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Autore: Revalis    07/12/2012    1 recensioni
Su Ksetra ogni essere vivente, alla nascita, viene illuminato da una Stella, sua protettrice. Questa Stella è la guida dell'individuo, colei che mostra la via, influenzandone la vita. Non tutti, però, conoscono la posizione della loro stella, ma possono percepirne la voce ed entrarci in contatto. Alcuni hanno la fortuna di ricevere la benedizione di un Astromante, che può indicare in maniera esatta la posizione della Stella di un essere vivente e dunque tracciare più precisamente il destino. Il protagonista della storia, Rust, non riesce ad individuare la propria Stella; vaga così di posto in posto, guadagnandosi da vivere come cantastorie. Durante l'ennesimo viaggio, però, Rust viene a contatto con qualcosa che cambia la sua strada...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I
-Una lunga marcia-

 

Prima di giungere al villaggio di Uminor Rust fu costretto a valicare la catena montuosa del Dragone, nelle cue profondità si narrava (o meglio, lui stesso raccontava
ai suoi clienti) che si celassero intricati cunicoli, abitati da asceti che venivano iniziati ai segreti della volta celeste.
Attingere da leggende e saggezza popolare antica era fondamentale per creare delle storie avvincenti; il trucco stava nel colorare un po' l'esposizione. C'era molto da raccontare su un pianeta ricco come Ksetra, e ancor di più sulla luce di cui era imbevuto.
Rust si era soffermato più volte a pensare agli altri pianeti del suo stesso sistema stellare, pensando giustamente che non tutti avevano con sè la benedizione delle stelle.
Ksetra stesso poteva considerarsi un "individuo" fortunato, poichè la sua Stella guida era Kyr, il grande astro del cielo diurno. Forse gli altri pianeti erano protetti da altre guide, ed erano dunque destinati ad altri percorsi di vita.
"Chissa se anche la Stelle hanno una guida...", si chiese Rust, camminando a passo svelto con la testa rivolta al cielo.
I severi monti che si profilavano all'orizzonte la avevano sicuramente. Per arrivare ad Uminor da quella direzione si doveva attraversare il valico di Ed Asich, addentrarsi in una delle famose grotte ed uscire poi dall'altro lato, nella vallata, evitando così una scalata proibitiva.
L'uscita si trovava proprio sotto il picco di Thuban; Rust si ricordava bene della conformazione del terreno e conosceva bene anche le storie ad esso collegate.
Sapeva che proprio sul picco di Thuban aveva avuto dimora l'Astromante del Nord; egli fu, più di tremila anni fa, un famoso Astromante, protetto dalla Stella polare dell'epoca, ovvero Thuban. Vi era ancora un tempio in suo onore, a perpetuo omaggio dell'importanza che lui e i Monti del Dragone ebbero; ancora al tempo odierno Rust non trovava difficoltà nel trovare seguaci dell'antico Culto di Thuban, nonostante la luce di quella Stella non fosse più una guida celeste così importante; però era nozione comune che il nome alla catena venne dato dopo, in tempi più recenti, visto che anticamente la costellazione del Dragone non si chiamava affatto così; il nome originale, purtroppo, era andato perduto.
Quella era una delle tante notizie che nonostante il suo sapere nemmeno Rust aveva; difatti avrebbe desiderato veramente incontrare uno di quegli asceti, magari discendenti dell'Astromante stesso. Anche solo per rendere i suoi racconti un po' più avvincenti e verosimili.
Ma in fondo aveva tempo per pensarci su per conto proprio. Non raccontava mai storie di Astri troppo conosciuti nella zona...era più vantaggioso stimolare la paura e la curiosità per l'ignoto, per il mistero. Uminor, ad esempio, conosceva bene le particolarità del Dragone, del Piccolo Carro di altre stelle considerate circumpolari; Solo che a quelle latitudini non
apparivano alte nel cielo, ma basse all'orizzonte. Uminor si trovava infatti un po' a Nord dell'equatore, fondata in modo che, guardando il Nord dalla piazza principale, si vedesse distintamente il Nord terrestre allineato con il Nord Celeste, grazie alla Costellazione dell'Orsa Minore; questa distanza, per quanto sapeva Rust, era frutto di precisi calcoli astronomici, che però ignorava. Sapeva però che il nome di quella linea immaginaria di congiunzione si chiamava Lacrima dell'Orsa.
A ben pensarci molti luoghi su Ksetra prendevano il nome da una Stella o da una Costellazione. Un astro poteva proteggere sia un luogo, sia una persona; questo fatto era così importante che gli abitanti di una zona tendevano a portare un reverenziale rispetto anche a Stelle avverse alla loro.
Mentre tra una persona e una Stella c'era un rapporto indissolubile, estremamente personale, una moltititudine di persone riunite sotto ad una Stella potevano acquistarne il favore come collettività. Su Ksetra infatti poteva capitare che vi fosse più di una comunità dedita al rispetto per una Stella; ad esempio Rust aveva visitato Uminor Borealis, una grande città nel freddo Nord, illuminata dalla bianca luce di Polaris, che a quelle latitudini si trovava quasi allo Zenith.
"Non ci avevo mai pensato prima. Forse c'è stata una migrazione e alcuni abitanti di questa Uminor, particolarmente attaccati alla Costellazione, hanno fondato la
nuova città..."
Una nuova connessione era stata forse trovata? Rust non lo sapeva con certezza, ma la curiosità lo pizzicava sui fianchi. Magari avrebbe dovuto indagare, dopotutto ogni singola cosa su quel pianeta aveva una storia da raccontare; c'era solo da scoprirle, memorizzarle, apprezzarle...e nel suo caso, riproporle. Quello che apprezzava di più era come quelle fiere sfere di plasma bruciante se ne stavano lì, apparentemente silenzione, ma capaci di intonare una musica che colpiva direttamente il profondo dell'individuo. Non avevano chiesto niente in cambio della vita, e non erano divinità per la popolazione di Ksetra. Tutti facevano parte dello stesso Universo, e tutti lo glorificavano nella sua magnificenza, dal granello di sabbia alla potente stella. Gli Ksetriani non sapevano con certezza se esistevano altri popoli con le loro stesse credenze, con la loro stessa capacità di percepire gli spiriti stellari, ma a loro importava poco.  Quel rapporto di mutuo rispetto nel nome dell'equilibrio del Cosmo era il concetto più alto che si potesse raggiungere su Ksetra. Culti come quello di Thuban o, perchè no, di Uminor, erano tenuti in grande considerazione da chi li conosceva. Chi dedicava la propria vita agli astri, facendoli entrare in sè, aveva l'ammirazione di tutti, poichè lo sforzo necessario
era estremo.
Tutto questo sistema era così ricco e affascinante che Rust non poteva fare a meno, in mancanza di una sua strada, di seguire le innumerevoli scie che tutto l'Universo
lasciava. Quella notte forse seguiva l'ultima scia, quella notte era quella che avrebbe potuto cambiare qualcosa; quella notte, mentre si arrampicava su un altopiano, Rust si rese conto perchè lo Spirito di Polaris gli aveva detto di passare per Kochab, verso il Nord.
Kochab si stava allineando con la Lacrima dell'Orsa, e dunque con Polaris; solo un paio d'orette e sarebbero state perfettamente allineate, esattamente a mezzanotte; ovviamente non si trattava di una casualità.
Il passo si fece improvvisamente più veloce. Doveva mettere più strada possibile davanti a sè nel minor tempo; non poteva assolutamente perdere un'occasione del genere.
Non si trattava solamente di una congiunzione astrale, conoscendo gli usi di Uminor. Una cosa così inusuale doveva per forza essere celebrata in qualche modo.
Ma alla luce di un secondo pensiero, anche quello risultò poco importante. Solo quella era la notte giusta, e per la prima volta anche Rust sentiva di avere una guida, seppure flebile.
Una morsa calda gli strinse il petto. Non era la stessa sensazione di casa che gli aveva trasmesso lo Spirito, eppure era molto simile, quasi un ricordo sfocato.
La forza che aveva sentito in quel momento era la luce diretta di una Stella, quella che lo stringeva adesso era la sua rifrazione, la sua dispersione, una luce molto vecchia...somigliava alla struttura stessa dell'Universo, che contiene in ogni suo diverso punto le infinite immagini del resto dell'universo in altri tempi, la cui luce arriva a colpire quel punto solo in un determinato momento. Lo stesso Universo teso ad aumentare il caos, a bruciare raffreddandosi, nell'eterno riflesso congelato di sè stesso...tutto questo glielo suggerivano quei puntini luminosi nel cielo, eppure questa sensazione benefica non era nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che lo aveva attraversato prima. Al momento non gli era sembrato nulla di che, ma ripensandoci, sentiva di aver perso qualcosa.
Mentre i minuti passavano il cielo, soffocato dalle nubi, respirava solo tramite quell'unica apertura che faceva rilucere le gocce di sudore e preoccupazione di Rust, come se fosse lui stesso un pianeta in folle corsa per allinearsi alle Stelle, sfuggendo ai suoi pensieri e tornandoci continuamente, per nascondersi.
Le stesse, benevole luci che lo condussero oltre le rocce aguzze, contro il vento freddo delle alture, ululante come mille lupi nella tundra e gemente come salici piegati dalla tempesta; lo condussero fin nel buio delle caverne, come se la loro potenza perforasse la solida terra.
Infine, come molti altri prima di lui, uscì nuovamente nel vasto mondo, come rinato; vide che anche la Costellazione del Dragone, appena visibile dietro l'orizzonte, stava rilucendo, strafottente, senza mostrarsi completamente. Proprio le due stelle che davano il nome al passo e al picco sfuggivano alla sua vista, come a volergli evitare un presagio di morte.
Rust realizzò ben presto che sarebbe tornato, un giorno, con la sua guida, sfidando quelle stelle che adesso mostravano compassione, pietà, o forse solo un malcelato senso di superiorità.
Fu con questa certezza che attraversò una piccola area brulla, inerpicandosi su una collinetta malamente arata; fu con grande fatica e stupore che vide danzare più in basso dei fuochi, pronti ad accogliere la Lacrima dell'Orsa.

   
 
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