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Autore: javaddseyes    10/12/2012    2 recensioni
Sam sbattè le palpebre incredula, mentre il cuore impazzava nel suo petto. Pensò solo che fossero gli occhi più belli che avesse mai visto.
- Sam. - scandì quel nome ancora frastornata, stringendogli la mano. -Incantata di conoscerti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All I know is I was
enchanted to meet you.




Enchanted



In una sperduta discoteca di Londra, la neoventenne Sam Pinnock non si era mai sentita tanto sola come in quel momento. Seduta su una sedia di metallo abbastanza arrugginita in un angolo del locale, Sam sentiva gli sguardi delle altre persone scivolarle addosso, la musica sparata ad alto volume lontana anni luce.
- Allora, vieni a ballare sì o no?
La rossa si voltò per una frazione di secondo a guardare la sorella maggiore, stretta in un mini abito nero che lasciava scoperte le lunghe gambe abbronzate, prima di fare segno di no con la testa e voltarsi dall'altra parte. Beth sbuffò sonoramente e se ne andò a ballare con il suo ragazzo, con i tacchi alti che si lasciavano dietro una scia rumorosa e fastidiosa. Quel suono si insinuò nelle orecchie di Sam in modo quasi assordante, e il viso della ragazza si piegò involontariamente in una smorfia. Era quella, la vita dei ragazzi della sua età? Ogni sera balli scatenati con coktail in mano, fin quando non finivi a vomitare in un bagno intasato da anni? Sam non se ne capacitava. Lei odiava i rumori e quelle orribili luci da discoteca che le facevano venire un mal di testa assurdo. Lei amava il silenzio. Viveva per il silenzio. Passava le ore a scattare fotografie e a leggere, intorno solo il leggero e confortante rumore del vento che sembrava quasi volerla confortare. Sembrava quasi voler dire "Non sei come gli altri". E Sam l'aveva sempre saputo, di non essere come gli altri. Sam lo sapeva da quando a quattordici anni vedeva le sue coetanee riempirsi la faccia di trucco e rossetto in classe, mentre lei le guardava a disagio, seduta in disparte con la sua unica amica. Lo sapeva da quando, al ballo di fine anno, si era presentata con i jeans e le converse, mentre tutte le ragazze indossavano vestiti da sogno e scarpe come quelle di Cenerentola. Lo sapeva da quando risparmiava sulla paghetta per comprare milioni di libri, e al ritorno dalla libreria vedeva la vicina di casa tornare a casa ogni giorno con un ragazzo diverso. Sam prese un altro sorso dal bicchiere pieno di coca cola, annoiata. Se fosse stato un altro sabato sera, si sarebbe ritrovata sicuramente sotto le coperte, a guardare shrek con i pop corn al caramello, i suoi preferiti. Se fosse stato un altro sabato sera.
La sedia di fianco alla sua si mosse leggermente, distraendola dalle sue riflessioni. Non si prese nenche il disturbo di guardare la faccia del suo 'compagno', fin quando non sentì il fumo di sigaretta farsi più intenso e pizzicarle il naso.
- Scusa, potresti evitare di fumare? - chiese, continuando a tenere le mani serrate intorno al bicchiere di vetro.
- Per tua informazione, siamo nell'area fumatori. - una voce maschile rispose, senza accenni di modi bruschi.
- Lo so. 
Non era colpa sua se Beth aveva bisogno di fumare almeno un pacchetto di sigarette da venti al giorno.
Guardò di sottecchi il ragazzo, incuriosita. I suoi occhi raccolsero frammenti di camicia bianca, tatuaggi, mani scure, jeans stretti, scarpe di pelle. Ma non riuscì ad arrivare al volto. A un certo punto, una mano si avvicinò al posacenere e spense la sigaretta con un gesto secco. Sam lo ringraziò mentalmente.
- Allora - tossichiò - come mai tutta sola?
Sam strinse le labbra.
- Non mi va di ballare.
- Sai, di solito in discoteca si va per ballare. - ridacchiò, visibilmente divertito.
- Lo so. - rispose secca, cercando di troncare quella conversazione imbarazzante.
- Non ti piace molto l'ambiente, eh? - cercò di indovinare, incuriosito da quella ragazza così strana.
- Per niente.
- E allora perché sei qui?
- E' il mio compleanno. - disse solo, con un tono talmente sommesso che sembrava quasi parlasse da sola.
Il moro, intanto, si grattò il mento, stranito da quella conversazione così strana.
- Io sono Zayn, comunque. - allungò una mano verso la figura voltata di spalle. Sam si voltò, e per un secondo il tempo le si fermò intorno. Per un secondo, ogni singola persona di quel lurido posto si fermò in posizioni strane, con la bocca aperta, mentre starnutiva. Per un minuscolo istante, fuori la pioggia si fermò un secondo prima di toccare terra, e una macchina si fermò un istante prima di schiantarsi contro il parabrezza di un'altra automobile. Il secondo dopo, le persone riniziarono a parlare e a ballare, la pioggia continuò a battere sull'asfalto e le due automobili si schiantarono con un orribile frastuono di metallo accartocciato.
Sam sbattè le palpebre incredula, mentre il cuore impazzava nel suo petto. Pensò solo che fossero gli occhi più belli che avesse mai visto.
- Sam. - scandì quel nome ancora frastornata, stringendogli la mano. -Incantata di conoscerti.

- Ti abituerai, Sam. Ti abituerai. - Taylor le circondò le spalle con un braccio.
- Non credo che sia così facile. - guardò per l'ennesima volta quella stupidissima foto, indecisa su che cosa fare. Dopo svariati minuti, afferrò il giornale e lo buttò nel camino. E mentre osservava le fiamme letteralmente mangiare e accartocciare le pagine plastificate, pensò che era impossibile abituarsi al dolore.

Sam si passò una mano fra i capelli rossi, nervosa come non mai. "Forse avrei dovuto fare come diceva Beth" pensò, insicura. Ripensò ancora una volta alla sorella che la trascinava per un braccio in camera sua, in mano la trousse piena di matite, ombretti e quant'altro. Aveva ancora nelle orecchie la voce di Beth che le urlava "Infilati almeno un vestito" prima che si chiudesse a chiave in bagno. Aveva ignorato tutti i suoi suggerimenti su come mettere bene il rimmel e passarsi la piastra, e aveva finito per indossare i soliti jeans a vita alta e una maglietta dei Rolling Stones che le arrivava a metà coscia. Unica variante, delle ballerine di tela nera che aveva sottratto dall'armadio della madre. 
Il campanello suonò, e Sam imprecò a bassa voce. Non credeva di essere pronta. Tuttavia, si avvicinò titubante alla porta, e con un bel respiro aprì alla persona di cui si era innamorata in meno di un secondo. Per poco non rimase folgorata. Indossava un paio di jean che gli stringevano le gambe magre, e una t-shirt nera che metteva in mostra i muscoli del petto. Sam pensò che doveva essere meraviglioso appoggiare la testa su quel petto.
- Ciao. - la sua voce rese meravigliosa persino una parola banale come 'ciao'. 
- Ciao. - dalla bocca della rossa uscì un sussurro strozzato, che fece sorridere Zayn. E quando notò le guance rosse, sorrise ancora di più. Dio, come gli piaceva la sua timidezza.
- Allora, andiamo?
- Ma dove? - chiese, rendendosi conto di non sapere neanche il programma della serata.
Il moro ci pensò su, assorto. Poi le porse la mano, senza dire niente.

- Non salirò mai là sopra. - proclamò Sam, scuotendo la testa. 
- Andiamo, tutti ci hanno fatto un giro almeno una volta! - la pregò, dopo venti minuti che andava avanti quella storia.
- "Io" non sono tutti. - continuò testarda - se vuoi, tu sali. Io aspetto qui.
- Ti prometto che non succederà niente.
Sam sbuffò, le guance piene e rosse per il nervoso. Zayn si trattenne dal ridere.
- Ti fidi di me? - le chiese, giocandosi la sua ultima carta.
- Non siamo su una nave destinata ad affondare. - mormorò cinica.
- Davvero? E allora perché non ti muovi a salire? - ghignò il ragazzo, fregandola. Vedendola non intenzionata a rispondere, continuò. - Tutti sono andati almeno una volta sulla London Eye, dai. Ti giuro, anzi ti prometto, che non moriremo e che... - Sam lo interruppe, con un gesto secco della mano.
- Okay, va bene. Ma ti giuro che se quella cosa precipita - e lo guardò con gli occhi verdi fuoriosi - te la farò pagare cara.
Zayn le afferrò la mano, spingendola verso la fila. Mentre lui pagava i biglietti per entrambi, Sam si godette il contatto della sua mano contro la sua. Era un gesto così spontaneo, così naturale, come se si conoscessero da sempre. Salirono in una di quelle cabine, e quando il moro la chiuse, la ragazza si sentì presa come da un attacco di panico.
- Ti prego, fammi uscire. Ti prego. - iniziò a urlare, mentre la giostra iniziava a muoversi.
Zayn la guardava sbattere i pugni contro i vetri, con gli occhi spauriti simili a quelli di un cucciolo abbandonato.
- Ehi. - il ragazzo le afferrò una mano, tentando di calmarla. - Tranquilla.
La attirò a sè e la strinse in un abbraccio fatto di tremolii e di lacrime da parte di Sam. Le accarezzò la testa con movimenti leggeri e rassicuranti e lei, piano piano, si calmò del tutto, nascondendo il viso nel suo petto. Aveva ragione, era meraviglioso. 
Solo quando sentì la ruota fermarsi con un leggero click, la ragazza riemerse dalle sue braccia. Alla fine, non era stato tanto spaventoso.
- Hai visto? Non sei morta. - disse per lei Zayn, divertito. 

Sam affondò un biscotto nel latte con la mente, come tante volte, a quella scena. E pensò che aveva sbagliato su tutta la linea. 'Ciao' non era per niente una parola banale. Era l'inizio di tutto. E la fine.

- Quando avevi intenzione di dirmelo? Eh? - urlò, lanciandogli contro il giornale letto e riletto. Zayn non accennava a voler parlare. Stava semplicemente lì, a fissarla con occhi vacui e vuoti.
- Aspettavi le mie foto, le nostre foto, in prima pagina per dirmi chi cazzo eri? Merda, rispondi. - le lacrime le scorrevano furiose sul viso, mentre urlava più parolacce di quante ne avesse mai dette in tutta la sua vita. Si sentiva umiliata e tradita. Quello che era stato il suo ragazzo per due mesi, era in realtà un perfetto sconosciuto.
- Cos'è, non parli? Ti hanno tagliato la lingua? E' un peccato, visto che sei una merda di membro di quella merda di gruppo famoso in tutto il mondo. Ma alla fine, perché dirlo alla propria ragazza,eh Zayn? Sempre se ti chiami davvero Zayn. - Sam Pinnock, che amava tantissimo il silenzio, stava urlando come una forsennata a casa del suo ragazzo. O meglio, ex ragazzo. 
Il moro continuava a non rispondere, teneva gli occhi bassi, come un bambino di cinque anni che era stato appena sgridato.
- Sai una cosa? Mi fai schifo. Mi fai schifo! - la gola le stava esplodendo dal dolore, ma a lei non importava. Doveva saperlo, che la disgustava. Lo dovevano sapere tutti. Stanca di starlo a guardare mentre non accennava a volerle rispondere, Sam si incamminò verso la porta.
- E così, mi stai lasciando?
La ragazza si voltò, sorpresa. Gli occhi pieni di lacrime di lui le stavano spezzando il cuore. Aveva solo voglia di piangere, ecco tutto.
- Lo sai, Zayn - iniziò, quasi incomprensibile a causa dei singhiozzi - quando ti ho conosciuto, sono rimasta letteralmente, totalmente incantata. 
Aprì la porta con uno scatto, cancellando i due mesi precedenti con un solo, piccolo movimento.

"E' finito tutto" pensò, davanti agli occhi ancora la foto di Zayn e quella Perrie. "E' stata tutta colpa mia". 
Il campanello, quel campanello che aveva portato solo guai, suonò ancora una volta. Sam non sembrava volersi alzare. Passarono i secondi, e il campanello suonò di nuovo, con più insistenza, martellando nei timpani della ragazza. Sam si alzò, i pantaloni della tuta macchiati di gelato, le pantofole a forma di Pisolo, i capelli simili a una balla di fieno. Aprì la porta, incurante del suo aspetto, con un'enorme lentezza. Gli occhi gonfi e cerchati di nero scrutarono la figura che le si presentava davanti, pensando che fosse solo uno stupido scherzo. Pernsò che forse era la sua stupida immaginazione, che glielo faceva vedere ovunque. Eppure gli occhi nocciola erano proprio quelli. 
- Io non ero incantato di conoscerti, va bene? - si appoggiò con una mano allo stipite della porta, mentre iniziava a parlare, mangiandosi alcune parole per la fretta - io sono incantato ancora adesso da te. Ogni cosa che fai, che dici, come ti sistemi i capelli, gli orecchini che indossi, le maglie floreali, come mangi la pasta, il tuo non mettere lo smalto, gli occhi lucidi mentre guardiamo Shrek, tutto di te, mi ha fottuto il cervello. Te ne rendi conto? Io...cazzo. - sbattè la mano contro il muro, quasi nervoso - prima di addormentarmi penso a te. Lo capisci? Io ti amo con tutto me stesso, e se non ti ho detto della mia vita, è perché ti volevo proteggere da tutti gli insulti e le bugie e il non poter uscire senza un po' di intimità e...
Sam lo interruppe.
- Cos'hai detto? - chiese, stupita. Zayn si guardò intorno un po' confuso.
- Dell'intimità?
- No.
- Di Shrek?
- No.
- Che ti amo con tutto me stesso?
Involontariamente, una lacrima le scese sulla guancia.
- Non voglio sapere nient'altro. 
Zayn si voltò, dispiaciuto, capendo che tutte le sue parole non lo avrebbero mai fatto perdonare. Ma Sam gli corse incontro, e lo bloccò per una mano. Le sue labbra raggiunsero le sue voracemente, mentre le loro dita si intrecciavano con disperazione, mentre le loro lacrime si mischiavano. E rimasero così, a baciarsi nel corridoio di un condominio, con le vecchiette, i bambini e i ragazzi che li osservavano, pensando che l'amore doveva essere proprio bello.

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Sono di nuovo qui c: okay, stranamente mi piace, e la canzone a cui mi sono ispirata (enchanted di tylor swift sdgdf) è meravigliosa.
Hope you liked it c:
  
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