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Autore: Shirangel    09/12/2012    13 recensioni
Di giorno, siamo i ragazzi che nessuno vede.
Di notte, siamo i ragazzi che tutti vogliono.
Ci prendiamo i tuoi soldi in cambio della nostra dignità.
Usaci pure quanto vuoi, ma ricordati che dopo devi pagare.
[My Guardian Angel: Sasuke x Naruto]
[Requiem for a Dream: Zabuza x Suigetsu ; Kakashi x Suigetsu]
[1° classificata al contest "Naruto... All star!" indetto da Shark Attack sul forum di EFP]
[1° classificata al contest "La speranza vive in una creativa realtà" indetto da HopeGiugy sul forum di EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Tolto tutto il male, muori

 

Volere Sasuke faceva parte di me, ma averlo sarebbe stato innaturale.

È incredibile quanto spesso il bene coincida con il male. Dio non può esistere.

È stupido che l’amore faccia soffrire. L’amore deve morire.

Non sopporto l’idea che ci sia qualcosa di così schifoso.

 

- I’ll be there for you through it all -

 

La chiamavamo casa, forse per illuderci di averne una, ma non lo era. Era un capannone abbandonato fuori città, dove mangiavamo il minimo indispensabile per non morire di fame, dove dormivamo abbastanza da non svenire mentre ci facevamo scopare, dove nessuno veniva a verificare il motivo per cui un edificio così fatiscente non era stato ancora abbattuto. Per questo potevamo ringraziare il capo della polizia, fedele cliente del giro di Orochimaru, che tanto cortesemente ignorava la nostra umile dimora.

Ecco perché non nutrivamo speranze di alcun tipo: non c’era possibilità di una perquisizione, o di una pattuglia chiamata per investigare su eventuali schiamazzi notturni. Il mondo ci aveva lasciati a noi stessi, non ci vedeva, era arrivato a dimenticarsi della nostra esistenza.

Di notte era diverso. Di notte doveva soddisfare i suoi bisogni sessuali. Allora il capo della polizia veniva a cercarci, si sceglieva un ragazzo efebico e accomodante e lo montava fino a non poterne più. Poi lo restituiva e tornava ad essere un cittadino di tutto rispetto.

C’era così tanto schifo nel mondo che spesso mi sorprendevo di quanto tenacemente fossi attaccato alla vita; poi guardavo Sasuke e capivo perché non potevo arrendermi.

Sasuke non mi aveva lasciato andare. Sasuke non mi aveva mai abbracciato, né accarezzato, né tanto meno mi aveva detto una sola volta che teneva a me. Sasuke era capace di ignorarmi per giorni, Sasuke si sarebbe fatto ammazzare pur di proteggermi.

Sasuke riuscì ad aiutarmi anche nel giorno in cui mi congedai da questa vita.

Erano settimane che stava da schifo, ma non poteva smettere di prostituirsi né mi permetteva di lavorare al posto suo; l’unica cosa che mi dava un po’ di sollievo era che, ormai, i clienti lo sceglievano sempre più raramente per quanto male si era ridotto.

Era dimagrito ancora di più e io aspettavo con ansia le urla degli uomini assassinati dalle ossa che la morte gli stava strappando via dal corpo, ma non vennero mai. Spesso bruciava tutta la notte per la febbre e io per curarlo non avevo nient’altro che la mia disperazione.

Se domandavo dell’acqua ai guardiani per placare la sua sete, mi prendevano a bastonate: lui mi imponeva di non chiedere nulla, anche se sudava così tanto da essere a un passo dalla disidratazione. Mi sentivo così inutile che arrivavo a ridere della mia assoluta pateticità.

Una sera mi feci scopare da un guardiano perché permettesse a Sasuke di rimanere a casa, almeno per quella volta; appena ebbe finito mi picchiò e mi ordinò di buttare il mio amico giù dal letto perché il furgone sarebbe partito nel giro di pochi minuti. Non mi vergogno nell’ammettere che piansi, e che piansi per me. Solo per me.

Costringevo Sasuke a stare in piedi sferrandogli pugni alla base della schiena con tutta la forza che il mio corpo denutrito aveva; non gli facevo male, ma almeno raddrizzava le spalle e non dava nell’occhio. Avevo visto troppi malati essere uccisi a sangue freddo per non aver paura che la stessa sorte toccasse a lui: lì dentro una bocca inutile smetteva di essere sfamata molto presto.

In poco tempo fu costretto a buttarsi in mezzo alla strada per fermare le macchine e dovette quasi implorare i puttanieri al suo interno di farlo salire. Ormai si vendeva a prezzi bassissimi, ma pochi erano disposti a scopare uno che, oltre ad essere morto dentro, lo sembrava anche fuori. Ben presto diventò così debole da non riuscire a impedirmi di lavorare per tutti e due.

Non ne ero capace: spesso venimmo picchiati entrambi perché i soldi non erano abbastanza, e non riuscii mai a procurargli uno dei letti. Sono stato io a rubare la coperta a Sakura, ma tanto a lei non serviva più e io dovevo salvare Sasuke. Ce lo avvolgevo dentro e coprivo i buchi del tessuto usurato con il mio corpo e lo abbracciavo così stretto da mozzargli il respiro. Spesso mi svegliavo di botto e senza riuscire a impedirmelo strofinavo le mani con forza lungo tutto il suo corpo temendo che gli si fosse bloccata la circolazione. Non serviva a niente: era sempre più freddo.

Gli altri ragazzi ridevano per come mi affannavo a trascinarmi dietro un fantoccio vivo solo perché il cuore si ostinava a pompargli il sangue nelle vene. Probabilmente avevano intuito prima di me che si era beccato l’AIDS, ma sono contento che non me lo vennero a dire. Solo adesso capisco perché Sasuke mi aveva consigliato di non ribadire a Sakura la sua polmonite: finché nessuno lo dice ad alta voce, puoi fare finta che non esista.

Fu per la mia ossessione di scaldarlo che mi venne l’idea di dormire sotto il letto occupato, solitamente, da un ragazzino di nome Gaara; mi ero accorto che di giorno il sole, attraverso le finestre, batteva in quel punto e speravo che un po’ di quel calore latente lo aiutasse a smettere di tremare. Era solo una sciocchezza, ma pensarlo mi era di un conforto che nessuno estraneo alla mia situazione potrebbe mai immaginare.

Fu perciò per merito suo e della sua malattia che, la notte in cui morii, mi trovai in quella posizione così favorevole. Lui si accorse molto prima di me che il soffitto stava venendo giù e con un calcio, forte di una grinta che non capii mai da dove tirò fuori, mi spinse sotto il letto in un paio di secondi che mi sottrassero alla morte. Riuscii ad afferrarlo per un braccio e tirarlo verso di me appena prima che una trave precipitasse nel punto preciso in cui si trovava un attimo e una vita precedente.

Le urla delle persone che conoscevo bene mi graffiavano il cuore, le altre mi irritavano solamente le orecchie. Ringraziai il cielo che Sakura fosse morta la settimana prima e che non avesse dovuto sopportare anche quell’ennesima tortura.

Sentivo parecchi ragazzi vicino a me che provavano a scappare verso la porta, ma venivano stroncati molto prima di raggiungerla; eravamo nell’angolo più lontano dall’uscita e sapevo che non ce l’avrebbero mai fatta. Forse io sarei riuscito a correre abbastanza velocemente se fossi stato solo, ma con Sasuke sulle spalle non avrei percorso che pochi metri prima di venire falciato da un proiettile volante. L’idea di lasciarlo lì non mi sfiorò nemmeno: tanto valeva provare a vivere senza polmoni.

Qualcosa piombò giù dal soffitto e stroncò Gaara, lontano da me solo un materasso, con un rumore sordo; appena prima che il letto si affossasse verso di noi mi spostai sopra Sasuke per proteggerlo con il mio corpo. Qualcosa spingeva contro la mia schiena, ma io sentivo solo la sua voce che mi sussurrava «Idiota» all’orecchio.

Riconobbi le urla furiose di Temari che si accasciava sopra il corpo di Gaara, il suo fratellino, e le sopportai fino a che non divenne così naturale ascoltarle da non farci più caso. Quando non le avvertii più mi resi conto che era morta, assassinata da uno dei tanti pezzi dell’inferno che stava venendo giù. La nostra prigione voleva che crepassimo con lei.

Il sangue di quei due poveri disgraziati inzuppò il materasso e ben presto cominciò a gocciolare su di noi. Prima mi bagnò i capelli, poi vidi che anche il viso di Sasuke si stava macchiando di rosso. Lo ripulii, più e più volte, ma non facevo in tempo a finire che già si era sporcato di nuovo. Smisi solo quando le mie mani non furono così pregne di sangue da lasciare tracce ancora più scure sulla sua pelle.

Allora iniziai a baciarlo. Non per rendere quegli ultimi istanti i migliori della nostra vita, ma solo per dare un senso a un’esistenza che sembrava non averlo. Non se doveva finire in quel modo, schiacciata sotto un letto.

Lui ricambiò meccanicamente, ma a me piace pensare che avesse apprezzato quel gesto, anche se perfino a me sembrava patetico. Però era piacevole e a tratti addirittura dolce.

Mentre ci baciavamo, lentamente e senza fretta, sentivamo ancora grida di dolore e rumori orrendi di ossa schiacciate. Un calcinaccio grosso il doppio del letto precipitò a poca distanza da noi, precludendoci una fuga che ci eravamo già silenziosamente negati. Non c’era bisogno di dirlo ad alta voce, sapevamo che saremmo rimasti lì per quel che rimaneva del nostro per sempre.

A un certo punto Sasuke fu troppo stanco anche per muovere la lingua dentro la mia bocca e con una mano mi costrinse ad appoggiare la nuca contro la sua spalla. Guardai affascinato quelle dita bianche e affilate, ridotte a pallidi avanzi di quello che erano una volta, ma la mia condizione non era migliore della sua. Non mi sentivo più i gomiti a forza di usarli come appoggio per non gravare sul suo corpo emaciato e la schiena mi si era irrigidita da un pezzo a causa di quella posizione innaturale, eppure la cosa peggiore era ascoltare i respiri senza voce dei cadaveri sopra di noi. Ogni tanto un braccio o una gamba si irrigidivano nel rigor mortis e le molle del materasso scricchiolavano sotto quel movimento improvviso.

Rimanemmo in silenzio per un po’, ad ascoltare la disperazione degli altri che si spegneva insieme a noi.

«Te ne sei accorto anche tu?»

Impiegai un po’ per capire che quella era la voce di Sasuke e non un sogno nella mia testa, sempre più vicina al vuoto.

«Di cosa?» sfregai il naso contro il suo collo per cercare di scaldarlo, ma ormai eravamo entrambi talmente congelati da non poter giovare l’uno del calore dell’altro. Lui parve non accorgersene nemmeno e capii che non sentiva più freddo.

«Siamo liberi.»

Non ebbe bisogno di spiegarmi le sue parole, probabilmente non avrebbe avuto neanche la forza di farlo.

Era vero. Quel terremoto ci aveva tolto tutto il male da dentro le viscere, ci aveva epurato e adesso eravamo liberi.

«Liberi di morire» lo sussurrai contro le sue labbra. Non riuscivo a impedirmi di sfiorarle con le mie, ansioso di percepire un respiro che non c’era. 

Lui sbuffò e se fosse stato ancora vivo mi avrebbe dato un pugno.

«Vai a vivere, idiota.»

Io feci per ribattere, ma la mia voce si sovrappose a quella che fino a un attimo prima avevo ignorato, sebbene le sirene dei pompieri ormai fossero insopportabilmente acute.

«Qui, venite qui! Ce n’è uno ancora vivo!»

Me le ricordo ancora, queste parole. Le sogno ogni notte. Le vedo in ogni volto che incontro. Le sento durante i miei incubi peggiori.

Il rumore delle macerie che venivano spostate e l’odore della vita che tornava furono le percezioni che più mi scombussolarono i sensi in quel momento. La luce del giorno filtrava senza impedimenti, ora che non c’erano più i muri di buio ad ostacolarla, e quando voltai il viso mi privò della vista. Non riuscii a distinguere il volto dell’uomo accucciato vicino a me a causa della mia temporanea cecità e flash di bestie che mi stupravano sopra i sedili posteriori di un’automobile mi costrinsero a ritrarmi verso il muro alle mie spalle.

Gli occhi del vigile del fuoco mi cosparsero della sua pietà.

Allungò una mano verso di me, cercando di raggiungermi nella bolla senza spazio né tempo che avevo creato sotto quel letto. Io mi strinsi Sasuke addosso come un bambino fa con il proprio peluche.

«Non avere paura. Sono qui per aiutarti.»

«Sono venuti» mormorai all’orecchio del mio amante maledetto. «Sasuke, sono venuti a prenderci.»

L’uomo senza volto guardò prima lui e poi me.

«Lascialo andare, ragazzo.»

La sua voce sembrava quasi dolce, ma la mano che tese verso di me si chiuse sulle mie dita, costringendomi a smettere di accarezzare il viso di Sasuke.

«Lascialo andare. È morto.»

Allora io vidi il collo rivolto all’indietro di Sasuke, i suoi occhi spalancati verso il nulla e le sue braccia abbandonate tra le mie, e mi diedi dello stupido perché non me ne ero accorto prima. Mi immobilizzai esattamente come quel cadavere e il vigile del fuoco dovette trascinarmi via con la forza, ma io sento di essere ancora lì.

Sono morto sotto quel letto con Sasuke.

O forse sono con i nostri fantasmi che quel giorno erano fuggiti, lasciandoci indietro.

Non può importarmi. Non m’importa, sono con lui. C’era e c’è sempre stato.

Forse l’ho sognato, forse l’ha detto, forse è stato il suo cadavere a sussurrarmelo all’orecchio, però l’ho sentito.

Ti amo.

Me lo ricordo bene, suonava proprio così. Al presente.

E vivo, vivo come Sasuke non era mai stato. Libero come solo la morte lo aveva reso.

 

 

 

 

Muori con me, vuoi?

Lo voglio.

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

E così TTMM è conclusa Y___Y in realtà non sento alcun senso di perdita perché da una parte dura tre miseri capitoli, dall’altra nel mio computer è finita da un pezzo.

E poi non è davvero finita :D Metterò “conclusa”, ma aggiornerò di tanto in tanto con capitoli autoconclusivi o divisi in due, massimo tre capitoli, che trattano di altri personaggi all’interno dell’universo di TTMM. Naturalmente compariranno saltuariamente anche i nostri Sasuke e Naruto, dato che le prossime vicende saranno ambientate per forza di cose a quando ancora il giro di prostituzione esiste, cioè prima della morte di Sas’ke. Ora, i pronostici li faccio belli, ma in realtà non so assolutamente quando comincerò a postare. Sto già scrivendo una bi-shot legata alla serie per questo concorso, ma ci vorrà un po’ (anticipazioni? Bhè, ci sarà Kakashi *_* e Zabuza *__* e Suigetsu *___* accoppiati allegramente tra loro o ognuno per conto suo? Lo scoprirete u__u). Per il resto non ho idee. Cioè, mi stuzzica scrivere qualcosa su Gaara e Tem, magari con l’intervento di Shika, oppure su Sakura e Ino, o magari un finale alternativo o la comparsa di Itachi (<3)… non lo so. Voi che ne dite? Si accettano suggerimenti!

Bene, non ho davvero altro da dire se non che… sono commossa. Questa fic mi ha dato tanto e spero che abbia dato qualcosa anche a voi. Di sicuro le bellissime recensioni che mi avete lasciato mi hanno spronato a non far morire così questa fic, almeno per un po’. Quindi grazie, davvero, a tutti quelli che hanno recensito e a chi ha letto questi tre capitoli. Sarei davvero felice se mi diceste cosa ne pensate di questa ultima parte, indubbiamente la più difficile da scrivere, magari anche chi finora ha letto in silenzio.

Grazie, grazie a tutti voi! Spero che ci sentiremo presto con TTMM e chissà, magari qualche altro lavoro che posterò a breve. Baci per tutti <3

Vostra shirangel

   
 
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