Prima che iniziate a leggere questo capitolo, volevo chiedere scusa per l'incredibile ritardo.Purtroppo l'ispirazione non arriva molto spesso oppure, alcune volte, sono talmente tante le idee che non ho la più pallida idea di come utilizzarle tutte, se poi ci aggiungiamo la scuola il quadro è perfetto =.=
Chiedo scusa ancora, anche se sono sicura che non sarà l'unica volta, quindi spero possiate avere un pò di pazienza. La mia mente bacata ha bisogno di tempo, nel frattempo,però, voi potete linciarmi o tirarmi pomodori virtuali ù_ù (questo vi è concesso senza problemi U_U).
Riguardo a questo capitolo,spero che vi possa piacere in qualche modo, non vi nascondo che io sono estremamente dubbiosa <_<
Ultima cosa e poi smetto di rompere XD, un piccolo commentino alla fine non mi dispiacerebbe, giusto per sapere se, per qualche strano segno della sorte,questa storia, o il capitolo in sè, vi è piaciuto. Naturalmente i suggerimenti sono ben accetti,così come le critiche, inoltre sarebbe interessante sapere cosa, secondo voi, potrebbe accadere (chissà magari, grazie a voi, mi si accende quella povera lampadina che ho in testa XD)
Aprì
piano
gli occhi, piegato su di un lato, poteva vedere il volto, per la prima
volta,
completamente sereno di Lucia, fronte rilassata, piccolo sorriso,
respiro lento
e profondo, l’esatto esempio di chi era in pace con se
stesso.
“Bella”
Che
strano! Sentiva una piccola pressione sul
petto, non gli dava fastidio, anzi, trasmetteva anche una bella
sensazione di
calore. Spostò lo sguardo in basso e vide la sua candida
mano sul suo petto e
nello stesso momento vide la sua di mano, sul fianco di lei, ed ora che
ci
faceva caso, erano veramente vicini, troppo
vicini; poteva sentire il suo fiato sul proprio collo, troppo vicini.
Stavano
abbracciati?!?!Da quando? Come?
Stava
andando in iperventilazione.
“Calmati,
calmati. Che vuoi che sia? Se si
sveglia semplicemente ti uccide!”
Ma
neanche ad averla chiamata….
-Mmh
mmm- sta aprendo gli occhi….li ha
aperti…mi sta guardando stralunata, ora guarda la sua mano
sul mio petto,
guarda la mia mano sul suo fi…. perché cavolo ho
ancora la mano sul suo fianco
porc..
“Waaaaa
perché eravamo abbracciati? perché
avevo la mano sul suo petto? E perché lui sul mio fianco?
Anche se sinceramente
era veramente bello….ma che sto dicendo? Oddio sono
impazzita…mi sento
accalorata, ho forse preso qualche linea di febbre?”
“Mi
sento bollire, che le dico? Che faccio?”
-B-Buongiorno
P-Paulie-
-Buongiorno
L-Lucia-
Silenzio
imbarazzante…….
Si
erano incamminati entrambi in cucina per fare
colazione, Lucia si mise subito ai fornelli per preparare il latte;
dopo averla
aiutata a preparare la tavola si sedettero e mangiarono con ancora quel
fastidioso silenzio che gli aleggiava intorno. Così non va,
devo fare qualcosa.
-Ehm
L-Lucia quello che è s-successo…cioè
ecco, la mia posizione… i-io non avevo intenzione di fare
niente- oddio ma sei
scemo o cosa? Non ti passa nient’altro per la mente da dire?
Chiedi scusa e
basta imbecille
-Ahahahahah
oddio…pff…scusa non ho saputo
resistere, ti prego non ti preoccupare, a dir la verità
credo sia stata tutta
colpa mia, di solito la notte mi mu0vo sempre- in quel momento voleva
sbattere
la testa contro il muro, ma perché ogni volta che era a
disagio doveva iniziare
a ridere come una pazza e iniziare a dire cose senza senso? Seriamente,
perché?
-Comunque
sia non credo che tu abbia preso il
mio braccio e lo abbia messo sul tuo fianco-
Promemoria personale: pensa prima di parlare, dovrei
chiuderlo il
discorso anziché di riaprirlo sempre. Alzò gli
occhi per vedere come avrebbe
reagito, la vide prima arrossire e poi sorridergli
-Chissà
forse ho fatto anche quello
inconsciamente, non mi stupirei più di nulla-
Si
guardarono negli occhi e scoppiarono a
ridere, l’atmosfera si era di nuovo alleggerita, il cuore
aveva smesso di
sobbalzare e viso non scottava più, tutto era ritornato
nella norma.
Dopo
aver smesso di ridere guardò l’orologio,
doveva iniziare a prepararsi, quel giorno c’era un gran da
fare in cantiere.
-Oggi
ho molto da lavorare in cantiere, tu
cosa vuoi fare? Vuoi venire con me?- ma da quand’è
che ha assunto tutta quell’
audacia?
-A
dir la verità oggi volevo andare in giro
per la città e poi devo fare la spesa per il pranzo di oggi,
ma penso che poi
verrò in cantiere, infondo non è bello restare
sola e tu sei l’unico amico che
ho, dopotutto devo ricominciare tutto daccapo ora- sentiva le lacrime
premergli
agli occhi, ma doveva resistere. Era inutile dire che gli abitanti
della sua
isola le mancavano, che la sua famiglia
le
mancava, da morire, ma aveva promesso che sarebbe andata avanti e
così avrebbe
fatto.
Che
stupido che era, non aveva pensato al
fatto che lei ora non avesse nessun altro, non c’erano le sue
amiche con le
quali si confidava, non c’erano gli abitanti con i quali
scambiava qualche
chiacchiera quando andava al mercato e non vi erano i familiari che in
quel
momento l’avrebbero confortata e aiutata… ora
accanto aveva solo uno sconosciuto,
anche se lei lo aveva definito amico, ed è
inutile dire che questo lo rese felice, ma
era tale solo perché era stata
“costretta” a viverci insieme e ,almeno che non
si vuole passare l’intera giornata ad evitarsi, ci si abitua
a stare insieme.
-Non
ti preoccupare, d’ora in poi ti starò
sempre accanto e non ti lascerò più sola- lo
aveva sussurrato inconsciamente,
ma era sicuro che lei lo avesse sentito perché gli sorrise
dolcemente e gli
sfuggì anche una lacrima-
-Scusa-
si asciugò gli occhi -..e grazie-
Dopo
essere uscito da casa si diresse, col
Yagara, al cantiere, ma durante il percorso stava pensando ancora a
lei, quella
ragazza aveva qualcosa di particolare, perché doveva avere
per forza qualcosa
se lui ogni volta si sentiva così strano davanti a
lei…
Prese
un sigaro dalla sua tasca e lo accese…Dio!
Da quand’è che non fumava?
Era
scesa da casa già da un po’, ma si
guardava attorno spaesata. La cosa bella di Water Seven era che era una
città
d’acqua piena di canali e stradine, ma quella, nel suo caso,
era anche la
caratteristica peggiore…
“Oh
avanti Lucia, cosa vuoi che sia? Basta
chiedere informazioni, no?”
-Certo
che vuoi che sia? Peccato che non veda
nessuno in giro; così impari la prossima volta ad fare
affidamento solo su
Pauli, non imparando neanche una via…aaah ma dove ho la
testa?- disperata già
al primo passo fuori da casa, la giornata iniziava proprio
bene….
Era
arrivato al cantiere e si mise subito al
lavoro, quel giorno aveva diverse mansioni da sbrigare tra le quali
ristrutturare l’albero maestro di una nave della marina. Quei
tizi non
riuscivano a tenere una nave intera per più di due giorni a
causa dei continui
bombardamenti contro i pirati.
Si
aiutò con le sue amate corde e ispezionò
la zona interessata, fortunatamente il danno non era particolarmente
grave,
bastava sostituire l’alberetto di gran velaccio e il suo
pennone, il legno
d’abate sarebbe stato perfetto, la trozza era ancora
utilizzabile, avrebbe
usato quella per unire la vela al pennone e poi questo
all’albero; ci avrebbe
impiegato, in tutto, una decina di minuti.
Bene
era arrivata nel centro della città, non
sapeva ancora come, ma l’importante è che ce
l’aveva fatta. Ora che si guardava
intorno si accorgeva che quest’isola, in un certo senso, era
veramente simile
alla sua, era piena di vitalità.
I
bambini che correvano in giro a giocare,
mentre le mamme facevano la spesa, i mercanti che facevano sempre di
tutto per
convincere un cliente a comprare un prodotto, che poi si sarebbe
rivelato
inutile e i soliti furfantelli che rubavano una mela o due, per fare
anche solo
un dispetto al proprietario. Sorrise davanti a tutto quello, ero
così
familiare, sembrava quasi che fosse a casa sua.
Andò
in giro e comprò tutto quello che
serviva per il pranzo; passo accanto ad una pasticceria e, per caso,
vide un
annuncio. Cercavano qualcuno, fantastico!
Entro
senza pensarci due volte e vi
trovò un signore di mezza età alle prese
con un cliente; aspettò fin quando non ebbe finito.
-Benvenuta,
cosa posso fare per lei?-
-Ho
letto l’annuncio fuori e volevo chiedere,
riguardo l’assunzione, quali capacità richiedete?-
-Hai
mai lavorato in una pasticceria prima
d’ora?- la guardava dritto negli occhi, beh almeno
così credeva, aveva degli
occhiali spessi come due tappi di bottiglia..
-No-
-Sai
fare le torte?- adesso gli si era
avvicinato; prima non l’aveva notato, ma aveva un bastone con
se. Adesso la
guardava con un ciglio alzato..
-B-Beh
le cose più semplici, niente di
particolare.- Gli diede le spalle e ritornò dietro il balcone
-…….Bene,
sei assunta!-
-E-Eh?-
-
Non volevi lavorare? Riguardo alle tue
lacune, non importa, avrai comunque una settimana di apprendimento-
-Quindi,
intende dire che sin dall’inizio,
potevo anche dire di non aver mai toccato una padella in vita mia e lei
mi
avrebbe assunto comunque?-
-Esatto,
proprio così! Ah, che smemorato! Non
ti ho detto ancora come mi chiamo. Il mio nome è Reynold e
comincerai a
lavorare dalla prossima settimana- sorrideva tranquillamente mentre
ammetteva
di averla presa in giro sin dall’inizio.
-Io
sono Lucia, piacere di conoscerla signor
Reynold- quel vecchietto gli stava già simpatico, si sarebbe
trovata
sicuramente bene.
-Allora
alla prossima settimana, signore-
-Certo!
Ah, ricordati di metterti abiti
vecchi, ti sporcherai di certo-
-Non
si preoccupi e grazie- era felice come
una pasqua, non vedeva l’ora di correre a dare la bella
notizia a Pauli, ma
prima, era meglio portare la spesa a casa.