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Autore: Aurelia major    26/06/2007    2 recensioni
Sette storie, sette amiche, sette persone che per un lasso di tempo hanno diviso ogni cosa. Il tempo ha cambiato tutto e l'io narrante a ritroso ripercorre la loro vicenda.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Parte IV

Lisa e Giò

Killer Queen

 

Aspiro profondamente e gusto a fondo il sapore acre di questo joint che mi pizzica la lingua. Ma non è l’erba ad essere amara, piuttosto è l’osservare la scena di cui io stessa sono parte integrante ad essere acre come la sapidità del sangue. E’ paradossale constatare quanto il passato che si ripropone a volte possa somigliare ad un travaso di bile. Allo stesso modo infatti è capace scombussolarti fino a lasciarti con un senso profondo di vertigine e tremante per la reazione postuma.

Al momento non siamo ancora a questo, ma le avvisaglie ci sono tutte e sento che ci arriveremo presto, giacché le espressioni sui volti delle due che mi stanno accanto mi fanno presagire uno sconquasso monumentale. Percepisco chiaramente che stiamo andando incontro ad una discussione che potrebbe addirittura minare quel che fino ad oggi ho serbato come un caro ricordo ed ho paura. Già, dentro di me sto rabbrividendo perché temo che stavolta non si tratterà del classico diverbio cui spesso Giò e Lisa si sono trovate contrapposte. Sarà peggio, poiché scorgo nei loro occhi la ferma determinazione di chi, una volta per tutte, ha l'intenzione arrivare ad un punto definitivo, inderogabile. Presumibilmente attendevano da tempo immemore un confronto simile e non posso far a meno di chiedermi quanti piccoli screzi e attriti nel corso degli anni hanno accumulato, lasciando che sedimentassero e amplificandoli a dismisura, fino ad arrivare a questo risolutivo atto.

Sono come due forze primordiali che si fronteggiano in questo preciso istante, due poli contrapposti quali, proprio perché profondamente tali, non potranno in nessuna occasione trovare equilibrio. Esagero? Mah, forse sto cavalcando forsennata l’onda dell’iperbole, pure non posso far a meno di pensare alle differenze che sempre le hanno divise fin dai lontani giorni della scuola.

Non erano affini allora e, ancor di più, non potranno esserlo oggi, poiché ormai sono due entità formatisi discoste l’una dall’altra. Certo, se si fossero comportate diversamente quando ancora c’era un margine, oggi le cose sarebbero diverse, ma ricordo chiaramente che neppure quando la conoscenza era ancora acerba si presero la briga di tentare di penetrare l’una la scorza dell’altra.

Naturalmente, ragiono tra me e me, finché le lezioni giornaliere, e la comunanza del nostro gruppo, le costringevano a frequentarsi, sono state amiche. E mi chiedo, accadde per inezia? O addirittura perché tutto sommato si piacevano nonostante le reciproche difformità? Non so, ma resta il fatto che in nessun caso hanno fatto mai uno sforzo per capirsi fino in fondo e che, quando il legame che tutte ci univa è venuto a cadere, si sono scisse senza alcun rimpianto apparente.

Così me le ritrovo oggi, impegnate a chiudere un percorso, che capisco sol ora, avrebbe potuto trovare la sua naturale quadratura assai prima. E posso solo supporre che, il motivo per cui si concretizzi sol ora, risieda principalmente in quel mutuo trattarsi cui erano obbligate e, successivamente, nella lontananza che fisicamente le ha separate. Questi dunque i motivi e non altri, di natura affettiva o nostalgica, come avrei ardentemente voluto. Chissà, forse sto esasperando volutamente quanto avviene e quanto aveva luogo, e verosimilmente ignoro tanti fattori essenziali che potrebbero darmi la chiave del loro indefinibile rapporto. Pure, di una cosa sono sicura: se in passato le loro baruffe non sono andate mai oltre un certo limite, adesso ho il terrore che non sarà così .

Volgo lo sguardo verso Lisa, ipocrite ci ha chiamate. Beh in un certo senso potrebbe aver ragione. Ché nell’universo bastardo e dalle regole strafottenti che si è creata, per lei potremmo tranquillamente passare per tali. Sennonché c’è qualcosa che non mi torna, perché noto in lei una certa acrimonia del tutto estranea alla sua natura. Sembra stia prendendo piede nel suo atteggiamento un che d’interessato, il quale, per una cui l’ostentare indolenza era un punto di merito, è quantomai sorprendente.

Ma non è questo che sta destando in me ansia, piuttosto è l’aria volutamente istigatrice che si sta affacciando ai tratti solitamente austeri di Giò. Erano anni che non le vedevo sfoderare una simile fisionomia e, osservando il broncio superbo che sta inalberando, mi sembra quasi di fare un salto indietro nel tempo. Sì, l’ultima volta che l’ho vista in atteggiamenti simili risale almeno a due lustri addietro.

Ed è palese che il suo ferreo autocontrollo stia virando verso un qualche cedimento, e io, l’unica che sappia veramente di cos’è capace quando perde il lume della ragione, la sola che ha toccato con mano quel che è accaduto all’uscita dall’ospedale dove era ricoverata Nina, incomincio seriamente a preoccuparmi per quel che potrebbe succedere di qui a breve.

Oh certo, nella peggiore delle ipotesi Lisa saprebbe come difendersi, ci mancherebbe altro. Figuriamoci se non tirerebbe sventole a destra e manca! Tuttavia inizio a sospettare che non sarebbe assolutamente uno scontro alla pari. E’ paradossale questo timore, ne sono consapevole, ma le conosco bene, entrambe e so, al di là di ogni ragionevole dubbio che, sebbene Lisa potrebbe sembrare quella predominante, non lo è più.

Già, Lisa è sempre stata possente ed è cresciuta protetta da questa sua stessa consapevolezza, ed è per questo motivo che credo sia destinata a soccombere. Sì perché per contro, Giò, che non lo era mai stata, lo è diventata nel e col tempo, il che , a mio modesto avviso, la fa più forte. E qui sta tutta la differenza di questo mondo.

Inoltre, come posso dire? Ho sempre avuta l’impressione che una parte, seppur minima, della vigoria di Lisa non fosse altro che scena, uno specchietto per le allodole allestito ad arte per consolidare la reputazione che si era creata. Ovviamente ciò nulla le toglie, però potrebbe darsi che ci abbia abbondantemente campato di rendita, del resto sono anni che non la vedo in azione, mentre le testimonianze del fulgore fisico di Giò sono sotto i miei occhi almeno tre giorni la settimana. Ma non si tratta solo di questo, il mio discorso infatti tende verso l’emotivo più di quanto le mie parole possano esprimere, giacché, scavando più a fondo, è nel carattere e non nei muscoli che vedo Giò più energica.

Lisa, sebbene intraprendente, nonostante non si sia mai tirata indietro davanti alle avversità, malgrado sia dotata di un’indole battagliera, ha qualcosa di sfuggente intimamente insita nella sua indole. Non è una vigliacca, non lo è mai stata, nondimeno a volte si comporta come se lo fosse. Altrimenti non si spiegherebbe il perché del suo rifiuto totale al prosieguo degli studi e la sua perenne fuga lontano da tutto e da tutti. Per non menzionare il fatto che respinga qualsiasi legame duraturo.

Giò invece è acciaio allo stato puro e tutto quel che ha fatto dalla maturità in poi, non fa che dimostrarlo. E non mi riferisco solo alla paziente opera di ricostruzione applicata al suo corpo, quanto al fatto che abbia continuato gli studi mantenendosi da sola e scegliendosi una facoltà universitaria che nulla aveva a che fare con il diploma preso. Nonostante il parere contrario di tutto e tutti.

In un certo senso si potrebbe dire che Lisa sia rimasta arenata al tempo dei suoi splendori scolastici senza muovere un passo da lì, anche perché dato il suo continuo viaggiare non ho potuto seguirne l’evoluzione. Mentre Giò, pur mantenendo una parte del suo io originale, è cambiata in modo radicale, uscendone notevolmente più forte sotto ogni aspetto e sfumatura.

Per tutto ciò so per certo che potrebbero schiacciarsi a vicenda se volessero e quindi mi fotto dalla paura all’idea che si fronteggino col coltello tra i denti.

Pur tuttavia per ora si stanno limitando a saggiarsi guardinghe, come se non osassero. Lisa fuma e regge lo sguardo dell’altra con notevole disinvoltura, probabilmente attende un’imbeccata, oppure sta solo prendendo tempo, non saprei. Di sicuro c’è che non ha alcuna intenzione di lasciar perdere, anche se mi sembra riluttante ad arrivare a misure estreme.

Giò, viceversa, accettando lo spinello che l’è stato offerto, come se per lei fosse un’abitudine fumarne, pare stia meditando sulla validità dell’insulto che le è stato rivolto. Tipico del suo carattere, prima ha bisogno di ascoltare l’insieme delle motivazioni altrui e poi, eventualmente, potrà scatenare la belva che giace addormentata in lei.

Ma io non ne posso più di questa faida protratta, non ho nessuna intenzione di stare a guardarle mentre si scannano e quindi cerco di metterci una pezza.

"Quanto e cosa ne sai di Nina?"

Chiedo infine avendo cura di mantenere un tono quanto più neutrale possibile. Lisa inarca un sopracciglio e mi fissa ironica, non è la prima volta infatti che mi offro come sacrificale diversivo per deviare gli strali della loro reciproca rabbia. Il fatto è che tengo troppo ad entrambe per permettergli di rovinare quel poco che ancora ci resta, senza contare che in questa faccenda sono coinvolta in prima persona.

"Tutta la fottutissima faccenda."

Si degna di rispondermi dopo di che, per un bel pezzo, ho sostenuto impavida il suo sguardo sarcastico. Era una prova la sua? Non saprei, ma pare che l’abbia passata.

In ogni caso valuto le eventuali fonti dalle quali avrebbe potuto apprendere le notizie di cui fa sfoggio. Che io sappia con Lia e con Francesca non ha più rapporti da tempo immemore. D’altro canto, se ne fosse venuta a conoscenza dai si dice di quanti seppero la notizia in seguito non potrebbe essere così informata. Resterebbero i genitori di Nina, ma dubito che abbia parlato con loro, sarebbe stato oltremodo difficile, oltre al fatto che quei due hanno fatto di tutto per far finta che quella tragica vicenda non fosse mai avvenuta. Ancor oggi suo padre ha un comportamento del tutto ambiguo a riguardo.

Quindi, tolti questi, resta solo Carmen e, a domanda posta, Lisa non ha nessuna difficoltà a confermarmelo. Specificandomi persino che, durante l’estate che seguì l’insano gesto di Nina, lavorava in un bar a Formentera e che fu proprio lì che si rividero e ne parlarono.

La notizia mi disorienta e, mentre lascio che sia Giò ad iniziare ad interpellarla scrupolosamente su cosa si siano dette di preciso, fisso lo spino che ho ancora tra le mani. Guardandolo mi torna in mente il particolare grido d’adunanza che Carmen lanciava quando era fornita di quelle che soleva chiamare sigarette depauperate.

Oi Maria, oi Maria!

Iniziava ad intonare infatti ogniqualvolta ci facevamo un cannone. Anche se a dire la verità lei non ne avrebbe avuto affatto bisogno, giacché era fulminata di suo e sembrava sotto l’effetto di uno stupefacente ventiquattro ore su ventiquattro.

Carmen… dove diavolo sei? Ho bisogno di te, solo tu con la tua risata contagiosa, con il tuo umorismo solare, saresti in grado di fermarle adesso…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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