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Autore: Gelidha Oleron    07/12/2012    1 recensioni
Ventitré come i miei anni.
Ventitré come le stagioni in cui ero stato lontano dalla mia Sophie.
Ventitré come i passi che feci per raggiungere l'indegno.
Ventitré come i secondi che mi separavano dalla morte.
(CP9: KAKU.)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaku
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Chi avrebbe mai detto che sarebbe durato tanto...

Un anno, due anni, ma di certo non mi sarei aspettato di doverci restare di più: il mio problema non era la noia, anzi: ero diventato parte integrante della popolazione a tal punto da confondere la vita reale con quella fasulla.

Ma chi è questo Kaku? Chi è questo nasone che si diverte a costruire navi sulla nostra isola e ci prende in giro con innata abilità?

Rischiavo di non saper rispondere nemmeno io a domande simili...

La cosa positiva era che avevo smesso di pensare ossessivamente alla mia famiglia, o addirittura cercare tra le ragazze quella che assomigliasse di più a Sophie, semplicemente per starla a guardare e ricordarmi dei tratti del suo viso.

Le persone di Water Seven avevano preso l'abitudine di chiamarmi 'Vento di Montagna' a causa del mio strano modo di muovermi per la città: mi piaceva, mi faceva sentire ancor di più uno di loro.

Quattro anni erano volati via in un lampo, ero migliorato anche come combattente: non mi separavo mai dai miei coltelli e, periodicamente, arrivavano sull'isola svariati pirati attaccabrighe che, se non altro, mi permettevano di divertirmi un po'.

Ma il divertimento c'era anche con gli altri carpentieri della Galley Company, con i quali ogni tanto ci scappava anche qualche bicchierino...

"Giù, giù! Kaku, giù!" scoppiò a ridere Paulie, già brillo da un bel po'.

Risi anch'io "Non dovresti bere tanto, sai?"

"Sciocchezze!" minimizzò, rosso in volto "Avanti, Blueno, dagli un'altra pinta!"

"Chi è che offre oggi?" chiese il finto barista, mentre lavava dei bicchieri sporchi.

"Lucci ovviamente!" il biondo sghignazzò e mi diede di gomito, voltandosi in direzione del ventriloquo "Vero, amico mio?"

"Scommetto che hai di nuovo problemi con gli esattori" commentò l'altro.

Paulie s'indispettì "Ma cosa dici? Sono un uomo pulito, io!"

"Certo, come no" fece con sarcasmo Lulu.

Poi, improvvisamente, udimmo la porta spalancarsi e vedemmo Califa entrare suadente, effettuando movimenti sinuosi che di certo non passavano inosservati "Ciao, ragazzi"

Paulie arrossì "Califa! Cos'è quella minigonna cortissima? Copriti, svergognata!"

La donna sorrise e si sistemò gli occhiali da vista "Blueno, offri un bicchiere anche a me?" si accomodò accanto a noi e accavallò le gambe.

Il biondo era a dir poco scandalizzato "Cosa fai, insisti? Ma sei proprio..."

"E dai, Paulie" scossi la testa, sorridendo "Basta non guardarla, no?"

"Ma Kaku, tu..." cercò di controbattere, ma subito dopo sgranò gli occhi, come se solo in quel momento si fosse accorto di una cosa piuttosto evidente "Hey, a pensarci bene non ti ho mai visto con una ragazza" fece un tiro di sigaro, scrutandomi scrupolosamente "Cosa c'è, quelle di Water Seven non sono abbastanza carine per te?"

Abbassai lo sguardo sul boccale di birra, simulando un sorriso triste "No, è solo che..."

"AAAH! ESATTORI!" urlò non appena vide entrare due signori in giacca e cravatta che lo indicarono, dopodiché uscì di corsa dalla locanda inseguito da quegli uomini con cui doveva essere indebitato fino al collo.

Non potei trattenere una risata. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato.

E passavano così le giornate, tra le battute di Paulie e le urla di Tilestone, tra il ciuffo ribelle di Lulu e gli innumerevoli impegni cancellati del Signor Iceburg.

Quando tutto questo finirà, tremerai...

Ma il nostro capo era stanco di aspettare e si prevedeva un attacco di lì a breve: a quel punto, tutti avrebbero capito da che parte stavamo, ci avrebbero odiati e mai più avremmo potuto mettere piede sull'isola.

Uscimmo dal locale e ci dirigemmo alla Galley Company, camminando tra le strade asciugatesi da poco dall'Acqua Laguna, mangiai qualche dolcetto acqua-acqua e poi mi ritirai nella mia stanza assieme a Lucci.

Il mio collega era già pronto per dormire, mentre io me ne stavo ancora seduto davanti alla finestra ad ammirare il cielo stellato "Ancora perso nei tuoi sogni da ragazzino, Kaku?" mi provocò.

Le mie labbra smisero per un istante di giocare con la cerniera della felpa arancione "Ancora per un po', Rob" ingoiai quel sapore metallico e freddo "Ancora per un po'"

 

 

 

 

 

Fino a quel giorno, io non sapevo nemmeno chi fosse Cappello di Paglia. Certo, ne avevo sentito parlare, ma la cosa non mi aveva sfiorato più di tanto: avevo pensato semplicemente che si trattasse di un maledetto pirata come tutti gli altri.

Quando si presentò sull'isola con la sua strana combriccola, in verità noi eravamo intenzionati a catturare solo Nico Robin (di questi criminali minori se ne sarebbero occupati i comuni marines): il suo arrivo a Water Seven fu per noi la svolta, la mossa decisiva, il momento in cui avremmo potuto avere sia lei che i famigerati progetti dell'arma ancestrale.

I patti si rivelarono inaspettatamente semplici, dal momento che la ragazza si era consegnata spontaneamente e senza troppe cerimonie. A quel punto, risolvemmo che sarebbe stato il momento adatto per impossessarci anche dei progetti e concludere così il nostro lungo lavoro.

Mettere alle strette Iceburg non fu facile ma, con spiccato spirito di squadra, riuscimmo ad avere il nome tanto agognato.

Cutty Flam o Franky, si trattava comunque della stessa persona: dell'uomo che era stato allievo di Tom assieme al sindaco dell'isola, dell'amico quasi fratello che era cresciuto con Iceburg e di cui si fidava ciecamente.

Così, in una notte piovosa, li portammo entrambi ad Enies Lobby, sgattaiolando sui tetti di Water Seven come ladri e abbandonando quel posto meraviglioso a bordo dell'ultimo treno marino. 

E così lasciai lì le risate, abbandonai lì le giornate di sole trascorse a costruire imbarcazioni e passate in allegria con gli amici, lì la vita, l'amicizia, la spensieratezza e la gioia. Era già la seconda volta che mi ritrovavo a lasciare una parte della mia anima in un luogo. Ma quest'anima quanto ancora avrebbe dovuto spezzarsi?

Mi mancherai, Water Seven. Mi mancherai davvero. ©

 

 

 

Sì, avete ragione: questo capitolo è anche più corto del precedente L vi chiedo umilmente scusa! Ma volevo mettere in evidenza il rapporto che si è creato con gli altri carpentieri e la tristezza che ha invaso Kaku nel momento di lasciare Water Seven.

Insomma, l’obiettivo era di calcare soltanto le cose più importanti e non soffermarmi troppo: ho in mente un finale piuttosto complesso, quindi tra un po’ si avvicinerà la ‘parte critica’ della storia (e anche più impegnativa).

Per farmi perdonare vi lascio un’immagine carina *fa occhietti dolci e vi sorride, evitando i pomodori* :D


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