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Autore: faith15    25/06/2007    4 recensioni
Il vento sbatteva contro le mie finestre, osservando all’esterno potevo vedere chiaramente le persone che scappavano dall’imminente pioggia... Frequento i vampiri da quando sono nata, per loro sono una specie di mascotte...
Genere: Romantico, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

CAPITOLO 3

                                                             (sweetangel17@hotmail.it)

 

 

Quella notte mi sognai.

Vedevo uno spettro di me stessa in riva al mare ad osservare l’ imminente alba…

Indossavo un vestito da sera cremisi con i capelli che mi cadevano sul petto liberi.

In sottofondo sentivo ancora la musica triste che sentivo ogni santissima sera, ma non mi dispiaceva.

Quelle note mi rilassavano e le onde del mare divennero la mia culla.

Vidi le lacrime solcare lentamente le mie guance fino ad arrivare ai contorni della bocca.

Mi lasciai andare, il mio corpo cadde sulla sabbia come devastato, martoriato dalla fatica.

E rimasi lì fino a quando mi destai grazie alla sveglia a forma di porcellino che avevo sul comodino sinistro.

Che razza di sogno era mai quello. Chissà se lo avrei mai scoperto.
MI alzai contro voglia, quella notte avevo dormito soltanto 2 ore e mezza e probabilmente la mia faccia era segnata dalle occhiaie.

Mi misi una gonna scozzese, e un maglione nero, mi truccai molto pesantemente legai i capelli e scesi per la colazione.

Avevo moltissima fame, lo stomaco aveva cominciato a brontolarmi mentre mi infilavo le calze.

Cosa molto strana visto che solitamente non mangiavo mai fino all’ora di pranzo…

Entrai in cucina e salutai con un cenno del capo mia madre intenta a leggere il programma della giornata.

Non che ci mancassero i soldi, ma a mia madre piaceva tantissimo lavorare, era un avvocato davvero molto famoso, e anche molto costoso, infatti chi si rivolgeva a lei lo faceva soltanto per casi davvero urgenti e pericolosi.

Era per questo che aveva alzato così tanto i prezzi.

Presi una tazza dal mobiletto e la riempii di latte e cereali, mischiati a una grande quantità di caffè.

Un volta finita la misi nella lavastoviglie presi le chiavi della macchina e andai verso la mia bellissima Volvo.

<< Diavolo >>

Esclamai non appena notai un mazzo di rose blue e un pacchetto  sul sedile posteriore della mia auto.

Non c’era bisogno di leggere il bigliettino per capire chi fosse l’artefice di questa sorpresa, ma lo feci ugualmente,

<< ALLA MIA CARA PAZZA DI FIDUCIA, SPERO CHE I MIEI DONI TI PAICCIANO >> Non volevo nemmeno sapere di che cosa si trattasse, probabilmente era uno dei suoi regali idioti.

Lo avrei aperto più tardi, ora ero già in ritardo.

Riappoggiai il tutto sul sedile e mi diressi verso la scuola.

Nessuno fece caso a me quando arrivai visto che il cortile era del tutto vuoto, ero in ritardassimo, il professore mi avrebbe eliminata.

Corsi per i corridoi, arrivando davanti alla mia aula, presi un leggero sospiro e entrai.

<< MI scusi professore.. >> Billy mi guardò torva come se avesse davanti l’artefice di un delitto.

<< Signorina Paradise, ieri si è addormentata e oggi arriva con 15 minuti di ritardo? Le sto per caso antipatico? >>

<< Ma no.. che dice professore… c’era traffico! >>

<< Traffico? Siediti! >> Mentire era sempre una brutta cosa…

<< Stavo spiegando ai tuoi compagni il significato dei sacrifici umani di certe tribù indigene >>

<< A bene… >> Non ne ero molto interessata mio padre mi aveva istruito con cura su questo argomento.

<< Che ne dici di darci una risposta dettagliata!? Credo che tu ne sappia molto a riguardo >>

<< E’ vero…  >> In quel momento mi senti una maestrina, mi piaceva dare dimostrazione della mia educazione, anche se francamente quella mattina ne avrei fatto a meno.

<< Le più grandi civiltà che praticavano sacrifici, sia umani che animali, erano senza dubbio gli Incas, gli Azteki e i Maya… >>

<< E perché li facevano? >> Io stavo ferma al mio posto, giocavo con la collana che portavo al collo, anche se sapevo tutto essere interrogata mi agitava sempre, e descrivere la gente di mio padre come efferati assassini mi faceva sentire in colpa!

<< Bisogna cominciare con il dire che non erano assassini, erano solo fanatici, come milioni di persone a quest’epoca. Loro credevano che per compiacere e per non far morire i propri dei dovessero sacrificarsi, alcuni ci andavano di loro spontanea volontà altri invece furono costretti >>

<< Esatto… Discorso un po’ confuso ma esatto..  >>
Il sole filtrava dai buchi delle tende, illuminandomi il volto.

<< Wow… secondo te perciò persone che uccidono altre persone non sono assassini? >> Calloway…

<< Non ho detto questo, se fossi stato attendo alle mia spiegazione avresti capito >>
<< Beh… allora nemmeno tu sei un’assassina! >>

<< Io credo proprio di esserlo mio caro! >> In quel preciso istante notai per la prima volta il terrore negli occhi di Jason

<< Ragazzi.. >>

La campanella suonò e udì calloway imprecare contro di me, ma lo ignorai, non avevo nessuna voglia di controbattere.

Fuori dall’aula vidi Hyden appoggiato al muro davanti alla mia aula, indossava un paio di bellissimi jeans strappati ovunque, una maglietta nera e borchie, sulle spalle portava una grande custodia nera, la sua chitarra..

Sembrava il dio della perfezione.

<< Ciao! >> la sua voce mi riempiva il cervello, quale divinità di era sacrificata per dare tutta la sua bellezza a quel ragazzo?

<< Ciao! >> Gli risposi, pregai alla mia voce di rimanere ferma… cosa mi stava capitando, se Marik fosse stato li lo avrebbe ucciso all’istante.

<< Allora dov’è il tuo amico? >>

<< Arriva… E’ un attimo dentro con il professore! >> gli indicai il ragazzo appoggiato alla cattedra che implorava Billy

<< Beh… a occhio non è che sembra molto bravo! >>

<< L’apparenza può ingannare! >>

<< Non sai quanto hai ragione! >> Detto questo si appoggiò davanti alla porta per aspettare Mike.

Che cosa aveva voluto dire? Anche lui nascondeva qualcosa? Qualunque cosa fosse io l’avrei scoperta! Parola mia.

<< Eccolo sta uscendo! >>

<< Mike…>> lo salutai…<< lui è Hyden… >>

<< Piacere… sono Mike! >> Gli disse porgendogli educatamente la mano

<< Allora dove andiamo? >>

<< Sulla terrazza, lì non c’è mai nessuno! >>

Fui io a raggiungere per prima il luogo predestinato seguita da Hyden

Mike aveva lasciato l’amplificatore e il basso nel bagagliaio della macchina, ed era andato a prenderlo lasciandoci soli.

L’odore degli alberi muschiati mi attraverso come un onda attraversa l’oceano.

Io in quel momento mi sentivo come un pesce, con esattezza come Nemo, mi sentivo persa…

Avevo smarrito la strada di casa e non sapevo come ritrovarla.

Procedevo a tentoni verso la mia vita oscura, popolato da mostri con visi d’angelo e assassini pronti a sbranarmi.

Troppi pensieri aleggiavano la mia mente, e non era mia intenzioni lasciarli naufragare senza averli degnati nemmeno di uno sguardo.

Dovevo tenerli ben stretti e prima o poi li avrei analizzati.

<< Che faccia! A cosa stai pensando?? >>

<< A niente di particolare! >>

<< Fantastichi? >>

<< No! >>

<< Non ne azzecco una! MI arrendo! >> Il suo sguardo ritornò fisso su un luogo solo a lui visibile,

ad occhi estranei sembrava che stesse fissando il puro spazio vuoto, ma probabilmente non era così.

Cercai di capire cosa avesse catturato a tal punto la sua attenzione, ma rinunciai all’impresa dopo pochi secondi.

<< Da quanto tempo suoni? >>

<< Praticamente da sempre! >>

<< Davvero? E suoni solo la chitarra?? >>

<< A dire il vero no! Diciamo che ho avuto molto tempo libero, e suono parecchie cose! >>
<< Capisco! >> Però il modo in cui aveva pronunciato “Ho avuto molto tempo libero” mi risultò un po’ strana, come se nei suoi occhi fosse apparso un velo di tristezza e malinconia, ma non ne ero sicura, ma  qualunque cosa fosse aveva già abbandonato quegli occhi d’angelo, per lasciare spazio ad una pozza infinita.

<< Eccomi ragazzi! >> Dalla soglia della porta apparve Mike leggermente appesantito dalla chitarra e dall’amplificatore, era uno dei più piccoli che possedeva, ma sembrava comunque molto pesante.

Il ragazzo che stava di fianco a me gli andò in contro e lo aiutò con il peso.

<< Avanti ragazzo… fammi vedere che cosa sai fare! >>
<< Certo..  >> Potevo essere fiera di quel ragazzo, sapeva reggergli lo sguardo in un modo straordinari, senza esserne intimidito.

Sapevo che ce l’avrebbe fatta, lui era fantastico con un basso in mano, sapeva fare miracoli.

Iniziò ad intonare lo strumento creando un atmosfera magica, non avevo mai visto Mike con un espressione seria in viso.

Con la coda degli occhi notai che anche Hyden aveva tirato fuori la sua chitarra, una Gibson Les Paul Deluxe, una delle mie preferita
Le gambe sotto di me iniziarono a tremare leggermente, l’emozione stava salendo alle stelle..

<< Cosa vorresti suonare? >>

<< Tu cosa sai?? >>

<< Angela? Tu cosa potresti cantare? Così proviamo insieme… >>

<< Beh non saprei! Io ascolto più che altro musica giapponese… >>

<< A bene… so qualcosa anche io… e tu Mike? >>

<< Si.. >>
<< Che ne dite se provassimo a suonare Ain’t afraid to die dei Diru? >>

<< Va bene… Mi ricordo qualche accordo >> Disse Hyden, mettendosi in posizione

Con la sua chitarra in mano sembrava semplicemente perfetto!
<< Cominciamo direttamente da metà canzone quando basso e chitarra suonano insieme…  Angela tu devi entrare  dopo 50 secondi va bene?? >>

<< Ve benissimo… >> ero curiosissima di vedere come se la cavava.

Quando cominciò a muovere le sue dita sulle corde della sua gibson rimasi impietrita, mai in vita mia avevo sentito una chitarra urlare in quel modo, e quando le note del basso di Mike incontrarono quelle della chitarra fui scossa da una scarica elettrica, come se avessi toccato una filo dell’alta tensione.

La sensazione che provai in quel momento era simile ad un orgasmo.

Li vedevo li, davanti ai miei occhi, che suonavano come due angeli, e insieme creavano una melodia dolce con accordi meravigliosi…

Il minuto era passato, era il mio turno, le ginocchia mi tremavano, non avrei mai creduti che avrei avuto il coraggio di aprire la bocca, e se fossero usciti solo mugolii?? Che figura ci avrei fatto..

Ma ormai anch’essa aveva preso vita, si muoveva da sola, e la mia voce aveva cominciato a cantare.


 

kimi no heya ni hitotsu daisuki datta

 hana wo ima...

akari wa shizuka ni shiroku some

 yuku machi no naka no kisetsu iro
namida wo otoshita genjitsu to wa

zankoku da ne
kimi ga mita saigo no kisetsu iro

shiki to kimi no iro yagate kieru darou
yuki wa tokete machikado ni hana ga saki
kimi ga mita "shikisai wa" sotto tokete yuku

kotoshi saigo no yuki no hi machikado ni

hitotsu no hana
sora wo miagereba saigo no yuki ga te no

 hira ni koborete


Sopra quella dolce collina la neve cadeva benevolmente e anche se capisco che non potrò raggiungerti
ora, nella tua stanza, quel fiore che mi piaceva molto...

La luce tingeva quietamente di bianco la città
tu guardavi il colore dell'ultima stagione
La realtà che ci ha fatto piangere è crudele
tu guardavi il colore dell'ultima stagione

Presto negli ultimi momenti il tuo colore svanirà sono sbocciati i fiori
Li hai visti "che bei colori" ti stavi sciogliendo lentamente

l'ultimo giorno di neve di quest'anno, all'angolo della strada un fiore se alzo gli
occhi al cielo l'ultima neve cade nel palmo della mia mano




 Ero felice, sentivo la gioia che mi cresceva nel cuore, come mai era accaduto prima, sentivo la musica che mi scorreva nelle vene, come sangue, o ancora meglio…

Nonostante il mio accento occidentale, il giapponese della canzone era meraviglioso, così armonioso e la mia voce danzava con le note create dalla magia degli strumenti dei due ragazzi…

Danzavano e si rincorrevano.

Questa esperienza non la dimenticherò mai, resterà nel mio cuore per tutta la mia vita.

Quando finimmo, restammo a guardarci per diversi secondi, in quei minuti in cui l’aria era stata popolata dalla mostra musica si era creata una magia, che sembrava aver stregato tutto l’ambiente che ci circondava.

I ragazzi presenti nel resto della scuola, probabilmente erano troppo presi nella loro pausa per accorgersi di noi.

<< Devo dire che ci sai fare! >> Fu l’unico commento di Hyden, mentre rinfoderava la sua Gibson Les Paul Delux. 

<< Anche tu non sei male… anzi.. devo dire che sei degno per la chitarra che porti! >>

<< Grazie… Allora ti va di entrare nel nostro gruppo?? >>

<< Con questi membri?? Solo un matto si lascerebbe scappare quest’occasione! >>

<< Allora benvenuto! >> Gli disse porgendoli cordialmente la mano, io rimasi lì, ad osservare la scena in silenzio e soprattutto ancora frastornata dalla magia che ora stava mano a mano scomparendo.

Ma ormai quelle note si erano impossessate di me, facendomi la loro schiava perenne…

<< Ragazzi, ora devo andare, degli amici mi stanno aspettando alla macchina! >>

<< Non hai delle lezioni? >>

<< SI… ma oggi mi sento in vena di marinare la scuola. >>

<< A… Capisco… >>
Scendemmo le scale, io ero abbastanza impacciata, avevo il timore che qualcuno ci avesse sentiti.

Fissazioni personali.

Hyden ci salutò con un cenno di mano e si diresse verso l’atrio principale come se niente fosse.

Probabilmente per lui saltare le ore era un abitudine.

Io andai nella classe adiacente al cortile principale mentre Mike raggiunse la macchina per sistemare gli strumenti e mi raggiunse quando la lezione era ormai cominciata.

Due intere ore di matematica, una delle materie più noiose esistenti al mondo.

Non riuscivo a capire come a dei ragazzi potesse piacere, tutti quei numeri, quei segni mi davano alla testa.

Ma dovevo frequentarla ugualmente.

Presi posto nel banco più lontano e più isolato e iniziai una serie di disegnini.

Fortunatamente la professoressa Caper mi lasciò isolata dal mondo, non dandomi noia con fastidiose interrogazioni, se quell’anno avrei avuto qualche insufficienza quella era sicuramente matematica.
La campanella suonò quasi come un miracolo, tutte le campanelle erano dei miracoli, perché segnavano la fine delle ore più brutte della giornata e in questo caso il ritorno a casa.

Uscì velocemente dall’aula e mi diressi verso la mia adorata Volvo, posai lo zaino nel sedile vicino al guidatore e misi in moto…

Facendo retromarcia per poco investii un ragazzo, leggermente in soprappeso  e con i capelli rossicci, probabilmente uno di quei secchioni a cui piaceva la matematica.

Lo sentii imprecare mentre continuava a camminare verso la fermata dell’autobus più vicina.

Deve essersi preso un bel colpo..

Il tragitto per arrivare a casa fu tranquillo, niente incidenti e niente persone investite ma ero molto tesa ed avevo un bruttissimo presentimento.

Dopo 15 minuti di macchina raggiunsi il cancello di casa ma fui tentata di fare retromarcia e andarmene in qualunque altro posto.

La macchina di Marik era posteggiata davanti al cancellone principale, una seat corolla dai vetri neri.

Da quello che sapevo i vampiri dormivano di giorno, non andavano per case a stressare le persone, ma marik era particolare adorava rompere le palle.

Il cellulare suonò,la musichetta riempì l’abitacolo mettendomi ancora di più in agitazione.

Sapevo perfettamente ci era, e per questo risposi contro voglia.

<< Che diavolo vuoi? >>

<< Ciao anche a te! >>

<< Marik? >>
<< Se mi fai entrare te lo spiego! E’ urgente! >>

Aveva la voce seriamente preoccupata, cosa che succedeva di rado…

Aprii il cancello e lo feci posteggiare dentro al mio box, in modo tale da evitare la luce solare, anche se la tentazione di lasciarlo li fuori era tanta..

 

 

Ciao a tutti, spero che questo capitolo vi piaccia… per favore non fate caso agli errori grammaticali ^_^ siate clementi…

Grazie a tutti quelli che stanno leggendo la mia ff

Ma  un ringraziamento speciale va a:

Elychan (Grazie ^_^ ), Pluma (Hai ragione bisogna riuscire a trarre il meglio anche dalle critiche, servono solo a rendere migliore la ff) Greta (grazie mille.. bacionissimi) Jessy16 (Ahahahhahahaha  cercherò di procurarti qualche appuntamento ^_^ )

 

BAcioni a tutti ciaoooooooo

 

 

   
 
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