Capitolo
sei_ Ophale.
In
verità, quella notte nessuno toccò i manoscritti
che Nicolai aveva portato
dalla città. Tutti erano decisamente provati dalle fatiche
della giornata.
Ellis dormì finché la luce non rese troppo chiara
l’atmosfera della tenda,
ferendole gli occhi. Si mise a sedere fra le lenzuola del basso letto
da campo,
chinandosi per sbirciare dietro il paravento i letti dei suoi custodi:
Haiduc
dormiva supino, le braccia incrociate sul petto, sereno, ma il letto di
Nicolai
era vuoto. Senza far rumore, Ellis si alzò, coprendo la
camicia da notte
fluttuante con uno scialle multicolore, ed uscì dalla tenda.
Il sole
era ancora basso sull’orizzonte dell’alba, eppure
faceva già caldo. Nicolai
sbadigliò sonoramente, stiracchiandosi come un gatto. Meno male che volevo stare sveglio tutta la notte
per leggere… un
formicolio alla nuca lo fece girare in direzione della tenda: Ellis,
avvolta
nello scialle che le aveva regalato qualche giorno prima, camminava
verso di
lui.
<<
Buongiorno principessa >>, la salutò Nicolai,
inchinandosi buffamente
nella sua direzione. << Dormito bene? >>
Ellis rise piano, facendo
a sua volta un goffo inchino maschile, e sorridendo raggiante verso di
lui.
<< Divinamente. E tu? >> Gli chiese,
schermandosi gli occhi dal
sole e guardano la Piana di Winscott tingersi di rosa e bianco. Era una
pianura
larga e piatta, quella che si estendeva davanti alla città.
Si estendeva fino
alle foreste di mangrovie e paludi in cui Haiduc aveva vissuto per
circa un
anno assieme ai pescatori, per poi lasciare il posto al mare sconfinato
noto
come Oceanus, o Oceano. Ma in quel momento, Ellis non poteva vedere
altro che
una grande tavola di terra candida e già rovente, che si
estendeva a perdita
d’occhio, tinta dei colori dell’alba.
<< Che spettacolo stupendo >>,
constatò lei con un sospiro. Nicolai annuì,
incrociando le braccia sulla
camicia sbottonata. << Winscott e la sua Piana sono noti
per le albe
spettacolari e i tramonti memorabili. >> Le disse,
inspirando aria
tiepida. All’improvviso, lo travolse l’orgoglio di
appartenere a quel popolo. Che terra
meravigliosa che è questa,
pensò, lasciandosi trasportare dai ricordi a casa, nelle
Coorti interne, a
Langued’Och.
La
terra
fertile e scura, i vigneti prosperosi sulle colline simili a seni
sensuali, la
gente cordiale, il castello tozzo e protettivo, con i suoi servi, e una
brocca
di vino speziato sempre pronta in foresteria…
<< Lo sai, vero, che
dovrò fare a te la stessa cosa che ho fatto ad Haiduc?
>>
Le
parole di Ellis spezzarono il filo delle immagini, facendo ripiombare
Nicolai
al suo fianco, lontano anni e leghe dalla sua terra natia. Schiarendosi
la gola
annuì, serio. << Certo che lo so.
>> Disse, voltandosi verso di
lei. << Anzi: dovrai fare questo e ben altro, se vorrai
capire la portata
delle tue capacità. >> Lei assunse
un’aria perplessa.<< Ben altro?
>> Lui si strinse nelle spalle. << Immagino
che i tuoi poteri
vadano oltre che leggere il ricordo delle persone, sai?
>> Sorrise alla
sua espressione stupita. << Ci sarà stato un
motivo per cui gli abitanti
di Xeris hanno dominato le Terre di Narba, nei Tempi Antichi. Non
credi?
>> Ellis lo fissò con gli occhi sgranati.
<< … dominammo qui?
>>
Nicolai
ridacchiò, ricordandosi che Ellis nulla sapeva delle
leggende del suo mondo.
<< Be, ormai è passato così tanto
tempo che verità e leggenda si
sovrappongono. E’ quasi impossibile distinguere
ciò che è reale dalla pura
invenzione fantasiosa. >> Le fece l’occhiolino.
<< Quando nelle
Terre di Narba i miei antenati vestivano ancora col perizoma
c’era, aldilà
dell’Oceanus, una civiltà che vestiva di oro e
metallo ed usava una forma di
energia a noi sconosciuta, così potente che era in grado da
far librare navi
nel cielo e illuminare a giorno la notte. Quella, bellezza, era Xeris. >> Fece una pausa ad
effetto, godendosi l’espressione rapita sul viso di Ellis.
<< Nessuno sa
come fecero ad ottenere un simile grado di coscienza e
civiltà, ma una leggenda
narra che quel potere venne dal cielo,
proprio come te. >> Ellis annuì in silenzio,
invitandolo con lo sguardo a
continuare. << … in
un turbine di
fulmini, la Forma si fece spazio in loro, infondendo in ognuno di essi
la
coscienza necessaria per sopravvivere e comprendere quanto gli era
stato donato.
>> Recitò Nicolai con voce impostata.
<< Vedi, quanto ho appena
citato è un piccolo verso di ciò che i
cantastorie narrano nelle fiere di
paese, di luogo in luogo, di anno in anno, invariatamente: La Canzone
di Xeris.
E’ così da sempre e così per sempre
sarà. >> Ellis annuì, pensierosa.
<< Comprendere, hai detto? >>
<<
Si, comprendere quanto gli era stato donato dalla Forma.
>> Ellis annuì
ancora, l’indice sulle labbra segno di concentrazione
massima. << Ma
cos’è la Forma? >>
<<
Sapevo che l’avresti chiesto. >> Nicolai
ridacchiò. << Tutti i
bambini che sentono la Canzone per la prima volta lo chiedono.
Comunque,
nessuno conosce il vero senso della Forma di cui canta la canzone. Si
sa solo
che essa entrò negli abitanti di Xeris, infondendo in loro
poteri e capacità e
dando anche ad essi la forza di comprenderli e ricordati, cara, che
quando capisci una cosa la sai anche
dominare. >> Ellis
annuì.
<< Gli
diede il potere. >>
Concluse, facendo
sorridere Nicolai di soddisfazione. La Stella
è sveglia, gli Dei siano lodati…
<< Esatto, Ellis, vedo che hai
capito. >> Fece una pausa ad effetto, puntando gli occhi
azzurri sul
cielo sgombro e accecante. << Ebbene, essi usarono il
potere della Forma
per accrescere i loro domini. Giunsero dal cielo cavalcando navi
volanti,
indistruttibili come il diamante e luccicanti come l’oro, e
mossero guerra ai
miei antenati proprio qui, su questa piana. >> Nicolai si
chinò,
prendendo fra le mani una manciata di terra candida e mostrandola ad
Ellis.
<< Vedi? Questa terra ora è bianca, ma nelle
Cronache e nella canzone si
narra che rimase rossa di sangue per ben un secolo, tante le vite che
erano
state spezzate nel corso della Battaglia della Piana. >>
Ellis
annuì, prendendo fra i polpastrelli un po’ di
polvere. Rossa di sangue…
rabbrividì dall’orrore. << E come
andò a
finire? >> Nicolai si strinse nelle spalle.
<< Come poteva finire?
I nostri antenati usavano ancora pietre e legno, mentre quelli avevano
dalla
loro il potere della Forma e gli Dei sanno quali capacità,
non ne parlano
nemmeno i cantastorie e le Cronache. Divenimmo i loro schiavi,
più simili a
bestie che a uomini, ecco come andò a finire.
>> Sospirò. << I
maghi, nome con cui gli abitanti di Narba chiamavano i dominatori,
regnarono
per molti anni, secoli, usando le Terre di Narba come granaio e recinto
sacrificale. >>
<<
Recinto sacrificale?
>> A
quella parola misteriosa e inquietante, Ellis tremò.
<< Che significa?
>> Nicolai scosse il capo e le sistemò
affettuosamente lo scialle sulle
spalle minute, alzando poi un dito al cielo per sottolineare il
rintocco di una
campana, proveniente dal recinto delle mura cittadine. <<
Hai sentito? Le
porte stanno per essere aperte e Kie
sarà qui tra pochi istanti … Non
è il momento opportuno per parlare di
queste cose, Ellis. >> La prese per mano, accennandole
alla tenda.
<< Oggi pomeriggio, dopo la visita quotidiana, da soli
con Haiduc,
continueremo con questo discorso. Intesi? >>
Ellis
annuì, camminando mano nella mano con lui verso la tenda.
<< Intesi,
Nicolai. >>
<<
E non una parola di tutta questa storia con i Frati
dell’ordine o con Kie.
>> Si portò un dito alle labbra, sottolineando
la segretezza delle loro
dichiarazioni. << Proprio come i fatti di ieri, deve
restare tutto
segreto. Nessuno sa come potrebbero reagire se sapessero che
probabilmente sei
una maga… E se il Maestro Astrologo ti chiede qualcosa
riguardo i libri, digli
che vogliamo iniziarti alla cultura delle Terre di Narba.
>> Lei inarcò
un sopracciglio, scettica, dondolando le mani intrecciate al ritmo
della
camminata. << Pensi che ci crederà? Il Maestro
Astrologo mi sembra più
sveglio degli altri… >> Nicolai proruppe in
una sonora risata, facendola
sorridere. << No, anche secondo me non ci
crederà, ma è la stessa cosa
che dissi ieri per accedere alla biblioteca reale, ed è una
scusa più che
plausibile, quindi usala, e cerca di essere convincente.
>> Si lisciò i
baffi con cura. << Ecco una lezione per te, piccola: usa
la menzogna con
cautela, ma non temere di usarla. Se mischiata ad un po’ di
verità, è meglio
della verità stessa. >> Ellis si strinse nelle
spalle. << Non mi
sembra una lezione molto “ pulita”, Nicolai, ma
vedrò di apprenderla e usarla
con cura. >> Lui annuì, mentre dalla tenda
sbucava Haiduc con aria
assonnata.
<<
Buongiorno. >> Li salutò con voce bassa quando
furono vicini, restando
all’ombra della tenda. Ellis gli sorrise, ricambiando il
saluto. <<
Dormito bene? >> Haiduc sbadigliò sonoramente,
la mano davanti alla
bocca. Fece scorrere gli occhi piccoli di sonno da lei a Nicolai.
<< Di
cosa stavate confabulando? >>
Il
biondo si strinse nelle spalle. << La Stella era curiosa
di conoscere
qualcosa in più su Xeris, fratello. Le ho raccontato
qualcosa, ma siamo stati
interrotti dalla campana del mattino. >> Ellis
annuì. << Abbiamo
interrotto il discorso per riprenderlo oggi, quando non ci
sarà altra
interruzione se non la notte stellata. >> Haiduc
annuì. Quindi, abbiamo una
pista… finalmente,
possiamo iniziare.
Nel
frattempo, Kie usciva dalle mura e li salutava col braccio alzato.
Fecero
colazione mentre Kie preparava la tinozza per Ellis, borbottando
riguardo la
situazione disastrosa dei capelli della Stella: infatti, dal pomeriggio
prima,
Ellis non li aveva più toccati e si era svegliata quella
mattina con, al posto
delle fluenti ciocche bionde, un cespuglio di nodi dolorosi da
sciogliere.
<< Che questo vi sia di lezione! >> La
sgridò la buona donna, una
ragazzona sulla trentina che aspettava il secondo figlio. Aveva mani
leste e
delicate, Kie, ma in quanto alla lingua era senza freni. Le
agitò un dito sotto
al naso, mentre Ellis arrossiva di imbarazzo. << Ma Kie,
mi faceva
davvero male… >> La donna versò
acqua fresca nella tinozza, fulminandola.
<< E dovevate ridurvi i capelli in questo stato?
Sentirete che male a
districare quei rovi, signorina! >> Sbraitò,
ma rendendosi conto di aver
esagerato, le carezzò le guance con delicatezza.
<< Sono stata brusca con
voi, dovete scusarmi. Ma vedervi rovinare una simile bellezza mi manda
in
bestia, ecco! >> L’aiutò a
spogliarsi, nascosta dal paravento, e ad
entrare nella tinozza. Ci volle parecchio tempo prima che i capelli di
Ellis
tornassero alla consueta lucentezza, ma infine ce la fecero: le
biondissime
ciocche le arrivavano fino ai reni, ancora umide di acqua, mentre una
tunica
senza maniche color zafferano le cadeva dolcemente sulle forme acerbe.
Indossate le scarpette di tela che Kie le aveva portato quel giorno,
Ellis uscì
dalla tenda, ricevendo complimenti da entrambi i suoi Guardiani, che
avevano
sistemato una stuoia e un tavolino all’ombra della tenda per
aspettarla
comodamente. Dopo poco, arrivarono i medici, che la visitarono con la
solita
accuratezza e confermarono i suoi progressivi miglioramenti. Mastro
Wulfric fu
ovviamente l’unico ad accorgersi dei libri, impilati in un
angolo della tenda. <<
Vi interessate del nostro popolo? >> Chiese, prendendo
fra le mani un
volume manoscritto dall’aria antica. << Geografia e storia di Narba, eh?
Interessante… >> Ellis,
annuì, nascondendo il nervosismo con un sorriso affettuoso.
<< Come posso
entrare a far parte del vostro mondo se nulla so di voi e della vostra
storia?
>> I Frati commentarono positivamente
l’interessamento della ragazza per
il mondo di cui era ospite e anche il Maestro Astrologo
acconsentì, ma
un’occhiata furtiva prima di dileguarsi fece credere ad Ellis
che sapesse molto
più di quanto lasciasse a intendere…
rabbrividì, pensando di essere scoperta.
Un
piacevole vento si era alzato nel primo pomeriggio, quindi decisero di
iniziare
le “ lezioni “ all’aria aperta. Ellis si
mise seduta con i talloni sotto al
sedere, ben eretta, aspettando che Haiduc e Nicolai portassero fuori
una decina
di libri a testa. Si trovava all’ombra della tenda, seduta
davanti al tavolino
basso e circondata di cuscini. Era semplicemente entusiasta: era dal
discorso
di quella mattina che aspettava quel momento e , anche se lo sapeva che
la loro
ricerca sarebbe stata molto lunga, non vedeva l’ora di
iniziare a lavorare.<<
Cos’è tutta quella carica? >> Chiese
Haiduc, scaricando i libri sul
tavolino. Il legno scricchiolò, mentre Ellis lo guardava con
aria
interrogativa. L’Albeis
scosse il capo,
legandosi i capelli lunghi in un codino sulla nuca. <<
Sono sicuro che
non ci hai pensato, Ellis. >> Si sedette davanti a lei,
rimboccandosi le
maniche della camicia sugli avambracci candidi. La fissò,
dispiaciuto. <<
Non hai pensato che, se non sei di questo regno, non sai leggere la sua
scrittura? >>
La frase
ebbe l’effetto di una sciabolata al basso ventre. Ellis si
sentì svuotare,
mentre un freddo improvviso le gelava l’entusiasmo infuocato
di un attimo
prima. Lei non era di quelle parti…
Lacrime improvvise
le punsero gli occhi,
sorprendendola per la loro prontezza. Lei
non sapeva leggere. Che stupida. Singhiozzò piano,
mentre Nicolai la
guardava con aria comprensiva dall’imboccatura della tenda,
la pila di libri in
mano. << Ti insegneremo, Ellis. >> Le disse
con fare calmo,
avvicinandosi per posare i libri. Haiduc, preso dai sensi di colpa per
essere
stato così diretto, si era accucciato vicino a lei.
<< Non è difficile,
sai? >> Sussurrò, mentre Ellis cercava di
riprendere il controllo. Lei lo
guardò con gli occhi color grano, liquidi. <<
Ma abbiamo così fretta…
>> Sussurrò, spezzata. << Io
ho fretta… >> Haiduc le posò una
mano sulla testa, accarezzandole i
capelli con aria affettuosa. << Ma dove vuoi andare?
Ricordati, la
pazienza è la virtù dei forti, Ellis, e tu hai
bisogno di essere forte.
>> Nicolai si sedette accanto a lei, sorridendole a sua
volta e parlando
piano, come con un bambino che non capisce. << Ci siamo
qui noi, Ellis,
noi. Basta e avanza. >>
I
manoscritti erano antichi e bisognava fare attenzione a voltar le
pagine, che
si staccavano con incredibile facilità. Ellis, dopo aver
bevuto un po’ di Cha
per calmarsi, prese un piccolo volume tra le mani, girandolo e
rigirandolo,
osservandone i dettagli. << Non ricordo di averne mai
visto uno. >>
Disse a bassa voce, aprendolo. Osservò le parole, che altro
non erano che segni
rossi sulla pergamena ingiallita, ammirando l’eleganza con
cui erano state
tracciate. Facendola trasalire, Haiduc le prese delicatamente il libro
dalle
mani e lo girò. << Questo è il
verso giusto. >> Le disse con un
sorriso, tornando poi a leggere. Ellis arrossì, imbarazzata.
I suoi due
protettori erano intenti nella lettura silenziosa, mentre lei non
sapeva che
cosa fare. << Come funziona la lettura? >>
Chiese curiosa,
sfogliando piano le pagine. << Cioè, cosa si
deve fare? >> Nicolai
non diede segno di voler rispondere, continuando nella lettura
interessata di Leggende e dintorni.
Haiduc lasciò
andare il libro e iniziò a prepararsi una sigaretta,
pensieroso. << Be,
la lettura è un atto in cui la tua mente deve decifrare dei
segni che
corrispondono alle lettere di un determinato alfabeto. >>
Leccò il bordo
della carta, lisciandolo con l’indice affusolato. Ellis era
incantata da quel
gesto. << E le lettere sono i componenti di tutte le
parole. >>
Continuò l’Albeis. << Quindi, si
tratta di decifrare le lettere, unite
nelle parole, e comprenderne il significato. >> La Stella si lisciò una
ciocca di capelli, pensierosa.
<< Non sembra difficile… >>
Haiduc sospirò, usando una delle
candele sul tavolo per accendere la sigaretta. << Guarda
che ho capito il
tuo gioco, Ellis. >> Sbottò, facendola
sogghignare. Guardò Nicolai,
sempre più concentrato nella lettura, e sospirò
di esasperazione. << E va
bene, ho capito: ti insegnerò a leggere,
d’accordo? Ma sappi che rallenterà le
ricerche. >> Le scoccò un’occhiata
di sfida, aspirando una boccata di
fumo mentolato. << A meno che tu non sia così
brava da apprendere in un
paio di giorni, si intende. >> Ellis sorrise con
entusiasmo sfrenato,
battendo le mani come una bambina felice. <<
Sarò la migliore allieva
della tua vita, Haiduc! >> Nicolai finalmente si
riscosse, alzando lo
sguardo dal suo libro. << Che succede? >>
Chiese, con un sorriso da
perfetto bugiardo. Haiduc roteò gli occhi al cielo, mentre
Nicolai e la Stella
ridevano prima piano poi sempre più di gusto.
<< Andate al diavolo.
>> Borbottò, alzandosi, << Tutti
e due. >> Si diresse con
aria imbronciata verso la tenda, ma quella era solo una maschera e in
fondo
anche gli altri lo sapevano. Erano secoli
che non mi sentivo così felice.
Presa
una pergamena e dell’inchiostro, Haiduc iniziò
Ellis ai segreti della lettura.
Tracciò le 26 lettere dell’alfabeto di Narba,
spiegandole che le lettere
corrispondevano ai suoni che componevano le parole. C’erano
cose come gli
accenti e le dieresi, ma quelli li omise per rendere la lezione
più spedita.
Ellis, dal canto suo, dimostrava una notevole capacità di
apprendimento e, nel
corso della serata, riuscì a leggere qualche pagina,
chiedendo però continue
spiegazioni sulle parole nuove o sulla fonetica di certe lettere.
Haiduc e
Nicolai avevano continuato a leggere, senza però trovare
niente di
interessante. La giornata si concluse con Ellis che andò a
dormire prima del
solito, esausta.
<<
E’ sveglia. >> Disse Nicolai, sbuffando fumo
dalle narici. Haiduc annuì,
fumando a sua volta. << Già. >>
Erano usciti per non disturbare il
riposo della Stella, chiacchierando delle ricerche e confrontando i
dati
trovati. Nicolai sorrise.<< Hai mi visto qualcuno
imparare a leggere in
un giorno? >> Domandò, gli occhi luccicanti di
orgoglio. Haiduc sorrise a
tutto quel sentimento, e gli diede una leggera gomitata.
<< Cos’è
quest’atteggiamento da mamma chioccia? >>
Chiese, ridacchiando, ma in
verità si sentiva esattamente come Nicolai. <<
Anche io sono fiero di
lei, dio solo sa quanto. >> Rimasero in silenzio per un
attimo,
contemplando le mura cittadine. << E’ una
sensazione esaltante, non trovi?
>> Chiese all’improvviso Haiduc, la sigaretta
che si consumava piano fra
le dita, << Vedere come una creatura che tutti credevano
finita si sia
ripresa in questo modo e dimostri queste capacità.
>>
Nicolai
sorrise alla luna, sospirando. << Ed è
così bella… >> La frase
punse Haiduc sul vivo, ricordandogli le sensazioni che aveva provato il
giorno
prima mentre lei gli accarezzava i capelli. Si accarezzò la
testa, cercando il
suo calore. Nicolai notò il gesto, sorridendogli con
sincerità. << Credo
che tu ti stia innamorando di lei. >> Gli disse, sereno,
guardando
l’amico e compagno arrossire lievemente alla luce della luna.
<< Non c’è
niente di male, Haiduc. Un po’ di amore è quello
che ti salverà. >>
<<
Ma piantala. >> Sibilò l’Albeis,
infastidito dalla piega del discorso.
<< Non posso innamorarmi di lei. >>
<<
Non puoi? >> Nicolai ridacchiò, rimestando con
un bastoncino nel
fornelletto della pipa. << E chi te lo impedisce? Io?
>> Continuò a
ridacchiare sotto lo sguardo astioso di Haiduc. Alla fine
tornò serio. <<
Io credo che non ci sia niente di male in questo, amico, e te le dico
non per
mio sollazzo, ma perché lei lo domanda. >>
Haiduc inarcò le sopracciglia,
perplesso. << Lo domanda? >>
<<
Ma certo che si! >> Esclamò Nicolai, roteando
gli occhi al cielo <<
E’ lei che ti domanda amore, no? >>
Sgranò gli occhi, come se fosse
davanti a qualcosa di incredibile. <<
Non dirmi che non hai notato come ti guarda, Haiduc.
>>
<<
Guarda me esattamente come te, Nicolai. >>
Brontolò lui, incrociando le
braccia sul petto, infastidito dal battito accelerato del proprio
cuore. Ma che diavolo mi prende? Sembro un
imberbe…
<< E in ogni caso, io sono troppo vecchio per lei.
>> Nicolai
fece spallucce. << E chi ti
dice che non abbia più anni di quanto ne dimostri? Io credo
che- >>
Un
frusciò improvviso interruppe il discorso di Nicolai,
facendoli scattare
sull’attenti. Si guardarono, in una muta richiesta di
conferma. Attesero
ancora, e il fruscio si ripeté nuovamente. Ad Haiduc si
chiuse lo stomaco. Dio, fa che non sia Ellis,
fa che non abbia
ascoltato tutto… Nicolai scostò appena
la tenda, spiando dentro la fievole
oscurità. Corrugò la fronte, facendo cenno ad
Haiduc di guardare a sua volta.
Silenzioso, egli aprì uno spiraglio nella stoffa e
lasciò che i suoi occhi si
abituassero al buio, frugando in cerca della fonte del rumore. Si
stupì nel
vedere Ellis di schiena, in camicia da notte, seduta al tavolino, a
fare
qualcosa che non riusciva a vedere. Con un cenno del capo, entrambi i
Guardiani
entrarono nella tenda, evitando accuratamente di far rumore. Nel
silenzio
irreale, si sentiva soltanto il grattare di qualcosa su una superfice.
Ormai
vicini, videro che la Stella aveva fra le mani una piuma, nera. Ma quella piuma era bianca,
pensò
Nicolai, per poi accorgersi che anche il tavolo, che
nell’oscurità chiara era
solitamente grigio scuro, era nero. E’
inchiostro. Allora lo notarono: la boccetta era rovesciata
vicino alla
teiera ed Ellis aveva le mani e parte della camicia da notte neri
d’inchiostro,
mentre continuava a scrivere-
perché
stava scrivendo- sulla pergamena sotto di se, satura di
segni. Haiduc e
Nicolai si guardarono, incerti sul da fare, mentre Ellis continuava a
scrivere,
come posseduta. Nicolai si chinò accanto a lei, cercandole
il viso fra i
capelli. Si stupì di vederla addormentata. E’
sonnambula? Stava
per alzarsi e
riferirlo ad Haiduc, quando la Stella si volse verso di lui e gli
afferrò il
collo, stringendolo con una forza impossibile per le sue minute membra.
Haiduc
scattò in avanti, ma Ellis lo scagliò lontano da
loro con un semplice gesto
della mano. L’Albeis atterrò contro il paravento,
schiantandosi a terra fra
cocci di legno e vetro. Nicolai ansimava, sconvolto e impaurito, in
cerca di
aria << Ellis… >> La Stella si
alzò in piedi, trascinando Nicolai
con sé. Tese il braccio verso l’alto, facendogli
staccare i piedi da terra.
Aprì gli occhi, fissandolo con le orbite ribaltate.
<< Ellis…mi stai…
strozzando… >> sibilò ancora
Nicolai, le mani attorno a quella di Ellis.
Iniziò a scalciare, cercando di colpirla, ma invano.
Cercò di vedere Haiduc, ma
vedeva solo il suo corpo abbandonato, e poi non riusciva più
a distinguere le
forme, l’aria era sempre minore…
concentrò tutti i suoi sforzi nella ricerca
dell’aria, mentre il fiato di un’altra persona si
mescolava al suo, lo stesso
ansimare, e il frammento gli esplose nella testa
mentre la
mettevano in quella
cabina stretta, nuda e debole, imbottita di chissà quali
droghe. Vide uomini
che si affacciavano su di lei, i visi coperti di mascherine bianche e
gli occhi
a specchio che riflettevano la sua immagine. Allargò gli
occhi, perdendosi
nella visione di se stessa. Era lei, era Ophale… e aveva una
missione da
compiere prima che il vetro si chiudesse, lasciandola in
un’oscurità umida.
Qual’ era la missione, poi ?
L’aria
tornò a circolare nei polmoni di Nicolai nel momento esatto
in cui toccò terra,
pesante come un macigno dopo quegli attimi di morte apparente. Per un
attimo,
il suo cervello fu troppo occupato a prendere ossigeno in poderose
boccate per
preoccuparsi di qualsiasi altra cosa, fosse anche di Sua
Maestà in persona. Fu
il rumore di qualcosa che cadeva pesantemente a terra a scuoterlo,
costringendolo a rimettere a fuoco la realtà. Ellis, la sua,
la loro Ellis, era
a terra, scomposta e disarticolata, profondamente addormentata. Si mise
a
sedere, massaggiandosi il collo, ancora sconvolto da quello che era
successo.
Mosse lo sguardo dal tavolo, a Ellis, al paravento, dove il corpo di
Haiduc
giaceva ancora, inerte. Con estrema difficoltà, evitando
accuratamente di
svegliare Ellis, Nicolai raggiunse il compagno, trovandolo abbandonato
sui
resti del paravento di legno. Un taglio stillava sangue
dall’attaccatura dei
capelli, mentre frammenti di specchio erano conficcati nella carne del
braccio
destro, quello con cui aveva frantumato il vetro, salvandosi il viso,
gli occhi
e anche la vita. Se avesse troncato la
giugulare… Haiduc aprì gli occhi solo
allora, fissandoli in quelli
dell’amico . Lo riconobbe dopo un po’ e quando lo
fece si mise a sedere di
scatto, sibilando di dolore: aveva puntellato il gomito sul vetro.
<< Sei
vivo. >> Constatò in un sibilo, toccandosi la
ferita alla testa. <<
E anch’io. >>
Allungò il collo e
guardò Ellis dormire come una bambina sul tappeto, lercia di
inchiostro.
Ma
che diavolo è successo? << Credo
che si sia svegliata, Haiduc.
>> La voce flebile di Nicolai lo riportò nella
realtà.
<<
Svegliata? >>
Nicolai
deglutì dolorosamente. << La vera Ellis. Ha
preso il sopravvento e-
>> Si bloccò, sconvolto (
la
debolezza delle droghe, la nausea, l’oscurità
umidiccia e calda… ) <<
E io l’ho vista.
>> Guardò
Haiduc a bocca aperta. << Ho
visto
lei nel suo ricordo… >> Sorrise,
l’adrenalina così forte da fargli
dimenticare il dolore. << O Dei, l’ho vista e..
Ophale? >> Si volse a
guardare Ellis, sempre più stupito.
<< Ophale? >> chiese Haiduc, alzandosi con
un mugolio di dolore. Afferrò
la mano tesa di Nicolai, muovendosi con lui verso la loro Stella.
<< L’ho
vista venire qui. >> Sussurrò Nicolai,
eccitato. << L’ho vista
mentre la spedivano qui, nuda e impaurita, con una missione da
compiere…
qualcosa che lei non ricorda. >> Haiduc fissò
gli occhi sul tavolo,
chinandosi poi a prendere il foglio di pergamena impiastricciato di
inchiostro
e saturo di segni scarabocchiati, ma leggibili. << O che
non vuole
ricordare. >> L’Albeis passò il
foglio al compagno. Nicolai lesse,
sgranando gli occhi per la paura e la sorpresa.
Come
scritte da un bambino alle prime armi, ma perfette, le lettere
componevano due
sole parole.
Non
svegliarmi.
D.I.F
Ebbene, eccomi. E’ stato un chappi lungo e sudato questo, che spero verrà apprezzato…mi è piaciuto moltissimo scriverlo, e la storia sta prendendo sempre più forma nella mia testa :D è una cosa meravigliossssa!!!! Fatemi sapere che ne pensate ok??? Besitos,