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Autore: Kristah    09/12/2012    2 recensioni
Una vita normale. Ecco cosa conduce la protagonista di questa storia. Certo, vi starete chiedendo come mai questa storia sia finita qui, nella sezione fantasy.
No, non è un errore.
Una vita normale non basta. Lupi mannari, creature mitologiche e fantastiche, profezie antiche e fate che vogliono aiutare il Re del Male a conquistare il mondo degli umani.
Quinn Evelyn Farrell, questo il nome della protagonista della mia storia, è una ragazza normale: frequenta il liceo di Albertville (Ohio), è la reginetta della scuola e la capo cheerleader, è fidanzata con il Quarterback della squadra della scuola.
Vi sto annoiando?
Se avrete un po' di pazienza vi mostrerò cosa sono in grado di creare e tirare fuori dall'idea per una storia nata per caso.
Le domande che vi pongo sono due:
-Avrete la pazienza di aspettare qualche capitolo prima della fantasia?
Ma quella più importante è....
Vi fidate di me?
Spero di avere tanti lettori, ragazzi!
Vi regalo un biscottino (?)
Tanto amore!
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Prophecy1
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See my reflection in a window
And I don't know my own face
Oh brother, please don't leave me wastin' away
(
The Fray, Streets of Phliadelphia)




31 dicembre


-La tua è stata la mia prima profezia. Ero seduta in una locanda a parlare con un'amica, quando mi si è annebbiata la vista e sono apparse delle parole intermittenti; ho afferrato qualcosa su cui scrivere e... beh, la profezia è quella. Mi dispiace essere stata così criptica, ma ovviamente non potevo scrivere tutto chiaramente. E' una specie di regolamento delle profezie- Anastaysia alza le spalle e continua, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Dovrai affrontare qualcosa che è molto più grande di te, Quinn. So che sei un'amante dei libri fantasy, quindi dovresti sapere qualcosa di fate. Mi sbaglio?-
Punta i suoi bracieri su di me e scuoto la testa: certo, non sono un'esperta, ma qualcosa la so.
-Il fatto è che le fate sono prettamente esseri benigni, nati dalla Natura, con il solo scopo di proteggerla, e non di distruggerla. Tutto quello che viene creato deve essere rispettato. Beh, dalla maggior parte delle fate. Da molto tempo una minoranza della Bretagna, conosciute come Druidresse, guidate da una regina che non può essere uccisa da un essere umano comune, che si fa chiamare Privela si sono ribellate alla Natura, loro Madre, per poter agire liberamente. Si sono alleate con Satana, rinchiuso nelle viscere del Regno dei Morti. Loro vogliono portare il male nel regno degli esseri umani, per rendere più forte il loro padrone. Attendono che Satana si liberi dalle profondità della Terra, per regnare con lui in un'atmosfera di odio e di terrore.
Se loro dovessero vincere, la felicità verrebbe completamente spazzata via. Sarebbe la fine per tutti gli esseri viventi che abitano questo mondo. L'Apocalisse-
Apro la bocca, in preda allo stupore, ma mi vedo costretta a richiuderla. Non so ancora qual è il mio compito in tutto questo.
-Cosa c'entro io?- domando ad Anastaysia e vedo, con la coda dell'occhio i muscoli di Albie che si tendono visibilmente: ha paura della risposta. Tanta quanta ne ho io. 
-Sei tu che dovrai uccidere Privela. Uccidendo lei, tutte le altre Druidresse moriranno. Vivono in funzione della loro regina
-Potrebbe morire, vero?- domanda Albie, i cui muscoli sono ancora tesi fino allo spasmo. Vorrei tanto poggiare la mia mano sul suo braccio per fargli capire che io ci sono.
Anastaysia lo guarda per pochi secondi e poi sorride, puntando lo sguardo al pavimento: -Potrebbe. Ma è per questo che siamo tutti qui, no? Nessuno ci guadagnerebbe se Quinn venisse uccisa. Quinn in primis-
Annuisco, ma Urania guarda Anastaysia: -Staysi, è ora di andare-
-Devo dirle solo un altro paio di cose. In privato, vi prego. Sarò rapida- dice poi, fissando Urania che annuisce e fa cenno a tutti di uscire.
Adesso nella stanza ci siamo solo io e Anastaysia.
-Tutti hanno letto la profezia perché tu la hai ricopiata. Ma solo tu puoi sapere quello che sto per dirti, Quinn-
Sbatto un paio di volte le palpebre mentre Anastaysia mi afferra la mano: -Quinn, tu ce la farai. E' questo che devi sapere. Sarà dura, l'ho visto. Arriverà un momento, nello Scontro Finale, dove dubiterai di te, ma qualcosa o meglio, qualcuno, ti farà capire che stai facendo la cosa giusta. So anche di chi si parlava nelle ultime righe della profezia, ma non ho intenzione di dirtelo. Io conosco tutte le tue scelte, sono già scritte nel tuo destino.
Dimenticherai, ricorderai, rimarrai ferita da parole che ti verranno dette, vorrai poter tornare indietro.
Avrai la possibilità di farlo.-
La sua bocca si avvicina al mio orecchio; il suo fiato è freddo e pungente, come il vento che scuote le fronde degli alberi.
-Udachi[1]
, Quinn- sussurra, prima di sparire avvolta da fiamme azzurre che mi lasciano addosso una sensazione di morte e di pericolo.
Mi viene la pelle d'oca.


La macchina prende in pieno una buca e io mi sveglio di soprassalto; guardo il paesaggio che corre velocemente e mi perdo nei miei pensieri. E' da due giorni che io e Anastaysia abbiamo parlato, e non ho voluto dire a nessuno quello che mi ha detto la strega in privato. 
Da due giorni non vedo Al e direi che mi manca terribilmente, se non fosse che così ammetterei a me stessa che per lui provo qualcosa. Qualcosa di completamente sbagliato, perché tutto quello che sto vivendo è una situazione precaria, e in più lui non è umano.
Ma importa molto la natura del tuo amore, se per lui provi quello che non hai mai provato con nessun altro prima di lui?
Scuoto la testa, per scacciare quei pensieri scomodi ed irritanti come un moscerino della frutta.
Jack mi dà un colpetto sul braccio e mi volto verso di lui, che ha il volto tinto del rosso del tramonto dell'Ohio. Stiamo andando da sua zia Olivia; e dico sua perché la signorina Farrell è la sorella di Robert.
Passiamo sempre da lei il Capodanno, e nessuno si è mai lamentato troppo.
Nemmeno io posso lamentarmi, anche se Olivia mi considera qualcosa come il frutto del peccato. Ma non m'importa quello che pensa lei; non è veramente mia zia.
Non ho nessuna voglia di festeggiare, però è una tradizione che portiamo avanti da quando mamma e Robert si sono sposati: prenderemo il traghetto a Cleveland e ci godremo i fuochi sul lago Erie, per andare poi a casa di Olivia, a Blenheim, al confine con il Canada[2].
Olivia non è cattiva, ma dato che Robert è suo fratello, il suo amato e tanto adorato fratellino minore; trova sempre qualcosa in me che sia materiale perfetto per una frecciatina. L'anno scorso ha detto che le cheerleader sono un'istituzione totalmente inutile, e invece ha lodato Jack per il suo impegno nel football.
Quest'anno troverà da ridire sulle borse di studio e sul fatto che mamma non si è vestita in modo adeguato. Olivia odia mia madre, pensa che lei non sia la donna giusta per Robert. Paradossalmente ama tutti i suoi nipti e loda sempre la figura di Ingrid, la madre di Jack.
Quando Robert le ricorda, con tanto di quel veleno nella voce che lo rende più mortale di un cobra, che Ingrid ha deciso di abbandonare Jack, Olivia fa tutta l'impettita e si vendica tirando frecciatine a destra e a manca, soprattutto alla sottoscritta, che evita accuratamente di starla a sentire.
Mi ritrovo a pensare che io, Will, Jack e gli altri saremmo dovuti andare a New York, per passare il Capodanno a Times Square. Dovevamo prenotare tutto all'ultimo, per avere i prezzi migliori, ma dati gli sviluppi della nostra storia penso che nessuno ci andrà.
Sorrido a Jack, mentre do un veloce sguardo ai sedili posteriori: Rose e Lily sono addormentate sulle spalle di James e lui si è appisolato con il mento nell'incavo del collo. Mio fratello si accorge che nel mio sguardo c'è qualcosa che non ha mai visto prima: malinconia.
-Ehi, tutto okay?- mi domanda premurosamente.
Sono costretta ad annuire: davanti a Robert e mia madre non posso di certo parlare di roba sovrannaturale.
Ma la verità è che no, non è tutto okay. Forse non potrà mai più essere tutto okay; l'immagine di Anastaysia mi perseguita, accompagnata da Albie che si trasforma in un lupo mannaro, patendo le pene dell'inferno.
Non è tutto okay perché ogni volta che mi guardo allo specchio vedo sempre la stessa vecchia Quinn, che amava il suo ragazzo più di ogni altra cosa al mondo, ma intanto dentro di me c'è un nuovo fuoco che brucia; brucia così tanto che mi fa quasi male.
Le Muse mi hanno detto che diveterò una macchina per uccidere; io che solitamente riesco a contenere la mia rabbia, sarò costretta a trovare un motivo per il quale dovrò uccidere la regina della Druidresse.


Traghetto sul Lago Erie,
ore 17.25


Ted mi prende la mano e indica la riva che lentamente si allontana.
-Buon anno- mi sorprende Jack da dietro, e faccio un salto che mi avrebbe fatto sbattere la testa contro il soffitto, se fossimo stati al chiuso.
Mi tengo dentro l'insulto che vorrei appioppargli e gli sorrido: -Tecnicamente dovresti augurare buon anno dopo la mezzanotte-, indico la riva ad ovest del lago, dove c'è ancora un piccolo spicchio di sole che lentamente ed inesorabilmente sta tramontando.
-Tecnicamente gli auguri si accettano senza dire nulla se non un grazie- rimbecca lui, sorridendomi a sua volta.
La mano di Teddy stringe la mia con più convinzione: -Quinn, abbiamo un problema-
Vorrei poter dire che il mio fratello di undici anni è uno di quei bambini normali, e invece penso che abbia un quoziente intellettivo sopra la media; mi volto verso la direzione in cui sta guardando e scorgo dei capelli biondi che ho imparato a conoscere per forza: Calliope.
La ragazza si volta e mostra, senza sorpresa, la Musa della Poesia Epica; in una situazione normale mi chiederei come mai sono sul mio stesso traghetto, attraversando il confine con il Canada, ma so che se le vedo è perché ci sono guai in vista.
Calliope mi sorride e si avvicina, seguita a ruota dalle sue otto sorelle; ci è davanti quando ci saluta tranquillamente: -Ehi, Quinn, Jack, Teddy!-
Vorrei tirarle uno schiaffo, ma non passerebbe di certo inosservato, così mi limito a sorriderle fintamente: -Calliope-, dico semplicemente, prima che Talia prenda la parola, come è abiutata a fare.
Vedo Tersicone roteare gli occhi ed Erato alzare le sue iridi rosse al cielo rosato.
-Sì, sì. Non ci piace disturbare le persone quando stanno festeggiando, però dobbiamo dirti una cosa-
Alzo le sopracciglia e fisso la ragazza che mi sta davanti, il commento sarcastico esce senza che io abbia la minima possibilità di fermarlo: -Oh, davvero? Pensavo che fosse una visita di cortesia, sai, tanto per augurarmi buon anno-
La mano di Teddy sta praticamente stritolando la mia, ma non ho intenzione di lasciarlo andare nemmeno io; la mano di Jack, invece, mi stringe il braccio libero, come se volesse avvertirmi di calmarmi.
Tersicone prende la parola: -Sorvoleremo sul tuo commento, solo perché è una cosa veramente urgente, Quinn. Puoi venire un attimo sottocoperta?- mi domanda alla fine, addolcendo la voce.
Jack mi lascia immediatamente il braccio, e mi rendo conto che con "puoi venire" intende solo me.
Magari mi vogliono uccidere.
-Aspetta, no, rifletti- Oh, ecco che è ritornata la piccola me con il tailleur grigio. Era da un po' che non la vedevo.
-Non possono ucciderti, Quinn. Sei l'arma per distruggere il male. Devono tenerti, stronza ed egocentrica come sei-
Mi avvio dietro alle Muse, che sembrano farmi quasi da guardie del corpo, e mi infilo sottocoperta con loro.
La prima cosa che vedo, però, sono le spalle di qualcuno.
Qualcuno che conosco molto bene: Albus.
Vorrei corrergli incontro e abbracciarlo, ma sento che non è un visita di cortesia quella che mi sta facendo.
-Cosa c'è?-


Sottocoperta del traghetto,
Lago Erie,
ore 18.00


-Non è una cosa possibile- dico io, risoluta.
-Si tratta solo di un paio di giorni, Quinn!- esclama Albie.
Mi domando come possa essere dalla loro parte.
Oh, certo, perché adesso vuole aiutare l'umanità.
-Non posso!- continuo io.
-Non sarai veramente scomparsa! Ci sarà una tua doppelgänger al tuo posto! Non se ne accorgerà nessuno!- dice Clio.
-La parola doppelgänger non mi suscita di certo dei bei pensieri e in più non ci voglio andare da sola- affermo infine.
In un attimo, Albie, che è stato dall'altra parte della stanza per tutto il tempo della discussione è al mio fianco e mi stringe una mano tra le sue: -Ti accompagnerò io, però, Quinn
Olimpya. Ecco chi devo cercare di convincere. La bis bis bis nipote, o comunque la parente più stretta di Anastaysia che le Muse sono riuscite a trovare. E mi pare ovvio che viva a Budapest.

Guardo la mia mano tra quelle di Albie e mi rendo che il mio cuore si è messo a galoppare. Dentro di me sto sorridendo, ma non riesco ad estenderlo anche al resto del viso.
Vorrei abbracciarlo, qui, in questo momento, per respirare il suo profumo di gigli, che si è lentamente librato nell'aria dopo il suo passaggio. Ma non posso; mi devo trattenere perché ci sono le Muse che hanno gli occhi color fuoco fissi su di me: si aspettano una risposta.
Annuisco, impercettibilmente, ma sento tutte le dee sospirare di sollievo.
Finalmente riesco a staccare gli occhi dalle nostre mani e lo rivolgo alle Muse: -Quando dobbiamo partire?-
La stretta di Albie non ha intenzione di sciogliersi, e gliene sono veramente grata: senza di lui non riuscirei ad affrontare tutto questo.
Talia si stringe nelle spalle: -Prima è, meglio è. Comunque abbiamo prenotato i biglietti per il 3 gennaio-
Le guardo allibita: -Il tre gennaio è dopodomani!- grido, e come risultato ricevo uno "shhh" di gruppo da parte delle Muse e una mano di Albie sulla bocca, per la seconda volta. Involontariamente, ricordo l'ultima volta che mi ha tappato la bocca e arrossisco; fortunatamente potrebbe essere considerato un cambiamento di colore dettato dal freddo pungente che è entrato sottocoperta perché qualcuno è entrato.
Dobbiamo smettere di parlare; le Muse si dileguano, avvolte dalle stesse fiamme che hanno portato via Anastaysia dopo il nostro incontro, lasciando me ed Albie, entrambi arrossiti e senza il potere di staccarci gli occhi di dosso.
Uno degli ufficiali della nave ci trova senza troppe difficoltà: -Ehi ragazzi!- ci urla dalla porta: -Non avete il permesso di stare sottocoperta! Uscite da qui!-
Ringrazio silenziosamente chiunque sia colui che sta là in alto e controlla le azioni delle persone, perché altrimenti io e Albie ci saremmo ritrovati in una delle nostre solite situazioni imbarazzanti.
Mi alzo di scatto, ma la sua mano non ha nessuna intenzione di sciogliere la stretta, che invece si fa ancora più forte; gli sorrido, piegando leggermente la testa di lato e lo guardo mentre si alza lentamente, come se fosse il padrone del mondo e non uno che è appena stato beccato da una persona con più potere di lui, in un posto dove non sarebbe dovuto essere, in compagnia di una ragazza.
L'aria fredda dell'ultimo giorno dell'anno ci avvolge come una coperta fatta di gelo e le nostre mani si sciolgono all'unisono.
Smetto di sorridere e il mio cuore ferma quasi simultaneamente la sua corsa campestre verso la libertà; io e Albie: non si può fare. Devo mettermelo in testa.
E allora perché ha proposto di accompagnarmi? Perché arrossisce ogni volta che ci tocchiamo, anche solo per sbaglio? Perché siamo arrivati a pochi centimetri l'uno dall'altra? La mia testa si riempie di perché che non avranno una risposta.
O almeno, non l'avranno ora.

Jack ci nota immediatamente e ci viene incontro: noto, da come tiene le braccia serrate ai fianchi, che ha una voglia matta di picchiare qualcuno. Lo ringrazio con lo sguardo quando non assesta un pugno sulla mascella di Albie.
-Cos'è successo?- mi domanda, nervoso; guardo Albie per sapere se posso dirglielo e lui annuisce: -Beh, le Muse hanno trovato qualcuno che può aiutarci-
-Aiutarci in che senso?- 
Mi mordo il labbro inferiore, cosa che faccio molto raramente, e solo quando devo dare delle notizie per cui non vado matta; è ovvio che Jack lo noti e infatti mi domanda, una seconda volta, in che modo questa persona ci può aiutare.
-E' una strega- mi viene finalmente in aiuto Albie, e quasi non ci credo quando sento le sue dita che cercano furtivamente le mie, che al posto di nascondersi nella manica del cappotto, come il mio cervello gli sta ordinando di fare, stringono quelle del bibliotecario.
-E...?- curiosità Farrell: ogni tanto ti viene voglia di uccidere pur di avere qualche informazione.
-Jack, Olimpya è la parente più stretta di Anastaysia. Devo convicerla ad aiutarmi. Il problema è che abita a Budapest- 
Mio fratello si strozza con la sua saliva ed emette qualcosa che somiglia vagamente ad un principio di suicidio; cerco di avvicinarmi, ma lui si scansa.
-Mandaci una delle Muse. Non ti lascerò andare dall'altra parte del mondo, Quinn!- dice, alzando un po' troppo il tono di voce; mi guardo intorno, per sapere se mamma e Robbie hanno sentito qualcosa, ma è molto probabile che siano sull'altro ponte; quello che dà sulla riva canadese del lago.
-Ci sarò io con lei, Jack-
E' la prima volta che Albie e Jack si parlano direttamente. E ovviamente c'è un valido motivo: non provano un affetto viscerale l'uno per l'altro.
-Non lascerò mia sorella nelle mani di un fottuto lupo mannaro- sibila mio fratello. Quando Jack inizia a fare così, è perché sta per scoppiare. Mio malgrado, sciolgo la mia mano dalla stretta di Albie e mi avvicino a Jack, prendendogli il volto tra le mani.
-Jack, devi stare tranquillo. Saranno solo un paio di giorni. Non se ne accorgerà nessuno-
La testa di mio fratello crolla sulla mia spalla, mentre lui mi avvolge in un abbraccio fraterno e iperprotettivo: -Non voglio che tu te ne vada- sussurra sul mio cappotto; gli accarezzo i capelli e con il braccio libero rispondo alla sua stretta: -Ehi, sono solo due giorni. Sopravviverai. E forse ti divertirai anche senza di me- gli dico io all'orecchio.
-No, tu non capisci, Quinn. Non voglio che tu ci vada. Potrebbe succedere qualsiasi cosa. Alla fine di questa cosa potresti non uscirne bene, lo sai anche tu. Quinn, prendi le cose troppo alla leggera. Non ti succederà nulla se ci sarò io...- Jack si ferma per prendere fiato e io lo interrompo: -Jack, lasciami andare. Ti prego. E' importante. Non te lo chiederei se fosse una cosa che possono fare le Muse. Per favore, lasciami andare-
Non ho molto altro da dire per confutare la sua teoria, totalmente fondata. Lo sento annuire, ancora immerso nel mio cappotto. Sorrido di sbieco quando scorgo Teddy che ci guarda in modo interrogativo
, devi accettare. Abbiamo bisogno di lei. E lei si deciderà solo se sarai tu a convincerla-

Lago Erie,
Ore 23.58


Due minuti, centoventi secondi. Ecco quanto manca al nuovo anno. 
Un anno che si apre in un modo completamente inaspettato, per me. Ripercorro velocemente tutto quello che è successo quest'anno, senza soffermarmi troppo sull'ultimo periodo, che è quello che mi ha letteralmente stravolto la vita.
Mamma e Robbie si concedono un ballo sottocoperta, nella sala da ballo, mentre tutti noi siamo fuori a gelare; però Jamie e le gemelle hanno tanto insistito perché uscissimo dal ristorante per poter guardare i fuochi d'artificio da Cleveland.
In lontananza vedo Albie, che, tutto solo, ha lo sguardo perso nel vuoto e nella tenebra del lago; do uno sguardo alla luna, che si è alzata lentamente in cielo. E' solo uno spicchio e somiglia vagamente al sorriso dello Stregatto di Alice nel Paese della Meraviglie.
Mi avvicino al mio amico, perché nessuno si merita di passare i primi minuti di Capodanno da solo. E la mia presenza non può essere poi così tanto sgradita.
-Ehi- sussurro, appoggiandomi con i gomiti alla balaustra di alluminio della nave.
Albie sorride, e quel sorriso sembra rischiarare il mondo. Sì, sarebbe anche in grado di spegnere il sole, se volesse.
E' triste pensare che non si sia voluto legare a nessuno, perché ha paura di poter ferire qualcuno.
Qualsiasi ragazza avrà il privilegio di acquistare la fiducia di Albus, dovrà essere veramente speciale, e spero che lei lo possa capire in fretta, perché lui non è di certo uno che si può lasciare scivolare via dalle mani, come si fa con i granelli di sabbia sulla spiagga; Albie è il pezzo di vetro che è stato levigato dal mare, non un granello qualunque.
-Ehi-, mi risponde lui, dopo un tempo che mi sembra infinito.
Queste sono le parole che ci rivolgiamo, prima che i fuochi d'artificio inizino a scoppiare in cielo, illuminandolo, e riflettendo le nostre ombre sul legno del ponte.
-Buon anno, Al- gli dico, voltandomi completamente verso di lui e guardando i giochi di luci e ombre che si proiettano sul suo volto.
-Buon anno, Quinn- afferma lui, senza smettere di guardare il lago.
Sorrido, di nuovo. E penso che forse è meglio lasciarlo da solo, ma quando sto per allontanarmi da lui, la sua mano intreccia la mia per l'ennesima volta, in questa giornata. Inaspettatamente mi stringe a sé. Mi sta veramente abbracciato.
Affondo il viso nella stoffa del suo cappotto che sa di libri e di gigli: l'odore di Albie. Odore di casa.
Senza il mio consenso, il mio cervello fa comparire la mini me, che però è vestita in modo decisamente meno formale. E' Capodanno anche per la mia Coscienza, in fondo.
-Penso che se il filtro d'amore di Harry Potter esistesse, il tuo saprebbe di gigli, dopobarba e libri. Ti dice niente?[3]-
La mini-me sorride raggiante, prima che io ritorni alla realtà e mi renda conto che sto ricambiando l'abbraccio di Albie come se fossi alla deriva.
E alla deriva lo sono davvero.  Senza un'ancora, un appiglio, qualcuno in grado di capirmi.
Volgo lo sguardo verso il pontile, e noto le ombre che vengono proiettate ad intermittenza dai fuochi d'artificio: due persone fuse in una sola. Che si abbracciano come farebbero tante altre.
I nostri occhi, infine, si incrociano. Mettono fine a tutto questo: ci impongono di lasciarci andare, e noi diamo loro ascolto, come se fossimo stati sgridati dalla maestra.

 















Note:
[1]: E' scritto: удачи ed è pronunciato "udachi", vuol dire buona fortuna in Russo.
[2]: Tutte le informazioni geografiche sono reali, se esista veramente un traghetto sul lago Erie il 31 dicembre, non lo so.
[3]: No, dai, non uccidetemi. Giuro che non avrei voluto scriverlo, però, rendetevi conto. Alla fine sono una Potterhead, non fatemene una colpa.









Angolino dell'autrice:
Okay, non voglio che mi uccidiate per via di Harry Potter, però, cercate di capirmi.
Questo, comunque, è stato l'inizio della mia interminabile fine. 
Fino a qui tutto è andato liscio, come volevo.
La fine c'è e, fosse l'ultima cosa che faccio, la pubblicherò.
Anche se dovessi mettermi a scriverla nell'Aldilà, con un foglio di pergamena e uno stilo.(?)

Purtroppo è nella mia testa. E non riesco ad andare avanti.


Va beh, nulla, a presto!
ASPETTO RECENSIONI! *piazza un cartello con sotto Quinn e Albie che si guardano in modo intenso, come fanno di solito*
  
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