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Autore: SeverusPitonFanForum    24/06/2007    0 recensioni
Una nuova, particolare alunna ad Hogwarts ed un professore dagli incredibili occhi neri-Severus
autrice Damarwen
storia già finita che pubblicheremo a poco a poco per questioni di tempo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Affrontammo miriadi di corridoi e scale, finchè, davanti al ritratto di una signora grassa, ci fermammo
-“Caput Draconis”
Ordinò la Mc Granit, e il ritratto, sorridendo, si aprì, rivelando un angusto corridoio di pietra che sfociava in un accogliente stanza dall’altissimo soffitto e dalle pareti foderate di rosso, interrotte, qua e la, da bifore e trifore di proporzioni enormi.
Mi guardai intorno finchè la professoressa non mi invitò ad accomodarmi su una poltrona davanti al camino che sembrava essere li da almeno quattrocento anni.
-“Ora ti spiegherò tutto!” disse dopo una lunga pausa in cui mi osservò profondamente.
-“Cos’ è questa scuola già lo sai, quindi non mi dilungherò sulla sua storia e sulle sue tradizioni, le scoprirai stando qui. Per quanto riguarda le case, sono quattro, come i tavoli che hai visto nella grande sala: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ognuna di esse fa capo ad alcune delle fondamentali virtù che un mago deve possedere, una delle principali di Grifondoro, la mia e da oggi anche la tua casa, è il coraggio. Abbiamo dedotto, non sapendo assolutamente nulla di te, che una ragazza appena ventenne che molla tutto per recarsi in un mondo fantastico sconosciuto fino a poco prima, deve averne da vendere.”
Annuii sorridendo
-“ Questa che vedi è la sala comune, sopra a destra ci sono i dormitori delle ragazze dove troverai sistemate tutte le tue cose. Come ben sai ti abbiamo inserito al sesto anno, di conseguenza il lavoro da fare sarà tanto, ma considerata la tua intelligenza, e la tua “dote” suppongo non ci saranno troppi problemi. Tutti gli insegnanti, comunque, si sono offerti di impartirti lezioni speciali per farti recuperare il programma…..o meglio, quasi tutti, ma vedrai, rimedieremo anche a questo.
Ti devo anche informare che alcuni maghi non vedono di buon occhio la presenza di babbani a Hogwarts, di conseguenza, soprattutto i primi tempi, potresti non avere vita tanto facile, ma sei forte, lo so!”
Mi sorrise apertamente, si alzò e si diresse verso di me, poi del tutto inaspettatamente, si chinò e mi diede un bacio sulla fronte dicendo:
-“Benvenuta tra noi Keira!” e se ne andò attraversando il buco del ritratto.
Compresi immediatamente che la mia espressione doveva essere più terrorizzata di quel che volevo far vedere se anche una donna la cui severità era certo innegabile si era lasciata andare in un tale slancio d’affetto.
Mi accoccolai nella poltrona e continuai a guardarmi intorno, mobili di ogni tipo ed epoca si susseguivano sulle pareti purpuree, libri, che pensai di testo, sparsi qua e la tradivano la presenza di decine di studenti e poi l’enorme stemma di Grifondoro che troneggiava sopra il gigantesco camino medievale.
“Non male come casa”, pensai.
L’aria profumava di cenere e il calore del fuoco mi accarezzava dolcemente il viso, la pioggia, fuori, continuava la sua picchiettante canzone interrotta ogni tanto dal boato del tuono. Era bello, si era davvero bello. Lasciai cadere la testa all’indietro e chiusi gli occhi per un attimo inspirando profondamente l’aria calda del camino.


Un rumore mi svegliò di soprassalto. “Maledizione! Mi sono addormentata.” d'altronde dopo le emozioni e il poco sonno degli ultimi giorni era quasi impossibile continuare a restare sveglia!
Un fiume di ragazzi e ragazze di ogni età stava invadendo la sala, alcuni sembravano bambini, altri dovevano avere più o meno la mia età. “Ecco perché non sono stata inserita al primo anno…sono troppo vecchia!!”
Erano tutti impegnatissimi a non tradire alcun interesse nei miei confronti, le loro emozioni forti, però, travolgevano la mia mente che riusciva a tratti, a percepire distintamente i loro pensieri.
Una ragazza sui sedici anni dai capelli arruffati si avvicinò con un grande sorriso
-“Ciao, io sono Hermione, Hermione Granger! Tu sei Keira vero?
Annuii.
-“ Io sono del sesto anno, quindi sarai in classe con me. Posso lasciarti i miei appunti se vuoi, soprattutto per quanto riguarda pozioni”
Il mio cuore mancò un battito, il professore dagli occhi di fuoco! Hermione se ne accorse e continuò
-“ Lo so, Piton fa paura a tutti e poi con questa storia del non volerti dare ripetizioni….ma non preoccuparti, ci siamo noi.”
E dicendo questo mi indicò una ragazza dalla faccia simpatica e dai capelli rosso fuoco.
-“ Lei è Ginny, è la mia più cara amica”
Ginny mi sorrise e mi salutò con calore.
-“ E poi ci sono Ron ed Harry” continuò Hermione “ ma al solo nominarti diventano rossi come due peperoni, figurati a venire qui a presentarsi, sai, non sei passata inosservata stasera. Dagli tempo, sono simpatici, ma idioti, sono uomini!”
Sorrisi apertamente con uno sguardo complice e cercai di tornare sull’argomento che più mi interessava.
-“ Perché dici che Piton fa paura? E poi perché non vuole darmi ripetizioni?”
Hermione e Ginny sgranarono gli occhi
-“ Perché fa paura??!! Dico, ma non l’hai visto? Non so come hai fatto a sostenere il suo sguardo per tutto quel tempo stasera, mi viene la pelle d’oca solo a pensarci! Vedrai te la farà pagare, è un uomo perfido e vendicativo e soprattutto ama terrorizzare gli studenti, in particolar modo quelli di Grifondoro. Sei la prima che sostiene il suo sguardo di ghiaccio e questo non gli andrà giù, stanne certa!”
Evitai di dire ad Hermione cosa avevo visto nello sguardo enigmatico di quell’uomo che ai miei occhi, ed evidentemente solo ai miei, appariva così maledettamente bello.
-“ Per quanto riguarda le lezioni , ha detto a Silente che era troppo impegnato con il suo lavoro per l’Ord……per la scuola” si corresse prontamente Ginny che aveva preso la parola “ ma tutti sappiamo che è perché odia i babbani! Sarà un osso duro, ma ci siamo noi!”
Evitai di continuare la conversazione su Piton vedendo che non portava da nessuna parte.
-“ E’ bello qui, e voi siete davvero simpatiche. La Mc Granit mi ha detto che a molti di voi non avrebbe fatto piacere avermi qui, ma credo si sbagliasse, o siete davvero attrici da oscar o…”
-“Oh, ma non è a noi che darai fastidio” mi interruppe Hermione “ è vero qualcuno è ancora titubante, ma vedrai li conquisterai subito. E Serpeverde il problema! Loro odiano i babbani e i mezzosangue, vorrebbero che Hogwards fosse frequentata esclusivamente da maghi purosangue per non macchiare il buon nome della scuola. E indovina un po’ chi è il loro capocasa…? Comunque per quanto riguarda l’altro sesso credo che non avrai problemi!” fece un cenno d’intesa a Ginny “ hai visto come la guardava Malfoy, sembrava gli avessero infilato una patata lessa in bocca!”
Mi unii alla loro sonora risata, e sentii un calore intenso che non proveniva dal camino. Era l’idea di trovarmi li, con persone che conoscevano il mio potere e non mi guardavano come se fossi un mostro, che ridevano insieme a me noncuranti del fatto che potevo leggere nelle loro menti a piacimento, mi consideravano un’amica ed io iniziavo seriamente a considerare loro come tali. Forse, dopo aver cambiato casa tante volte nella mia vita, dopo aver vagato per il mondo in cerca di qualcuno che non volesse essermi amico solo per sfruttare a fini di lucro il mio dono, dopo aver conosciuto e imparato decine di culture in cerca di qualcosa che mi somigliasse, forse, questa volta, avevo davvero trovato il mio posto.
Trascorremmo il resto della serata a ridere e scherzare su tutto ciò che ci veniva in mente, Hermione e Geeny mi facevano un milione di domande e io ne facevo a loro, poi quando cominciai a raccontare della mia vita un altro gruppetto di studenti si unì a noi.
Parlai degli alberi di neve del Giappone, della cultura dei samurai e della nobile arte della loro spada che dopo anni avevo perfettamente imparato, parlai delle immense praterie del Colorado dove correvano cavalli selvaggi che, insieme al vento, per tante notti avevo cavalcato, parlai dell’Africa, dove però avevo vissuto solo per pochi mesi, e parlai infine del grande nord, la terra in cui ero nata, ricca di leggende e di storie incantate, dove il mare si infrange sugli scogli con una tale forza da non permetterti di udire nient’altro, la terra da cui ero scappata, ancora piccola, dopo la morte dei miei genitori che non riuscivo neanche a ricordare, la terra dove mi avevano affidata ad una famiglia, allora, che non pensava ad altro che a programmare il mio matrimonio con chi di più ricco veniva loro in mente, una famiglia che sentivo ancora ogni tanto per far loro gli auguri di Natale e che tutte le volte mi rammentavano quanto io fossi stata ingrata nei loro confronti, loro che desideravano solo il mio bene. Figuriamoci! Tornai lì, qualche anno fa e in meno di due giorni mi presentarono un uomo di settant’anni, estremamente ricco, che, secondo loro, avrei dovuto sposare!
Ad ogni mia parola vedevo le bocche dei miei compagni che si allargavano sempre di più in un’ espressione stupita, percepivo nelle loro menti lo sdegno per quello che persone viscide e ciniche volevano farmi fare, e ancora una volta mi sentii davvero a casa.
Restammo li, davanti al fuoco, finchè non si spense, poi eccitati dalle novità che aspettavano tutti andammo a letto dove effettivamente trovai tutte le mie cose proprio come aveva detto l’anziana professoressa.
Mi infilai tra le candide e morbide lenzuola respirandone il profumo, non volevo addormentarmi subito, volevo fantasticare ancora per un po’ su quel mondo incantato, volevo rivedere ancora gli occhi di fuoco nero che poche ore prima mi avevano così piacevolmente turbata, volevo sentire lo scrosciare della pioggia sui vetri, volevo pensare alle mie nuove amiche, volevo………. e mi addormentai.

La sveglia suonò puntuale alle 6.00, mi alzai dal letto e come ero solita fare mi infilai tuta e scarpe e scesi nella fredda nebbia mattutina.
La giornata prometteva bene, la rugiada copriva ogni cosa come una trasparente coperta ed io mi sentivo davvero felice.
Iniziai a correre ispirando quanta più aria potevo, anche quella sembrava essere magica, costeggiai un fitto bosco, solcai le rive di un lago cristallino lasciando che gli spruzzi generati dai miei passi mi accarezzassero il viso, corsi e corsi, sentendo che ad ogni metro il mio spirito si liberava un po’ di più.
Dopo una mezz’oretta decisi di tornare verso il castello, dovevo prepararmi per la colazione.
Imboccai il viale che conduceva al portone principale, era bagnato e leggermente scivoloso, mi fermai e, come se fossi stata richiamata da qualcosa, alzai lo sguardo. Un’ elegante figura nera mi osservava dietro un’alta finestra, immobile.
Riconobbi quello sguardo magnetico e, senza pensarci, dischiusi le labbra in un grande sorriso.
Restammo a guardarci per qualche istante, il sudore rigava il mio volto e la fatica della corsa costringeva il mio petto ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente, ma il freddo della mattina sembrava essersi immediatamente dissolto. Passò qualche secondo ancora, poi la sagome nera si girò di scatto e si allontanò dalla finestra, ma io giurai di aver visto un accenno di sorriso.


******


“ E’ tutta la mattina che ti osservo correre, qui nascosto dietro quest’enorme finestra, guardo i tuoi capelli ondeggiare nel vento come se danzassero su una musica incantata, osservo il tuo tragitto incerto e sicuro allo stesso tempo che ti sta portando di nuovo verso questo castello, osservo i tuoi occhi resi ancor più lucidi dalla fatica e le tue labbra di rugiada ansimare leggermente. Ti sei fermata, e ora mi stai guardando, sono sicuro che mi hai visto anche dietro questo spesso vetro, vorrei scappare, ma non riesco a farlo.
I tuoi occhi nei miei, ancora una volta. Mi sorridi e il cielo si apre, la fitta coltre di nuvole mattutine lascia spazio ai raggi del sole che benevoli vengono ad asciugare il tuo volto rigato dal sudore.
Nessuno mai mi aveva sorriso così!
Devo andarmene, non posso continuare ad osservarti, devo girarmi ed andarmene da qui.Lo faccio, ma un sorriso sfugge dalle mie labbra, è appena accennato, ma sono sicuro che lo hai visto, non dovevi vederlo, erano anni che non sorridevo veramente, non sono neanche sicuro di essere ancora capace di farlo, non dovevo farlo!
Eppure tu, Keira, sei riuscita a strapparmelo, un sorriso, mia bellissima ragazza babbana.”

******


Dopo una doccia veloce indossai la divisa, che, dovetti ammetterlo, mi stava proprio bene nonostante non fosse rigorosamente bianca, e scesi per la colazione.
Per le scale incontrai Hermione tutta intenta a rivedere quelli che pensai fossero i compiti delle vacanze, la salutai distogliendola dal suo frenetico lavoro e ci incamminammo insieme verso la sala grande.
-“ Dove sei andata sta mattina?” chiese ad un tratto.
-“ Sono andata a correre, lo faccio da sempre, mi fa sentire bene.”
Stavo per aggiungere del fortunato “incontro”, ma pensai che fosse meglio tacere.
-“ Io faccio già fatica con la sveglia alle sette, figuriamoci se dovessi metterla un’ora prima!” aggiunse Hermione ridendo.
Arrivati nella grande sala la trovammo già piena di studenti, intenti a servirsi porzioni smisurate di dolciumi di ogni genere. Prendemmo posto verso la fine del tavolo di Grifondoro e iniziammo a mangiare con molto appetito, a pensarci bene la sera prima non avevo toccato cibo.
Sentivo sulla schiena gli occhi e i commenti maligni dell’intero tavolo di Serpeverde, fortunatamente attutiti dal vociare gioioso di Tassorosso e Corvonero. Decisi di riderci su e ad Hermione e Ginny, che ci aveva raggiunte trafelata, parve una buona idea.
Per tutta la colazione mi ero sforzata di non guardare per nessuna ragione il tavolo degli insegnanti o le mie due amiche avrebbero ripreso a terrorizzarmi con il famoso sguardo omicida di Piton. Se solo avessero saputo che cercavo proprio lui!
Finito di mangiare ci alzammo allegramente dirette verso il nuovo orario delle lezioni appeso nella bacheca del corridoio del primo piano, prima di lasciare la sala mi voltai sperando di incrociare di nuovo il suo sguardo come avevo fatto la sera prima, ma girandomi notai il suo posto vuoto.


La folla si era accumulata davanti al nuovo orario, c’era chi gioiva, chi si lamentava, chi addirittura imprecava, tutti con lo sguardo che correva veloce dalla bacheca al foglio su cui stavano annotando scrupolosamente le lezioni. Quando finalmente giunse il nostro turno di visionare il prezioso documento ad Hermione sfuggi un lamento soffocato, mi chiesi cosa poteva aver provocato un tale malcontento nella mia innegabilmente secchiona amica, mi avvicinai e capii immediatamente:
LUNEDI’ 1° ora: POZIONI
Il resto dell’ orario si annebbio istantaneamente, l’avrei rivisto di li a pochi minuti, il cuore prese a battermi all’impazzata.
Cercando in tutti i modi di nascondere il mio entusiasmo mi avvicinai ad Hermione che, come un cane bastonato, si accingeva ad imboccare le scale che conducevano al sotterraneo.
Passi veloci e pesanti si avvicinavano alle nostre spalle.
-“ Hermione, i nostri temi, se ce li dai in classe e Piton se ne accorge per noi è la fine!!!”
Un ragazzo dai capelli rossi come quelli di Geeny e dall’aria trafelata guardava Hermione con occhi imploranti, pronto a supplicare pur di ricevere il “suo” tema. Al suo fianco un altro ragazzo mi guardava con evidente imbarazzo dietro un paio di occhiali tondi dalla montatura fine, aveva i capelli neri spettinati in modo davvero coreografico, sembrava che li tenesse in quel modo con quintali di gel, non potevano davvero essere normali a meno che non fosse stato reduce dallo scoppio ravvicinato di un petardo.
-“Ciao, io sono Keira!” dissi tendendogli la mano.
Il ragazzo dalla chioma rossa si riscosse dalla sua supplichevole richiesta solo per guardarmi e diventare dello stesso colore dei suoi infuocati capelli.
-“ Ciao” dissi anche a lui.
-“ Loro sono Ron ed Harry” intervenne Hermione vedendo che i suoi due amici erano padroni di una loquacità degna di uno stoccafisso “ e ribadisco ciò che ti ho detto riguardo a loro ieri sera” aggiunse alzando gli occhi al cielo.
-“Che facciamo, entriamo?” dagli sguardi dei miei compagni mi resi conto immediatamente di aver tradito un po’ troppa impazienza e mi affrettai ad aggiungere “ non vorrete che venga ripresa il mio primo giorno?”.
Evidentemente sembrò loro una buona spiegazione perché si affrettarono ad entrare e a prendere posto quanto più lontano dalla cattedra fosse possibile.
La stanza era illuminata dalla debole luce che proveniva delle piccole finestre poste in alto, quasi a ridosso del soffitto a botte che troneggiava sul grande ambiente di pietra grigia, sulle mensole alle pareti si susseguivano file e file di barattoli di vetro dai ributtanti e viscidi contenuti, sul fondo dell’aula c’era una cattedra di legno scuro alla quale era affiancata una vecchia poltrona di logora pelle nera, accanto una lavagna immacolata e un armadio dalla pesante serratura in ferro.
In fondo sulla destra si apriva una porta, anch’essa chiusa con una grossa chiave, che doveva condurre ad una parte più privata dell’aula, forse lo studio di Piton.
Presi posto accanto ad Hermione che continuava a guardarmi come se fossi stata una condannata a morte, sembrava soffrire veramente per il mio imminente destino.
Una ragazza grassoccia si fece strada a spintoni tra la folla, aveva i capelli neri legati in una strettissima coda che tuttavia non riusciva a trattenere i ciuffi ribelli che svolazzavano al ritmo della sua pesante andatura, mi raggiunse e appoggiando le mani sul mio banco sibilò con aria di sfida:
-“Ti renderemo la vita impossibile sporca babbana, non farai un passo senza avere me alle calcagna, te lo pos…..”
La porta sbattè di colpo e, chiudendosi, testò decisamente la resistenza dei suoi cardini.
-“ Torni al suo posto signorina Parkinson” sentenziò una voce profonda e gelida.
Mi voltai di scatto e lo vidi, avvolto nel suo mantello nero dirigersi a passo deciso verso la cattedra, non avevo mai sentito la sua voce che senza troppo stupore avevo appreso essere magnifica, lo guardai sistemare alcuni fogli sul tavolo, ogni suo movimento era pervaso di un’eleganza infinita. Alzò lo sguardo e freddamente ordinò:
- “Pozione antilupo!”.
Decine di calderoni apparvero per magia sui tavoli.
Guardai il mio con aria interdetta, cosa dovevo farci? Mi voltai per chiedere aiuto ad Hermione e notai che l’espressione compassionevole sul suo volto aveva lasciato posto ad un lieve stupore.
- “ Ha zittito la Parkinson!” disse a voce bassa facendo attenzione a non farsi sentire dal professore.
- “ E che c’è di strano, doveva iniziare la lezione.”
- “Piton che si perde l’occasione di dire cattiverie? Non risparmia neanche noi mezzosangue, figurati una babbana!”
- “ Probabilmente è malato!” aggiunse Ron da dietro.
- “ Speriamo che sia qualcosa di serio!” gli fece eco Harry Un’ altro brusco colpo interruppe la conversazione.
- “ Non sarà il caso che cominci a lavorare signor Potter, quest’anno gradirei essere risparmiato dai suoi continui, deludenti, artefatti. E, signor Wesley, come pensa di riuscire a non far esplodere la sua pozione non avendo più la signorina Granger che si affretta a salvarci dai suoi intrugli infernali?”
Il suono della sua voce pervadeva i miei sensi, mi sforzai di non guardarlo ancora negli occhi o avrei perso definitivamente la ragione, il suo sarcasmo pungente, il suo modo di accentuare i vocaboli, i movimenti eleganti delle sue mani, tutto di quell’ uomo mi faceva impazzire. Con una gomitata la mia compagna di banco mi riscosse dai miei sognanti pensieri.
- “Fai quello che faccio io, ma cerca di non farti vedere”
- “ Hermione se gli presento un intruglio perfetto qualche dubbio gli viene comunque, non trovi?”
Un paio di bianche e curatissime mani si poggiarono sull’orlo del mio banco, sentii Hermione tremare impercettibilmente.
-“ Esatto signorina Huoot, qualche dubbio mi verrebbe.”
Alzai lo sguardo e incontrai di nuovo i suoi occhi, era come se stessero lottando contro una forza invisibile per trattenere le fiamme che, comunque, a tratti divampavano in quelle infinite perle nere.
Restai a guardarlo sperando che fosse lui a parlare, cominciavo a temere di non essere più capace di farlo.
Attesi, attesi ancora, continuava a guardarmi. Maledizione quant’era bello!
- “ Può insegnarmi lei professore?”
Le parole erano sfuggite dalle mie labbra, avvertii il volto impaurito di Hermione girarsi di scatto verso di me, avvertii i suoi pensieri terrorizzati all’ idea della reazione che Piton avrebbe avuto a quella mia richiesta, sentii gli occhi di Harry e Ron, e della classe intera osservarmi attendendo la mia disfatta.
Ma cosa diavolo avevo detto di male? Era il mio Professore no? A chi toccava insegnarmi se non a lui?
Ripresi il controllo sulle mie sensazioni, alzai lo sguardo ed accennai un sorriso.
Piton si girò di scatto, si diresse a passo veloce verso l’armadio e una volta aperto ne estrasse un libro vecchio di secoli dalla copertina in pelle marrone, o meglio quel che restava della copertina, richiuse l’armadio con un tonfo e tornò lentamente verso di me.
- “ Legga a pagina 196, troverà tutti gli ingredienti e le istruzioni necessarie, il coltello e altri attrezzi che eventualmente dovessero servirle sono nel cassetto sotto il suo banco, se qualcosa non le è chiaro chieda aiuto alla signorina Granger che, immagino, sarà ben lieta di fornirle assistenza.”
Si voltò di scatto e tornò a sedersi alla cattedra.
Cominciai a leggere e a chiedere alla mia compagna di banco a quali degli oggetti che vedevo sul tavolo corrispondessero i nomi che vedevo scritti nel libro, non volevo disturbarla e cercavo di cavarmela da sola quanto più mi era possibile, ma Hermione, da buona amica, sembrava più che contenta di aiutarmi.
Finii la pozione con non poche peripezie, il libro recitava chiaramente che l’intruglio avrebbe dovuto avere un colore tendente all’arancione ed il mio, con una buona dose di fantasia, poteva assomigliarci, “ non male, per essere la prima volta!” pensai.
Presi un etichetta e, copiando apertamente ciò che faceva la mia amica scrissi: Keira Huoot, sesto anno, pozione antilupo. 13 settembre. La incollai sull’ampolla nella quale versai il viscido liquido, chiusi il tutto e mi misi in fila per la consegna.
Piton non risparmiava nessuno dai suoi commenti sarcastici, neppure Hermione, davanti a me, la cui pozione sembrava essere perfetta, venne esonerata dalla maligna frecciata.
Mi preparai a riceverne una peggiore considerando il colore poco realistico della mia pozione, mi avvicinai e poggiai l’ampolla accanto alle altre. Il professore non disse nulla, ne alzò lo sguardo. Poggiai allora accanto al mio lavoro il libro che mi aveva prestato e allora alzò la testa, mi guardò per un attimo e disse:
- “ Lo tenga lei, ci sono quasi tutte le pozioni che affronteremo quest’anno e gran parte di quelle degli anni passati. E’ scritto in modo piuttosto semplice di conseguenza suppongo che non avrà problemi di comprensione, me lo restituirà quando sarà al passo con il programma.”
Ripresi il libro tra le mani e mi avviai verso l’uscita, mi girai di scatto.
- “ Grazie!” sussurrai, e uscii nel freddo dei sotterranei.


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