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Autore: vannagio    08/12/2012    8 recensioni
La matematica non è un'opinione: due più due è uguale sempre a quattro.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Quando vannagio vaneggia!”




Due più due




L’apparenza inganna. Quanto è dannatamente vero da uno a dieci? Un milione.
Sono sufficienti un’improvvisata coda bassa (Linzy, l’addetta alle fotocopie, sarà pure stupenda con le sue acconciature da ultimo grido, ma quelle occhiaie bluastre che si ritrova sotto gli occhi la fanno somigliare a Nosferatu. No, grazie, io la mattina preferisco dormire!), la ricrescita ai capelli (non c’ho sbatta, come ve lo devo dire?), un paio di occhiali da hipster, un out-fit castigato, e in men che non si dica vengo classificata come nerd disadattata, internet-dipendente, patita di anime (si chiamano anime, non cartoni animati!), che blatera a vanvera ogni due per tre, ingenua e credulona. E a me danno sui nervi questi pregiudizi, mi irritano tantissimo.
Ingenua e credulona proprio non lo sono, va bene?
Oliver Queen pensa di essere un gran furbone. Mi consegna il suo portatile, con fori di proiettili grossi così, che a confronto una fetta di Emmental ha meno buchi, chiedendomi di recuperarne i file. A quanto pare è convinto di avere a che fare con una stupida (secondo lui i computer si decriptano così, per scienza infusa), perché mi rifila una storiella su una tazza di latte rovesciata sulla tastiera tanto improbabile da farmi sperare in un “Banziga!” alla Sheldon. Riesco a scoprire, nel giro di un nanosecondo, perché, modestamente, in questo lavoro non mi batte nessuno, che cosa contiene il portatile. A questo punto mi pare ovvio che il portatile non sia del Signor Queen (quello superstite, non quello annegato), ma del Signor Warren Patel. Secondo voi, per rimediare, il Signor Queen prova a raccontarmi una storiella leggermente meglio costruita? Certo che no! Come se i geni-nerd non guardassero i telegiornali in tv (in effetti io li guardo su internet, ma non è questo il punto) e non sapessero che portatile con cianografia della Borsa più attentato alla suddetta Borsa più intervento dell’incappucciato all’evento è uguale a quattro.
Bitch, please.
Ovviamente non finisce qui. Oliver Queen torna qualche settimana dopo, chiedendomi di cercare informazioni su un certo Derek Reston (no, dico, va bene i cinque anni passati su un’isola deserta lontano dalle innovazioni tecnologiche, ma google esisteva anche nel duemilasette, eh?). Un uomo sulla sessantina, che lavorava per una fabbrica delle Queen Industries, silurato senza pietà… amico di Oliver Queen? Sicuro di non aver corretto il latte delle noci di cocco con funghi allucinogeni, sull’isola? Il giorno dopo guardo il notiziario delle cinque (sempre su internet, eh?) e… be’, anche in questo caso la matematica non è un’opinione: rapina in banca sventata dall’incappucciato più nome del tizio googlato per Queen è uguale sempre a quattro.
L’apparenza inganna, niente di più vero.
Oliver Queen appare come il solito ricchissimo rampollo superficiale, viziato e irresponsabile, ma di notte si trasforma in un vigilante incappucciato che sconfigge i cattivi. Proprio come Batman, insomma, solo che il Signor Queen preferisce arco e freccia. Ed io? Mi piace immaginarmi nei panni di Lucius Fox (mai sentito parlare della trilogia su Batman di Christopher Nolan?): mi limito a inarcare il sopracciglio ogni volta che il Signor Queen fa qualche richiesta strana, il più delle volte mi comporto da finta tonta, ma in verità ho sgamato Bruce Wayne alla velocità della luce. Lascio che il Signor Queen continui a credere alla storiella della nerd ingenua e credulona, intanto mi rendo utile alla sua causa con discrezione e professionalità. La cosa non mi dispiace, dico sul serio, anche perché Lucius Fox è uno dei miei personaggi preferiti (e poi Morgan Freeman recita da dio!). Sono sicura che prima o poi anche il Signor Queen si renderà conto che due più due fa quattro.
Ci è arrivato perfino Batman!







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Note autore:
Immane scemenza, scritta in seguito alla visione no-stop delle prime otto puntate di Arrow. Ovviamente, di quale personaggio vado a innamorarmi? Di Felicity Smoak, il genio informatico che in totale compare quattro volte e che, chissà come mai, risulta mille volte più interessante e simpatica della protagonista femminile Laurel (a morte, Laurel!).
Con questa immane scemenza cerco di spiegare come mai una tipa sveglia come Felicity non abbia fatto due più due sull’identità dell’incappucciato. Ecco, non è che non ha capito, lei finge di non capire! XD
Dedico questa flashfic a nes_sie (che spero non si offenda, vista l’inutilità della storia), con la quale ho appena scoperto di condividere la passione per la coppia Felicity/Oliver aka Feliver.
Va be’, fate finta che non abbia scritto niente.
A presto, vannagio
   
 
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