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Autore: harrehsharibo    09/12/2012    0 recensioni
Rinchiusa in un posto con l'unica colpa di aver attirato troppo l'attenzione.
Ma quel'incubo sembrò essere la sua salvezza per riuscire a liberarsi dei lacci a cui inconsciamente si era legata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Dio, che bella casa.- disse Niall, guardandosi attorno stupito.
-CAZZO, LA TV, QUANTI POLLICI AVRA’? CIOE’ E’ ENORME.- dice Zayn, correndo verso la grande tv nera.
-Lasciamo perdere va.- dico io, andando verso la stanza in cui avevo lasciato tutti gli scatoloni colmi della mia roba.
-Perché? Non ti piace vivere in questa reggia? Guarda! Ci sono xbox, wii e playstation! Questo è un paradiso.- dice Zayn, facendo scorrere il dito tra le console.
-Mio padre è un riccone e mia madre ha a malapena i soldi per comprarsi il cibo, e lui non gli da un centesimo.- gli rispondo, seccata.
-Oh.- I ragazzi si bloccano completamente, e io mi accorsi di aver lacerato completamente l’atmosfera felice che si era creata.
E’ possibile che non ne faccio una giusta?
-Allora, mi volete aiutare o no?- gli dissi, facendogli cenno di seguirmi.
-Sì, sì certo.- si rianimarono.
Gli scatoloni saranno stati una decina, alla fine nemmeno tanti, non ci avremmo dovuto mettere molto a portare tutto nella mia stanza e sistemare.
-Allora, facciamo che ognuno prende uno scatolone e iniziamo a portarlo in camera, okay?- dice Liam, sfregandosi le mani.
-Lo scatolone rimane fuori dalla camera.- gli dico, alzando le sopracciglia. –chissà dove saranno passati quegli scatoloni prima di arrivare qui.-
I ragazzi si guardano tra loro, neanche li avessi insultati.
-Emh, okay okay.- disse Liam, afferrando uno dei luridi scatoloni marroni, l’espressione frustrata.
Date le mie indicazioni, furono molto attenti a non lasciare gli scatoloni all’interno della mia camera.
Le cose che mi ero portata dietro le avevo avvolte accuratamente con lenzuoli che non usavo più, così non sarebbero entrate in contatto con tutta la sporcizia.
-Ma in quanti strati le hai avvolte le cose?- disse Harry, frugando in uno scatolone.
Io mi limitai ad alzare le spalle.
Non sapevo bene se dirgli della mia fobia, non sapevo se mi avrebbero capito o se mi avrebbero solamente presa per una pazza.
Qualcosa mi diceva che mi potevo fidare di quei ragazzi ma non ero pronta per parlarne con qualcuno.
Mel’ero tenuta dentro per tutti quegli anni, ci sarei riuscita ancora.
La gente pensava che fosse solo una mania, che non fosse un problema reale, ma in realtà era tutto un labirinto dal quale non riuscivo a scappare.
Forse all’inizio lo era, una mania, ma piano piano quel bisogno di stare nel mio spazio senza contatti esterni diventò sempre più forte, si era insinuato nel mio corpo, nella mia mente e non ci potevo fare nulla.
Odiavo il fatto di essere dipendente da questa condizione, di non essere totalmente libera di fare ciò che volevo perché ogni contatto con qualcosa di estraneo mi faceva bloccare ed iniziavo a scappare, mi rinchiudevo nell’unico posto dove ero certa che sarei stata al sicuro, in casa.
Ogni mia azione era comandata da quella paura, ogni mio pensiero lo era, questa paura mi comandava, appartenevo a lei, essa si era impossessata di me ed era riuscita a soffocare ogni tentativo di liberarmi di lei.
Non potevo fare nulla contro di lei, avrebbe sempre vinto.
 
 
-Mancano solo un paio di scatoloni, facciamo una pausa merenda?- disse Niall, sbuffando.
-Sì, anch’io ho fame.- disse Louis, correndo verso il frigorifero.
Lo seguimmo tutti e ci sistemammo sul tavolo di vetro azzurro.
-Ma.. è vuoto. Non c’è niente.- disse Louis, balbettando deluso.
-Come?- Niall si sporse per vedere la desolazione che regnava nel frigorifero.
-Andiamo allo starbucks allora.- disse Zayn, alzandosi dalla sedia.
-E dov’è?- chiesi, alzandomi anche io.
-Il più vicino è nel centro di Londra, ci si mettono cinque minuti con i mezzi.- disse Harry, scostandosi i capelli.
Centro di Londra, mezzi, mai e poi mai.
Mi sentì impallidire, il sangue mi pulsava nelle orecchie come un tamburo.
Non ci sarei andata mai e poi mai in mezzo alla folla Londinese, mai cazzo.
-Io..io..- iniziai a balbettare con un filo di voce.
Non sapevo cosa dire, la mia mente era vuota, non riuscivo a trovare una scusa credibile.
Ero sempre andata avanti a scuse, sotterrando gli altri di bugie, possibile che non me ne venisse una decente in mente?
-Non ti piace lo starbucks?- mi chiese Liam, lievemente preoccupato dalla mia reazione.
-Emh, sì! Esatto!- dissi, quasi urlando.
I ragazzi mi guardavano straniti, non capivano il perché di quegli strani comportamenti.
Ormai mi ero abituata a quegli sguardi, quegli sguardi di incomprensione, dati da persone che non avevano la minima idea di cosa succedesse dentro di me.
-Come fa a non piacerti lo starbucks?- mi chiese Niall, sgranando gli occhioni blu.
Io alzai le spalle, ancora in preda al panico, l’ansia addosso per prima.
-Lo starbucks fa delle cose deliziose, piacciono a tutti, è impossibile che non ti piacciano.- continuò Niall, completamente incredulo.
Ma che cazzo di cibo farà sto posto per scatenare questa reazione?
-E’ vero, sei la prima che sento a cui non piace lo starbucks.- disse Louis.
-Se non ti piace lo starbucks cosa ti piace allora?- aggiunse Liam.
-Basta ragazzi. Non può piacere a tutti, piantatela.- Harry mise fine a quello strazio.
Finalmente.
-Andremo nel primo bar che troviamo, dai.- finì lui, guardandomi sorridendo.
Era dolcissimo, lo era davvero.
 
 
-Ma è possibile che non ci sia un bar qui intorno?- disse Liam, sfregandosi le mani.
Si congelava, faceva troppo freddo per essere solo metà novembre.
Camminavamo lentamente, mentre l’aria gelata tentava di raggiungere la nostra pelle, scavalcando il cappotto ed i vestiti.
-Sentite prendiamo il bus e andiamo al solito bar, tanto la fermata è qui.- disse Zayn, fermandosi davanti al cartello che indicava la fermata.
Al sentire la parola autobus il cuore si bloccò.
-Ha ragione, fa troppo freddo, tanto il prossimo passa tra qualche minuto.- disse Harry, guardando il tabellone degli orari.
Che cosa? Il bus? No, cazzo, no. Perché tutte oggi? Perché tutte a me?
Il sangue si raggelò ancora di più nel mio corpo, mentre la paura ricominciava a divorare ogni parte di me, si faceva spazio nel mio corpo e non riuscivo a fermarla.
-Allora, va bene?- chiese Niall, guardando una per una le facce dei ragazzi, fino a fermarsi sulla mia.
Scuotevo lievemente la testa, il movimento era quasi impercettibile.
Ma i miei occhi, quelli trasmettevano tutta la paura che provavo.
Erano velati da un lieve strato di lacrime, con cui stavo lottando perché stesse lì, e non si tramutasse in lacrime.
Tremavo, anche le mie labbra tremavano.
-E’ tutto okay?- mi chiese Niall, avvicinandosi cautamente.
Tutti si girarono verso di me, e mi colpirono con i loro sguardi.
-Stai bene?- Harry, si avvicinò a me, visibilmente preoccupato.
Il mio respiro accelerava sempre di più, le nuvolette di vapore che si creavano ogni volta triplicarono,  i muscoli erano congelati, non sapevo se dalla paura o dal freddo, presi a mordermi il labbro, tentavo di tenerlo fermo, tentavo di farlo smettere di tremare.
-Helena?-
-Io..io..- non riuscivo a dire di più, la paura mi paralizzava la mente, la bocca.
Ero nella stessa condizione di prima, la mente vuota e cinque sguardi penetranti puntati addosso.
Li sentivo pesare, gli sguardi, non riuscivo a reggerli.
Non sapevo che fare, che dire.
Non potevo muovermi, non riuscivo.
Ero ferma, immobile, sconnessa.
Il cuore batteva troppo forte, il martellare del sangue nelle orecchie era diventato assordante, la mente mi pulsava, le gambe tremavano.
Non ressi.
Caddi a terra, priva di ogni tipo di senso, scappata un’altra volta da ciò che mi terrorizzava.





SPAZIO AUTORE.
Sì, lo so, non è nulla di che, però
in questi giorni non riuscivo a scrivere
qualcosa di decente. Spero che vi piaccia
ugualmente, fatemelo sapere in una 
recensione c:
Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti,
Ed Alice, che mi incoraggia sempre molto afkhj.

 

  
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