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Autore: Zomi    08/12/2012    8 recensioni
Certe notti basta davvero poco.
Certe notti l’alcol non serve, per sciogliere la lingua.
Certe notti, la luna è così splendente che rischiara anche gli animi più nascosti.
Certe notti, il silenzio di una persona cara ci fa compagnia più della sua voce.
Certe notti, un soffio è sufficiente per alzare lo sguardo, e trovare il coraggio di parlare di ciò che si ha sempre taciuto...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CERTE NOTTI… 

 
 
Certe notti basta davvero poco.
Certe notti l’alcol non serve, per sciogliere la lingua.
Certe notti, la luna è così splendente che rischiara anche gli animi più nascosti.
Certe notti, il silenzio di una persona cara ci fa compagnia più della sua voce.
Certe notti, un soffio è sufficiente per alzare lo sguardo, e trovare il coraggio di parlare di ciò che si ha sempre taciuto.
Fu quel soffio, quel respiro mal trattenuto da Zoro, mentre perdeva l’innumerevole partita di carte contro di lei, che fece alzare gli occhi a Nami, sorridente.
-Perdiamo più facilmente del solito stasera, eh ominide?!?- ridacchiò, mischiando le carte con agilità, facendole frusciare tra le dita.
-Umpf… taci mocciosa…- bofonchiò lo spadaccino, incrociando le braccia al petto e distogliendo lo sguardo dal suo, posandolo sul buio della notte che si stagliava oltre le vetrate della vedetta. Era la decima partita di seguito che perdeva, il che era alquanto fastidioso.
Brontolò contro il cielo notturno, aspettando che la navigatrice gli passasse le sue carte per riprendere a giocare, loro unico passatempo in quel turno di guardia.
Le rapide dite della rossa smistarono le carte abili e ingannatrici, mischiando le migliori affinché giungessero dritte dritte nelle mani della cartografa, e le peggiori invece a Zoro. Con occhi sottili e luccicanti, Nami rigirò le carte tra i palmi, facendole roteare velocemente mentre le riponeva nel mazzo.
Fissava spavaldamente gli occhi scuri e ombrosi del ragazzo, scivolando tra le pagliuzze ebano che scintillavano alla luce debole e traballante della candela sul tavolo, percependo un piacevole brivido sulla pelle quando esse sfavillavano contro la sua iride nocciola.
Sorrise, sentendolo borbottare e sbuffare, inclinando il capo di lato.
-Ehi Zoro…- indirizzò 3 carte al verde -… ti va di movimentare il gioco?-
-Come?- mugugnò quello, raccogliendo le carte e sbirciandole con l’occhio sano.
-Niente di che…- alzò le spalle innocente, dando inizio al gioco -… ad ogni mano uno pone una domanda all’altro, che è costretto a dare risposta… ti va?-
Il samurai, gettò una carta contro quella della rossa, storcendo le labbra.
-Se proprio insisti…-
-Bene…- raccolse i punti ottenuti, pescando una carta dal mazzo -… inizio io quindi…-
Guardò di sfuggita la sua mano, restando impassibile con la sua faccia da poker, nonostante avesse già la partita in mano. Finse di rimuginare sul gioco, per poi gettare una carta qualsiasi: maglio dare un po’ di speranze al buzzurro prima di batterlo su tutti i fronti.
-Dunque… a Kuraigana…- prese a parlare vagamente, celando le sue vere intenzioni -… hai mai fatto qualcosa con… Perona?-
Zoro alzò rigido l’occhio su di lei, distogliendolo dalla partita e facendosi sfuggire una mano buona. Assottigliò lo sguardo, storcendo le labbra.
-Che vuoi dire?- ringhiò offeso, sperando di aver frainteso.
-Insomma…- scrollò le spalle Nami, non ricambiando la sua occhiataccia -… la carne è debole… e poi due anni…-
-Mai e poi mai!!!!- sbraitò Zoro, soffiando rabbioso col naso –Non avrei mai toccato una strega del genere!!!-
-Non ti scaldare tanto…- oscillò le mani nell’aria per calmarlo –Era solo una domanda…-
-Una domanda stupida…- aggiunse ringhiando, mentre fissava astioso le sue carte.
-Non ti sarai mica arrabbiato ora, no?- sospirò la rossa, posando il capo sul palmo della mano.
-Taci e gioca…- ringhiò acido, non degnandola di uno sguardo.
Certe volte l’avrebbe presa a schiaffi volentieri.
Ma che credeva, che fosse un depravato come Sanji e che andasse con la prima che capitava?!?
Lui era un uomo d’onore, e non avrebbe concesso il suo corpo a donne che non lo meritavano, anche se solo per una notte. Non poteva nemmeno pensare di donarsi completamente a qualcuno solo con il corpo: se amava una persona lo faceva con tutto se stesso, non solo con le membra.
Grugnì, ancora infastidito dalla curiosità della compagna, scagliando una carta qualsiasi sul tavolo. Perché poi una domanda le genere? Da quando in qua le interessava la sua vita sessuale?-
-E tu?- sbottò di scatto, senza nemmeno pensarci.
-Io?!?- alzò un sopracciglio Nami.
-Si, tu… sei andata a letto con qualcuno  negli ultimi due anni?-
La rossa storse le labbra, urtata dalla schiettezza del verde. Almeno lei era rimasta sul vago. Mugugnò a denti stretti, odiando la totale assenza di tatto dello spadaccino.
-Non sono domande da rivolgere a una signora…- rispose saccente.
-Me ne ricorderò quando mai ne incontrerò una…- ghignò lui, rubandole una buona mano.
Maledizione!!! Si era distratta!!!
Certe volte lo avrebbe preso volentieri a pugni perla sua maleducazione. E pure per il suo essere strafottente e maledettamente sexy nello stesso momento.
-Allora…?- la spronò.
-No…- sbottò secca, squadrando con occhi infossati le sue carte -… non sono andata a letto con nessuno…-
Lo spadaccino ghignò compiaciuto, rigirandosi le carte tra le mani.
Certe notti riusciva perfino a sopraffarla nelle loro litigate verbali.
Certe notti però, e non per molto tempo…
-Perché l’hai voluto sapere?- rimbeccò Nami, fissandolo seria.
-Per ripicca alla tua domanda…-
-Umpf… simpatico…- gettò una carta sul ripiano, aggiudicandosi una buona dose di punti.
Zoro storse le labbra, grattandosi il capo. Ancora qualche mano e avrebbe perso. Di nuovo.
-Tu perchè mi hai fatto quel quesito?- tentò di distrarla come prima.
-Una domanda come tante…-
Con gesto fluido e veloce raccolse le carte sparse tra loro, portandosele dalla sua parte di tavolo, ma lo spadaccino le afferrò il polso velocemente, fermandola.
-Mocciosa- la richiamò secco, fissandola in viso.
-Che c’è?- sgranò gli occhi –Ehi, non ho barato: la mano è mia!!!-
Gli mostrò le carte, sfoggiandole critica verso la mal fidenza del verde, ma lui non le degnò di uno sguardo.
-Perché?- ripeté con forza, puntandosi con la mano libera sul tavolo, porgendosi verso di lei.
-Perché stai perdendo? Perchè sei scemo!!!- gli tirò una linguaccia, facendo orecchie da mercante.
-Perché quella domanda…-
-Ufff… te l’ho detto!!!! Era una domanda come tante!!! Avrei potuto chiederti come hai perso l’occhio, o se Mihawk russa la notte: è una domanda come tante!!!-
-E perchè allora proprio quella…-
La sua voce tagliò di netto la spavalderia di Nami, facendola tentennare. Era calma, tranquilla, per niente agitata o furiosa: voleva solo una risposta sincera, e la sincerità non era mai stata la forza della rossa.
Tremante, abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra. Piano, sfilò il polso dalla morsa dello spadaccino, alzandosi in piedi dalla sedia e portandosi accanto all’oblò della vedetta.
Incrociò le braccia al petto, dando la schiena al compagno, mentre fissava la notte buia fondersi col mare. Certe notti il cielo era così buio da mischiarsi con le onde nere dell’oceano, diventando un tutt’uno, rendendo impossibile a chiunque distinguere le tue sfere terrestri. Si strinse nelle spalle, perdendo lo sguardo nel confine corvino, chiedendosi se mai anche Zoro si sentisse perso quando guardava il mare in quelle notti buie.
Alò lo sguardo alla luna tonda e luminosa, unico punto di riferimento nel firmamento, unico astro brillante in quel tratto di mare. Era stata l’unica che aveva rischiarato le notti di smarrimento della cartografa a Weatheria, quando non riusciva più a distinguere il mare dal cielo,  il sogno dalla realtà.
-Certe notti…- sussurrò, fissando la sua immagine riflessa sul vetro della finestra -…a Weatheria, ti ho sognato…-
Zoro si addossò al bordo del tavolo, ascoltandola attento.
-Davanti agli occhi rivedevo milioni di volte il tuo corpo sotto il piede di Kizaru, con la lama della sua spada di luce pendere sul tuo capo… e tu… fermo, immobile, quasi orto…- si asciugò una lacrima, nascondendola allo spadaccino.
-Non so il perché, forse per il troppo studio, o per il verde che circondava la casa in cui abitavo, forse perché…- sospirò -… mi mancavi e basta…-
Si passò una mano tra i capelli sciolti, chiudendo gli occhi.
-Allora, in quelle notti, sgattaiolavo fin nella cucina di Haredas e cercavo nella dispensa una bottiglia di ruhm…- si volse verso di lui, abbassando gli occhi al pavimento.
-Ne versavo un bicchiere stracolmo e poi lo posavo sul tavolo…-
Provò ad alzare gli occhi sullo spadaccino, abbozzando un timido sorriso, ma fallì, tornando a scrutare il pavimento.
-Non ho mai assaggiato il ruhm di quel vecchietto…- rise -… mi limitavo a fissare il liquore oscillare nel bicchiere per ore, pensando a te… tu, come il ruhm, sei forte e duro, ci vuole coraggio e stomaco per digerirti, una volontà d’acciaio per accettare il tuo sapore testardo e inospitale… ci vuole pazienza ed esperienza per saperti apprezzare…-
Zoro la fissava con sguardo muto, che non lasciava trapelare alcuna emozione, fissandola dritta negli occhi, ascoltando la sua voce come una melodia serafica.
-Credevo che anche tu, nell’isola in cui ti aveva spedito Orso, ti saresti ritrovato solo… come me… e che forse certe notti mi avresti pensato…- arrossì, coprendo pronta l’imbarazzo dietro la frangia -… ma il sapere che hai trascorso gli ultimi due anni insieme ad un’altra “strega”, mi ha fatto capire che non sono l’unica a cui può piacere il ruhm… e che, assaggiandoti, lei avesse capito quanto sei alcolico e che fosse riuscita a rubarmi la mia scorta preferita di liquore…-
Si strinse con forza nelle spalle, trovando il coraggio di alzare lo sguardo su di lui.
-E per questo che ti ho chiesto se sei stato con lei… tutto qui…-
Zoro la fissò a lungo, in quei suoi due occhi color caramello, scrutandoli e leggendovi dentro una profonda sincerità mai notata prima. Le sue iridi di cioccolato brillavano di verità e coraggio di esporsi a lui, con il cuore in mano, offrendoglielo in dono.
Si drizzò meglio contro il tavolino, tendendo le gambe.
-Certe notti…- iniziò ad avanzare verso di lei -… mi svegliavo con le tue grida nelle orecchie… urlavi così forte da assordarmi e rendermi pazzo di dolore…-
Le arrivò vicino,  sfiorandole il viso con il suo.
-Certe notti, il pensarti sola, chissà dove, chissà con chi, mi uccideva… ero costretto a svegliare Mihawk, pregandolo di combattere con me, di sconfiggermi, in modo da zittire il tuo ricordo e da rendermi più forte, insegnandomi a comobattere… in grado di proteggerti…-
Le carezzò il viso con la punta delle dita, sfiorandole le labbra carnose e sorridenti, mentre le fissava desideroso.
-Certe notti avrei voluto solo rivederti…-
Si abbassò di poco, quel tanto che bastava ad unire le loro labbra, quel poco che mancava a fondere le loro ombre proiettare sul muro dall’esile chiarore della candela.
Certe notti basta una domanda, per avere mille risposte.
Certe notti, il silenzio di un bacio vale più di mille dichiarazioni urlate contro il vento.
Certe notti, il ricordo pesante di giorni di solitudine e amarezza scompare, sopraffatto da pochi attimi di gioia pura.
Crete notti basta la luna come testimone di due anime che si attraggono.
Crete notti, non si può distinguere il mare dal cielo, come non si può riconoscere il corpo di una donna stretto a quello di un uomo, mentre si amano.
Certe notti giocare a carte è come ubriacarsi col ruhm.
Certe notti non si dimenticano, ne ora ne mai.

   
 
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