Eccomi tornata all’assalto con questo secondo chappy di
questa fantastica fic!!!!!! (fantastica?! Ma che si è bevuta?? nd.tutti).
Leggere signori e signore leggere!!! Ma prima vorrei ringraziare tutti quelli
che hanno commentato come: Jaly Chan, Kayx_Chan01, Claudia, Julia, Lelli91,
Chibichan. Scusate se ho dimenticato qualcuno e vi prego di farmi sapere cosa
pensate anche di questo cap!! Ovviamente l’invito è esteso anche agli altri!
Ora posso cominciare…
Senza amici nessuno sceglierebbe di
vivere,
anche se possedesse tutti gli altri
beni (Aristotele)
Un sasso rimbalzò sulla superficie
dell’acqua limpida e fresca prima di andare a fondo; subito dopo fu seguito da
un altro che ripetè il percorso di quello precedente. Era il tramonto, il cielo
tinto di un colore rossastro veniva a volte coperto da nuvole scure che
privavano della vista di un così bello spettacolo. Quei batuffoli di cotone
grigio non promettevano niente di buono e anzi preannunciavano l’arrivo più o
meno imminente di un violento rovescio di pioggia. Cinque ragazzi sedevano su
una delle due sponde del fiume; qualcuno occupato nel lanciare piccole pietre,
insolitamente silenzioso; qualcun altro con lo sguardo seguiva il volo
rotatorio dei gabbiani che si libravano nell’aria a bassa quota avvertendo
anch’essi che in breve tempo sarebbe iniziato a piovere; qualcun altro ancora
era perso nei suoi pensieri a riflettere.
-Io non capisco!- Takao si alzò in
piedi di scatto facendo sobbalzare i suoi compagni che spostarono l’attenzione
su di lui. Gettò in acqua l’ultimo sasso che teneva in mano, quasi con rabbia
–Non ha senso!-
-Ti riferisci al comportamento di
Hilary?-
-Si Rei…ieri ci ha detto quelle cose e
oggi non si è fatta vedere-
-Ha detto che tra pochi giorni saremo
noi ad evitare lei- affermò il blader americano ricordando le parole della
ragazza. Calò nuovamente un silenzio vuoto tra loro che però sembrava parlare
da solo ed esprimere i dubbi, le domande e le incertezze che Hilary aveva
sollevato con quella sua, all’apparenza, inspiegabile reazione. Non si era mai
comportata così prima di allora; qualche volta quando si arrabbiava con loro
capitava che non gli rivolgesse la parola e li evitasse ma non come stava
facendo adesso. C’era qualcosa di diverso e di molto più grave…
-Torniamo a casa, si sta facendo tardi-
La cena non fu molto diversa dalle ore
appena trascorse. Nessuno aveva voglia di parlare e si sentiva la mancanza di
battutine e allegria che caratterizzava la serata a casa Kinomiya. Ognuno
fissava il piatto che aveva davanti e senza alzare la testa portava alla bocca
il cibo servito sopra di esso con movimenti lenti e ripetitivi, quasi
meccanici. Le loro menti erano affollate da ben altro.
-Si può sapere che vi è successo
ragazzi? Avete certe facce…-
-Non ci è successo niente, nonno- la risposta
piatta e concisa del nipote bastò a far capire all’arzillo vecchietto
appassionato di kendo a non insistere troppo; anche se in un clima così teso
era facilmente intuibile che qualcosa non andava…
Ma cosa? Camminava per le strade
deserte di Tokyo a quell’ora della sera mentre per la testa gli rimbombava
sempre la stessa domanda. Non aveva mai visto Hilary comportarsi in quel modo e
non poteva fare a meno di chiedersene il motivo. Quando l’aveva conosciuta, due
anni prima, le era parsa una ragazzina come tante, magari un po’ più
intelligente e carina di altre, ma rientrava nella norma; anche se doveva
ammettere che per più volte la squadra era rimasta unita grazie a lei. Nemmeno
lui sapeva perché ci pensava, eppure l’incontro con quella ragazza risalente al
giorno prima gli aveva lasciato un sapore amaro in bocca…cercava di distrarsi
ma con la mente ritornava sempre a lei e al suo comportamento, l’immagine di
Hilary gli appariva davanti agli occhi incosciamente, non gli era mai capitata
una cosa del genere. Era vero, dopo la sconfitta inflitta alla Borg in Russia,
Kai aveva imparata a preoccuparsi anche per i suoi amici e non solo per se
stesso, ma mai aveva riflettuto così tanto, e senza trovare risposta per
giunta, su un loro problema. Sentì qualcosa di bagnato scivolargli sul viso,
alzò lo sguardo al cielo, le stelle non si vedevano e un altra goccia cadde,
questa volta sui suoi capelli. Stava cominciando a piovere. Riprese a camminare
incurante delle condizioni del tempo, voleva continuare la sua passeggiata e
poche gocce di pioggia non glielo avrebbero di certo impedito. Ogni tanto una
macchina gli sfrecciava accanto illuminandolo con gli abbaglianti per qualche
secondo, lui stringeva gli occhi riducendoli a due fessure per proteggerli
dall’improvvisa luce in contrasto con l’oscurità della notte, poi tornava ad
immergersi nei suoi pensieri.
Era appoggiata al belvedere del parco e
ripensava all’incontro contro Takeshi. L’aveva sconfitto, anche se con qualche
tentennamento, in fondo era da più di un anno che non prendeva in mano un
beyblade, ma sapeva anche che in poco tempo sarebbe tornata nella sua forma
ottimale. Con la vittoria avuta sul giapponese era entrata a far parte
ufficialmente della squadra dei Black Killer; non che la cosa la rendesse felice
anzi…ma quello era l’unico modo per salvare lei e suo fratello. Si sedette a
terra poggiando la schiena alla ringhiera. Piegò le gambe al petto e le
circondò con le braccia affondando il viso in esse. L’aria che si respirava
alla Borg non le piaceva, non le era mai piaciuta, per questo era uscita si
sentiva soffocare, come in una prigione di cui qualcuno aveva gettato via la
chiave e lei accucciata in un angolo buio della cella cercava un modo per
fuggire. Il suono di passi leggeri ma allo stesso tempo sicuri, le fece alzare
il volto e vide davanti a sé l’ultima persona che si aspettava di trovare…
-Kai…- sussurrò quasi il suo nome. Si
rimise in piedi, cosa ci faceva lui lì?
-Cosa sei venuto a fare qui?-
l’insolita freddezza con cui pronunciò la frase fece esitare il russo, non si
era mai comportata in modo tanto brusco con lui. Che ricordasse l’aveva sempre
trattato con gentilezza, anche le volte in cui sapeva di non meritarlo. La
pioggia cominciò a cadere sempre più fitta andando a bagnare i due ragazzi.
-Cosa sei venuto a fare qui?- ripetè
alzando il tono di voce e aumentando quindi l’apatia di quella domanda.
-Se ieri ti sei comportata in quel modo
con noi deve esserti successo qualcosa di grave-
-E a te cosa importa?-
-Siamo preoccupati per te- normalmente
avrebbe risposto che gli altri erano preoccupati per lei, evitando di tirare in
ballo se stesso, eppure l’aveva fatto, senza pensarci aveva ammesso a Hilary,
ma non solo, anche a lui che quella situazione l’aveva coinvolto molto più di
quanto immaginasse; solitamente non si intrometteva troppo in questioni che non
lo riguardavano direttamente; allora perché lo aveva detto?
Si trovavano a pochi metri di distanza
l’uno dall’altra, in silenzio si guardavano negli occhi sperando forse di
riuscire a dare una risposta alle loro domande. In fondo gli occhi sono lo
specchio dell’anima e non mentono mai…
-Preoccupati per me? Ma fammi il
piacere…- non era facile non far tremare la voce e cercare di mantenere un tono
freddo e anzi distaccato.
–E poi mi sembra di essere stata
chiara- continuò –Non dovete preoccuparvi per me ma per voi…e soprattutto non
dovete cercarmi. A tempo debito saprete ogni cosa- sentimenti contrastanti
stavano lottando nella sua mente e ognuno voleva prevalere sull’altro creando
una confusione immane. Lei amava Kai, come poteva trattarlo con simile astio?
Pensò di andarsene, non avrebbe sopportato ancora a lungo quella situazione.
Prese a correre, raggiunse il blader e lo sorpassò, allontanandosi da lui,
scappando di nuovo.
Nell’istante in cui Hilary gli passò
accanto il russo notò che i suoi occhi erano bagnati. Poteva trattarsi di
pioggia dal momento che un temporale si era riversato su di loro, ma lui era
pronto a giurare che fosse qualcos’altro…lacrime, lacrime calde provenienti da
un cuore caldo.
No, Hilary non era cambiata…
Corse a perdifiato finchè non raggiunse
la sede della Borg; ancora un passo e sarebbe caduta a terra sfinita, la
pioggia non aveva cessato di venire giù dal cielo, anzi aveva aumentato la
propria intensità. Era molto tardi e poteva sentire solo l’eco dei suoi passi
rimbombare tra quelle quattro mura, interrotti ogni tanto da brevi e assordanti
tuoni. Attraversò l’atrio principale, i capelli bagnati e appiccicati al collo,
i vestiti grondanti d’acqua e il cuore che le batteva forte nel petto e non
solo per la corsa…aveva incontrato Kai, una parte di lei era stata contenta di
averlo visto ma l’altra non avrebbe voluto mai incontralo in simili
circostanze. Poggiò una mano alla parete per sostenersi dallo sforzo appena compiuto
e posò quella libera sul torace che si alzava e abbassava ad un ritmo
insolitamente celere, cercando di riprendere fiato; imboccò uno dei tanti
corridoi che conducevano alle camere dei bladers che facevano parte
dell’organizzazione e giunse davanti alla porta della sua stanza. Si asciugò il
viso con la maglietta ed estrasse dalla tasca una chiave. Stava per inserirla
nella serratura quando una voce alle sue spalle la colse di sorpresa.
-Dove sei stata fino adesso?-
-Non credo che la cosa ti riguardi- si
voltò verso Takeshi.
-Prima o poi ti farò togliere la voglia
di rispondermi in questo modo, sono il capitano della squadra- si avvicinò alla
ragazza sbattendo una mano al muro a lato del suo viso sopra la sua spalla.
-E io ti farò togliere dalla faccia quell’aria
da strafottente che ti ritrovi, sono la blader migliore della squadra- ribattè
a tono. Al giapponese non piacque molto questa sua ultima affermazione e con la
mano libera le sollevò il mento costringendola a guardarlo negli occhi –Ascolta
dolcezza, anche se sei entrata nei Black Killer ciò non ti dà il diritto di
comportati come ti pare…e poi mi hai battuto solo per pura fortuna-
La quindicenne stava per ribattere ma
fu preceduta dall’americano –Ma guarda guarda…critichi tanto e poi ci provi tu
con lei?-
-Stai zitto Jeremy-
Il blader in questione non lo ascoltò
–Dove sei stata di bello piccola Hilary?-
-Dove mi pare- disse, poi aprì la porta
e la richiuse immediatamente appena fu entrata nella sua camera. Si appoggiò
con la schiena ad essa; quanto odiava quel posto. “In fondo anche loro sono
vittime di Vorkov…” pensò mentre scivolava a terra tra il buio della stanza.
Affondò il viso tra le mai –Kai…-
Si svegliò di soprassalto mettendosi a
sedere e si guardò intorno. I suoi compagni dormivano tranquilli sembrava tutto
normale eppure c’era qualcosa che non andava. Si era sentito chiamare…o lo
aveva solo sognato? Si sdraiò di nuovo provando a riprendere sonno ma non era
dell’umore adatto per dormire. Avvertiva una strana sensazione di agitazione e
non ne capiva il motivo. Un bagliore accecante inondò la stanza seguito da un
boato assordante che fece quasi tremare le pareti, il temporale non era ancora
terminato. Gli tornò in mente l’incontro con Hilary di qualche ora prima ma non
riusciva a trovare una ragione logica per spiegare il suo strano comportamento.
Che nascondesse qualcosa era ovvio…ma cosa? E soprattutto era in qualche modo
collegata a loro? Pensieri che lo tennero sveglio fino all’alba quando decise
di alzarsi. Ripiegò il futon e lo sistemò in ordine in un angolo della
palestra, attento a non far rumore. Uscì in giardino, l’aria era ancora fresca
dal momento che il sole non si era ancora alzato ma il cielo era sgombro di
nuvole, come se dopo l’acquazzone durato tutta la notte fosse finita l’acqua
accumulata nell’atmosfera. Gettò un’occhiata al praticello della casa, l’erba
era ancora umida e si poteva respirare un forte odore di terra. Prese dalla
tasca il suo fedele Dranzer e lo caricò nel dispositivo di lancio tirandolo a
poca distanza da lui. Il beyblade sfrecciava senza esitazione sul terreno
eseguendo uno slalom perfetto tra le lattine vuote che usavano i Bladebreakers
per allenarsi.
-Mattiniero, eh?-
Il russo alzò lo sguardo. Nonno J era
apparso sul portico della palestra con un sorriso allegro dipinto sul volto.
-Non volevo svegliarla, mi dispiace-
-Non ti preoccupare, ero in piedi già
da un pezzo! Non riuscivo a dormire-
-Già…nemmeno io…-
-Questa è l’ora migliore per allenarsi,
credo che andrò a sferrare un po’ di colpi di spada!- e sparì dietro l’angolo
della villa.
Kai tornò a posare l’attenzione sul suo
beyblade e continuò ad allenarsi finchè non fece mattina inoltrata.
-Già ti alleni?- gli chiese Rei
comparendo dietro di lui. Il blader dell’Aquila Rossa richiamò Dranzer che
immediatamente tornò nella mani del suo proprietario –Ieri sera ho incontrato
Hilary- quelle parole gli uscirono dalla bocca da sole, non aveva potuto
fermarle.
-Dove? E cosa ti ha detto?-
Il blader distolse lo sguardo
dell’amico alzandolo al cielo –Ha ribadito ciò che aveva già detto-
Il sedicenne dagli occhi ambrati rimase
sorpreso –Nient’altro?-
-No- quasi non gli lasciò il tempo di
terminare la frase che subito rispose. Non voleva dirgli la sua impressione sul
fatto che stesse piangendo altrimenti avrebbe scatenato una serie di domande da
parte del suo interlocutore: Sicuro? Perché? E lui non sapeva colmare quei
dubbi.
-Tu credi che…-
Takao uscì in giardino sbadigliando
seguito da Max –Che succede?- chiese con la voce ancora impastata di sonno
mentre si strofinava gli occhi, interrompendo il discorso iniziato da Rei.
-Ieri sera Kai ha incontrato Hilary-
-Davvero?- fece rivolto al russo.
Quest’ultimo ripose a posto il suo beyblade e rientrò in palestra sotto gli
sguardi silenziosi dei suoi compagni.
-La lunga pausa dal beyblade non sembra
aver dato grandi problemi a Hilary, in poco tempo sarà perfettamente in grado
di confrontarsi con i Bladebreakers-
-Bene, molto bene- la voce all’altro
capo del telefono aveva un tono basso ma soddisfatto –Chiamami quando sarà il momento-
-Certo Signore- Vorkov riattaccò la
cornetta e sorrise accondiscendente. Stava facendo un ottimo lavoro o almeno
così pensava. Spinse un tasto sulla tastiera del computer e sul monitor gli
apparve l’immagine ripresa dalla telecamera piazzata nella sala degli
allenamenti. I Black Killer, Hilary inclusa, erano già sul posto. Si alzò dalla
sedia dirigendosi dai bladers. Quando entrò in quell’enorme stanza i ragazzi
già si stavano allenando; incrociò le braccia la petto e rimase in silenzio ad
osservarli, poi volse lo sguardo sulla sua atleta preferita, quel beyblade
viola acceso possedeva una forza ed una velocità davvero lodevoli. Sorrise
compiaciuto, era sicuro che con lei i suoi piani sarebbero andati in porto.
E mentre Vorkov credeva ormai realizzati
i suoi progetti di conquista Hilary pensava ai Bladebreakers. Si chiedeva come
avessero preso quel suo strano modo di comportarsi, se avessero tentato di
capirne il motivo o avessero lasciato stare. Nemmeno lei sapeva quale delle due
opzioni sarebbe stata la migliore…l’unica certezza che aveva era che non doveva
pensare sempre a loro. Ma come poteva non farlo? Perfino gli allenamenti che
praticava alla Borg glieli ricordava.
Le tornò in mente l’incontro con Kai
della sera precedente, i suoi lineamenti, i suoi occhi, la sua voce, la
sensazione che aveva provato quando se lo era trovato di fronte, il desiderio
di corrergli incontro e abbracciarlo, ma anche quello di fuggire…sospirò mentre
l’acqua le scivolava addosso lavando via la fatica della giornata. Chiuse il
rubinetto e uscì dalla doccia con solo l’asciugamano avvolto intorno al corpo.
Si sedette sul letto gettando uno sguardo alla finestra; se solo avesse potuto
spiegargli…
TO BE
CONTINUED...
E anche il secondo capitolo è andato, in pochi giorni spero
di riuscire a mandare pure il terzo. Ho un sacco di idee per la testa e non so
come farle coincidere tutte!!! Aiuto!!! Beh…aspetto commenti (aspetta e spera!
nd.tutti) così magari mi sbrigo a pubblicare il nuovo cap, se non ci metto di
più…CIAO!!!!!!!!!!!!