Niall.
Non
ero esasperato. Ma ero sul punto di diventarlo.
Non sapevo dove
andare, non sapevo
cosa fare e per di più, la mia mente era costantemente
occupata dal ricordo di
quella ragazza dai lunghi capelli castani che qualche giorno prima
aveva avuto
la prontezza di salvarmi. Ero in debito con lei e dovevo anzi, volevo
assolutamente ripagarla nel modo più
adeguato possibile. Non
era come tutti gli altri esseri umani,
lei era una spanna sopra tutti. Aveva qualcosa che gli altri non
avevano e che
sicuramente le invidiavano. Non sapevo con esattezza cosa fosse, se il
suo
sorriso o i suoi occhi, ma sapevo che un giorno sarebbe stata mia.
L’unica
cosa che ci divideva era la
diversità.
Vampiro
+ ragazza= continua a crederci e vedrai.
Per tutelarla
sarei dovuto rimanere a
chilometri da lei e non sapevo se l’attrazione mi avrebbe
fatto cedere.
Certo, questo
non rendeva le cose più
facili ma ero determinato a trovarla.
Non potevo
continuare così.
Non potevo
vagabondare come un
barbone in cerca di riparo o di un po’ di cibo. Mi serviva un
posto in cui
stare durante le giornate soleggiate, un posto in cui vivere per farla
breve. Feci un
elenco di posti
plausibili e con mio grande rammarico alla fine dei conti
saltò fuori quella
casa in particolare, l’unico posto più adatto a
me. Pensai alle conseguenze del
mio trasferimento, pensai a molte cose. Sicuramente Louis sarebbe stato
ben
contento di riavermi tra i piedi, ma i due schifosi succhia sangue
avrebbe
creato polveroni su polveroni.
Forse
sarei stato disposto ad accettare ogni tipo di ripercussione, o
forse no.
Fui costretto a
decidere così su due
piedi, il tempo non stava giocando a mio favore.
Le luci
dell’alba stavano per sorgere
ed io ero in bilico tra la vita o la morte.
Scegliere di
mettere da parte il mio
orgoglio e il mio odio represso o morire incenerito. Nessuna delle due
opzioni
mi allettava, soprattutto la seconda, così, preferii
caldamente propormi come
nuovo coinquilino.
Mi affrettai a
varcare la soglia di
quella cosa oscurata prima che iniziassero a comparire le prime luci
del
mattino.
“Niall,
come mai da queste parti?”
Louis mi fece accomodare e per uno strano motivo mi sentivo a disagio
“Ti
volevo chiedere una cosa –mi sedetti
sul divano- più che una cosa, è un
favore”
“dimmi”
si mise vicino a me
schiarendosi rumorosamente la voce
Titubai qualche
secondo, giusto per
darmi il tempo di formulare una frase di senso compiuto. Mi
imbarazzavano
queste cose, più che altro non ero il tipo che chiedeva
l’aiuto o l’appoggio
degli altri per stare meglio.
“mmh,
vorrei tornare”
“sai
che questa è casa tua e che puoi
tornare ogni volta che vuoi..-fece un sospiro girando gli occhi al
cielo- solo
che c’è un problema e..” lo interruppi
anticipandolo
“lo so
di cosa stai parlando e puoi
stare tranquillo, non ci saranno problemi”
“a
questo punto.. ben tornato
fratello!” ci
alzammo all’unisono e
sigillammo quella conversazione con un abbraccio da buoni vecchi amici.
Wendy.
Le cose fino a
quel momento erano
filate per il verso giusto anche se non ero riuscita ancora a vedere
mio
fratello.
C’era
mancato veramente poco.
Allie e Scarlett
sarebbero riuscite a
vedermi se non fosse stato per Zayn e il suo tempismo che riuscirono a
tirarmi
giù in tempo. Il
suo volto era
paralizzato, fisso sul culo di Allie che si stava allontanando con passo felpato. Lo
spintonai facendogli
perdere l’equilibrio e facendolo tornare in sé.
“quando
hai finito di guardare il
culo alla mia migliore amica, vorrei la tua attenzione”
alzò il dito medio e
ridendo si ricompose mettendosi in ginocchio.
“cosa
vuoi?”
“mi
sembrava fosse chiaro”
Alzò
le spalle e puntualmente si
posizionò davanti allo specchietto della macchina per
sistemarsi i suoi capelli
che pur non essendosi spostati di uno sputo per lui erano ugualmente
spettinati. Li torturava
e secondo me prima o poi li avrebbe persi, rimanendo solo con
la sua eterna
calvizia.
Sussultai
sentendomi morire.
Liam
passò correndo e la cosa non mi
stupii più di tanto.
Il 90% per
cento, ogni volta che
dovevamo presentarci insieme da qualche parte, io ero sempre quella
puntuale,
mentre lui arrivava trafelato perché in ritardo netto.
Il vento gli
scompigliava i capelli,
e i suoi passi svelti battevano al suolo creando un suono ritmato.
Era bellissimo
come sempre,
impeccabile come nessuno.
Prima che il mio
istinto mi avesse
portato ad avvicinarmi a lui, acchiappai il pakistano per il braccio e
lo
trascinai via. Entrammo in casa, io trionfante e lui alquanto spossato.
Il divano
era stranamente libero, Harry, ogni giorno a quell’ora, era
solito fare il suo “riposino
pre caccia” almeno così lui lo chiamava,
ma quel giorno di lui non c’era nessuna traccia.
Zayn colse l’occasione
al volo e con lancio si cacciò a peso morto facendo un
piccolo rimbalzo in
avanti.
Scossi la testa
perplessa tirandomi
indietro una ciocca di capelli e andai in cucina con la speranza di
trovare
qualche riserva di sangue 0 positivo avanzato. Ispezionai attentamente
il
frigorifero ma non trovai nulla di particolarmente appetitoso
“guarda
che non sono lì” sfoderai
fuori i canini, non conoscevo quella voce e quell’odore non
mi era famigliare. Ero
pronta a difendermi, mi voltai per attaccare quando il ragazzo biondo
mi
immobilizzò con la mano.
“stai
calma bambina, sono Niall” clamorosafiguradimerda,
fu tutto ciò
che riuscii a pensare.
“mi
dispiace, non avevo riconosciuto
la traccia”
“può
capitare”
“già”
Mi fece cenno di
sedermi accanto a
lui, obbedii senza fiatare.
“come
mai sei tornato?”
“mi
sono trasferito”
“ah
wow”
“finto
entusiasmo delle –guardò l’orologio-
due e mezza, ottimo wen” arrossii. L’ultima mia
intenzione era quella di dargli
un più che pessimo benvenuto. Solo avevo parecchi dubbi
sulla tranquillità che
avrebbe coinvolto la casa nei giorni a seguire.
“no..
non è per te.. è solo.. come
farai con Harry e Zayn?”
fece spallucce
e la cosa sembrò manco fargli il solletico “ci
eviteremo come abbiamo sempre
fatto” .
Scarlett.
Odiavo
la scuola.
Era
l’unico ambiente in cui la gente
era libera di giudicarti, ed io odio i giudizi, soprattutto da parte di
quelli
che nemmeno sapevano chi eri o da dove venivi e, i professori erano i
primi che
indiscretamente lo facevano.
Ti obbligavano a
studiare, a fare
compiti, ad essere interrogato e l’unica cosa che davvero gli
riusciva bene era
metterti costantemente sotto pressione. La
scuola era l’unico posto dove tu non potevi essere te stesso,
dovevi seguire la
massa perché sennò venivi considerato uno strano
e preso di mira. Dovevi vestirti
in un certo modo e non c’era libertà di parole.
Potevi parlare solo se ti
interpellavano e se non avevi niente di interessante o di intelligente
da dire
era meglio se te ne stavi in silenzio per i fatti tuoi. La scuola era
l’unico
posto in cui mi sentivo letteralmente in prigione, dove la mia massima
libertà
di espressione poteva essere un sorriso di pietà ad Allie
che era nelle mie
stesse condizioni se non peggio.
Ogni anno
puntualmente in ogni classe
si formavano i gruppi, che andavano dall’alta classe sociali
dei popolari alla
più bassa e ripudiata da tutti, quella dei nerd e degli
sfigati. Con esattezza
non sapevo bene quale posizione occupavo in quella merda di liceo e
detto francamente,
la cosa non mi interessava più di tanto.
La ricreazione durava uno sputo di Dio e la pausa pranzo
durava ancora
meno. Era uno schifo, ci stavano schiavizzando e trattando come degli
animali,
non eravamo manco più persone.
“Non
ce la faccio più, vediamoci giù nel cortile dopo
che ti devo parlare”
-va
bene!
Raggiunsi
velocemente il cortile
interno e socchiudendo gli occhi mi appoggiai al muro, godendomi
qualche minuto
di riposo.
“oh
Scar, eccomi”
“Al,
finalmente!”
“cosa
mi dovevi dire?”
L’argomento
era nitido nella mia
testa ma non avevo la più pallida idea di come incominciare
e di come
concludere.
“si
però prima –misi le mani avanti,
ogni volta che stavo per svelare qualcosa, puntualmente arrivava la
premessa
che ormai era la solita da anni- non devi dirlo a nessuno,
ok?”
“d’accordo,
spara!”
“l’altro
giorno..-presi fiato- ho
conosciuto un ragazzo..”
“nome?”
“non
lo so..”
“cognome?”
“ti ho
detto che non lo so!”
“anno
di nascita?”
“eh?”
“dove
vive?”
“uo uo
uo frena un attimo” si
ammutolì abbassando successivamente lo sguardo rivolto verso
il pavimento in
cemento puro. Stava generalizzando e non la sopportavo quando lo
faceva. Si doveva
dare una calmata, insomma, era più elettrizzata di quanto
non lo fossi io.
“quindi
non sai niente di lui?”
“no,
so solo che è..”
Spazio
autrice!
Eccomi con un
altro rivoltante
capitolo.
C’ho
messo più tempo del previsto
anche perché ho avuto la febbre e le mie condizioni poco
stabili non mi hanno
permesso di proseguire la storia per tempo.
Ho sfornato
quindi questo capitolo
mezzo sminchio ma che spero vi piaccia lo stesso, un bacione!
-An