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Autore: PrincessOfSpades    09/12/2012    2 recensioni
"Mi coprii la testa con le mani aspettandomi la caduta di qualcos’altro dall’alto, paradossalmente meno piacevole di un Bruno caduto dal cielo. Come la caduta di insopportabili, oltre che pesanti, Graveler.
Beh, stranamente non successe niente e mi ritrovai gli occhi puntati addosso dei miei compagni,non voluti, di avventura.
-Ma che fai, Blue? – mi chiese quasi preoccupato Green.
- …- “Bella domanda; chiedilo al mio istinto sopravvalutato”
- … Niente – risposi fingendo di aver fatto una cosa del tutto abituale. Mi fu riservato uno sguardo eloquente che la diceva lunga sulla mia considerazione da parte del gruppo, e non era affatto lusinghiera.
- Qualunque cosa tu stessi facendo, possiamo andare? – ci reguardì Bruno.
Oak non se lo fece ripetere due volte e io sbuffai, cercando con gli occhi conforto nel soffitto.
Tornammo così alla biforcazione, chiudevo la fila con soddisfazione dal momento che se fosse successo qualcosa i primi ad avvertirmi, con tanto di urla agghiaccianti, sarebbero stati proprio i due mentecatti".
[Estratto dal Capitolo 4]
Una strana coppia formata da una squinternata campionessa e un insopportabile rivale, equivoci improbabili e tante, tante disavventure!
*Storia ispirata liberamente ai personaggi di Pokemon VerdeFoglia
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Green, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 3: Cosa successe nei meandri della Sala D- Dafne

Come avevo previsto, da una frattura improvvisa del terreno sprofondarono Hitmonlee e Hitmonchan; nello stesso momento un getto d’acqua colpì i due Onix, mettendoli al tappeto. Fatto ciò mi permisi di prendere in giro Bruno.
- Ops! – dissi tappandomi la bocca con una mano. Dopodiché sorrisi soddisfatta e corsi via, perchè questa volta fu Bruno a rincorrermi.
- Torna qua, monella! -.
Mi voltai e gli feci una pernacchia. Cominciai a ridere forte, a ridere di gusto. Mi stavo veramente divertendo! Oh, quanto mi era mancato il brivido del pericolo, l’eccitazione per una nuova scoperta … Io credo vivessi di queste cose. Se c’era una cosa che sapevo fare bene, quella era scorrazzare nei luoghi più impensabili.
“He, he”
Se non avessi fatto l’allenatrice, sicuramente sarei diventata una provetta fondista; erano ormai minuti e minuti che facevo il giro completo della sala a corsa. Bruno si era arreso, per il momento. Ansimava sudaticcio, appoggiato a una parete. Certo era che non aveva un briciolo di fiato, in confronto a me.
Comunque, ne approfittai per riposarmi e mi fermai al punto di partenza. I Pokemon di Bruno erano ancora stesi a terra, mentre i miei … “Oddio”.
Dove erano i miei?! Forse era un suo scherzo di molto cattivo gusto …
“Bunny! Ti sembra Bruno il tipo che faccia scherzi stupidi come te?”. “No” mi risposi prontamente da sola.
“Questo è ancora peggio! Dove li ha infilati?!”. Inutile dire che ero appena entrata in uno stato di panico.
Agitatissima  iniziai a girare per il cunicolo, scavalcando gli Onix che giacevano ingombrantemente a terra.
“Come si fa a perdere un Pokemon delle dimensioni di un Rhydon e di un Lapras”. Il mio sorriso era già sparito da un pezzo per lasciare il posto a un’ espressione sofferta, resa ancora più afflitta dal fatto che prima non avessi gioito che con una bella e sana risata.
Con una velocità sorprendente feci dietrofront, e mi diressi da Bruno. Non feci in tempo a svoltare l’angolo che mi bloccai. Chiusi per un attimo gli occhi; forse, avevo solo visto male. Mi girai a sinistra con estrema cautela; prima cosa fra tutte fece capolino la coda dell’occhio.
Che. Cosa. Ci. Faceva. Un. Buco. Nel. Muro. ?
Ero sicura che prima non ci fosse. Mi affacciai dalla fenditura che era larga circa tre volte me e si allungava dalla base della volta fino al basamento della sala.
Era buio, ma comunque fui certa, stendendo le braccia in avanti, che ci fosse, più in là, una parete più esterna. Era una specie di cunicolo.
Senza esitazioni vi entrai. Con quel poco di luce che vi arrivava, evitai di prendere in pieno una parete a sinistra. E, tenendo quindi le braccia come un morto appena resuscitato da una tomba, mi avventurai per la via a destra.
Camminai piano; avevo come la brutta sensazione che un mostro mi stesse attendendo con le fauci spalancate e quando un rumore sinistro mi bloccò a metà strada, pregai  in tutte le lingue del mondo che quel mostro non sbucasse come un serpente dalle fratture del muro, perchè in quel caso sarei morta d’infarto. Pensandoci, forse era meglio così, che essere sbranata da quel coso … Se, esisteva quel coso. E contro ogni logica razionale che si rispetti, mi misi dunque a canticchiare.
Ecco, ero un’ ameba. Questo era proprio il modo per farmi scoprire.
- Là in cima al Monte Luna, potrò toccar le stelle
Le mie mani sfioravano ad ogni passo la nuda roccia, ritirandole subito dopo come se il mostro me le avesse potute azzannare.
- Che sono deliziose come le mie caramelle -.
Mi apprestavo a cantare il prossimo verso, mentre avanzavo a tentoni, ma le parole mi morirono in gola: - Ma attenti piccolini, il buio è ormai vici …-.
Ottimo. Mi stavo mettendo paura da sola.
Adesso il buio era fin troppo vicino e  questa vecchia filastrocca suonava alle mie orecchie come lugubre e molto inquietante; pareva  degna di un film dell’ orrore, nel momento in cui avviene un omicidio.
“ No, no!”  Scossi la testa come per scacciare delle mosche fastidiose che rappresentavano i miei pensieri. Dovevo pensare a qualcos’ altro di allegro!
“Mmh, vediamo …”. Sfiorando la parete con una mano sgretolai sotto di essa la roccia che cadde come polvere sul terreno.
- Roccia friabile; tipica delle zone del Settipelago – constatai.
- Colore … - “Marrone, forse, Bunny?”. Come potevo scientificamente definire un banalissimo marroncino color roccia? – Color … color marrone … tendente al magenta- buttai là osservando con finto interesse il pezzo del muro sbriciolato, che poi raccolsi perchè non mi andava di lasciarlo a terra, come se sporcassi.
Come se qualcuno si prendesse la briga di venirci a pulire, in questo strano luogo poi, bah!
Ma tralasciando le mie numerose fisime, giocare al “Piccolo esploratore di antiche rovine” mi aiutò a trascorrere i primi cinque minuti ostentando un piacere perverso nel camminare fra due muri di materiale poco solido e sicuro, cercando un lato positivo della cosa.
In realtà non mi importava un fico secco  della roccia color sterco, e persi  subito quel minimo di interesse che fingevo; senza contare che mi ritrovavo a parlare da sola, con tanto di walkietalkie  e orologi stile James Bond.
Così, credetti che stessi diventando pazza,e  facendomi nuovamente paura da sola, smisi questo gioco.
Annoiata, decisi di non pensare a nulla. Inutile far notare che alla fine pensai a tutto, soprattutto a riguardo dei miei Pokemon. Ma dov’ erano andati a finire? Inghiottito in un immenso buco nero? E dove, sul pavimento? Al massimo caduti in una frattura … “ E se ci fosse anche …” “Accidenti a te, Bunny!”.
Perchè dovevo sempre scavarmi la fossa mentale con le mie stesse mani? E con idee così realistiche, per giunta!
 
 
Ero in quel cunicolo ormai da dieci minuti, armata di potenti pietre friabili. Micidiale, lo ammetto.
Dopo aver sentito il rimbombo in lontananza di qualche cosa che si frantumava, mi venne da pensare ai miei compagni di esplorazione.
“ Chissà se Bruno avrà capito che io sia passata di qui, magari penserà che sia scappata dalla sala … E come avrà fatto Green a scoprire il segreto di questa rovina in così poco tempo; e ancora, in cosa consisterebbe il segreto? ”. Avrei pagato oro per avere quelle ultime informazioni.
“ Ma soprattutto; dove si trova adesso quel disgraziato?! ” .
In un modo o nell’ altro arrivavo sempre dopo lui, sempre; e sempre dopo aver rischiato un attacco di cuore.
Di fatto, poco dopo, udii un rumore provenire dal davanti e sentendolo avanzare verso di me, mi fermai, altamente tentata dalla ritirata. Era come se qualcuno si trascinasse con difficoltà.
Quando il rumore si fece largo nel raggio di meno di un metro, cacciai un urlo soffocato e senza pensarci due volte tirai alla cieca le pietre, che fino a pochi attimi prima mi rigiravo fra le dita.
In risposta al mio tiro, stranamente andato a segno, sentii un gorgoglio offeso. Capii che non fosse umano, e probabilmente, era veramente un mostro.
- Va via! – gli dissi quasi implorandolo, in una specie di rantolo.
La cosa si fermò, e con sorpresa, oserei dire, emise un suono.
- Lapras?-.
Quello era il suo verso, ne ero sicura!
Quest’ ultimo rispose con gioia e io lo abbracciai, felice di non essere più sola e di averlo, naturalmente, ritrovato.
- Tu sei un portento – gli sussurrai commossa.
Quando mi staccai dal suo lungo collo notai una polverina “ Marrone tendente al magenta” cosparsa sul muro. “ E ti pareva che quando non serve, la mira ce l’ho?”
- Ehm, scusa per prima; pensavo fossi un mostro-
E dopo una seconda gaffe mi giustificai subito: - Non vedevo nulla … -. Ero sicura che mi avrebbe capito, e non frainteso. Lapras chinò il  capo e si strusciò alla mia maglietta.
- Lapras, sai mica dov’ e’ Rhydon? –
Il Pokemon agitò le grandi pinne come se stesse annaspando.
- Vai avanti, io ti seguo –
 
Mi faceva pena vederlo arrancare così; con le pinne bluacee che si trascinavano con difficoltà sulla terra. Nonostante ciò, non avrei potuto prenderlo in braccio; credo pesasse almeno il triplo del mio peso.
Lentamente comunque, arrivammo ad una parete.
Tastai le pareti ai miei fianchi e quando feci un passo in avanti ci mancò poco che inciampai in qualcosa, che scoprì essere il didietro del mio Pokemon, da un suo verso gutturale.
Una parete era una grossa parola per descrivere ciò che in realtà ne rimaneva: era stata buttata giù con un potente colpo, un colpo che era arrivato come un rimbombo alle mie  povere orecchie stressate qualche minuto prima.
Deglutii faticosamente ma la luce che proveniva fioca dalla breccia mi infuse coraggio. Quindi, fui attirata come una mosca da questa .
Sorpassato Lapras con due passi e le macerie sparpagliate a terra che ostacolavano la strada nella soglia dell’apertura, mi aprii in un sorriso: “ Un uscita!”. Peccato che il mio sorriso si spense non appena mi affacciai dalla presunta uscita. Quella stessa uscita che avevo utilizzato come entrata del cunicolo. Eravamo al punto di partenza; e avevamo appena girato intorno alla sala.
Mi portai una mano davanti agli occhi e ritornai con la testa bassa da Lapras.
Scavalcai nuovamente le macerie con indolenza. Avevo già percorso quel tratto, insomma; non mi sarei mai aspettata di inciampare, soprattutto sul lato B di Lapras, ma la terra aveva tremato leggermente e mi ero così distratta. Ed ero pure al buio!
Caddi in ginocchio sul carapace del mio Pokemon; nemmeno la fortuna di cadergli sopra la pinna, no: il carapace. Il mio piccino si scansò velocemente (strano) e io finii sul carapace della terra; il caro suolo. Vecchio, putrido e polveroso. Mi pulii addosso disgustata da ciò che poteva esserci stato a terra e mentre mi scrollavo la pelle ecco che la terra riprese a tremare; sempre più forte, continuamente.
Ma che stava succedendo, un terremoto?!
Feci per ripararmi nella soglia della breccia, al sicuro sotto gli antichi portanti, ma percepii, oltre al fragore delle pietre che si muovevano nei muri, un suono che si ripeteva allo stesso ritmo: TUM- TUM-TUM.
Qualcosa si stava avvicinando e non era un terremoto.
- Lapras! – chiamai in un soffio. Contemporaneamente tastai alla mia destra, aspettandomi il suo carapace; ma quello che trovai fu il nulla.
- Lapras?! – chiamai allarmata.
A stare seduta, in ginocchioni, mi sentii vulnerabile, alla mercé di quella Cosa. Perciò tentai di alzarmi in piedi, ma la terra non voleva saperne di fermarsi e non riuscii a issarmi sulle mie gambe, rimanendo inerte fra la polvere. In preda al panico, mi misi a cercare disperatamente Lapras; “Non può essere sparito!”, era impossibile.
“Ok, calma; c’è tutto il tempo per pensare, pensa ….”
- No! – gemetti spaventata; era altrettanto impossibile ragionare in quella situazione assurda! Tuttavia, un verso a me familiare parve rischiarare gli angoli più oscuri della mia mente e lucidarla.
Forse non ero il massimo della perspicacia; ma quel suono potevo riconoscerlo a chilometri di distanza.
Quando i passi furono sul punto di raggiungermi , percepii la mole stagliarsi nel cunicolo e fui certa di non aver sbagliato. Ma dovevo fermarlo, perchè altrimenti mi avrebbe schiacciata.
- Rhydon! – urlai per farmi sentire in tutto quel trambusto.
Rhydon si bloccò pr un istante, giusto il tempo per lamentarsi spaventato, e poi riprese a correre con più foga fino a che non lo fermai con un grido.
- Alt! –
Il Pokemon si fermò giusti giusto a un metro preciso da me.
- Rhydon, ma dov’ eri finito! – esclamai sollevata, per poi fiondarmi ad abbracciare quella balenottera di roccia.
Come prima aveva fatto Lapras, strusciò goffamente il muso  contro di me, ma di profilo, per non infilzarmi col suo corno, che andò a grattugiare la già malconcia parete.
- Piccolo, ti sei spaventato? – chiesi ridendo divertita. Nonostante la stazza  e la specie andava particolarmente nel pallone quando non mi vedeva più; e non potevo biasimarlo, visto che era cresciuto con la mia compagnia.
Presi una Pokeball.
- Sai che non devi fare così, soprattutto all'interno di rovine pericolanti… adesso ti metto dentro, su -. Schiacciai il pulsante e con un bagliore Rhydon fu inghiottito dalla Pokeball.
Con un sospiro andai dritta col pensiero alla mia priorità: trovare dove Lapras si fosse cacciato.
Recuperata parzialmente la calma, rovistai nella tracolla alla ricerca di qualche oggetto che potesse illuminare la zona. Mi accontentai delle sfere luminose che trovai e le posai a terra.
Una sfera cominciò a rotolare e la seguii dalla sua piccola luce, finché non sentii un rumore. Tutto questo mi rilevò la presenza di una buca. Una buca abbastanza grossa da farci passare Lapras, che dovevo aver spinto dentro quando ero caduta addosso a lui. Mi affacciai e cercai con le braccia di capire quanto fosse profonda.
 
Pronunciai un verso e ne sentii l’ eco dopo poco.
“Niente da fare”; se volevo recuperarlo, realizzai, dovevo seguirlo nel buco.
E comunque avevo un contro piano: spaccare tutto con Charizard.
Ma ero più che sicura che non  sarei arrivata a tanto, che il tunnel non fosse casuale e che sotto avrei trovato qualcosa.
Cosa? Per ora lo ignoravo …


Note finali
Oh, mi dispiace tantissimo per questo ENORME ritardo ç^ç 
E così mi sono rifatta viva con un capitolo del genere ... roba da matti! Però c'è la buona notizia; il capitolo 4 è già stato scritto!! Perciò non dovrei tardare tanto per il continuo di questa stor .... ehm ... cosa (Non ho il coraggio di chiamarla storia D:) Sarà decentemente lungo e scoprirete cosa riserverà quest' improvvisa buca alla nostra povera Bunny e molto altro ♥ 
Se qualcuno mi seguirà ancora è autorizzato a dirmene quattro per la punteggiatura, eventuali errori e il capitolo piuttosto inutile, comunque un bacio a tutti!:*
Konny_
  
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