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Autore: ScratchThePage    09/12/2012    0 recensioni
Cordelia dice di provenire da un posto molto lontano e che può ritornarvici solo se incomincia a comportarsi meglio con il prossimo. Impresa che non le risulterà alquanto facile quando scoprirà che, assieme a una banalissima prenotazione in un albergo, ha sigillato un patto con il diavolo. Le tentazione per cadere ancora in fallo saranno molte, ma non sarà l'unica a dover fare i conti con i propri peccati: altre tre presone hanno prenotato nel suo stesso albergo, e tutte hanno i loro scheletri nell'armadio...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Un tremendo dolore alla mano sinistra la svegliò nel cuore della notte. L’arto le bruciava fin nel midollo osseo e non capiva il perché. Cercò di accendere l’ abat-jour posto sul comodino vicino al suo letto, ma si spostò troppo e cadde sul pavimento. Atterrò proprio sulla mano dolorante, che iniziò a pulsare ancora di più. Non riuscì a trattenere un rantolo.
Se scopro che si tratta della puntura di un qualche insetto, il padrone dovrà spiegarmi il suo concetto di “pulizia”.
Pensò iniziando a trascinarsi verso il bagno.
Fortunatamente ala camera da letto era di dimensioni modeste e si poteva raggiungere la toilette in pochissimo tempo. Certo, strisciando sul pavimento ci avrebbe impiegato un po’, ma il dolore era diventato tale che iniziava a farsi sentire anche sul resto del corpo, togliendole la voglia di alzarsi.
Si trascinò a forza sin dentro il bagno mentre la vista pian piano si oscurava ancora di più, rendendo l’ambiente un’unica macchia nera. Si appoggiò al mura e con un enorme sforzo si sollevò da terra.
Non devo perdere il controllo, devo sopportare e non cedere.
Tastò la parete di piastrelle e, fortunatamente, trovò l’interruttore. Lo premette e, quando la luce si accese, dovette coprirsi gli occhi con le mani. Vi si abituò dopo un po’ di tempo e, non appena individuò il lavandino, vi si precipitò, anche se barcollando. Aprì l’acqua fredda e vi mise sotto la mano sinistra, ora in fiamme.
Il piacere che provò fu immenso: le sembrava che dei piccoli rivoli freschi si riversassero all’interno delle articolazioni, diffondendosi, così, in tutto il corpo e alleviando il dolore. Prese un bel respiro di sollievo, finalmente libera da quella morsa. Alzò la mano sinistra, sperando di capire cos’aveva provocato tutto quel dolore, e non appena lo vide sussultò: le era apparso uno strano tatuaggio che sembrava fatto di fiamme, che si stavano man mano spegnando.
Il cuore iniziò a martellarle nel petto. La situazione iniziava a non piacerle: quel posto era fin troppo strano, come il suo direttore.
Cercò di mettere e fuoco la vista, ancora appannata dal sonno, per capire cosa ci fosse raffigurato, quando un rumore attirò la sua attenzione. Si guardò attorno preoccupata, cercando di capire la sua origine. Lo sentì di nuovo e voltò immediatamente la testa verso la direzione da cui proveniva. Era strano, simile ad un cavo metallico che si allungava e, soprattutto, non proveniva dalla sua stanza.
Strano, ma non ci dovrebbe essere il coprifuoco?
Pensò, mentre il cuore tornò a martellarle nel petto.
Uscì dal bagno e si diresse verso la porta che dava l’accesso al corridoio. Indugiò un po’ sulla soglia, timorosa che le potesse succedere qualcosa se qualcuno l’avesse scoperta a gironzolare di notte senza autorizzazione.
Sentì ancora quel rumore metallico e decise che doveva far luce su tutta quella storia. Aprì la porta ed entrò silenziosamente nel corridoio. La chiuse con cura, cercando di non emettere il minimo suono, e si avviò. Fortunatamente la luce della luna filtrava dalle vetrate e riusciva ad illuminare abbastanza l’edificio, rendendo anche visibili certi oggetti urtabili.      
Cercò di fare meno rumore possibile, ma ogni volta che appoggiava il piede a terra le sembrava che riecheggiasse per tutto il corridoio. Iniziò a strisciarli e, quando si accorse che così era più silenziosa, decise di continuare così. Si guardò più volte attorno, in cerca sia di dipendenti dell’albergo e sia dell’origine di quel strano rumore, ma vide soltanto vecchi quadri, statue e armature medievali.
Ad un certo punto sentì nuovamente quel sibilo metallico e sussultò, accorgendosi che era ancora più vicino. Voltò lo sguardo versa la parete e vide che vi erano appese due spade. Non ci pensò un secondo in più e ne cercò di prendere una. Purtroppo era agganciata al muro, assieme all’altra, con degli anelli di ferro e staccarla era praticamente impossibile. Cordelia non si arrese e continuò a tirare, ma alla fine dovette abbandonare la presa. Il rumore metallico si fece risentire, mettendola ancora più in agitazione.
Maledizione, non ho altra scelta.
Pensò guardandosi attorno e sperando che nessuno la stesse osservando.
Posò una mano sugli anelli che legavano le due armi e questi, con uno scocco sonoro, si aprirono facendo cadere le spade sul pavimento; il rumore riecheggiò ancora più dei suoi passi.
‹‹ Accidenti, accindenti…››
Sussurrò raccogliendole e allontanandosi.
Camminò ancora per un po’, voltandosi spesso a controllare di non essere seguita: ora, oltre ad aver violato il coprifuoco, si era impossessata, senza permesso, di due armi.
In caso posso sempre dire che sono il risarcimento per questo fantastico tatuaggio.
Già, il tatuaggio. Ripensandoci, Cordelia si guardò la mano sinistra: le fiamme erano completamente sparite, lasciando solamente un disegno nero. Si avvicinò ad una finestra per poterlo osservare meglio, quando sentì il sibilo, ora vicinissimo.
Si voltò di scatto e notò che una porta era aperta. Impugnò saldamente le sue spade e si avvicinò silenziosamente, timorosa per ciò che avrebbe potuto trovare.
Non appena giunse in prossimità dell’uscio si appiattì contro il muro e sbirciò dentro. Rimase molto sorpresa da ciò che vide: una grande sala con al centro una teca da museo, contenente un diadema di diamanti. La cosa, però che la colpì parecchio, era il fatto che il contenitore era illuminato, riuscendo a stagliarsi nell’oscurità. Cordelia pensò di essersi sbagliata e decise di allontanarsi, finché non vide un piccolo bagliore proprio sopra la teca, accompagnato dal rumore metallico.
Il cuore le balzò in gola: la c’era qualcosa, anche se non sapeva bene cosa, e non aveva la più pallida idea se fosse pericoloso o meno. Rimase sulla soglia per un po’, indecisa se entrare o meno: se lo avesse fatto, forse avrebbe scoperto qualcosa di interessante sul quel luogo. Se, però, non l’avesse fatto, non avrebbe corso il rischio di avere qualche incontro spiacevole.
Ma di cosa mi preoccupo? Se le cose si mettono male saprò difendermi senza problemi.
Pensò prima di entrare nella stanza.
‹‹ Chi c’è? ››
Disse quasi urlando, dimenticandosi che qualcuno l’avrebbe potuta sentire.
Non ricevette risposta, ma in cambio qualcosa cadde dal soffitto, finendo con un tonfo sonoro sul pavimento.
Cordelia si avvicinò pian piano, puntando le due spade contro quella cosa completamente nera e raggomitolata a terra.
‹‹ Accidenti, il ginocchio. ››
Sentì sussurrare dalla figura mentre si massaggiava una parte del corpo: ormai gli era giunta davanti.
‹‹ Cosa sei? ››
Chiese un po’ timorosa.
‹‹ Oh, molto spiritosa, come se non sapessi che… ››
Disse quell’essere, alzandosi in una postura eretta, e si bloccò non appena i suoi occhi castani incrociarono quelli azzurri della ragazza. Erano allibiti e quasi terrorizzati, anche se Cordelia non riusciva a capire cosa ci potesse essere di tanto spaventoso in una persona in pigiama. Certo, aveva due spade, ma siccome stava tremando come una foglia, era un po’improbabile credere che fosse pronta ad uno scontro.
‹‹ Chi sei? ››
Chiese la figura, con una voce troppo acuta per essere maschile.
‹‹ Credo di avertelo chiesto prima io, no? Non dovrei avere la precedenza? ››
Ribatté con un tono un po’insicuro.
‹‹ Magda, ma credo sia molto più importante chi sia tu…››
Bene, una ragazza. Con tutto questo buio non l’avevo capito.
Inoltre le vesti della sua interlocutrice non l’avevano aiutata:una tuta aderente completamente nera e un passamontagna che le nascondeva il volto l’avevano ampiamente aiutata a mimetizzarsi con l’ambiente.
‹‹ Io credo che quella che deve dare delle spiegazioni sei tu. Tanto per cominciare, che cosa ci facevi qua? ››
Disse Cordelia, cercando di tenere ben in vista le due spade.
‹‹ Non rispondo se prima non mi rispondi tu. ››
La ragazza decise di assecondarla, anche se un po’dubbiosa. Era sicura che, però, quella era un osso duro e non avrebbe ceduto facilmente.
‹‹ Mi chiamo Cordelia e credo che questo ti possa bastare.››
‹‹ Invece no. ››
Vorrei vedere se faresti lo stesso la preziosa, se ti attaccassi, ma per tua fortuna non posso.
‹‹ Vorrei sapere cosa ci fai qua. ››
Continuò Magda, impassibile.
‹‹ Ho preso una stanza in questo albergo, mi sembra ovvio. ››
‹‹ Mi stai dicendo che è riuscito a farti alloggiare qua?! ››
La voce della sua interlocutrice raggiunse un tono così acuto che Cordelia credette che avrebbe rotto la teca di vetro.
Improvvisamente si sentirono dei passi provenire dal corridoio e avvicinarsi al salone. Cordelia si girò un solo istante, temendo che uno dei domestici, o il direttore in persona, fosse già sulla soglia.
Quella piccola distrazione, però, diede la possibilità a Magda di avvicinarsi silenziosamente e di prenderla di spalle. In un solo istante la immobilizzò le braccia e le tappò al bocca.
‹‹ Seguimi e non protestare, altrimenti ti lascio alla loro mercé. ››
Le sussurrò.
Cordelia annuì, abbastanza impaurita da quanto velocemente l’avesse bloccata, ma non aveva intenzione di arrendersi: ora avrebbe seguito tutte le sue istruzioni e, nel momento in cui Magda avrebbe abbassato al guardia, lei si sarebbe liberata a l’avrebbe assalita.
Si fece portare verso al parete e, dopo che la sua immobilizzatrice premette con la spalla una pietra infissa nella parete e fece aprire un passaggio, si fece portare al suo interno. Non appena passarono entrambe la soglia, Magda al lasciò andare e, in meno di un secondo, premette un pulsante che richiuse il passaggio. Cordelia decise di attaccarla in quel preciso istante.
Si preparò a saltarle addosso, ma la ragazza le intimò di fare silenzio, posandosi un dito sulle labbra; piccola distrazione che fece perdere l’occasione a Cordelia: orami l’entrata era chiusa e la stanza era precipitata nell’oscurità più totale. Tenne le due spade in guardia, pronta a difendersi.
‹‹ Ora fai silenzio e, dopo che i dannati sono andati via, ti spiego tutto. ››
Quel lieve sussurro la colse di sorpresa, tanto che si girò di scatto, sobbalzando.
‹‹ Come hai fatto a… ››
‹‹ Shh… ››
 Intimò nuovamente Magda, questa volta posando il dito sulle labbra di Cordelia.
Poco dopo i passi rimbombarono nel salone della teca e la ragazza decise di obbedirle.
Chissà, forse mi saprà dire qualcosa. Era alquanto stupita quando le ho detto che avevo prenotato una stanza qua.
Chiunque fosse nella stanza affianco si bloccò. Cordelia trattenne anche il respiro, sperando che quella persona se ne andasse presto.
I secondi scorsero molto lentamente, tanto che lei era sempre più convinta che le avrebbero scovate. Ad un certo punto i passi rimbombarono nuovamente nel salone, ma si fecero sempre più lievi. Quando non si sentì alcun rumore e il silenzio iniziò a dare fastidio, una luce invase parte del loro nascondiglio, costringendo Cordelia a tapparsi gli occhi.
‹‹ Meno male che qua ce n’era rimasta ancora una, altrimenti non so come avresti proseguito lungo i corridoi. Dura abituarsi alla luce dopo il buio, vero?››
La ragazza era alquanto confusa e non solo per via della luce: come mai Magda aveva assunto un tono così familiare nei suoi confronti? Non le piaceva affatto e decise di continuare a tenere la guardia alzata, mentre l’altra si sedeva su di una vecchia panca di legno, unico mobile della stanza, e si toglieva il passamontagna.
‹‹ Fiuuu! Non c’è la facevo più a stare qua sotto. Credevo che il cervello mi stesse evaporando. ››
Ammise.
Dei sottili capelli neri ricaddero fino al mento. Il taglio non era perfetto e qualche ciocca era un po’ sfilacciata,  e inoltre metteva in risalto il suo naso un po’angolare.
Si girò verso Cordelia e i suoi occhi castani assunsero una piega alquanto preoccupata quando incrociarono i suoi azzurri.
‹‹ Allora, perché sei qua? ››
‹‹ Te l’ho già detto, ci alloggio. E tu, invece, perché gironzolavi per l’albergo? ››
Tenne le due spade bene in vista, per farle capire che non era una persona arrendevole.
‹‹ E’ una storia un po’ lunga, ma ti posso dire che ci vedremo spesso. ››
‹‹ Vieni al sodo. ››
Sibilò Cordelia tra i denti.
‹‹ Va bene, va bene. Vuoi sapere perché sono qua? ››
Magda prese un respiro prima di risponderle.
‹‹ Diciamo che anch’io vivo qua. E comunque devo ammettere che l’idea dell’ albergo è stata alquanto… ››
‹‹ Ma mi prendi per scema?! ››
Sbraitò Cordelia avvicinandosi aggressivamente verso l’altra.
‹‹ Più che una turista mi sembri una ladra. E non inventare scuse: le tue vesti ti ingannano. ››
Magda, intanto, era scattata con un movimento felino verso l’estremità più lontana della panca.
‹‹ Calma, calma, non sbraitare: ci possono sentire. ››
‹‹ E che ci sentano! Una delinquente come te merita di essere trovata! ››
L’altra rise sommessamente.
‹‹ Allora non mi credi? ››
 ‹‹  No. ››
‹‹ Bene, bene… penso che ti farò cambiare idea. ››
Magda si sfilò con grazia uno dei guanti che portava, mettendo in mostra un tatuaggio identico a quello di Cordelia.
Questa rimase senza parole e per lo stupore lasciò cadere a terra la due spade. Non sentì nemmeno il rimbombo che provocarono, tanto era rimasta scioccata.
‹‹ Ce ne hai uno identico, vero? ››
La ragazza annuì senza muovere un solo muscolo del viso. Magda scattò in piedi con un movimento molto aggraziato e flessuoso, per poi continuare a parlare.
‹‹ Mi spiace dirtelo mia cara, ma tu non hai solo affittato una stanza: tu hai anche fatto un patto con il diavolo. ››         
 
 
 
Ringraziamenti:
Ringrazio nuovamente bbbgster, che ha la pazienza di leggere ogni mio nuovo capitolo e di recensirlo, dandomi anche consigli. Grazie ancora.
  
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