me. Mio padre è nato e cresciuto a Forks, piccolo paesino della penisola Olimpica, poco distante da Seattle. Conobbe mia madre durante un corso di formazione a Port Angeles. Lei si trovava li in vacanza con le sue amiche e quando si videro scattò il tipico colpo di fulmine. Da allora non si sono più lasciati e lui è stato più che disponibile a trasferirsi a New York per allontanarsi da quel buco di paese. Lì ha lasciato i suoi genitori, ed io ho visto così di rado i miei nonni che quando sono morti entrambi non sapevo esattamente cosa provare. So per certo però, che mi è dispiaciuto immensamente non averli avuti al mio fianco.

Arriviamo a destinazione in perfetto orario e dopo aver posteggiato l’auto nel parcheggio dell’edificio, saliamo all’ultimo piano utilizzando l’ascensore interno.

L’appartamento, vanta otto camere da letto, dieci bagni, due librerie, due sale da pranzo e complessivamente sei terrazze con vista mozzafiato su Central Park! Roba da non crederci. Per quanto lussuosa però, questa casa non ha niente a che vedere con l’atmosfera che si respira nell’immensa villa di Riverbank sull’Hudson river, sempre di proprietà della famiglia Cullen, la villa dove ho conosciuto Edward.

Le porte si spalancano direttamente nell’atrio dell’immensa casa e ad accoglierci c’è come sempre Mrs. Truman che con il suo caldo sorriso rallegra sempre queste serate.

-oh, mia cara Bella, benvenuta- dice mentre prende i nostri soprabiti e rimane incantata ad osservare Sophie stupenda questa sera nel suo abito blu. Si guarda curiosa attorno pronta a scorgere qualche altro viso famigliare e non aspetta nemmeno un attimo prima di correre a gettarsi tra le braccia del padre, comparso improvvisamente dal corridoio laterale.

Bellissimo nel suo completo grigio scuro afferra Sophie facendola girare in aria per poi appoggiarsela saldamente contro il petto. Cominciano una lotta a suon di baci, il tutto accompagnato dai festosi gridolini e dalle risate sguaiate di lei.

-Amore di papà! Ti sono mancato, eh? Ti sono mancato?- la maschera di compostezza di Edward crolla sempre davanti alla figlia lasciandosi andare ad esternazioni plateali del suo affetto. Le sue facce buffe poi sono magnifiche.

-si! Tantissimo papino- esclama Sophie per poi avvolgergli di nuovo le braccia intorno al collo.

-sei bellissima con questo vestitino. Ti piace?- lascia che scenda dalle sue braccia per poterla ammirare meglio.

-mmh-mmh, mamma dice che semblo una plincipessa-

-è vero. La mamma ha ragione. Sei perfetta, la principessa più bella che c’è- si siede sui talloni per trovarsi alla sua altezza.

-anche più bella di Aliel papà?- alzo istintivamente gli occhi al cielo per l’ennesima allusione a La Sirenetta. È fissata con quel cartone, fissata!

Edward mi vede e fa un sorrisino conscio anche lui della sua passione smodata.

-stai scherzando?- la prende in giro facendola ridere per la sua faccia schifata – tu sei molto più bella di Ariel, e di tutte le altre principesse, te l’ho già detto- 

-che ne dici di andare dalla nonna adesso?- mi intrometto io per mettere fine alla conversazione.

-si, andiamo!-

Lascio cadere la borsa di Sophie con i vestiti per il weekend accanto al tavolo dell’ingresso e faccio segno a Edward di non dimenticarla quando andrà via con la bambina questa sera. Mi fa un cenno affermativo con la testa e poi lascia che Sophie corra libera nei corridoi senza fine della casa.

Edward si alza da terra e mi fissa così profondamente che mi sento avvampare. Comincia dai piedi, che questa sera ho fasciato in un paio di decolté beige per passare poi al tubino color vinaccia, i capelli li ho lasciati sciolti e il trucco è pressoché invisibile. Si ferma quando incrocia il mio sguardo.

-sei bellissima- dice, portandosi le mani in tasca.

Non so mai cosa rispondergli quando mi lusinga con questi complimenti. Perché seppur graditi sono senza dubbio inopportuni per due persone nella nostra posizione.

-emmh… si- tossisco brevemente.

Sto per dirigermi verso il centro della casa per riacciuffare Sophie prima che commetta qualche disastro che mi sento tirare per un braccio e trascinata con la forza dentro la cabina armadio dell’ingresso. La porta si chiude alle mie spalle con me completamente spalmata sopra. Edward mi tiene stretta ed io comincio ad andare in iperventilazione.

Che diavolo sta succedendo? Mi ritrovo a pensare.

Me lo trovo a meno di cinque centimetri dalla faccia e l’unica cosa che riesco a considerare è quanto mi manchi sentire il sapore di quelle labbra perfette. Senza rendermene conto comincio ad avanzare nella sua direzione come se una calamita mi attirasse con tutte le sue forze dalla parte opposta.

-Bella, devo parlarti. Ho bisogno del tuo aiuto-

Improvvisamente ricordo il motivo per il quale mi ha fatto venire con tanto anticipo e l’aria cospiratoria che aveva al telefono. Quindi il fatto che mi abbia rinchiuso nell’armadio è solo per poter parlare liberamente, senza orecchie indiscrete ad ascoltarci.

“che stupida! E io che pensavo…”

-Bella, mi ascolti?-

Scuoto la testa per prestargli attenzione ignorando la fitta che sento allo stomaco.

-si, si…dicevi?-

-stavo dicendo che Alice mi ha incastrato-

La cabina armadio a casa Cullen non è grandissima ma non è nemmeno tanto piccolina, anche se adesso ha tolto le sue mani dalle mie spalle è costretto lo stesso a stare a pochissima distanza da me. Distanza che io cerco di accentuare mettendomi a sedere su un pouf dietro la porta.

-e quindi?-

-stasera verrà a cena con Jasper e mi ha chiesto di aiutarla perché… beh perché hanno deciso di sposarsi-

-oh Santa pace!- dico portandomi le mani a coprire la bocca.

Jasper e Carlisle non si possono tollerare. Almeno non da quando Carlisle ha scoperto che il fidanzato di sua figlia, che all’inizio si è presentato sotto falso nome per poter sottrarre delle importanti informazioni riguardo a un progetto molto ambito che Carlisle stava portando a termine, non è nient’altropopodimenoche il figlio del suo acerrimo nemico in affari Marcus Whitlock.

Quando venne scoperto il sotterfugio Alice cadde quasi in depressione. Si lasciarono davvero in malo modo, nonostante Jasper cercasse in tutti i modi di farle capire che si era innamorato seriamente di lei e che non voleva perderla. Si giustificò dicendole che la situazione gli era sfuggita di mano, che avrebbe dovuto fare finta di stare con lei per poter entrare nelle grazie di suo padre ma che alla fine era rimasto coinvolto sentimentalmente. Le ha chiesto mille volte scusa per non aver avuto il coraggio di dirle tutta la verità ma a questo ci ha pensato Carlisle, che quanto a teatralità non ha nulla di che invidiare agli sceneggiatori di Broadway!

Quella sera eravamo stati invitati tutti a cena per festeggiare la riuscita di questo “famoso” affare che la Cullen’s Enteprises aveva concluso con grande successo. Eravamo tutti sereni sicché il capo famiglia pensò bene di spiattellare tutta la storia come se niente fosse tra il primo e la seconda portata.

Si scatenò il putiferio.

Carlisle che urlava da una parte contro Jasper e Alice disperata strillava dall’altra senza riuscire a capacitarsene. Sta di fatto che la cena si concluse con qualche osso ammaccato, le ossa naturalmente erano quelle di Jasper.

Si lasciarono e per Alice fu veramente difficile superare la cosa, ma ci riuscì e andò avanti. Se non che, un po’ di tempo dopo, se lo ritrovò “per caso” nelle stradine affollate di turisti dell’isola Caraibica di Nassau. Non fu facile per Jasper riconquistare la sua fiducia, ma l’amava davvero e allora glielo dimostrò. Alice non durò più di due settimane al corteggiamento serrato di Jasper, e alla fine vinse lui. A testimonianza che l’amore, quello vero, vince su tutto. Adesso stanno insieme da due anni e Carlisle ha accettato “relativamente” da poco il fatto che la figlia sia tornata a frequentare il “traditore” come lo chiama lui.

Ma a quanto ho capito hanno intenzioni serie. Alice tiene molto alla sua famiglia e stando a quello che mi ha detto Edward, vuole coinvolgere tutti nella sua decisione di sposarsi.

-oh Santa pace si! Che facciamo?- la voce di Edward mi giunge alle orecchie come un campanello d’allarme.

“neo-neo allarme rosso! Allarme rosso! Pericolo di strage in arrivo!”

-come “che facciamo?”-

-tu dovrai aiutarmi!-

-cosa?- sbotto alzando la voce.

-si, ti prego Bella non puoi dirmi di no. Oggi mi ha chiamato Alice in ufficio raccontandomi di quanto fosse felice perché Jasper le aveva appena chiesto di sposarla e che aveva intenzione di dire tutto alla famiglia questa sera a cena. Mi ha chiesto aiuto, mi ha chiesto di sostenerla in questa faccenda, di far capire al grande capo che non si deve immischiare eccetera eccetera eccetera… lo sai quanto parla mia sorella quando ci si mette, no?-

-si lo so- o almeno “lo sapevo”. Alice non mi odia ma mi ha fatto capire chiaramente quanto non abbia approvato la mia decisione di divorziare dal fratello. Non che giustifichi Edward sia chiaro, però ha capito quanto tutti e due abbiamo sbagliato e vedere il fratello soffrire come un cane dopo la separazione, ha contribuito a inimicarmela. Mi ha fatto capire in mille modi che avrei dovuto perdonarlo e che anche io avevo le mie colpe, ma non è servito a niente. Il mio orgoglio era più forte di tutto il resto, all’epoca.

-quindi… cosa facciamo? Tra un po’ arriveranno e già trovarselo davanti non sarà facile per papà-

-oh andiamo. È successo tanto tempo fa, non è ora che Carlisle volti pagina?-

-non dirlo a me, lo sai quante volte ho provato a farlo ragionare, ma non ascolta. Gli affari vengono subito dopo la sua famiglia per lui e un colpo così basso non se l’aspettava, si era affezionato davvero molto a Todd… cioè a Jasper. E poi ci è andata di mezzo anche mia sorella-

-ma Alice l’ha perdonato così come abbiamo fatto noi. Dovrebbe fare lo stesso anche lui-

Lo spazio angustio nel quale ci troviamo è saturo dei profumi reciproci, posso sentire l’odore di Edward infilarsi nelle mie narici, solleticare i neuroni olfattivi e provocarne un ode di giubilo. Dio quanto mi è mancato il suo profumo.

-perché?- sbotta portandosi le mani sui fianchi.

-“perché” cosa? Perché Carlisle deve perdonarlo?-

-no, non mi riferisco a quello, è ovvio che mio padre debba perdonarlo. Mi chiedevo perché sei così contenta che Alice abbia perdonato Jasper dopo quello che le ha fatto e invece io sono finito in croce, perché?-

Deglutisco rumorosamente mentre sento la gola bruciarmi per l’arsura.

-oh Edward, ti prego… non ricominciare- sbuffo alzandomi dal pouf con l’intenzione di andarmene. Ma lui è più veloce di me è richiude la porta facendomi cozzare di nuovo con la schiena contro il legno freddo. Le sue mani mi trattengono forte per le braccia.

-non ricominciare un corno! Dimmi perché Bella? Perché Jasper dopo aver ingannato tutti e aver preso in giro mia sorella che si fidava di lui è il martire della situazione. Mentre io sono il demonio e per questo non ho meritato nemmeno che tu mi stessi ad ascoltare! - mi dibatto così forte che riesco quasi a liberarmi dalla sua presa ma lui usa ancora più forza e con un movimento mi riporta a sbattere di nuovo contro la porta – dimmi perché!- mi urla in viso.

-perché ti amavo più di ogni altra cosa al mondo! Perché mi hai fatto del male! Perché hai gettato il nostro passato alle ortiche! Perché non te ne fregava più niente di me e di noi! Ecco perché!- esplodo guardandolo dritto negli occhi e quello che vedo non mi piace per niente. Ma è stato lui a provocarmi perciò che non venga a lamentarsi. Il mio cuore batte impazzito e non riesco a farlo calmare, non con lui che mi guarda come se volesse mangiarmi… di baci.

-Dio Bella… non capisci quanto ti amavo?- le sua mano destra scende ad accarezzare il mio fianco sinistro facendomi sentire mille brividi, mentre con l’altra mi trattiene forte per il braccio- quanto avevo bisogno di te e tu invece mi hai voltato le spalle? Non prendertela solo con me, non sono stato solo io a rovinare tutto- le sue parole sono come il sale su una ferita aperta e mi fanno male, tanto male. Possibile che dipenda ancora così tanto da quest’uomo? Da lui che è la mia felicità e al tempo stesso la mia rovina? Sento gli occhi inumidirsi e un piacere insostenibile sconvolgermi l’anima. Se mi prendesse in questo momento giuro che non opporrei resistenza, davvero. Ma non lo fa… anzi mi libera il braccio dalla morsa della sua mano e si raddrizza guardandomi più pallido di un cencio. 

-Edward..- provo a dire ma le parole mi muoiono in bocca.

Sobbalziamo entrambi quando sentiamo il “tlin” dell’ascensore e rumori all’ingresso. Forse Alice e Jasper sono arrivati. Proviamo a nasconderci ma comprendiamo all’istante che verremo scoperti, il posto è troppo piccolo per poter passare inosservati e Mrs. Truman deve aprire per forza la porta per posare i soprabiti. Ci stringiamo lo stesso contro una fessura dell’armadio e dentro di me prego Dio che nessuno ci veda, come giustificheremo altrimenti la nostra presenza qui? Edward mi spinge dentro in modo che rimanga lui fuori provando a camuffare la sua presenza con il vestito scuro che indossa posizionandosi di schiena. Ma la zazzera di capelli rossicci gli si vede eccome, perciò con uno strattone alla cravatta lo costringo ad abbassare la testa verso l’interno e automaticamente anche verso di me. Il mio cuore batte come un tamburo schiacciata come una sardina contro il muro da una parte e contro Edward dall’altra.

Se prima ho sentito vagamente il suo profumo impregnare l’aria adesso c’è l’ho proprio addosso ed è impossibile per me non provare ad avvicinare il naso verso il suo collo e verso quell’aroma indescrivibile. Per nascondere la mani bianchicce e costretto ad appoggiarle contro il muro ai lati della mia testa; in pratica sono in gabbia. I nostri respiri si fanno affannati ed io sento di nuovo quella strana sensazione che ho sentito poco prima, alla base del ventre.

Mrs. Truman apre la porta e per fortuna non accende l’interruttore, che noi avevamo provvidenzialmente spento, e già di per se è una gran bella botta di culo. Appende i soprabiti con lentezza tant’è che mi domando se staremo qui tutta la notte e poi, così come se niente fosse, si richiude la porta del guardaroba alle spalle e se ne va.

Rilasciamo all’istante un sospiro di sollievo e lascio che Edward si raddrizzi e si aggiusti la cravatta. Mi guarda esitante come per chiedermi “sei sicura di voler andare via?” si, sono sicura. Anche perché non è ne il momento ne il luogo per portare avanti la conversazione di prima, perciò come una tacita risposta annuisco tra me e me e vado via.

 

**********

-mi passi l’insalata Jasper?- chiedo al mio amico che se ne è stato immobile per tutto il tempo.

La cena prosegue senza intoppi ormai, nonostante la rigidità che si è venuta a creare all’inizio con l’arrivo dei futuri sposi.

Carlisle siede a capo tavola impeccabile nel suo vestito blu, contrapposto a Esme seduta proprio di fronte a lui, bellissima in verde e con i capelli color caramello tirati indietro. Io mi trovo alla sua destra e difronte a me è seduto Edward, che non fa altro che guardarmi in modo strano da quando ci siamo seduti. Non posso fingere che non sia successo niente nel guardaroba, perché qualcosa è successo eccome. Già di per se quello che ho provato non è stato affatto un bene. Dio, vorrei avvolgere il nastro del tempo e tornare indietro.

Accanto a me è seduta Sophie, che da brava bambina cerca di mangiare tutto quello che ha nel piatto. Naturalmente la sua cena consiste in un semplice piatto di pasta al sugo, non la costringerei mai a mangiare quello che mangiamo noi. Ogni tanto ha bisogno d’aiuto e si rivolge sia a me che a sua zia Alice seduta proprio accanto a lei. Jasper le sta di fronte.

La conversazione non è mai andata oltre ai semplici complimenti verso l’ottima cucina di Mrs. Truman, con Carlisle che ogni tanto tossisce facendoci sobbalzare tutti.

-okay, adesso basta!- dichiara Alice spazientita alzandosi in piedi dopo l’ennesimo attacco di tosse del padre.

-Alice tesoro non c’è bisogno che tu faccia una scenata- ribatte lui portandosi per l’ennesima volta il bicchiere del vino alle labbra. Penso che sia un po’ alticcio.

-non c’è bi… non c’è bisog… c’è bisogno eccome, papà! La vuoi smettere di comportarti così?- urla sbattendo una mano sul tavolo tanto che Sophie sobbalza spaventata. Mrs. Truman impaurita dalle urla compare sulla soglia della camera da pranzo e prima che torni indietro le faccio segno di portare la bambina con se in cucina. Sophie la segue senza protestare.

-Alice per favore non c’è bisogno di alzare la voce- ribatte Edward una volta che siamo soli.

-si amore calmati- gli fa eco Jasper guardandola apprensivo.

-tsè “amore”!- è quello che dice Carlisle che incassa subito un occhiataccia da parte di Esme.

-okay sentite- mi spazientisco anche io- non c’è bisogno di urlare o di fare scenate. Siamo persone adulte e possiamo parlare in modo civile- Edward mi guarda e annuisce – perciò… fatela finita! Alice e Jasper sono venuti qui questa sera perché ci devono mettere al corrente di una cosa importante, quindi Alice- dico rivolgendomi alla diretta interessata – perché non arriviamo subito al punto?-

Carlisle si irrigidisce sulla sedia così come fa la moglie, entrambi pronti a sentire quello che la loro figlia ha da dire.

-oddio sei incinta!- sbotta allarmata Esme portandosi una mano a coprire la bocca.

-tu! Sei un uomo morto!- urla Carlisle alzandosi dalla sedia rivolgendosi a Jasper che lo guarda scioccato.

-basta! Smettetela!- si intromette a questo punto Alice – non sono incinta!-

All’istante vedo i volti di Carlisle e Esme riprendere colore.

-e allora cosa ci devi dire?- ribadisce quest’ultima agitata.

Dopo aver preso un profondo respiro Alice guarda entrambi i genitori e finalmente dice:

-mamma, papà… io e Jasper abbiamo deciso di sposarci- e alza la mano per far vedere l’anello di fidanzamento che Jazz le ha messo al dito soltanto poche ore fa.

A questo punto succedono due cose separate e per nostra sfortuna alquanto prevedibili.

Esme si alza felice per andare ad abbracciare la figlia.

Carlisle invece si alza e afferra Jasper dalla giacca guardandolo furioso.

-tu non la sposi mia figlia, sono stato chiaro?- con i capelli biondi che gli ricadono sulla fronte e gli occhi arrossati per il troppo vino sembra un felino pronto ad azzannare.

Alice e Esme spaventate dalle scena emettono entrambe un singhiozzo allarmato  mentre Edward si alza per staccare il padre dal collo e dalla faccia di Jasper.

-Carlisle!- urla Esme terrorizzata dal gesto del marito.

-papà non fare così. Non c’è bisogno che si arrivi a questo- dice Edward trascinando il padre dall’altra parte del tavolo – tua figlia ha fatto la sua scelta, ha deciso che vuole passare il resto della sua vita accanto a quest’uomo. E tu non puoi fare niente per impedirglielo. Vuoi che se ne vada e che non torni mai più? È questo quello che vuoi? Vuoi distruggere la nostra famiglia? Perché lo sai che si sposeranno ugualmente –

-è vero. Signore la prego mi ascolti- Jasper tossisce imbarazzato provando ad aggiustarsi la cravatta che in seguito all’agguato di Carlisle si è tutta sgualcita.

–io amo sua figlia. La amo dal più profondo del cuore e so che non basteranno le mie parole per farle dimenticare tutto quello che è successo in passato. Tutto quello che io ho fatto in passato. Ma non ha importanza perché Alice mi ha perdonato e so che se solo volesse potrebbe farlo anche lei. Quello che dice Edward è vero. Io e Alice ci sposeremo ugualmente, con o senza il suo appoggio. Perché ci amiamo e vogliamo vivere insieme per il resto della nostra vita. Non so se capisce quanto sia difficile per me, stare qui, di fronte a lei a dirle queste cose. Ma questi sono i fatti. Ora, lei può decidere se vuole remare contro la nostra unione oppure se vuole essere accanto a sua figlia nel giorno più importante della sua vita. Cosa vuole fare?-

Giuro che da quando lo conosco non ho mai sentito Jasper parlare così tanto, e mi stupisce non poco il suo discorso. Con la coda dell’occhio mi accorgo che Edward sta guardando nella mia direzione “si Edward, anche noi ci amavamo così tanto” mi ritrovo a pensare.

Alice lascia il braccio della madre e va da Jasper che impaziente aspetta una mossa da parte di Carlisle.

-papà ti prego, fallo per la tua famiglia- sussurra Edward ancora attaccato al suo braccio.

Quest’ultimo lo guarda intensamente negli occhi prima di decidersi a parlare.

-proprio tu dici questo? Tu che non hai esitato un attimo a voltarmi le spalle, ad abbandonare il posto di amministratore delegato nella nostra azienda!- gli urla contro spintonandolo verso il muro- tutti questi anni ho lavorato duramente per potervi dare il meglio e per arrivare dove sono ora, e  adesso… adesso devo vedere qualcuno che non è mio figlio ricoprire un posto che ti spetta di diritto! Ho sudato, ho faticato, ho baciato il culo a centinaia di persone per ottenere tutto questo- alza una mano per indicare la casa lussuosa che ci circonda- per farti studiare nelle migliori scuole del paese, per darti un nome. Senza di me non saresti nessuno Edward e questo lo sai benissimo. Ma non te ne è fregato niente, no. Dov’era il tuo senso di famiglia quando hai deciso di abbandonarmi? Non hai pensato ai mille sacrifici che abbiamo fatto io e tua madre per te, per voi. Per insegnarvi tutto quello che dovevate sapere della vita. Stiamo insieme da trenta anni ormai e ci amiamo ancora come se fosse il primo giorno, ma questo non ti è stato d’esempio, non ti ha aiutato nemmeno a tenere in piedi il tuo matrimonio- una fitta di dolore passa negli occhi di Edward che lo guarda ammutolito - che cosa ti ho insegnato Edward mmh? Dimmelo perché non vedo niente di quello che ti ho insegnato nell’uomo che sei diventato!-

-Carlisle adesso basta!- la voce di Esme è forte e risoluta quando si avvicina al marito per scrollarlo dal volto del figlio e farlo ragionare- è tuo figlio e nonostante ti abbia deluso non permetterò che continui ad umiliarlo in questo modo, perché è anche mio figlio e non voglio che tu gli parli così, non davanti a tutti quanti… soprattutto non davanti a Bella-

Il mio viso è una maschera di stupore e smarrimento; sento come se tutto il mio sangue fosse defluito via dal mio corpo. Non ho mai sentito Carlisle dire queste cose nei confronti del figlio, mai. Vorrei avere la forza di alzarmi e dire qualcosa in sua difesa, ma è come se il mio sedere fosse attaccato alla sedia e le mie labbra cucite ermeticamente . Edward mi rivolge uno sguardo addolorato che mi atterrisce del tutto.

Guardo gli altri presenti in sala e mi accorgo quanto anche loro siano rimasti spiazzati. 

-Esme…- sussurra Carlisle appoggiandosi malamente sulle spalle della moglie – accompagnami in camera, non mi sento tanto bene- le sue mani corrono subito a slacciare il nodo della cravatta e ad aprire i primi bottoni della camicia.

-Edward chiama un dottore- dico destandolo dal suo stato di catatonia e risvegliandomi a mia volta.

-papà cos’hai?- la voce di Alice è allarmata eco della mia.

Jasper corre subito a soccorrere Esme che non riesce a mantenersi dritta sotto il peso del marito. Quest’ultima è più bianca di un lenzuolo -Oddio Carlisle, cosa ti succede?-

Alice le si avvicina e la prende per le mani mentre con l’aiuto del maggiordomo, Jasper riesce a portarlo di sopra, al piano rialzato dove si trovano le stanze da letto. Un breve sussurro di Carlisle rivolto a Jasper in cui gli intima di non toccarlo mi tranquillizza un po’; almeno non ha perso conoscenza e la voglia di litigare. 

-il Dottor Randall sta arrivando- annuncia Edward entrando in sala ancora più scosso di prima dopo aver parlato con il medico di famiglia.

-mamma… mamma sta tranquilla. Vedrai che non è niente, forse si è solo agitato troppo- la rassicura il figlio. Il tono della sua voce è disperato, in netto contrasto con le parole che ha appena pronunciato. 

-Edward… cosa faccio semmai dovesse succedergli qualcosa…- sussurra più a se stessa che a qualcuno in particolare.

Mi avvicino per farla sedere e le metto in mano un bicchiere d’acqua sperando che l’aiuti a calmarsi. Edward e Alice si avvicinano subito per consolarla. I suoi occhi sono vitrei, troppo spaventati per riuscire a vedere bene quello che vedo io, e cioè due figli in preda all’angoscia e alla paura di aver appena causato un principio d’infarto al proprio padre, due figli che in questo momento stanno bruciando sul rogo della vergogna, consapevoli di aver deluso una delle persone più importanti della loro vita.

 

Continua…

 

Ed eccoci qui, cosa ne pensate? Povero Edward… ce l’hanno tutti con lui L

Spero davvero con tutto il cuore di riuscire a scrivere il nuovo capitolo entro la settimana prossima e non farvi aspettare così a lungo, ve lo meritate! Soprattutto per le bellissime recensioni che mi lasciate ogni volta. NON SO COME RINGRAZIARVI! Però adesso voglio sapere cosa ne pensate di Jacob e dell’invito a cena, dell’incontro nel guardaroba, della lite di Edward con Carlisle e del malore di quest’ultimo. Su su che sono supercuriosa!

Ps: entro stasera risponderò alle recensioni dello scorso capitolo! Baciiiiiii

   
 
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