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Autore: lalla    07/07/2004    3 recensioni
Due bimbi sperduti e soli nella foresta insidiosa della città...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HANSEL E GRETEL

HANSEL E GRETEL

 

Dalla cronaca locale de “Il Resto del Carlino”    23 febbraio 1999

 

 

IL MISTERO DEL PILASTRO

Anziana rinvenuta cadavere nel suo appartamento. E’ omicidio?

 

Nel suo appartamento al quartiere del Pilastro è stata rinvenuta cadavere Nina Baldacci,65 anni.La donna, da tempo separata dal marito, viveva  sola ed era nota alla polizia per precedenti connessi allo sfruttamento della prostituzione. Il cadavere presentava ferite alla testa, ma solo l’autopsia stabilirà se la morte è da attribuirsi a queste o a un’eventuale crisi cardiaca provocata da un forte spavento. A detta del suo medico curante, la donna era cardiopatica e l’emozione potrebbe esserle stata fatale. La polizia non ha trovato nell’appartamento segni di effrazione, ma pare siano stati portati via denaro e preziosi.

 

 

Due righe in cronaca che, il giorno seguente, sarebbero state approfondite con tutte le novità che erano saltate fuori, come sempre succedeva, pensava il Commissario Mori cacciando indietro con un gesto nervoso della mano la frangia del caschetto.Sarebbe dovuta andare dal parrucchiere, per la tinta e una regolata al taglio, quando avesse trovato un attimo di tempo.Tempo ne aveva sempre poco, perché Bologna non era più quella di prima. Forse, suo padre e quel fidanzato che aveva mollato per rincorrere le sue aspirazioni non avevano torto, quando insistevano a dirle che il poliziotto non è lavoro adatto a una donna, ma ormai era in ballo, e non era abituata a lasciare i suoi balli a metà.

Nina Baldacci: ex infermiera e puttana in pensione. Era stata denunciata diverse volte per sfruttamento della prostituzione e non sempre se l’era cavata. Nell’appartamento dove viveva in compagnia di un grosso gatto,ospitava, a percentuale, donnine e clienti.Meglio lì che in strada.Doveva aver pestato i calli a qualcuno, con la sua attività, a qualche magnaccia albanese, come quel Bogdan che imperversava nel quartiere, un delinquente che non erano ancora riusciti a cogliere con le mani nel sacco. Bogdan e i suoi tirapiedi l’avevano minacciata diverse volte.Ti sparo. Ti faccio sbranare dal mio pitbull. E lei,niente, dura come quella sua faccia da strega, con i capelli tinti di nero corvo e il naso che le pisciava in bocca.Ma adesso gliel’avevano fatta. Qualcuno era entrato in casa sua coi modi dovuti perché, come aveva spiegato bene il cronista,non erano stati rinvenuti segni d’effrazione. Poi, sempre quel qualcuno, le aveva sbattuto la testa contro lo schermo del suo computer nuovo, fino a fracassargliela, anche se il medico legale aveva detto che doveva essere stato lo spavento a fregarla. Strano,una vecchia di sessantacinque anni che si divertisse a gingillarsi con il computer come i ragazzini, si ritrovò a pensare il commissario, che con quegli aggeggi infernali non aveva mai avuto troppa dimestichezza.Vicino allo schermo,non meno fracassato che la testa della Baldacci, gli agenti avevano rinvenuto una pila di cd rom.Materiale pornografico, neanche a dirlo. Chissà se era la vecchia, che ci si divertiva, o qualcun altro. Era più probabile la seconda delle ipotesi, anche perché lì dentro ci avevano trafficato in parecchi.

-Capite l’italiano?

I ragazzini erano biondi,spaventati e adorabili. Il Commissario Mori si trovò a pensare che le sarebbe piaciuto avere dei figli così, se avesse dato retta a papà e se lo fosse sposato, quel Giorgio, bravo ragazzo, laureato e con un posto d’oro che tanto piaceva ai suoi genitori, invece d’incaponirsi col concorso in Polizia per ritrovarsi, a quarantadue anni, sola come un cane.

-Parlate italiano, bambini?

-Io no bambina.

Poteva avere al massimo quattordici anni e anche se era alta ne dimostrava di meno, tutta infagottata in una vecchia giacca a vento,con le gambette lunghe e ossute che le ballavano nei jeans logori. Dentro le tasche di quei jeans,l’agente Maria Baraldi ci aveva trovato un paio d’orecchini antichi, una spilla d’oro e una catena col crocifisso. E, nelle tasche del maschietto, mezzo milione in biglietti di piccolo taglio. Tutta roba della Baldacci,naturalmente, che quei piccoli assassini dalle facce d’angelo se li era presi in casa.

-Come vi chiamate?Da dove venite?

-Io Amira, lui Bejid. Viene da Albània con nave e qui con macchina chiusa. Zio Enver noi prendere, fare studiare. In Albània no soldi,no scuola. Papà no lavoro,noi fame.

Una storia che aveva sentito centinaia di altre volte. Venivano dall’interno,da qualche buco sperduto in mezzo alle montagne in quel paese che doveva occupare uno dei primi posti nella graduatoria mondiale della disperazione. Un viaggetto sul pianale di un camion scassato dal villaggio fino a Durazzo o a Valona, baci e abbracci a mamma e papà. Dall’Albania alle coste della Puglia c’era qualche chilometro appena di mare da scoppiarsi su gommoni strapieni, col rischio di finire intercettati dalla Guardia di Finanza o addirittura gettati in mare da scafisti privi di  scrupoli. A loro due era andata bene, a destinazione c’era lo zio Enver ad aspettarli. Era arrivato da tanto in Italia, nel Paese del Bengodi dove tutti se la vivono alla grande. E in Italia aveva fatto fortuna.

-Zio Enver no può tenere noi con lui. Mettere su macchina chiusa…Ore e ore. Io male, Bejid vomita cena. Portare qui, a Bologna. Zia Nina molto buona, lei mangiare, vestiti, lei mandare noi a scuola…

Hanno fregato anche te, come tante, pensava il Commissario Mori. Ti hanno fatto promesse che sapevano di non poter mantenere. Era una bella ragazzina, Amira: lavata, pettinata, vestita bene e con qualche chilo in più sopra le ossa lo sarebbe stata ancora di più. I capelli corti e ricci, gli occhi di un verde trasparente le davano un che di angelico.Nonostante quello che aveva fatto.

-Zia Nina buona con noi. Vestiti nuovi, mangiare bene, giocare con videogiochi…

A prezzo di chissà quale tornaconto. Ma, almeno i primi tempi, dovevano essere stati bene:tortellini, banane, coca cola.Quando li avevano mai visti? E il computer per giocarci. Ecco cosa se ne faceva di quel dannato aggeggio, la vecchia.

-Appena può, zio Enver prende e porta noi con lui…

Ma zio Enver non aveva, in realtà, nessuna intenzione di prendersi quei due mocciosi. Con la vecchia Nina sarebbero stati meglio. E le avrebbero fatto guadagnare denaro che, alla fine, i due si sarebbero divisi, da buoni compari. Bejid, pensò il Commissario Mori,forse era anche più carino della sorella, biondino, la faccia rotonda e un pugno di lentiggini sul naso.Non doveva avere più di dieci anni. E lei sapeva che Bologna e il mondo erano pieni di ricchi porci disposti a sborsare denaro per fare quel che volevano di Bejid e di altri poveri piccoli disperati come lui.

-Vecchia diventa cattiva…Vecchia picchia noi, fa vedere giornali con brutte cose. Voi impara,dice. Io piange. Devi guadagnarti  pane, dice. Vuole io e Bejid impara brutte cose che fa maschi e femmine…Bejid piange grida e vecchia lega lui letto con catena…

Il giorno successivo sarebbe stato il primo: se volevano mangiare, dovevano guadagnarsi il pane. Prostituendosi, come quei tizi che ansimavano sullo schermo del computer.Guardate e imparate, piccoli miei. Chi non lavora non mangia.

Nina Baldacci. Al Pilastro la chiamavano la Strega, per quei capelli arruffati e quel naso a becco. E  perché leggeva il futuro nei tarocchi e nei fondi di caffè, guadagnandoci qualcosa, anche se gli altri affari che trattava erano molto più redditizi. Due bambini tra le grinfie non le erano mai capitati, due piccoli clandestini come quelli,della cui esistenza non c’erano prove che potessero mettere un freno alle sue intenzioni.Ma Bejid frignava, incatenato per la caviglia alla gamba del letto, mentre lo schermo del computer vomitava quelle immagini rivoltanti e la vecchia sghignazzava. Chi non lavora non mangia…Guardate e imparate.

Doveva essere stata Amira. Aveva poca carne sulle ossa, ma la disperazione moltiplica le forze.Afferrata la vecchia, le aveva sbattuto la testa contro lo schermo del computer, forte, sempre più forte, fino a fracassargliela e a fracassare in mille pezzi quelle coppie oscene che si dimenavano in un caleidoscopio di colori innaturali e di gemiti animaleschi, finché non erano rimasti altro che cocci di cristallo e ciocche di capelli tinti di nero e di sangue. Un infarto aveva fatto il resto, a sentire il medico legale. Frugandole addosso, aveva trovato la chiave del lucchetto che chiudeva la catena intorno alla caviglia del fratellino. Prima di scappare, i due ragazzini avevano razziato dall’appartamento la misera gioielleria e gli avanzi della pensione di Nina Baldacci. Con quel tesoro, sarebbero andati lontano. Magari sarebbero tornati alla loro catapecchia in mezzo alle montagne, di cui cominciavano a sentire nostalgia: l’Italia che avevano conosciuto non era quella spensierata mostrata dalla televisione.Era un’altra, e non era bella, proprio per niente.

Una volante della polizia li aveva intercettati il giorno seguente al ritrovamento del cadavere. Era già buio, e camminavano abbracciati per non sentire freddo. Chissà che cosa ne sarebbe stato di loro.

-Ha verbalizzato tutto, agente Zanetti?

-Sì,signor Commissario.

Lalla Usai

 

 

 

 

 

   
 
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