Tolto
tutto il male, muori
Volere
Sasuke faceva parte di me, ma averlo sarebbe stato innaturale.
È
incredibile quanto spesso il bene coincida con il male. Dio non
può esistere.
È
stupido che l’amore faccia soffrire. L’amore deve
morire.
Non
sopporto l’idea che ci sia qualcosa di così
schifoso.
- I’ll be there for you through it
all -
La
chiamavamo casa,
forse per illuderci di averne una, ma non lo era. Era un capannone
abbandonato
fuori città, dove mangiavamo il minimo indispensabile per
non morire di fame,
dove dormivamo abbastanza da non svenire mentre ci facevamo scopare,
dove
nessuno veniva a verificare il motivo per cui un edificio
così fatiscente non
era stato ancora abbattuto. Per questo potevamo ringraziare il capo
della
polizia, fedele cliente del giro di Orochimaru, che tanto cortesemente
ignorava
la nostra umile dimora.
Ecco
perché non
nutrivamo speranze di alcun tipo: non c’era
possibilità di una perquisizione, o
di una pattuglia chiamata per investigare su eventuali schiamazzi
notturni. Il
mondo ci aveva lasciati a noi stessi, non ci vedeva, era arrivato a
dimenticarsi della nostra esistenza.
Di
notte era diverso.
Di notte doveva soddisfare i suoi bisogni sessuali. Allora il capo
della
polizia veniva a cercarci, si sceglieva un ragazzo efebico e
accomodante e lo
montava fino a non poterne più. Poi lo restituiva e tornava
ad essere un
cittadino di tutto rispetto.
C’era
così tanto
schifo nel mondo che spesso mi sorprendevo di quanto tenacemente fossi
attaccato alla vita; poi guardavo Sasuke e capivo perché non
potevo arrendermi.
Sasuke
non mi aveva
lasciato andare. Sasuke non mi aveva mai abbracciato, né
accarezzato, né tanto
meno mi aveva detto una sola volta che teneva a me. Sasuke era capace
di
ignorarmi per giorni, Sasuke si sarebbe fatto ammazzare pur di
proteggermi.
Sasuke
riuscì ad
aiutarmi anche nel giorno in cui mi congedai da questa vita.
Erano
settimane che
stava da schifo, ma non poteva smettere di prostituirsi né
mi permetteva di
lavorare al posto suo; l’unica cosa che mi dava un
po’ di sollievo era che,
ormai, i clienti lo sceglievano sempre più raramente per
quanto male si era
ridotto.
Era
dimagrito ancora
di più e io aspettavo con ansia le urla degli uomini
assassinati dalle ossa che
la morte gli stava strappando via dal corpo, ma non vennero mai. Spesso
bruciava tutta la notte per la febbre e io per curarlo non avevo
nient’altro
che la mia disperazione.
Se
domandavo
dell’acqua ai guardiani per placare la sua sete, mi
prendevano a bastonate: lui
mi imponeva di non chiedere nulla, anche se sudava così
tanto da essere a un
passo dalla disidratazione. Mi sentivo così inutile che
arrivavo a ridere della
mia assoluta pateticità.
Una
sera mi feci
scopare da un guardiano perché permettesse a Sasuke di
rimanere a casa, almeno
per quella volta; appena ebbe finito mi picchiò e mi
ordinò di buttare il mio
amico giù dal letto perché il furgone sarebbe
partito nel giro di pochi minuti.
Non mi vergogno nell’ammettere che piansi, e che piansi per
me. Solo per me.
Costringevo
Sasuke a
stare in piedi sferrandogli pugni alla base della schiena con tutta la
forza
che il mio corpo denutrito aveva; non gli facevo male, ma almeno
raddrizzava le
spalle e non dava nell’occhio. Avevo visto troppi malati
essere uccisi a sangue
freddo per non aver paura che la stessa sorte toccasse a lui:
lì dentro una
bocca inutile smetteva di essere sfamata molto presto.
In
poco tempo fu
costretto a buttarsi in mezzo alla strada per fermare le macchine e
dovette
quasi implorare i puttanieri al suo interno di farlo salire. Ormai si
vendeva a
prezzi bassissimi, ma pochi erano disposti a scopare uno che, oltre ad
essere
morto dentro, lo sembrava anche fuori. Ben presto diventò
così debole da non
riuscire a impedirmi di lavorare per tutti e due.
Non
ne ero capace:
spesso venimmo picchiati entrambi perché i soldi non erano
abbastanza, e non
riuscii mai a procurargli uno dei letti. Sono stato io a rubare la
coperta a
Sakura, ma tanto a lei non serviva più e io dovevo salvare
Sasuke. Ce lo
avvolgevo dentro e coprivo i buchi del tessuto usurato con il mio corpo
e lo
abbracciavo così stretto da mozzargli il respiro. Spesso mi
svegliavo di botto
e senza riuscire a impedirmelo strofinavo le mani con forza lungo tutto
il suo
corpo temendo che gli si fosse bloccata la circolazione. Non serviva a
niente:
era sempre più freddo.
Gli
altri ragazzi
ridevano per come mi affannavo a trascinarmi dietro un fantoccio vivo
solo
perché il cuore si ostinava a pompargli il sangue nelle
vene. Probabilmente
avevano intuito prima di me che si era beccato l’AIDS, ma
sono contento che non
me lo vennero a dire. Solo adesso capisco perché Sasuke mi
aveva consigliato di
non ribadire a Sakura la sua polmonite: finché nessuno lo
dice ad alta voce, puoi
fare finta che non esista.
Fu
per la mia
ossessione di scaldarlo che mi venne l’idea di dormire sotto
il letto occupato,
solitamente, da un ragazzino di nome Gaara; mi ero accorto che di
giorno il
sole, attraverso le finestre, batteva in quel punto e speravo che un
po’ di
quel calore latente lo aiutasse a smettere di tremare. Era solo una
sciocchezza, ma pensarlo mi era di un conforto che nessuno estraneo
alla mia
situazione potrebbe mai immaginare.
Fu
perciò per merito
suo e della sua malattia che, la notte in cui morii, mi trovai in
quella
posizione così favorevole. Lui si accorse molto prima di me
che il soffitto
stava venendo giù e con un calcio, forte di una grinta che
non capii mai da
dove tirò fuori, mi spinse sotto il letto in un paio di
secondi che mi
sottrassero alla morte. Riuscii ad afferrarlo per un braccio e tirarlo
verso di
me appena prima che una trave precipitasse nel punto preciso in cui si
trovava
un attimo e una vita precedente.
Le
urla delle persone
che conoscevo bene mi graffiavano il cuore, le altre mi irritavano
solamente le
orecchie. Ringraziai il cielo che Sakura fosse morta la settimana prima
e che
non avesse dovuto sopportare anche quell’ennesima tortura.
Sentivo
parecchi
ragazzi vicino a me che provavano a scappare verso la porta, ma
venivano
stroncati molto prima di raggiungerla; eravamo nell’angolo
più lontano
dall’uscita e sapevo che non ce l’avrebbero mai
fatta. Forse io sarei riuscito
a correre abbastanza velocemente se fossi stato solo, ma con Sasuke
sulle
spalle non avrei percorso che pochi metri prima di venire falciato da
un
proiettile volante. L’idea di lasciarlo lì non mi
sfiorò nemmeno: tanto valeva
provare a vivere senza polmoni.
Qualcosa
piombò giù
dal soffitto e stroncò Gaara, lontano da me solo un
materasso, con un rumore
sordo; appena prima che il letto si affossasse verso di noi mi spostai
sopra
Sasuke per proteggerlo con il mio corpo. Qualcosa spingeva contro la
mia
schiena, ma io sentivo solo la sua voce che mi sussurrava «Idiota» all’orecchio.
Riconobbi
le urla furiose
di Temari che si accasciava sopra il corpo di Gaara, il suo fratellino,
e le
sopportai fino a che non divenne così naturale ascoltarle da
non farci più
caso. Quando non le avvertii più mi resi conto che era
morta, assassinata da
uno dei tanti pezzi dell’inferno che stava venendo
giù. La nostra prigione
voleva che crepassimo con lei.
Il
sangue di quei due poveri disgraziati inzuppò il materasso e
ben presto
cominciò a gocciolare su di noi. Prima mi bagnò i
capelli, poi vidi che anche
il viso di Sasuke si stava macchiando di rosso. Lo ripulii,
più e più volte, ma
non facevo in tempo a finire che già si era sporcato di
nuovo. Smisi solo
quando le mie mani non furono così pregne di sangue da
lasciare tracce ancora
più scure sulla sua pelle.
Allora
iniziai a
baciarlo. Non per rendere quegli ultimi istanti i migliori della nostra
vita,
ma solo per dare un senso a un’esistenza che sembrava non
averlo. Non se doveva
finire in quel modo, schiacciata sotto un letto.
Lui
ricambiò
meccanicamente, ma a me piace pensare che avesse apprezzato quel gesto,
anche
se perfino a me sembrava patetico. Però era piacevole e a
tratti addirittura
dolce.
Mentre
ci baciavamo,
lentamente e senza fretta, sentivamo ancora grida di dolore e rumori
orrendi di
ossa schiacciate. Un calcinaccio grosso il doppio del letto
precipitò a poca
distanza da noi, precludendoci una fuga che ci eravamo già
silenziosamente
negati. Non c’era bisogno di dirlo ad alta voce, sapevamo che
saremmo rimasti
lì per quel che rimaneva del nostro per sempre.
A
un certo punto
Sasuke fu troppo stanco anche per muovere la lingua dentro la mia bocca
e con
una mano mi costrinse ad appoggiare la nuca contro la sua spalla.
Guardai
affascinato quelle dita bianche e affilate, ridotte a pallidi avanzi di
quello
che erano una volta, ma la mia condizione non era migliore della sua.
Non mi
sentivo più i gomiti a forza di usarli come appoggio per non
gravare sul suo
corpo emaciato e la schiena mi si era irrigidita da un pezzo a causa di
quella
posizione innaturale, eppure la cosa peggiore era ascoltare i respiri
senza
voce dei cadaveri sopra di noi. Ogni tanto un braccio o una gamba si
irrigidivano nel rigor mortis e le molle del materasso scricchiolavano
sotto
quel movimento improvviso.
Rimanemmo
in silenzio
per un po’, ad ascoltare la disperazione degli altri che si
spegneva insieme a
noi.
«Te
ne sei accorto
anche tu?»
Impiegai
un po’ per capire che quella era la voce di Sasuke e non un
sogno nella mia
testa, sempre più vicina al vuoto.
«Di
cosa?» sfregai il naso contro il suo collo per cercare di
scaldarlo, ma ormai
eravamo entrambi talmente congelati da non poter giovare
l’uno del calore
dell’altro. Lui parve non accorgersene nemmeno e capii che
non sentiva più
freddo.
«Siamo
liberi.»
Non
ebbe bisogno di spiegarmi le sue parole, probabilmente non avrebbe
avuto
neanche la forza di farlo.
Era
vero. Quel terremoto ci aveva tolto tutto il male da dentro le viscere,
ci
aveva epurato e adesso eravamo liberi.
«Liberi
di morire» lo sussurrai contro le sue labbra. Non riuscivo a
impedirmi di
sfiorarle con le mie, ansioso di percepire un respiro che non
c’era.
Lui
sbuffò e se fosse stato ancora vivo mi avrebbe dato un pugno.
«Vai
a vivere, idiota.»
Io
feci per ribattere, ma la mia voce si sovrappose a quella che fino a un
attimo
prima avevo ignorato, sebbene le sirene dei pompieri ormai fossero
insopportabilmente acute.
«Qui,
venite qui! Ce n’è uno ancora vivo!»
Me
le ricordo ancora, queste parole. Le sogno ogni notte. Le vedo in ogni
volto
che incontro. Le sento durante i miei incubi peggiori.
Il
rumore delle macerie che venivano spostate e l’odore della
vita che tornava
furono le percezioni che più mi scombussolarono i sensi in
quel momento. La
luce del giorno filtrava senza impedimenti, ora che non
c’erano più i muri di
buio ad ostacolarla, e quando voltai il viso mi privò della
vista. Non riuscii
a distinguere il volto dell’uomo accucciato vicino a me a
causa della mia
temporanea cecità e flash di bestie che mi stupravano sopra
i sedili posteriori
di un’automobile mi costrinsero a ritrarmi verso il muro alle
mie spalle.
Gli
occhi del vigile del fuoco mi cosparsero della sua pietà.
Allungò
una mano verso di me, cercando di raggiungermi nella bolla senza spazio
né
tempo che avevo creato sotto quel letto. Io mi strinsi Sasuke addosso
come un
bambino fa con il proprio peluche.
«Non
avere paura. Sono qui per aiutarti.»
«Sono
venuti» mormorai all’orecchio del mio amante
maledetto. «Sasuke, sono venuti a
prenderci.»
L’uomo
senza volto guardò prima lui e poi me.
«Lascialo
andare, ragazzo.»
La
sua voce sembrava quasi dolce, ma la mano che tese verso di me si
chiuse sulle
mie dita, costringendomi a smettere di accarezzare il viso di Sasuke.
«Lascialo
andare. È morto.»
Allora
io vidi il collo rivolto all’indietro di Sasuke, i suoi occhi
spalancati verso
il nulla e le sue braccia abbandonate tra le mie, e mi diedi dello
stupido
perché non me ne ero accorto prima. Mi immobilizzai
esattamente come quel
cadavere e il vigile del fuoco dovette trascinarmi via con la forza, ma
io
sento di essere ancora lì.
Sono
morto sotto quel letto con Sasuke.
O
forse sono con i nostri fantasmi che quel giorno erano fuggiti,
lasciandoci
indietro.
Non
può importarmi. Non m’importa, sono con lui.
C’era e c’è sempre stato.
Forse
l’ho sognato, forse l’ha detto, forse è
stato il suo cadavere a sussurrarmelo
all’orecchio, però l’ho sentito.
Ti
amo.
Me
lo ricordo bene, suonava proprio così. Al presente.
E
vivo, vivo come Sasuke non era mai stato. Libero come solo la morte lo
aveva
reso.
Muori
con me, vuoi?
Lo
voglio.
Note
dell’autrice:
E
così TTMM è conclusa Y___Y in realtà
non sento alcun senso di perdita perché da
una parte dura tre miseri capitoli, dall’altra nel mio
computer è finita da un
pezzo.
E
poi non è davvero finita :D Metterò
“conclusa”, ma aggiornerò di tanto in
tanto
con capitoli autoconclusivi o divisi in due, massimo tre capitoli, che
trattano
di altri personaggi all’interno dell’universo di
TTMM. Naturalmente
compariranno saltuariamente anche i nostri Sasuke e Naruto, dato che le
prossime vicende saranno ambientate per forza di cose a quando ancora
il giro
di prostituzione esiste, cioè prima della morte di
Sas’ke. Ora, i pronostici li
faccio belli, ma in realtà non so assolutamente quando
comincerò a postare. Sto
già scrivendo una bi-shot legata alla serie per questo
concorso, ma ci vorrà un
po’ (anticipazioni? Bhè, ci sarà
Kakashi *_* e Zabuza *__* e Suigetsu *___*
accoppiati allegramente tra loro o ognuno per conto suo? Lo scoprirete
u__u).
Per il resto non ho idee. Cioè, mi stuzzica scrivere
qualcosa su Gaara e Tem,
magari con l’intervento di Shika, oppure su Sakura e Ino, o
magari un finale
alternativo o la comparsa di Itachi (<3)… non lo so.
Voi che ne dite? Si
accettano suggerimenti!
Bene,
non ho davvero altro da dire se non che… sono commossa.
Questa fic mi ha dato
tanto e spero che abbia dato qualcosa anche a voi. Di sicuro le
bellissime
recensioni che mi avete lasciato mi hanno spronato a non far morire
così questa
fic, almeno per un po’. Quindi grazie, davvero, a tutti
quelli che hanno
recensito e a chi ha letto questi tre capitoli. Sarei davvero felice se
mi
diceste cosa ne pensate di questa ultima parte, indubbiamente la
più difficile
da scrivere, magari anche chi finora ha letto in silenzio.
Grazie,
grazie a tutti voi! Spero che ci sentiremo presto con TTMM e
chissà, magari
qualche altro lavoro che posterò a breve. Baci per tutti
<3
Vostra shirangel