La guerra era vicina, era scoppiata, era finita.
Strinse i pugni, graffiandosi i palmi.
Le fiamme lo invasero, ardevano le sue membra, il suo cuore. Il ghiaccio impenetrabile che lo avvolgeva era pian piano scalfito dal fuoco. Una stretta imprigionava il suo cervello, la sua anima.
Davanti a lui, l’oscurità. Ciò che avrebbe dovuto temere, ciò che lo paralizzava nella notte, ciò per cui era stato scelto. La paura.
Alle sue spalle, coloro che aveva disprezzato. Coloro che non erano amici, né compagni, né familiari. Ma lo tranquillizzavano.
In quel momento dove il suo corpo tremava, la sua voce si incrinava e il sudore gelato scivolava lungo il collo, i ragazzi sporchi di fumo, sangue e calcinacci lo tranquillizzavano.
Il volto di Draco era deformato dal panico, il Signore Oscuro aveva incatenato il suo sguardo al proprio, le iridi fiammeggianti.
Deglutì con forza, implorando il perdono del padre, il Marchio Nero ardente sull’avanbraccio, voltò il capo incrociando gli occhi addolorati di molti Grifondoro, la morte dei compagni dipinta sui volti stanchi e annientati.
Lì al centro della burrasca si sentì solo, distrutto dagli eventi e dalla volontà di una famiglia. Crudeltà, odio.
Solitudine, più di ogni altro sentimento.
Draco era solo, e da solo avrebbe affrontato una scelta.