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Autore: VAleMPIRE    10/12/2012    1 recensioni
Questo è l'unico romanzo che sia mai riuscita a finire. Ne inizio molti , ma raramente l' "ispirazione", la voglia e la costanza mi assistono a lungo...
In poche parole , è la storia di un pittore tormentato che finalmente trova in una sola persona la sua musa e, per la prima volta, l'amore.
Ma poi...non posso dirvi altro!
Dal momento che l'ho già scritta tutta ( circa 3 anni fa ho anche partecipato ad un concorso per provare a pubblicarlo nelle librerie ), non tarderò ad aggiornare, se ci sarà anche un solo lettore interessato.
Spero vi piaccia e commentiate sinceramente! Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRENTADUESIMO

 

- E' tutto pronto? - chiese Harry a Meredith bussando alla porta della sua stanza.
- Si, arrivo. - rispose quella uscendo.
Era il 14 Dicembre ed Harry era a un passo da New York, dove, con un po' di fortuna, avrebbe forse finalmente iniziato la sua carriera da pittore. Non era passato neanche un mese da quel surreale pomeriggio alla villa in cui un tempo vivevano i Crossworth, ma Harry aveva già raggiunto, anche grazie all'appoggio della sorella, la cifra sufficiente ad affrontare il viaggio e l'ingresso all' High Accademy di New York. Aveva lavorato sodo guadagnandosi del denaro con diversi impieghi part- time e nel contempo aveva realizzato anche una vasta serie di dipinti. Aveva lavorato durante il giorno e il pomeriggio e dipinto la notte. 
Meredith lo aveva visto distrutto, ma incredibilmente pieno di forze e di volontà. L'idea di cercare fortuna in America le era sembrata più grande di lui, ma aveva fiducia in Harry e avrebbe fatto qualunque cosa pur di renderlo felice. Anche per lei avrebbe potuto avere inizio una nuova vita: se il fratello fosse diventato famoso, lei sarebbe rimasta a New York. Harry le aveva detto che anche se ciò non fosse avvenuto, lui avrebbe scelto di restare comunque in America, perché a Londra aveva troppi ricordi che lo rattristavano. Janet, inevitabilmente, era ancora nei suoi pensieri. Quel dolce viso invadeva anche i suoi sogni, ogni notte, quando dormiva.
- Possiamo andare. - disse Harry dopo aver riposto le valigie e le carpette coi disegni nella macchina di seconda mano che aveva comprato Meredith.
Entrambi diedero un ultimo sguardo a quella che era stata la loro casa di sempre. Meredith, alla guida, non riuscì a trattenere le lacrime. Harry lo notò, nonostante cercasse di nasconderlo.
- Ehi, cosa c'è che non va? - chiese dolcemente.
- Niente ... - rispose lei passandosi le dita sugli occhi - E' solo che ne sentirò la mancanza.
- Eppure pochi mesi fa non hai esitato poi tanto a lasciare Londra per andare a vivere a Las Vegas.
- L'amore mi aveva resa cieca. Credevo che Jake mi avrebbe dato tutto, non mi importava dove saremmo stati ... Ora invece non so cosa mi aspetta ...
- Te lo ridico Meredith, per l'ultima volta: non sei costretta a venire con me se non ti va. Io me la caverò.
- No, non ho intenzione di lasciarti di nuovo solo. L'ho anche promesso a Janet. - replicò la donna commuovendosi.
Dopo entrambi restarono in silenzio, ognuno con pensieri diversi. Guardarono ogni via della città, ogni angolo, parco, villa, locale ... 
Meredith rivisse tanti momenti della sua vita trascorsi in tutti quei posti, tra cui pure la casa di Tracy, alla quale promise che sarebbero rimaste comunque sempre amiche, anche se separate dalla distanza. Harry si rese conto invece di non ricordare tutti gli angoli della sua città: da quando dipingeva usciva di rado o andava sempre negli stessi posti. Era sempre stato un tipo malinconico e trascorreva la maggior parte del suo tempo in casa davanti la tela, immerso in un mondo tutto suo, perso nelle mille variazioni cromatiche della sua tavolozza. L'unico evento che lo aveva scosso particolarmente e lo aveva portato a conoscere una parte nuova della città era stato l'incontro con Janet. Percorrendo la strada verso l'aereoporto, vide la Tate Gallery e per un attimo ebbe la tentazione di chiedere a Meredith di fermarsi per scendere e incontrare Got, probabilmente per l'ultima volta. Meredith lo vide guardare la galleria d'arte e accostò vicino un marciapiede.
- Vuoi salutarlo? - domandò al fratello.
- Come ...? Eh, no, no... - balbettò Harry.
- Sicuro? Sei ancora in tempo se vuoi: il volo è solo tra un'ora.
- No, veramente. Mi ha ferito, non ho più intenzione di rivederlo. Sono sicuro che si sarà già scordato di me. Mi sono voltato istintivamente ... insomma, ci sono venuto tante volte ... Su, o facciamo tardi. - disse il pittore incitando la sorella a partire.
- D'accordo. Non c'è un posto che vorresti rivedere per l'ultima volta?- continuò la donna.
Ad Harry balenò subito nella mente la villa dei Crossworth: quell'immagine non lo aveva ancora abbandonato e lui inoltre aveva ancora sempre con sé la chiave.
La teneva per sentire vicina Janet, che non aveva smesso di amare, dopotutto. Dopo questa riflessione disse di no con la testa. Ripresero così il tragitto senza nessun' altra sosta.

   
 
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