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Autore: itsniall    07/12/2012    0 recensioni
Debora non aveva mai creduto nell'amore. Solo una persona era riuscita a convincerla del contrario. Ma quella persona, in realtà, si è rivelata soltanto falsa.
E adesso? Cosa sarebbe successo se non gli avesse creduto? Ora, forse, non starebbe così male.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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VENTUNESIMO.
(Ultimo.)


Piansi per molto, troppo tempo.
Poi ebbi come un’illuminazione. Chi cazzo era lui per farmi soffrire in quel modo? Beh, per una sua fan era qualcuno, ma per me no, non era nessuno.
Mi asciugai le lacrime, mi vestii e andai a fare una passeggiata al parco vicino a casa.
Questa storia continuò per un anno intero. Un anno senza sentirlo, senza parlargli, senza vederlo.
Un anno senza il suo sorriso, un anno senza i suoi occhi, un anno senza la sua risata.
Un anno senza di lui. Un anno di malinconia.
 
Era il 22 dicembre. Ero dovuta tornare a casa perché le lezioni a Roma si erano sospese e per le vacanze di Natale preferivo stare coi miei.
Aveva nevicato in quella settimana e da camera mia vedevo i tetti delle case vicino completamente bianchi e gli alberi si erano colorati di bianco. Vedevo i fiocchi scendere piano dal cielo.
Ero stesa sul letto che ammiravo quello spettacolo.
 «Debora, amore, è pronto!»
Mi urlò dalla cucina mia mamma. Io mi alzai e andai a cena.
Quella sera eravamo tutti e cinque e fu una delle sere più belle della mia vita. Ridemmo, scherzammo, ci divertimmo.
Ad un certo punto sentii squillare il telefono.
«Scusate, vado a rispondere.» dissi alzandomi e dirigendomi in camera.
Era Eleonora.
«Dimmi El, che è successo?»
«Sto venendo a casa tua, ti devo parlare. Sta per succedere un casino.»
«Eleono..» non feci in tempo a finire la frase che lei staccò.
Perché ogni volta mi doveva mettere ansia quella ragazza? Era incredibile.
Alzai le spalle, non detti più di tanta importanza al problema.
Avrei dovuto invece.
Tornai in cucina.
«Mamma sta venendo l’Ele.»
«Perché?»
«Boh, non so. Ha detto che sta per succedere un casino e deve parlarmi. Va beh.» risposi sedendomi.
In dieci minuti fu a casa mia. La feci salire e andammo in camera mia.
Si tolse il cappotto e si sedette sul letto. Fece segno anche a me di sedermi. Così feci.
«Dimmi tutto.»
«Quei ragazzi, o meglio, Niall è in Italia.»
«Eh, quindi?» facevo finta che non mi importasse.
«Col barboncino.»
«Insomma?»
«Non venirmi a dire che non ti importa.»
«Ci hai azzeccato, sorella.»
Quanto cazzo ero brava a mentire? Quanto?
«Oh, Debbie, non provarci con me. Ti conosco troppo bene.»
«Come te lo devo fare capire? A me di Niall non mi interessa più niente. È da più di un anno che non ci sentiamo, perché dovrebbe ancora importarmi?»
«Perché non hai il coraggio di uscire con un ragazzo! Non ne hai più il coraggio.»
«E allora? Non c’entra Niall! Il mondo non gira intorno a lui, cazzo!» dissi furiosa alzandomi dal letto. Cominciai a girare per camera con le mani tra i capelli.
«Non venirmi a raccontare cazzate, Debora! Odio quando lo fai! Odio quando pensi che io possa crederti! Smettila, perché non sarà mai così! Ti conosco da quanto? 20 anni? Pensi ancora che possa crederti quando mi menti?»
«E allora dimmela tu la verità! Dimmelo tu come stanno le cose! Avanti, dimmelo! Sono qui, ti sto ascoltando!»
«Smettila, sei solo un bambina! Ti stai comportando in modo infantile!»
«Vattene El! Vai via, tornatene a casa. Lasciami sola, va’ via.»
Le indicai la porta, ma lei non si mosse.
«No, scordatelo.»
Ci stavamo urlando addosso e odiavo litigare con lei, odiavo il modo in cui, quando discutevamo, finivamo per urlarci contro.
«Perché?! Dimmi perché, cazzo!» le urlai quasi in lacrime. Non ce la facevo più.
Lei si alzò e mi abbracciò.
«Perché sei la mia migliore amica.»
Io non piansi, mi sfogai solo abbracciandola sempre più forte.
Per il resto della notte decidemmo quello che avrei dovuto fare. Poi, verso le cinque, ci addormentammo.
Io mi svegliai verso le nove e lasciai 
ancora dormire Eleonora.
Feci colazione e mi preparai.  Poi uscii a prendere una boccata d’aria e a pensare.
“Forse ha ragione Eleonora” non facevo che ripetermi.
E alla fin fine, aveva ragione Eleonora. E quando lo realizzai, corsi a casa. Salii ed entrai. La trovai in cucina che mangiava.
«Che è successo?» mi disse coi cereali in bocca.
«Hai ragione. Va bene, facciamolo!» esclamai affannata.
«No, Deb. Fallo. Tu, da sola. Io non c’entro niente.» mi fece notare.
Lì mi bloccai.
Ora che non c’era lei con me lo avrei voluto fare ancora? Ci pensai un minuto abbondate, che sembrò un’eternità.
«Lo farò!»
Eleonora mi sorrise e mi abbracciò. «Ora prepara il borsone, ti ho già preso il biglietto io  prenotato il B&B.»
Io le sorrisi a trentadue denti. «Grazie!» dissi,  per poi andare a preparare il borsone e partire per Venezia.
Dalle dieci arrivai verso le quindici. Posai le mie cose nel B&B e andai a farmi una girata per la città. Era bellissima.
Verso le sei mi venne voglia di farmi un cappuccino, così andai in un bar.
E lì lo vidi. Era seduto a due tavolini dal mio che sorrideva a Lassie mentre le teneva la mano.
Solo una cosa mi fece sentire meglio: a lei non sorrideva come faceva a me. Quando sorrideva a me gli si illuminavano gli occhi, quando sorrideva a lei no.
Io lo fissavo, non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.
Ad un certo punto si girò e mi vide. Sgranò gli occhi incredulo. Io continuavo a fissarlo.
«Ehi amore, che cosa hai visto?»
Dopo qualche secondo di trance, si riprese e le rispose. Continuando a fissarmi.
Io non ce la feci, stavo per crollare. Perciò mi alzai e uscii di corsa dal bar.
Lui mi venne dietro.
«Debora, aspetta! Debora!» mi urlò.
Io mi girai di scatto. «Perché? Dimmi soltanto perché! Me lo avevi giurato Niall, giurato! Perché hai mandato a puttane tutto, così? Voglio solo sapere il perché!» dissi piangendo.
Lui si era improvvisamente bloccato. Era come ghiacciato, ma non era il freddo.
Abbassò il capo. «Non lo so.» sussurrò.
«Io ti ho aspettato, lo sai? Io te lo avevo promesso e ti ho aspettato per quattro anni! Quattro, cazzo! Per me non era finita Niall, non lo era!» continuai ad urlare tra le lacrime.
Lui rimaneva col capo chino. Ma al suono di quelle parole, si riprese improvvisamente e mi venne incontro a passo svelto.
Poi mi si fermò davanti. Mi guardò dritta negli occhi. Non so quanto restammo in quel modo, ma a me sembrò un’infinità.
«E non lo è nemmeno adesso.» mi sussurrò. Poi mi prse il iso tra le mani e non mi fece spiccicare parola che mi baciò.
Mi baciò davanti a Lassie (l’incrocio tra il barboncino e il cavallo), mi baciò davanti a centinai di persone.
Mi baciò in mezzo a piazza San Marco. Mi baciò a Venezia, sotto la neve.
Non ho idea di quanto fosse durato neanche il bacio, ma per me era fin troppo poco.
Finito poggiò la sua fronte alla mia.
«Perché lo hai fatto?»
«Non lo so. Forse perché ancora ti amo.»
Io sorrisi. Lassie era rimasta scioccata.
 
Non sto a raccontarvi cosa facemmo dopo, sarebbe troppo lunga.
Dico solo che passai il Natale più bello della mia vita. Lo passai con la mia famiglia, con il mio ragazzo e con la mia migliore amica.
Non avrei potuto desiderare di meglio.
 
Ecco, con questo volevo solo dirvi di non smettere di crederci. Volevo solo dirvi che non potrete mai sapere cosa passa in testa ad una persona, che non potrete mai sapere cosa potrebbe provare essa per voi se non avrete mai il coraggio di chiederlo.
E che, soprattutto, anche le persone che ami possono deluderti, ferirti, spezzarti il cuore. Ma ciò non significa che tu debba smettere di amarle.




(La scena del bacio l'ho presa da qui: “Le pagine della nostra vita – Non è ancora finita.”)
  
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