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Autore: Il vecchio Totosai    24/06/2007    1 recensioni
A quell’ora la scuola era molto silenziosa. Si avvertiva soltanto qualche scricchiolio isolato dai dormitori vicini, e il singhiozzare ritmico di una ragazza castana seduta su una poltrona.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un rosso fuoco scoppiettava allegramente nella circolare e accogliente sala di ritrovo di Grifondoro

Un rosso fuoco scoppiettava allegramente nella circolare e accogliente sala di ritrovo di Grifondoro. Era ormai notte inoltrata e Hermione sedeva su una vecchia poltrona di velluto davanti al camino, con l’intenzione di scaldarsi un po’. Appallottolato sulle sue esili ginocchia c’era Grattastinchi, in preda ad un ron-ron continuo. Fuori dalla grande finestra della Torre si intravedeva uno spicchio del grande lago del castello, che brillava alla luce della luna calante, sparando i suoi mille riflessi sulla facciata della scuola. Le sembrò di intravedere un qualcosa tuffarsi velocemente provocando piccole creste sul pelo dell’ acqua. Il libro di Antiche Rune cadde a terra con un tonfo sommesso.

“Non ne posso più.”

Grattastinchi emesse uno sbadiglio felino in tutta risposta.

“Beato te che dormi quando vuoi….” Disse Hermione grattando leggermente il mento del gatto.

Era ormai inverno. Prese mentalmente nota di ricacciare dal suo baule qualche golf più pesante, l’indomani. Un tizzone andò in frantumi, producendo un piccolo crac.

La ragazza chiuse gli occhi, cercando di togliersi dalla testa tutte quelle strane rune nauseanti. E buffi pensieri cominciarono ad affiorare. La faccia pungente e un po’ rugosa della professoressa Vector le galleggiò davanti, guardandola torva.

‘Possibile che riesco a pensare solo alla scuola?’ Aprì gli occhi con una smorfia.

Lei era sempre la migliore, in ogni campo. Doveva esserlo, nient’altro avrebbe potuto appagare la sua ambizione. Doveva dare il meglio. Così nessuno si sarebbe più permesso di ridicolizzare la sua natura Babbana. Nessuno si sarebbe più permesso di ridicolizzare i suoi genitori. Istintivamente strinse il pezzetto di carta che aveva accartocciato nella tasca della divisa. Pensò e ripenso mille volte alla sua giornata, alle sue giornate, cercando di trovare qualcosa che non andasse, qualcosa di sbagliato, per dare un senso al suo insopportabile risentimento. Lei, l’amica delle persone in difficoltà, lo scudo dei più deboli. Lei, la buona, la brava, la saggia. Lei, Hermione. Una ragazza come tante. Proprio ciò che in quel momento avrebbe voluto essere. Una piccola lacrima le scivolò sul viso, rigandole quel volto ancora troppo giovane. Non ne poteva davvero più. Non era forte come i suoi amici, non lo era mai stata. Non era decisa come Harry. Non era serena come Ron. In questo momento non si sentiva addosso nessun particolare aggettivo.

La luna ormai alta la ammoniva con uno sguardo argentato. A quell’ora la scuola era molto silenziosa. Si avvertiva soltanto qualche scricchiolio isolato dai dormitori vicini, e il singhiozzare ritmico di una ragazza castana seduta su una poltrona.

All’improvviso, sente il bisogno di sfogarsi. All’improvviso, sente il bisogno di tirare le somme, di guardarsi da vicino. E lei conosceva questa sensazione fin troppo bene. Nella lettera che stringeva in pugno con triste rabbia, si parlava di lei. Si parlava della sua famiglia, si parlava di lei. Si parlava del natale, dei regali, del maltempo, e ancora di lei. Il foglio terminava con un breve ‘Siamo orgogliosi di te.

‘Ma io… Sono orgogliosa di me stessa?’

Grattastinchi con un piccolo movimento cominciò a fissarla dritta negli occhi, facendo le fusa.

  
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