V
CAPITOLO
“Tesoro...Sei
in ritardo!”.
“Lo
so Cloud, lo so!- piagnucolò Eva saltellando da una parte all’altra del loft
ancora in mutande e col telefono incastrato tra orecchio e spalla- Il kimono
non si stira da solo”.
L’amica
sospirò: “Ok, ma muoviti! Io comincio ora a riscaldarmi e Fra è già al suo
violino”.
L’ultima
parte del discorso si perse nell’etere; Eva si stava infilando nel mini-abito,
cercando di non rovinare trucco e parrucco.
Voleva
che quella serata fosse perfetta, Robert sadoveva arrivare nel bel mezzo dello
show e rimanere a bocca...
“Che cosa?! E’ già qui?” la riccia non
celò l’isteria nel tono.
“E’
nella tana di Daniele” Francesca buttò un occhio alle vetrate degli uffici al
secondo piano del locale: da lì il direttore controllava l’andamento della
serata. “Ma non preoccuparti, staranno bevendo come animali...a proposito, bel
vestito!” osservò la bionda con un’occhiata al kimono di Eva, costellato di
fiori di ciliegio.
“Anche
la tua camicia alla koreana non è male” ammise l’amica affrettandosi a passo
svelto dietro la consolle.
“Maledizione,
se le cose cominciano ad andare storte adesso...entro un’ora mi sarò
licenziata” Eva prese possesso del suo microfono; tutt’intorno i clienti del
locale cominciavano ad alzarsi dai tavoli delle cene per lasciare la
possibilità al personale di sgomberare la pista da ballo.
Alla
sinistra della consolle quattro nastri appesi all’alto soffitto si mossero
leggermente; a terra Claudia cominciava a prendere posto per le danze.
La
riccia fece un rapido cenno di saluto all’amica, poi si rivolse all’addetta
alle luci: “Alex, comincia a spegnere i fari principali...accendi i due a luce
rossa...perfetto”. In sottofondo la musica si movimentava e si vedevano i primi
brindisi ai tavolini della discoteca.
Francesca
si raccolse i capelli in uno chignon per evitare che si impigliassero con
l’archetto del violino: la parte rasata della chioma era decorata con un fiore
di loto, disegnato con una rasatura più corta.
Con
un gesto misurato Eva scavalcò il parapetto del palco e accese il microfono.
Era il momento delle frasi di rito: “Grazie per essere con noi stasera, spero
che la cena sia stata di vostro gradimento- sfoderò il suo miglior sorriso,
ammiccante e radiosa come suo solito- Seconda
stella a destra e poi dritti fino al mattino”. L’animatrice si girò verso
le amiche facendo l’occhiolino: amava il loro motto, con cui iniziavano tutte
le serate.
“Questo è il posto dove si può far casino-
continuò alzando il tono, sopra la musica crescente-Benvenuti alla nostra Isola Che Non C’è!”.
Una
musica house mixata da Francesca coprì le grida esaltate della gente e con esse
qualsiasi altro rumore.
Mentre
Claudia si esibiva avvolta nelle spire dei suoi nastri, per lasciarsi cadere e
rimanere morbidamente sospesa per aria, Eva conduceva la sua serata ballando da
un tavolo all’altro, elargendo saluti e dediche al microfono e concedendo di
rado delle brevissime improvvisazioni di canto, a cui Fra rispodeva con gli
arpeggi del violino.
Erano
secoli che non si diverivano così e l’andamento frizzante della serata,
costellata di brindisi e giri di drink extra, non faceva che confermare
l’entusiasmo delle tre amiche.
“Direi
che il nostro nuovo padrone rimarrà a
bocca aperta” commentò la deejay.
“Non
so Fra...finchè non vedo non credo- la riccia bevve un sorso di vodka e si
sedette dietro la consolle- se dovessi confrontare il Downey di giorno con
quello che viene qui di notte al locale...direi che è stregato. Forse dopo la
mezzanotte si trasforma- pensò ad alta voce- una specie di Dr. Jekyll e Mr.
Hyde”.
“No
tesoro, quella sei tu!” scherzò Francesca impugnando le cuffie del mixer.
Eva
rise e scosse il capo: “Ti odio!”. Finì in un sorso il proprio bicchiere e con
una piroetta era di nuovo sul palco, a scatenarsi con il corpo di ballo,
scherzando con i ragazzi che si accalcavano tutt’intorno.
“Wow...”
fu il laconico commento da dietro le vetrate dell’ufficio.
“Già,
è quello che dicono in molti” ribattè soddisfatto Daniele.
Decisamente,
Robert non si sentiva di negare la grandiosità di quello spettacolo; saranno
state...un migliaio di persone, accalcate intorno alla consolle per ballare a
un ritmo scandito nientemeno che da...lei.
“Sa
essere odiosa, saccente e irritante...Ma quando sale sul palco è...- Daniele
aprì le mani per simulare un’esplosione- Bang!”.
L’attore
annuì silenzioso, lo sguardo fisso sulla sala: “E quella...Claude, dove ha
imparato a ballare così?”.
“Nella
stessa scuola di spettacolo dove ha studiato Francis. Proponi qualsiasi tipo di
danza e qualsiasi strumento musicale: loro non ti deluderanno. Sono delle
fuoriclasse, dei geni da palcoscenico- il direttore artistisco scosse il capo-
Non so cosa farei senza quelle tre”.
Robert
fece un mezzo ghigno compiaciuto.
Claude
gli sembrava una farfalla, con quei nastri candidi a farle da ali, e Francis
appariva quasi magica persa com’era tra l’eleganza del suo violino e la grinta
dei pezzi che improvvisava al mixer.
Poi
c’era lei...e il wishkey che l’uomo
stava bevendo prendeva già tutto un altro gusto: il tema della serata era il
Giappone e Gabriele col suo look da geisha lo incarnava alla perfezione. Capelli
cotonati e raccolti sulla nuca, trucco elaborato e un mini-kimono con un
profondo scollo a “V” sul davanti e
sulla schiena.
In
quanto alla parte inferiore...beh, lasciava ben poco all’immaginazione; le
gambe svettanti sui tacchi vertiginosi erano in mostra in tutta la loro
lunghezza.
La
soluzione ai pensieri dell’americano fu accendersi un sigaro e inspirare alcune
boccate di fumo: “Eppure anche ai geni devono essere date delle regole”.
Le
tre e mezza arrivarono incredibilmente in fretta quella notte, non vi era più alcuna
stanchezza o noia nelle risate delle ballerine, delle bariste e dell’intero
personale.
L’allegria
delle tre amiche aveva contagiato tutti, così Daniele rimase quasi stordito
dalla folata di esuberanza che fece irruzione insieme a loro nell’ufficio.
“Diavolo
Claude, mi ero dimenticata di quanto amassi la tua danza” ammise la riccia
sedendosi al bancone e versandosi l’ennesima vodka.
La
diretta interessata mimò un inchino, avvolta nel suo accappatoio: “Grazie,
grazie...se solo qualcuno non avesse stonato con il suo violino...” stava
evidentemente scherzando e la deejay colse l’ironia.
“Ma
se per poco non ti impiccavi, annodata com’eri ai tuoi pezzi di stoffa”.
Un
colpo di tosse deciso fece girare il capo a Eva e successivamente alle altre;
un inaspettto Robert Downey Jr. stava applaudendo in solitaria al terzetto
femminile, che assisteva al gesto con aria basita e leggermente a disagio.
Pure
Andrea, Alex e le altre ragazze presenti smisero di svolgere le proprie
mansioni, intimidite da tale gesto.
Robert
sorrise, sfoggiando insieme al suo sigaro una spavalda mìse composta da camicia
di jeans, pantalone sportivo e sneakers; un pugno in un occhio, se indossato da
qualsiasi altro. Ma lui poteva.
Capì
di avere tutte le attenzioni su di sè e la cosa gli piacque: “Bene bene...Devo
farvi i miei complimenti, non c’è che dire. L’organizzazione è stata
impeccabile, la cambusa ineccepibile e l’incasso di tutto rispetto- enfatizzò
il discorso con una pausa- Non vi avevo ancora viste veramente all’opera
ma...hey, ci sapete fare!”.
Daniele
intervenne rivolgendosi direttamente al team: “Andrea, tu e le altre non avete
sbagliato un drink e la gestione delle file all’ingresso è stata perfetta- alzò
il bicchiere- Direi di fare un applauso alle nostre ragazze”. I presenti
seguirono il suggerimento di buon grado, senza riuscire a sollevare l’atmosfera
pesante lasciata dall’enigmatico attore.
“Claude,
non avevo mai visto nessuno ballare così, dico davvero- le parole di Robert
parvero sincere- e...Francis, giusto? Prima di stasera non credevo fosse
possibile fare quello che hai fatto con il tuo violino”. Le dirette interessate
ringraziarono limitandosi a un lieve sorriso.
Quasi
si sapesse che non era finita, calò un silenzio di tomba. Infatti...
“E
Gabriele...- Robert indicò il vestito- Ti si vedeva tutto, da sotto il palco”.
A
tali parole qualcheduno fischiò, altri bisbigliarono sommessamente; tra il
brusio generale Eva sentì il “Porca
puttana” di Francesca.
“Si
mette male” osservò Claudia fra i denti.
Ma
l’unica vera risata esplose esattamente da lei, Eva, che con allegria
disinvolta scavallò le gambe: “Beh Downey...- iniziò riaccavallando la destra
sulla sinistra, con fare provocatorio- Come hai fatto a vederlo, sei sceso a
verificare di persona?”. Il tutto coronato da un ampio sorriso, che stonava
decisamente con l’astio del tono di voce.
Mentre
le due amiche della riccia si limitavano a sbiancare, altri fischi
d’approvazione si sollevarono dal piccolo gruppo sparso del personale.
Dall’altra
parte della barricata Robert non fece altro che riaccendersi il sigaro, prima
di parlare nuovamente: “Beh, vedi bambolina....Sono il proprietario di questa
attività e da bravo imprenditore devo, per così dire...vedere la situazione da
diverse prospettive”. Insieme alle ultime parole un denso fumo gli uscì dalle
labbra e lo avvolse per un attimo. Un singolo attimo in cui Eva deglutì
rumorosamente, stringendo la mandibola fino a far scricchiolare i denti.
Il
pugno attorno al bicchiere rischiò di frantumarne il vetro; un singolo attimo,
poi Robert fu di nuovo visibile dietro alla sua cortina da tabagista e il volto
della ragazza tornò a calzare il solito sfrontato aplombe.
“Ok
gente, un giro gratis per tutti!” le parole di Daniele distolsero
definitivamente le attenzioni degli spettatori dal teatrino tragi-comico dei
due personaggi.
Ben
consapevole della bomba che aveva fatto esplodere, l’attore si avvicinò
lentamente al bancone, dove stazionavano le tre inseparabili.
Con
un’occhiata fugace Eva fece intuire a Claudia e Francesca che voleva essere
lasciata sola per quel tête a tête; poi sa appoggiò al bancone del bar con
schiena e gomiti: “Sii sincero Downey- finse un’espressione divertita- Non
riesci proprio a digerire il fatto di non andarmi a genio”.
Lui
si strinse nelle spalle masticando il mozzicone del sigaro: “Sono ricco, famoso
e sexy. Non vedo come sarebbe possibile il contrario”.
Eva
abbassò lo sguardo: “Non puoi pensarla davvero così”.
“Perchè
no?”.
“Non
ci credo”.
Pausa.
Il laconico botta e risposta della ventenne era riuscito a scalfirlo? Forse
nelle parole, ma l’atteggiamento dell’attore rimaneva strafottente come al
solito.
Nemmeno
ora che il suo sguardo percorreva i lineamenti fini del viso di lei, per
scendere lungo il collo fino alla profonda scollatura, che lasciava in vista un
ampio lembo di pelle a un soffio dalla linea del seno, senza però scoprirlo...
“Nastro
adesivo”.
“Come
scusa?” le dure parole di Eva risvegliarono l’uomo dalla propria
contemplazione.
Eva
scese dallo sgabello: “Se ti stai chiedendo come mai il kimono non si apra
lasciandomi nuda, la risposta è...nastro
adesivo” con il bicchiere alla mano passò dietro al paravento dove stavano
i rifornimenti di alcolici.
Mentre
rabboccava la vodka, il tonfo di un bicchiere sul ripiano la fece sussultare:
ancora lui. Ma questa volta non gli diede modo di autocompiacersi e mantenne lo
sguardo fisso su ciò che stava facendo.
“Tutti
hanno dato il massimo stasera. Da parte tua non ho visto la
stessa...dedizione”.
La ragazza soffocò una risata di scherno: “Mi
vorresti insegnare come fare il mio lavoro, Downey?”.
Il
ghigno che ebbe di rimando le fece accapponare la pelle, non per il gesto in sè
ma perchè sentì distintamente il fiato di lui nell’incavo del collo.
Robert
era ora alle sue spalle, pericolosamente vicino: poteva annusare l’odore di
tabacco del suo sigaro, misto a un profumo molto costoso che ben si sposava col
sentore di whiskey del suo alito.
La
ragazza dovette farsi violenza per evitare di strofinarsi le braccia, in preda
a un brivido gelido...o bollente.
“Tesoro,
credo di poterti insegnare molto sul mondo dello spettacolo. E visto che sono
il tuo capo, posso addirittura ordinartelo”.
Qualcosa
toccò l’orecchio di Eva, che sussultò quando si reste conto che si trattava
delle labbra di lui.
“Devi
cantare”.
Mai
parole furono più temute; Eva inghiottì un grido di sorpresa e si girò su se
stessa a fronteggiare il nemico: “NO”.
Lui
era ancora lì, non aveva allontanato le distanze, quindi il volto della riccia
si trovava a un palmo dal suo; Robert ne rimase sorpreso. Il whiskey aveva
bruciato le tappe intermedie. D’altronde le vie di mezzo non gli erano mai
piaciute, neanche da sobrio.
“Oh,
sì che lo farai...” fu la compiaciuta constatazione dell’attore; ad
accompagnare tali parole la lingua gli guizzò tra le labbra, lasciva come se
stesse leccando parti ben più intime e sensibili del proprio labbro.
Eva
rimase immobile: aveva visto una volta un documentario sui serpente a sonagli.
Il suono della coda manteneva ferme le prede, a metà tra il terrorizzato e
l’ipnotizzato.
Si
sentiva così, un topo in trappola, con la maledetta tentazione di lasciarsi
avvolgere tra le spire del suo aguzzino.
Robert
si sporse in avanti causando la sua reazione all’indietro; nell’inarcarsi con
la schiena la scollatura del kimono si aprì leggermente, con il suono colloso
del nastro adesivo che non prometteva niente di buono.
Bastarono
uno, due respiri affannosi e la copertura cominciò a cedere.
L’occhio
di Robert cadde sul decolletè della ragazza e il lato destro della bocca si
piegò in una smorfia divertita; allungò una mano per staccare un pezzo di
nastro venuto allo scoperto e questo non fece altro che scatenare la tensione
di lei, repressa fino a quel momento.
Con
un colpo del dorso della mano Eva allontanò quella di lui, lasciandolo di
stucco. Tale gesto aveva sì evitato il contatto fisico diretto, ma aveva
definitivamente guastato l’impeccabile scollatura da geisha.
Priva
di parole, Eva tornò a immobilizzarsi: era consapevole di essere mezza nuda, ma
aveva apparentemente perso ogni forza per reagire.
Era
forse questo l’obiettivo del suo carnefice?
Robert
dal canto suo rimase inizialmente contagiato dall’immobilità di lei, gli occhi
fissi nelle iridi grigie della ragazza; per questo Eva non si attentava a
muovere muscolo. Temeva che al minimo cenno quella posizione di stasi si
interrompesse, facendo calare lo sguardo dell’uomo più in basso.
Tutt’a
un tratto la mano ancora a mezz’aria di lui percorse a ritroso la traiettoria
di poco prima; con un gesto lieve e misurato strinse tra l’indice e il pollice
un lembo scomposto di stoffa...per poi ricoprire la spalla rimasta nuda. La
seta fece attrito sulla pelle del seno strappando un gemito alla ragazza.
Con
quel gesto il respiro tornò a riempire i polmoni di Eva e il cuore riprese ad
assordarla con i propri battiti.
L’attimo
di –malefica?- magia era svanito; ormai non più vittima degli eventi, la riccia
deglutì diverse volte benchè non avesse alcuna intenzione di proferir parola.
Fu
robert a prendere le redini della situazione: rientrò in possesso del bicchiere
di whiskey mentre con l’altra mano riaccendeva il sigaro.
Sollo
alla fine buttò l’occhio nella scollatura ormai ricomposta: “Bel piercing”. Poi
scomparve nella sala.
Ok, ok...ammetto che il mio mostruoso
ritardo è imperdonabile, ma ho avuto un mese piuttosto intenso, emotivamente
parlando...e mi sono trovata a zero con le energie.
Pian piano vedrò di ritornare in sella:
spero che il capitolo e la foto che ho allegato possano essere sufficienti per
farmi perdonare.
Un grazie a chi si è aggiunto nei commenti,
in particolare a Deaths
Head Moth che ha inserito la storia nelle seguite.
A prestissimo!