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Autore: VAleMPIRE    07/12/2012    1 recensioni
Questo è l'unico romanzo che sia mai riuscita a finire. Ne inizio molti , ma raramente l' "ispirazione", la voglia e la costanza mi assistono a lungo...
In poche parole , è la storia di un pittore tormentato che finalmente trova in una sola persona la sua musa e, per la prima volta, l'amore.
Ma poi...non posso dirvi altro!
Dal momento che l'ho già scritta tutta ( circa 3 anni fa ho anche partecipato ad un concorso per provare a pubblicarlo nelle librerie ), non tarderò ad aggiornare, se ci sarà anche un solo lettore interessato.
Spero vi piaccia e commentiate sinceramente! Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRENTUNESIMO

 

Una volta fuori, un passo indietro, poi un altro e un altro ancora. Harry rientrò in giardino e sul suo volto si dipinse una profonda commozione. Senza badare all'insistente invito della sorella ad uscire nuovamente, con passo deciso, rientrò in casa e Meredith lo seguì preoccupata.
- Non vorrai cercare il suo corpo? - chiese impaurita.
- No, i suoi disegni. Devono essere qui, no?
- E se i suoi genitori li hanno buttati, dopo averla uccisa?
- Io voglio cercarli comunque. Deve aver dipinto molto ... stando sempre chiusa qui dentro, probabilmente sarà stato il suo unico sfogo.
Detto ciò, rientrò nella stanza di Janet e iniziò a cercare dentro i cassetti dell'armadio e in quelli della scrivania.
- Ma cosa vorresti farne? - domandò Meredith guardandolo ma senza dargli una mano.
- Ho intenzione di farli conoscere ... - rispose Harry aprendo l'ennesimo cassetto.
- A chi?
Ma il fratello non rispose e rimase intento nella ricerca. Meredith lo fissava senza comprendere.
- Non vorrai mica fingere che siano tuoi? - esclamò sperando di sbagliarsi.
Harry si fermò e si mostrò deluso. “Come puoi pensarlo?”, sembrò dirle solo con lo sguardo. La donna allora restò muta e si sedette sul letto.
- Magari ... - disse tra sé e sé Harry alzando il copriletto - Ecco, una carpetta!- esclamò emozionato tirandola da sotto il letto.
Meredith si alzò di scatto e la guardò insieme al fratello alla luce. Harry, con mano tremante, la aprì e vi trovò diversi fogli di media grandezza. La maggior parte dei disegni erano bozzetti, schizzi del giardino, l'unico paesaggio che vedeva la donna. 
Altri erano semplicemente coperti di linee che però lasciavano comprendere con che stato d'animo le avesse tracciate: solcavano il foglio, lo bucavano quasi, ed erano tutte nere.
- Le avrà fatte per il nervosismo.- commentò Harry sfiorando uno dei fogli - Povera Janet...
- Guarda questi!- disse Meredith scorgendone altri in fondo alla carpetta - Sono dei suoi autoritratti!
- Era bravissima!- esclamò Harry con le lacrime agli occhi - Un vero peccato che il suo sia rimasto solo un talento nascosto, non trovi? Per questo ho deciso di esporli ...
- Esporli? Dove?- domandò stupita Meredith.
- Insieme ai miei. Voglio andare a New York.- rispose semplicemente.
- Come? In America...? - continuò la sorella sempre più incredula.
- Ti spiegherò tutto a casa.- disse Harry richiudendo la carpetta.
Così uscirono nuovamente dalla villa. Harry richiuse la porta e conservò la chiave nella tasca del cappotto.
- Ma come li porteremo? Siamo in bici ... - commentò Meredith ricordando al fratello la grande dimensione della carpetta.
- Io vado a casa in bici, tu prendi un taxi e li porti con te. Fai molta attenzione però che non si rovinino.- rispose Harry montando sulla bicicletta.
E così fecero. Meredith, una volta in taxi e in mezzo al traffico londinese, ebbe come l'impressione d'essere ritornata alla realtà. Le sembrò d'essersi svegliata da un incubo, ma comprese che quell'incredibile vicenda era stata vera vedendo accanto a sé la carpetta. Era ancora terrorizzata e il conducente se ne accorse quando tremante gli riferì l'indirizzo. 
Il suo volto era pallido, le unghia delle sue mani sottili violacee.
- Ha visto un fantasma? - scherzò l'autista notando il suo umore dallo specchietto retrovisore.
Meredith, sentendo quella parola, rabbrividì e si limitò a mostrare un mezzo sorriso.
Harry, nel frattempo, pedalava rapidamente lungo i marciapiedi con la mente piena di tutto ciò che aveva vissuto: era stata senz'altro l'esperienza più inverosimile della sua vita. Come era accaduto in precedenza, al suo passare, raccolse su di sé gli sguardi indiscreti della folla, stupita nel vederlo in pigiama con sopra un lungo cappotto aperto. Ma lui non se ne curò.
La velocità e il vento gelido del rigido inverno gli paralizzavano la faccia e il cappotto volava dietro di sé. 
Si chiedeva cosa lo aspettasse, adesso che avrebbe voluto cambiare vita. 
Pensò che era forse l'ultima volta che percorreva quelle strade e salutò la gente di Londra.

   
 
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