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Autore: nini superga    11/12/2012    1 recensioni
Winscott, Regno degli Scott, Terre di Narba.
A Winscott, capitale dai mille portici, è piena stagione del sole. In questo periodo, le precipitazioni sono scarse per non dire nulle. E’ per questo che un temporale dalle dimensioni esagerate si preannuncia essere uno spettacolo che passerà agli annali e alle cronache. Ma questo temporale non è comune, oh no: dietro di esso, si nasconde l’arrivo di una creatura malinconica, disgraziata, disperata e disperante, nonché l’annuncio di una probabile Fine del Mondo che solo un Principe senza popolo e un Cavaliere Sbruffone possono sventare.
Una storia che mischia tante altre, una storia che io avrei sempre voluto leggere. Aspetto recensioni, sia positive che negative.
Nini.
Genere: Fantasy, Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo sei_ Ophale.

In verità, quella notte nessuno toccò i manoscritti che Nicolai aveva portato dalla città. Tutti erano decisamente provati dalle fatiche della giornata. Ellis dormì finché la luce non rese troppo chiara l’atmosfera della tenda, ferendole gli occhi. Si mise a sedere fra le lenzuola del basso letto da campo, chinandosi per sbirciare dietro il paravento i letti dei suoi custodi: Haiduc dormiva supino, le braccia incrociate sul petto, sereno, ma il letto di Nicolai era vuoto. Senza far rumore, Ellis si alzò, coprendo la camicia da notte fluttuante con uno scialle multicolore, ed uscì dalla tenda.

Il sole era ancora basso sull’orizzonte dell’alba, eppure faceva già caldo. Nicolai sbadigliò sonoramente, stiracchiandosi come un gatto. Meno male che volevo stare sveglio tutta la notte per leggere… un formicolio alla nuca lo fece girare in direzione della tenda: Ellis, avvolta nello scialle che le aveva regalato qualche giorno prima, camminava verso di lui.

<< Buongiorno principessa >>, la salutò Nicolai, inchinandosi buffamente nella sua direzione. << Dormito bene? >> Ellis rise piano, facendo a sua volta un goffo inchino maschile, e sorridendo raggiante verso di lui. << Divinamente. E tu? >> Gli chiese, schermandosi gli occhi dal sole e guardano la Piana di Winscott tingersi di rosa e bianco. Era una pianura larga e piatta, quella che si estendeva davanti alla città. Si estendeva fino alle foreste di mangrovie e paludi in cui Haiduc aveva vissuto per circa un anno assieme ai pescatori, per poi lasciare il posto al mare sconfinato noto come Oceanus, o Oceano. Ma in quel momento, Ellis non poteva vedere altro che una grande tavola di terra candida e già rovente, che si estendeva a perdita d’occhio, tinta dei colori dell’alba. << Che spettacolo stupendo >>, constatò lei con un sospiro. Nicolai annuì, incrociando le braccia sulla camicia sbottonata. << Winscott e la sua Piana sono noti per le albe spettacolari e i tramonti memorabili. >> Le disse, inspirando aria tiepida. All’improvviso, lo travolse l’orgoglio di appartenere a quel popolo. Che terra meravigliosa che è questa, pensò, lasciandosi trasportare dai ricordi a casa, nelle Coorti interne, a Langued’Och.  La terra fertile e scura, i vigneti prosperosi sulle colline simili a seni sensuali, la gente cordiale, il castello tozzo e protettivo, con i suoi servi, e una brocca di vino speziato sempre pronta in foresteria… << Lo sai, vero, che dovrò fare a te la stessa cosa che ho fatto ad Haiduc? >>

Le parole di Ellis spezzarono il filo delle immagini, facendo ripiombare Nicolai al suo fianco, lontano anni e leghe dalla sua terra natia. Schiarendosi la gola annuì, serio. << Certo che lo so. >> Disse, voltandosi verso di lei. << Anzi: dovrai fare questo e ben altro, se vorrai capire la portata delle tue capacità. >> Lei assunse un’aria perplessa.<< Ben altro? >> Lui si strinse nelle spalle. << Immagino che i tuoi poteri vadano oltre che leggere il ricordo delle persone, sai? >> Sorrise alla sua espressione stupita. << Ci sarà stato un motivo per cui gli abitanti di Xeris hanno dominato le Terre di Narba, nei Tempi Antichi. Non credi? >> Ellis lo fissò con gli occhi sgranati. << … dominammo qui? >>

Nicolai ridacchiò, ricordandosi che Ellis nulla sapeva delle leggende del suo mondo. << Be, ormai è passato così tanto tempo che verità e leggenda si sovrappongono. E’ quasi impossibile distinguere ciò che è reale dalla pura invenzione fantasiosa. >> Le fece l’occhiolino. << Quando nelle Terre di Narba i miei antenati vestivano ancora col perizoma c’era, aldilà dell’Oceanus, una civiltà che vestiva di oro e metallo ed usava una forma di energia a noi sconosciuta, così potente che era in grado da far librare navi nel cielo e illuminare a giorno la notte. Quella, bellezza, era Xeris. >> Fece una pausa ad effetto, godendosi l’espressione rapita sul viso di Ellis. << Nessuno sa come fecero ad ottenere un simile grado di coscienza e civiltà, ma una leggenda narra che quel potere venne dal cielo, proprio come te. >> Ellis annuì in silenzio, invitandolo con lo sguardo a continuare. << … in un turbine di fulmini, la Forma si fece spazio in loro, infondendo in ognuno di essi la coscienza necessaria per sopravvivere e comprendere quanto gli era stato donato. >> Recitò Nicolai con voce impostata. << Vedi, quanto ho appena citato è un piccolo verso di ciò che i cantastorie narrano nelle fiere di paese, di luogo in luogo, di anno in anno, invariatamente: La Canzone di Xeris. E’ così da sempre e così per sempre sarà. >> Ellis annuì, pensierosa. << Comprendere, hai detto? >>

<< Si, comprendere quanto gli era stato donato dalla Forma. >> Ellis annuì ancora, l’indice sulle labbra segno di concentrazione massima. << Ma cos’è la Forma? >>

<< Sapevo che l’avresti chiesto. >> Nicolai ridacchiò. << Tutti i bambini che sentono la Canzone per la prima volta lo chiedono. Comunque, nessuno conosce il vero senso della Forma di cui canta la canzone. Si sa solo che essa entrò negli abitanti di Xeris, infondendo in loro poteri e capacità e dando anche ad essi la forza di comprenderli e ricordati, cara, che quando capisci una cosa la sai anche dominare. >> Ellis annuì. <<  Gli diede il potere. >> Concluse, facendo sorridere Nicolai di soddisfazione. La Stella è sveglia, gli Dei siano lodati… << Esatto, Ellis, vedo che hai capito. >> Fece una pausa ad effetto, puntando gli occhi azzurri sul cielo sgombro e accecante. << Ebbene, essi usarono il potere della Forma per accrescere i loro domini. Giunsero dal cielo cavalcando navi volanti, indistruttibili come il diamante e luccicanti come l’oro, e mossero guerra ai miei antenati proprio qui, su questa piana. >> Nicolai si chinò, prendendo fra le mani una manciata di terra candida e mostrandola ad Ellis. << Vedi? Questa terra ora è bianca, ma nelle Cronache e nella canzone si narra che rimase rossa di sangue per ben un secolo, tante le vite che erano state spezzate nel corso della Battaglia della Piana. >>

Ellis annuì, prendendo fra i polpastrelli un po’ di polvere. Rossa di sangue… rabbrividì dall’orrore. << E come andò a finire? >> Nicolai si strinse nelle spalle. << Come poteva finire? I nostri antenati usavano ancora pietre e legno, mentre quelli avevano dalla loro il potere della Forma e gli Dei sanno quali capacità, non ne parlano nemmeno i cantastorie e le Cronache. Divenimmo i loro schiavi, più simili a bestie che a uomini, ecco come andò a finire. >> Sospirò. << I maghi, nome con cui gli abitanti di Narba chiamavano i dominatori, regnarono per molti anni, secoli, usando le Terre di Narba come granaio e recinto sacrificale. >>

<< Recinto sacrificale? >> A quella parola misteriosa e inquietante, Ellis tremò. << Che significa? >> Nicolai scosse il capo e le sistemò affettuosamente lo scialle sulle spalle minute, alzando poi un dito al cielo per sottolineare il rintocco di una campana, proveniente dal recinto delle mura cittadine. << Hai sentito? Le porte stanno per essere aperte e Kie  sarà qui tra pochi istanti … Non è il momento opportuno per parlare di queste cose, Ellis. >> La prese per mano, accennandole alla tenda. << Oggi pomeriggio, dopo la visita quotidiana, da soli con Haiduc, continueremo con questo discorso. Intesi? >>

Ellis annuì, camminando mano nella mano con lui verso la tenda. << Intesi, Nicolai. >>

<< E non una parola di tutta questa storia con i Frati dell’ordine o con Kie. >> Si portò un dito alle labbra, sottolineando la segretezza delle loro dichiarazioni. << Proprio come i fatti di ieri, deve restare tutto segreto. Nessuno sa come potrebbero reagire se sapessero che probabilmente sei una maga… E se il Maestro Astrologo ti chiede qualcosa riguardo i libri, digli che vogliamo iniziarti alla cultura delle Terre di Narba. >> Lei inarcò un sopracciglio, scettica, dondolando le mani intrecciate al ritmo della camminata. << Pensi che ci crederà? Il Maestro Astrologo mi sembra più sveglio degli altri… >> Nicolai proruppe in una sonora risata, facendola sorridere. << No, anche secondo me non ci crederà, ma è la stessa cosa che dissi ieri per accedere alla biblioteca reale, ed è una scusa più che plausibile, quindi usala, e cerca di essere convincente. >> Si lisciò i baffi con cura. << Ecco una lezione per te, piccola: usa la menzogna con cautela, ma non temere di usarla. Se mischiata ad un po’ di verità, è meglio della verità stessa. >> Ellis si strinse nelle spalle. << Non mi sembra una lezione molto “ pulita”, Nicolai, ma vedrò di apprenderla e usarla con cura. >> Lui annuì, mentre dalla tenda sbucava Haiduc con aria assonnata.

<< Buongiorno. >> Li salutò con voce bassa quando furono vicini, restando all’ombra della tenda. Ellis gli sorrise, ricambiando il saluto. << Dormito bene? >> Haiduc sbadigliò sonoramente, la mano davanti alla bocca. Fece scorrere gli occhi piccoli di sonno da lei a Nicolai. << Di cosa stavate confabulando? >>

Il biondo si strinse nelle spalle. << La Stella era curiosa di conoscere qualcosa in più su Xeris, fratello. Le ho raccontato qualcosa, ma siamo stati interrotti dalla campana del mattino. >> Ellis annuì. << Abbiamo interrotto il discorso per riprenderlo oggi, quando non ci sarà altra interruzione se non la notte stellata. >> Haiduc annuì. Quindi, abbiamo una pista… finalmente, possiamo iniziare. 

Nel frattempo, Kie usciva dalle mura e li salutava col braccio alzato.

 

Fecero colazione mentre Kie preparava la tinozza per Ellis, borbottando riguardo la situazione disastrosa dei capelli della Stella: infatti, dal pomeriggio prima, Ellis non li aveva più toccati e si era svegliata quella mattina con, al posto delle fluenti ciocche bionde, un cespuglio di nodi dolorosi da sciogliere. << Che questo vi sia di lezione! >> La sgridò la buona donna, una ragazzona sulla trentina che aspettava il secondo figlio. Aveva mani leste e delicate, Kie, ma in quanto alla lingua era senza freni. Le agitò un dito sotto al naso, mentre Ellis arrossiva di imbarazzo. << Ma Kie, mi faceva davvero male… >> La donna versò acqua fresca nella tinozza, fulminandola. << E dovevate ridurvi i capelli in questo stato? Sentirete che male a districare quei rovi, signorina! >> Sbraitò, ma rendendosi conto di aver esagerato, le carezzò le guance con delicatezza. << Sono stata brusca con voi, dovete scusarmi. Ma vedervi rovinare una simile bellezza mi manda in bestia, ecco! >> L’aiutò a spogliarsi, nascosta dal paravento, e ad entrare nella tinozza. Ci volle parecchio tempo prima che i capelli di Ellis tornassero alla consueta lucentezza, ma infine ce la fecero: le biondissime ciocche le arrivavano fino ai reni, ancora umide di acqua, mentre una tunica senza maniche color zafferano le cadeva dolcemente sulle forme acerbe. Indossate le scarpette di tela che Kie le aveva portato quel giorno, Ellis uscì dalla tenda, ricevendo complimenti da entrambi i suoi Guardiani, che avevano sistemato una stuoia e un tavolino all’ombra della tenda per aspettarla comodamente. Dopo poco, arrivarono i medici, che la visitarono con la solita accuratezza e confermarono i suoi progressivi miglioramenti. Mastro Wulfric fu ovviamente l’unico ad accorgersi dei libri, impilati in un angolo della tenda. << Vi interessate del nostro popolo? >> Chiese, prendendo fra le mani un volume manoscritto dall’aria antica. << Geografia e storia di Narba, eh? Interessante… >> Ellis, annuì, nascondendo il nervosismo con un sorriso affettuoso. << Come posso entrare a far parte del vostro mondo se nulla so di voi e della vostra storia? >> I Frati commentarono positivamente l’interessamento della ragazza per il mondo di cui era ospite e anche il Maestro Astrologo acconsentì, ma un’occhiata furtiva prima di dileguarsi fece credere ad Ellis che sapesse molto più di quanto lasciasse a intendere… rabbrividì, pensando di essere scoperta.

 

Un piacevole vento si era alzato nel primo pomeriggio, quindi decisero di iniziare le “ lezioni “ all’aria aperta. Ellis si mise seduta con i talloni sotto al sedere, ben eretta, aspettando che Haiduc e Nicolai portassero fuori una decina di libri a testa. Si trovava all’ombra della tenda, seduta davanti al tavolino basso e circondata di cuscini. Era semplicemente entusiasta: era dal discorso di quella mattina che aspettava quel momento e , anche se lo sapeva che la loro ricerca sarebbe stata molto lunga, non vedeva l’ora di iniziare a lavorare.<< Cos’è tutta quella carica? >> Chiese Haiduc, scaricando i libri sul tavolino. Il legno scricchiolò, mentre Ellis lo guardava con aria interrogativa.  L’Albeis scosse il capo, legandosi i capelli lunghi in un codino sulla nuca. << Sono sicuro che non ci hai pensato, Ellis. >> Si sedette davanti a lei, rimboccandosi le maniche della camicia sugli avambracci candidi. La fissò, dispiaciuto. << Non hai pensato che, se non sei di questo regno, non sai leggere la sua scrittura? >>

La frase ebbe l’effetto di una sciabolata al basso ventre. Ellis si sentì svuotare, mentre un freddo improvviso le gelava l’entusiasmo infuocato di un attimo prima. Lei non era di quelle parti…  Lacrime improvvise le punsero gli occhi, sorprendendola per la loro prontezza. Lei non sapeva leggere. Che stupida. Singhiozzò piano, mentre Nicolai la guardava con aria comprensiva dall’imboccatura della tenda, la pila di libri in mano. << Ti insegneremo, Ellis. >> Le disse con fare calmo, avvicinandosi per posare i libri. Haiduc, preso dai sensi di colpa per essere stato così diretto, si era accucciato vicino a lei. << Non è difficile, sai? >> Sussurrò, mentre Ellis cercava di riprendere il controllo. Lei lo guardò con gli occhi color grano, liquidi. << Ma abbiamo così fretta… >> Sussurrò, spezzata. << Io ho fretta… >> Haiduc le posò una mano sulla testa, accarezzandole i capelli con aria affettuosa. << Ma dove vuoi andare? Ricordati, la pazienza è la virtù dei forti, Ellis, e tu hai bisogno di essere forte. >> Nicolai si sedette accanto a lei, sorridendole a sua volta e parlando piano, come con un bambino che non capisce. << Ci siamo qui noi, Ellis, noi. Basta e avanza. >>

 

I manoscritti erano antichi e bisognava fare attenzione a voltar le pagine, che si staccavano con incredibile facilità. Ellis, dopo aver bevuto un po’ di Cha per calmarsi, prese un piccolo volume tra le mani, girandolo e rigirandolo, osservandone i dettagli. << Non ricordo di averne mai visto uno. >> Disse a bassa voce, aprendolo. Osservò le parole, che altro non erano che segni rossi sulla pergamena ingiallita, ammirando l’eleganza con cui erano state tracciate. Facendola trasalire, Haiduc le prese delicatamente il libro dalle mani e lo girò. << Questo è il verso giusto. >> Le disse con un sorriso, tornando poi a leggere. Ellis arrossì, imbarazzata. I suoi due protettori erano intenti nella lettura silenziosa, mentre lei non sapeva che cosa fare. << Come funziona la lettura? >> Chiese curiosa, sfogliando piano le pagine. << Cioè, cosa si deve fare? >> Nicolai non diede segno di voler rispondere, continuando nella lettura interessata di Leggende e dintorni. Haiduc lasciò andare il libro e iniziò a prepararsi una sigaretta, pensieroso. << Be, la lettura è un atto in cui la tua mente deve decifrare dei segni che corrispondono alle lettere di un determinato alfabeto. >> Leccò il bordo della carta, lisciandolo con l’indice affusolato. Ellis era incantata da quel gesto. << E le lettere sono i componenti di tutte le parole. >> Continuò l’Albeis. << Quindi, si tratta di decifrare le lettere, unite nelle parole, e comprenderne il significato. >> La Stella  si lisciò una ciocca di capelli, pensierosa. << Non sembra difficile… >> Haiduc sospirò, usando una delle candele sul tavolo per accendere la sigaretta. << Guarda che ho capito il tuo gioco, Ellis. >> Sbottò, facendola sogghignare. Guardò Nicolai, sempre più concentrato nella lettura, e sospirò di esasperazione. << E va bene, ho capito: ti insegnerò a leggere, d’accordo? Ma sappi che rallenterà le ricerche. >> Le scoccò un’occhiata di sfida, aspirando una boccata di fumo mentolato. << A meno che tu non sia così brava da apprendere in un paio di giorni, si intende. >> Ellis sorrise con entusiasmo sfrenato, battendo le mani come una bambina felice. << Sarò la migliore allieva della tua vita, Haiduc! >> Nicolai finalmente si riscosse, alzando lo sguardo dal suo libro. << Che succede? >> Chiese, con un sorriso da perfetto bugiardo. Haiduc roteò gli occhi al cielo, mentre Nicolai e la Stella ridevano prima piano poi sempre più di gusto. << Andate al diavolo. >> Borbottò, alzandosi, << Tutti e due. >> Si diresse con aria imbronciata verso la tenda, ma quella era solo una maschera e in fondo anche gli altri lo sapevano. Erano secoli che non mi sentivo così felice.

Presa una pergamena e dell’inchiostro, Haiduc iniziò Ellis ai segreti della lettura. Tracciò le 26 lettere dell’alfabeto di Narba, spiegandole che le lettere corrispondevano ai suoni che componevano le parole. C’erano cose come gli accenti e le dieresi, ma quelli li omise per rendere la lezione più spedita. Ellis, dal canto suo, dimostrava una notevole capacità di apprendimento e, nel corso della serata, riuscì a leggere qualche pagina, chiedendo però continue spiegazioni sulle parole nuove o sulla fonetica di certe lettere. Haiduc e Nicolai avevano continuato a leggere, senza però trovare niente di interessante. La giornata si concluse con Ellis che andò a dormire prima del solito, esausta.

<< E’ sveglia. >> Disse Nicolai, sbuffando fumo dalle narici. Haiduc annuì, fumando a sua volta. << Già. >> Erano usciti per non disturbare il riposo della Stella, chiacchierando delle ricerche e confrontando i dati trovati. Nicolai sorrise.<< Hai mi visto qualcuno imparare a leggere in un giorno? >> Domandò, gli occhi luccicanti di orgoglio. Haiduc sorrise a tutto quel sentimento, e gli diede una leggera gomitata. << Cos’è quest’atteggiamento da mamma chioccia? >> Chiese, ridacchiando, ma in verità si sentiva esattamente come Nicolai. << Anche io sono fiero di lei, dio solo sa quanto. >> Rimasero in silenzio per un attimo, contemplando le mura cittadine. << E’ una sensazione esaltante, non trovi? >> Chiese all’improvviso Haiduc, la sigaretta che si consumava piano fra le dita, << Vedere come una creatura che tutti credevano finita si sia ripresa in questo modo e dimostri queste capacità. >>

Nicolai sorrise alla luna, sospirando. << Ed è così bella… >> La frase punse Haiduc sul vivo, ricordandogli le sensazioni che aveva provato il giorno prima mentre lei gli accarezzava i capelli. Si accarezzò la testa, cercando il suo calore. Nicolai notò il gesto, sorridendogli con sincerità. << Credo che tu ti stia innamorando di lei. >> Gli disse, sereno, guardando l’amico e compagno arrossire lievemente alla luce della luna. << Non c’è niente di male, Haiduc. Un po’ di amore è quello che ti salverà. >>

<< Ma piantala. >> Sibilò l’Albeis, infastidito dalla piega del discorso. << Non posso innamorarmi di lei. >>

<< Non puoi? >> Nicolai ridacchiò, rimestando con un bastoncino nel fornelletto della pipa. << E chi te lo impedisce? Io? >> Continuò a ridacchiare sotto lo sguardo astioso di Haiduc. Alla fine tornò serio. << Io credo che non ci sia niente di male in questo, amico, e te le dico non per mio sollazzo, ma perché lei lo domanda. >> Haiduc inarcò le sopracciglia, perplesso. << Lo domanda? >>

<< Ma certo che si! >> Esclamò Nicolai, roteando gli occhi al cielo << E’ lei che ti domanda amore, no? >> Sgranò gli occhi, come se fosse davanti a qualcosa di incredibile. <<  Non dirmi che non hai notato come ti guarda, Haiduc. >>

<< Guarda me esattamente come te, Nicolai. >> Brontolò lui, incrociando le braccia sul petto, infastidito dal battito accelerato del proprio cuore. Ma che diavolo mi prende? Sembro un imberbe… << E in ogni caso, io sono troppo vecchio per lei. >>  Nicolai fece spallucce. << E chi ti dice che non abbia più anni di quanto ne dimostri? Io credo che- >>

Un frusciò improvviso interruppe il discorso di Nicolai, facendoli scattare sull’attenti. Si guardarono, in una muta richiesta di conferma. Attesero ancora, e il fruscio si ripeté nuovamente. Ad Haiduc si chiuse lo stomaco. Dio, fa che non sia Ellis, fa che non abbia ascoltato tutto… Nicolai scostò appena la tenda, spiando dentro la fievole oscurità. Corrugò la fronte, facendo cenno ad Haiduc di guardare a sua volta. Silenzioso, egli aprì uno spiraglio nella stoffa e lasciò che i suoi occhi si abituassero al buio, frugando in cerca della fonte del rumore. Si stupì nel vedere Ellis di schiena, in camicia da notte, seduta al tavolino, a fare qualcosa che non riusciva a vedere. Con un cenno del capo, entrambi i Guardiani entrarono nella tenda, evitando accuratamente di far rumore. Nel silenzio irreale, si sentiva soltanto il grattare di qualcosa su una superfice. Ormai vicini, videro che la Stella aveva fra le mani una piuma, nera. Ma quella piuma era bianca, pensò Nicolai, per poi accorgersi che anche il tavolo, che nell’oscurità chiara era solitamente grigio scuro, era nero. E’ inchiostro. Allora lo notarono: la boccetta era rovesciata vicino alla teiera ed Ellis aveva le mani e parte della camicia da notte neri d’inchiostro, mentre continuava a scrivere- perché stava scrivendo- sulla pergamena sotto di se, satura di segni. Haiduc e Nicolai si guardarono, incerti sul da fare, mentre Ellis continuava a scrivere, come posseduta. Nicolai si chinò accanto a lei, cercandole il viso fra i capelli. Si stupì di vederla addormentata. E’ sonnambula?  Stava per alzarsi e riferirlo ad Haiduc, quando la Stella si volse verso di lui e gli afferrò il collo, stringendolo con una forza impossibile per le sue minute membra. Haiduc scattò in avanti, ma Ellis lo scagliò lontano da loro con un semplice gesto della mano. L’Albeis atterrò contro il paravento, schiantandosi a terra fra cocci di legno e vetro. Nicolai ansimava, sconvolto e impaurito, in cerca di aria << Ellis… >> La Stella si alzò in piedi, trascinando Nicolai con sé. Tese il braccio verso l’alto, facendogli staccare i piedi da terra. Aprì gli occhi, fissandolo con le orbite ribaltate. << Ellis…mi stai… strozzando… >> sibilò ancora Nicolai, le mani attorno a quella di Ellis. Iniziò a scalciare, cercando di colpirla, ma invano. Cercò di vedere Haiduc, ma vedeva solo il suo corpo abbandonato, e poi non riusciva più a distinguere le forme, l’aria era sempre minore… concentrò tutti i suoi sforzi nella ricerca dell’aria, mentre il fiato di un’altra persona si mescolava al suo, lo stesso ansimare, e il frammento gli esplose nella testa

mentre la mettevano in quella cabina stretta, nuda e debole, imbottita di chissà quali droghe. Vide uomini che si affacciavano su di lei, i visi coperti di mascherine bianche e gli occhi a specchio che riflettevano la sua immagine. Allargò gli occhi, perdendosi nella visione di se stessa. Era lei, era Ophale… e aveva una missione da compiere prima che il vetro si chiudesse, lasciandola in un’oscurità umida. Qual’ era la missione, poi ?

L’aria tornò a circolare nei polmoni di Nicolai nel momento esatto in cui toccò terra, pesante come un macigno dopo quegli attimi di morte apparente. Per un attimo, il suo cervello fu troppo occupato a prendere ossigeno in poderose boccate per preoccuparsi di qualsiasi altra cosa, fosse anche di Sua Maestà in persona. Fu il rumore di qualcosa che cadeva pesantemente a terra a scuoterlo, costringendolo a rimettere a fuoco la realtà. Ellis, la sua, la loro Ellis, era a terra, scomposta e disarticolata, profondamente addormentata. Si mise a sedere, massaggiandosi il collo, ancora sconvolto da quello che era successo. Mosse lo sguardo dal tavolo, a Ellis, al paravento, dove il corpo di Haiduc giaceva ancora, inerte. Con estrema difficoltà, evitando accuratamente di svegliare Ellis, Nicolai raggiunse il compagno, trovandolo abbandonato sui resti del paravento di legno. Un taglio stillava sangue dall’attaccatura dei capelli, mentre frammenti di specchio erano conficcati nella carne del braccio destro, quello con cui aveva frantumato il vetro, salvandosi il viso, gli occhi e anche la vita. Se avesse troncato la giugulare… Haiduc aprì gli occhi solo allora, fissandoli in quelli dell’amico . Lo riconobbe dopo un po’ e quando lo fece si mise a sedere di scatto, sibilando di dolore: aveva puntellato il gomito sul vetro. << Sei vivo. >> Constatò in un sibilo, toccandosi la ferita alla testa. << E anch’io. >>  Allungò il collo e guardò Ellis dormire come una bambina sul tappeto, lercia di inchiostro.  Ma che diavolo è successo? << Credo che si sia svegliata, Haiduc. >> La voce flebile di Nicolai lo riportò nella realtà.

<< Svegliata? >>

Nicolai deglutì dolorosamente. << La vera Ellis. Ha preso il sopravvento e- >> Si bloccò, sconvolto ( la debolezza delle droghe, la nausea, l’oscurità umidiccia e calda… ) << E io l’ho vista. >> Guardò Haiduc a bocca aperta. << Ho visto lei nel suo ricordo… >> Sorrise, l’adrenalina così forte da fargli dimenticare il dolore. << O Dei, l’ho vista e.. Ophale? >> Si volse a guardare Ellis, sempre più stupito. << Ophale? >> chiese Haiduc, alzandosi con un mugolio di dolore. Afferrò la mano tesa di Nicolai, muovendosi con lui verso la loro Stella. << L’ho vista venire qui. >> Sussurrò Nicolai, eccitato. << L’ho vista mentre la spedivano qui, nuda e impaurita, con una missione da compiere… qualcosa che lei non ricorda. >> Haiduc fissò gli occhi sul tavolo, chinandosi poi a prendere il foglio di pergamena impiastricciato di inchiostro e saturo di segni scarabocchiati, ma leggibili. << O che non vuole ricordare. >> L’Albeis passò il foglio al compagno. Nicolai lesse, sgranando gli occhi per la paura e la sorpresa.

Come scritte da un bambino alle prime armi, ma perfette, le lettere componevano due sole parole.

Non svegliarmi.

 

 

 

 

 

 

 

D.I.F

Ebbene, eccomi. E’ stato un chappi lungo e sudato questo, che spero verrà apprezzato…mi è piaciuto moltissimo scriverlo, e la storia sta prendendo sempre più forma nella mia testa :D è una cosa meravigliossssa!!!! Fatemi sapere che ne pensate ok??? Besitos,

  
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