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Autore: Lui_LucyHP    07/12/2012    9 recensioni
Alla fine della Guerra contro Voldemort, le vittime sono molte.
Harry, nel tentativo di tornare a Grimmauld Place con una Passaporta, si troverà invece in un'altra dimensione, dove le cose sono andate diversamente.
James, Lily e gli altri sono tutti vivi, ma combattono una guerra che dura più di vent'anni, perché lì, Voldemort, non è mai caduto la notte del 31 Ottobre 1981, ed è più forte che mai.
Harry si troverà di nuovo ad essere l'unico in grado di sconfiggere il Mago Oscuro.
Ci riuscirà? Come sarà il suo rapporto con i genitori che non ha mai conosciuto?
E quello con tutti gli amici che aveva, ma che lì non l'hanno mai conosciuto?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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Harry rilesse per l'ennesima volta la risposta che gli aveva inviato Silente qualche giorno prima, deluso e divertito al tempo stesso.

Signor Barry Evans,
sì, sono certo che il messaggio anonimo arrivasse da lei. Ho il vago sospetto che la mia Fenice la trovi simpatico e degno di fiducia, vista la sua disponibilità nell'aiutare qualcuno che non è il suo padrone. Sono disposto a darle il libro che desidera, ma solo di persona. Preferirei essere sicuro che non cada nelle mani sbagliate. Se per lei va bene, la attendo martedì alle dieci di mattina davanti ai cancelli di Hogwarts.

Albus Silente.

 

Sapeva che il Preside non avrebbe ceduto facilmente, infatti non aveva davvero sperato che gli inviasse il libro, quando gli aveva mandato quel messaggio anonimo tramite Fanny. Probabilmente aveva sbagliato a chiamare la Fenice, ma non aveva ancora abbastanza soldi per comperare Edvige e gli dispiaceva disturbare troppo Andromeda. Non poteva presentarsi da Silente e rivelargli tutto quello che sapeva. Come avrebbe potuto spiegare la provenienza di quelle informazioni? Forse avrebbe potuto dire la verità, almeno al Preside. Sapeva che non si sarebbe tirato indietro e lo avrebbe aiutato, quindi meritava di sapere la sua storia. In quel modo avrebbe anche potuto capire come aveva fatto a finire in quel posto; Silente aveva sempre una risposta a tutto, anche se non sempre erano chiare. Guardò l'orologio appeso nella stanza e vide che mancavano pochi minuti alle dieci. Indossò il mantello e uscì dalla camera. Il Paiolo Magico era deserto quella mattina; l'unica persona presente era Narcissa, che leggeva una copia di Trasfigurazione Oggi, seduta dietro al bancone. Sapeva
che Andromeda e Remus erano di turno da qualche parte per l'Ordine, mentre Tonks era al Ministero. Ted, invece, era uscito assieme ad un seccato
Draco, per delle commissioni.
«Barry, non sapevo che dovessi uscire oggi» disse Narcissa, lanciandogli un'occhiata preoccupata, quando lo vide passare davanti a lei. Harry non capiva tutta la preoccupazione di Narcissa, dato che usciva quasi tutte le mattine per i fatti suoi. Perché quel giorno doveva essere diverso?
«Mi è arrivato un messaggio da Albus Silente, sto andando a Hogwarts per parlargli».
«Ah... bene, bene» fece la donna, sollevata, prima di immergersi nuovamente nella rivista.
Harry ignorò lo strano comportamento della donna, nonostante fosse insospettito, e si infilò nel primo vicolo che trovò; non aveva mai fatto l'esame di Materializzazione, ma era certo che sparire nel mezzo di una strada piena di Babbani costituisse una violazione dello Statuto di Segretezza. Arrivò proprio davanti all'alto cancello di ferro che costituiva l'ingresso principale di Hogwarts. Silente era già arrivato e lo aspettava pochi passi più in là, in una veste viola e nera che accompagnava un cappello a punta, con gli stessi colori.
«Buongiorno, professor Silente».
«Buongiorno, Barry Evans. Vogliamo andare nel mio ufficio?»
Mentre percorrevano i prati che circondavano il castello, Harry non poté fare a meno di guardarsi attorno, contento. Hogwarts era casa sua, aveva conosciuto molte persone fantastiche, pronte ad essergli amico non solo perché il suo nome era Harry Potter.
Nonostante alcuni ricordi, come la morte di Silente e il mese di battaglia che aveva preceduto la morte di Voldemort, poteva vantare solo momenti felici lì dentro. In compagnia di chi gli voleva bene e, soprattutto, lontano dagli zii e dal cugino che lo tormentavano per il suo essere 'anormale'.
«La sua espressione è davvero curiosa, signor Evans» disse Silente, che non aveva smesso di osservarlo da quando era arrivato.
«Credo di non capire».
«Nemmeno io, ma forse vorrà spiegarmelo lei» continuò Silente. «Una persona che vede Hogwarts la prima volta, tende a rimanere stupito della grandezza, del paesaggio e molte altre cose. La sua espressione, invece, mostra gioia e affetto, come una persona che torna in un posto che ha amato».
Non gli sfugge mai niente, pensò Harry.
«Effettivamente ha ragione, professore. Prima di parlare di questo, gradirei farle una domanda».
«Cosa ti fa credere che io abbia la risposta?»
«Ne sono certo. Professore, lei sa qualcosa a proposito di realtà diverse? Non saprei bene come chiamarle».
Silente lo osservò curioso, prima di parlare.
«Realtà diverse? Come dei fatti che coinvolgono le stesse persone, ma che si sono svolti in due modi diversi?»
«Suppongo di sì. Per esempio, da una parte due persone muoiono e una sopravvive, mentre dall'altra, di quelle stesse persone, una muore e due sopravvivono».
«Capisco. Sì, alcune persone parlano di Dimensioni Parallele, indipendenti tra loro ma in qualche modo collegate. Una squadra di Indicibili dell'Ufficio Misteri sta studiando la cosa, anche se con qualche problema» spiegò Silente.
«Quali problemi?» chiese Harry.
«Per prima cosa, non tutti quelli che hanno provato a cambiare Dimensione sono riusciti; inoltre, i due Indicibili che apparentemente sono riusciti a passare, non sono mai tornati indietro. Come mai tutto questo interesse per l'argomento?»
Avevano ormai raggiunto il Salone d'Ingresso del castello, che era deserto. Superarono vari corridoi, tutti deserti, come il Salone. Harry si guardò intorno, sorpreso. Giugno non era ancora finito, mancavano ancora alcuni giorni alla fine della scuola; dov'erano gli studenti?
«Gli allievi del settimo anno stanno sostenendo gli esami in Sala Grande» disse Silente, intuendo i pensieri di Harry. «Gli studenti del quinto anno, li hanno terminati la settimana scorsa e sono già tornati a casa; lo stesso vale per tutti gli altri anni».
«A causa di Voldemort?»
«Proprio così. Comunque, non hai risposto alla domanda. Come mai sei interessato alle Dimensioni Parallele?»
Avevano raggiunto il gargoyle di pietra davanti all'ingresso dell'Ufficio del Preside e, dopo che Silente pronunciò la parola d'ordine, salirono gli scalini di pietra e raggiunsero la stanza circolare. Il Preside prese posto dietro la scrivania e indicò ad Harry una sedia, di fronte a lui.
«Credo di essere finito in una Dimensione Parallela alla mia» disse Harry, rispondendo alla domanda di Silente. «Per questo mi interessa l'argomento, purtroppo i libri non mi sono stati d'aiuto».
Da quando era arrivato lì, aveva passato un sacco di tempo nella piccola biblioteca di Diagon Alley, alla ricerca di informazioni in proposito, senza alcun risultato.
«Non mi stupisce che tu non abbia trovato quello che cercavi nei libri. È un argomento piuttosto recente» spiegò il Preside. «Cosa ti fa credere di essere finito in un'altra Dimensione?»
«Beh, da dove vengo, lei è morto un anno fa».
Un lampo divertito passò negli occhi del Preside. Non ci trovo niente di divertente, pensò Harry, che alla morte dell'uomo si era sentito smarrito, senza una guida.
«Davvero?» chiese Silente, incuriosito. «Vorrei tanto sapere come sono morto, ma può aspettare, per il momento. Ci sono altri fatti che sono andati in un altro modo?»
Harry prese fiato, prima di sganciare la bomba.
«Direi proprio di sì, professore. Barry Evans non esiste. Il mio vero nome è Harry James Potter».
Harry osservò attentamente il viso di Silente, impassibile, come se fosse naturale che il figlio di Lily e James si trovasse lì, davanti a lui.
«Non assomigli per niente ai tuoi genitori, se sei veramente chi dici di essere» constatò il Preside.
Harry si ricordò che aveva trasfigurato il suo viso, per fare in modo che nessuno notasse la somiglianza con Lily e James.
«Quando sono venuto qui, ho modificato il mio aspetto, per essere meno riconoscibile. Potrebbe fare lei il contro incantesimo, così sarà sicuro che non ho imbrogliato» disse Harry, che in realtà non ricordava come fare per riprendere il suo solito aspetto.
Avrei dovuto impegnarmi di più durante le lezioni di Trasfigurazione, pensò.
Silente prese la bacchetta e fece un rapido movimento di polso. Harry sentì un tocco leggero, come un alito di vento, passare attraverso il suo corpo. L'espressione del Preside, prima impassibile, divenne di pura sorpresa; chiaramente aveva visto il suo vero aspetto e, di conseguenza, la somiglianza con Lily e James.
«Non c'è alcun dubbio su chi siano i tuoi genitori».
«Direi proprio di no».
Dopo la rivelazione, il silenzio calò nella stanza. Harry non aveva la minima idea di cosa dire o, meglio, aveva talmente tante cose da raccontare che non sapeva come cominciare. Sarebbe stato tutto più semplice se Silente gli avesse fatto qualche domanda, invece di continuare a fissarlo in silenzio.
«È una cicatrice strana» disse infine il Preside, indicando la fronte di Harry.
Devo raccontargli tutto, non posso limitarmi agli Horcrux, pensò il ragazzo. Se voglio che mi aiuti, devo fidarmi di lui come mi fidavo del Silente che ho conosciuto io.
«È una storia lunga».
Silente sorrise. Poi, con un colpo di bacchetta, fece comparire due tazze di the fumanti e un vassoio di pasticcini.
«Meglio mettersi comodi allora».
Harry prese la tazza e, dopo aver bevuto un sorso, cominciò a parlare.
«Quando avevo poco più di un anno, Voldemort uccise i miei genitori, poi cercò di uccidere me. Il suo piano però non funzionò, perché mia madre, che si era sacrificata per me, mi garantì una protezione. Così Voldemort quella notte scomparve, lasciandomi questa cicatrice come ricordo. Divenni famoso come Il bambino Sopravvissuto, colui che aveva sconfitto il più potente mago oscuro di tutti i tempi, senza nemmeno sapere come. Fui affidato alla sorella Babbana di mia madre, dove sarei stato protetto fino ai diciassette anni. Silente decise così, perché sapeva che Voldemort non era morto, era solo sparito. Arrivai al mio undicesimo compleanno senza sapere niente del mio passato, dei miei genitori o di Hogwarts. Le lettere che la scuola mandava vennero bruciate o strappate, così dovettero mandare qualcuno a parlarmi. Quando Hagrid mi rivelò quello che ero veramente, fu il giorno più bello della mia vita; sarei andato via dai miei zii Babbani, almeno per un bel po' di mesi».
«Fammi capire bene, stai dicendo che Voldemort è scomparso per un po'? Quindi, la guerra che era in corso, si è fermata» fece Silente, interrompendolo.
Harry annuì. «Sì, per un po' non ci furono notizie su di lui. Molti credevano fosse morto, ma fin dal mio primo anno a Hogwarts, fu chiaro che era ancora in circolazione. Silente aveva nascosto nella scuola la Pietra Filosofale, su richiesta del suo amico Nicolas Flamel, certo che qualcuno volesse rubarla. Ma nemmeno a scuola la pietra era al sicuro. Uno dei professori della scuola era posseduto da Voldemort e tentò di rubarla, verso la fine dell'anno, ma io lo impedii. Il secondo anno, la Camera dei Segreti venne aperta e cominciò una serie di attentati ai danni di studenti, che fortunatamente rimasero solo pietrificati».
«Questo mi ricorda un fatto di quando ero insegnante e Voldemort era a scuola» disse Silente, sovrappensiero. «La Camera venne aperta e una studentessa morì. Ricordo di aver cercato per anni il posto, aiutato da altri professori, ma senza successo».
«Io la trovai» continuò Harry. «Era un altro tentativo di Voldemort di riprendere il proprio corpo. Aveva posseduto una ragazza, grazie ad un diario in cui aveva racchiuso dei ricordi, diciamo, di sé. Ho ucciso il mostro che si trovava nella Camera, grazie anche a Fanny, e distrutto il diario, impedendo a Voldemort di tornare».
Harry si fermò, non sapendo bene come continuare il racconto. Voleva parlare di Sirius ma, oltre al fatto che la riteneva una questione più personale e che il solo pensiero del suo padrino morto lo faceva sentire malissimo, sapeva che era più importante parlare di Voldemort. Approfittò della pausa per prendere un pasticcino al cioccolato, che scoprì contenere un morbido ripieno di crema di vaniglia. Non ricordava di aver mai mangiato dei pasticcini così buoni a Hogwarts.
«Sono i miei preferiti» disse Silente, indicando il vassoio. «Gli Elfi sono sempre molto disponibili, ma torniamo a noi. Qual è il mostro che si trova nella Camera?»
Harry ingoiò il pezzo di pasticcino che stava masticando.
«Un Basilisco» rispose, prima di bere un sorso di the, che continuava a fumare come se fosse appena fatto.
«Ma certo, stiamo parlando del mostro di Salazar Serpeverde. Poi, che cosa è successo?»
«Alla fine del mio quarto anno, Voldemort riuscì a tornare, grazie all'osso di suo padre, la mano di Peter Minus e il mio sangue. Purtroppo però nessuno credette a me, tranne Silente e i miei amici, perché Voldemort rimase nascosto, si rivelò solamente ai Mangiamorte. Il Ministro della Magia faceva di tutto per screditare me e Silente, ma alla fine dovette ricredersi, perché lui stesso vide Voldemort al Ministero».
«Che cosa ci faceva Voldemort al Ministero della Magia?»
«Cercava la Profezia che ci riguardava, quella che Sibilla Cooman aveva pronunciato davanti a Silente, di cui Voldemort conosceva solo una parte. È stata anche colpa mia, sono stato uno stupido. Ho passato un anno a fare sogni strani, che si rivelarono essere visioni della mente di Voldemort; in qualche modo eravamo legati. Silente ordinò a Piton di darmi lezioni di Occlumanzia, ma non mi sono mai applicato molto, anche perché il professore non si sforzava di nascondere l'odio per mio padre e per me. Non ci siamo mai sopportati molto. Voldemort usò il collegamento per attirarmi al Ministero, mi fece credere di aver rapito il mio padrino, Sirius, e di averlo portato all'Ufficio Misteri. Era una trappola e ci sono caduto, come uno stupido. Alcuni membri dell'Ordine sono arrivati e hanno lottato contro i Mangiamorte, ma Sirius è morto».
«Capisco, quindi sapevi della Profezia?»
«No, Silente me lo disse solo dopo la morte di Sirius. Anche lui si sentiva responsabile, in parte, perché avrebbe potuto rivelarmi prima la verità e io non sarei mai andato al Ministero. Dopo quel momento, tutti seppero che Voldemort era veramente tornato, anche se lui rimase sempre nascosto, non agiva mai direttamente».
«Nemmeno qui lo fa; agire direttamente non è nel suo stile».
«Durante il sesto anno, Silente cominciò a darmi lezioni private. Mi mostrava ricordi del passato di Voldemort, mi ha insegnato tutto quello che aveva portato Voldemort a fare quello che ha fatto; lo abbiamo, studiato e, infine, mi ha rivelato quello che aveva fatto per rimanere in vita».
«Quindi Voldemort era diventato immortale?» chiese Silente. «Come aveva fatto?»
«Horcrux».                       

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Ciao a tutti!!
Ho dovuto interrompere qui il capitolo e fare due parti, o sarebbe stato troppo lungo. La seconda parte arriverà DOMANI, dato che è stata scritta assieme a questa. Devo solo controllarla. :)
Grazie a tutti quelli che hanno recensito e a coloro che continuano a leggere in silenzio. Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite(13),
le seguite(46) e le ricordate(6).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Qualcuno, forse, aspettava questa parte, spero di non aver deluso eventuali aspettative. 
A domani,
Lucy

  

 

 

 

   
 
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