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Autore: ccconny    11/12/2012    17 recensioni
C'era la nebbia per quanto era presto, nonostante fosse Luglio. Si scorgeva la vetta di un solo treno sporgere da quella nube. Un gentile signore mi aiutò a caricare i bagagli sul treno e io trovai un posto vicino al finestrino. Nel giro di qualche minuto il treno partì. Questo, però, non andava veloce come Dave in macchina, quindi vidi sotto i miei occhi la scritta Bradford diventare lentamente sempre più piccola e la mia mente fu tormentata da domande. Mi chiedevo se stavo facendo la cosa giusta, se ero felice di quello che stavo per affrontare, ma proprio mentre il mio cervello stava per formulare una risposta la scritta Bradford sparì dietro una curva e realizzai che forse era meglio dormire per poter essere ben sveglia all'arrivo.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c'era niente da fare. Non sarebbero mai riusciti a svegliarmi. Ormai la luce aveva abbandonato i miei occhi e le mani di mia madre che mi scuotevano convulsamente non potevano cambiare la situazione. Poi sentii qualcuno urlare "Signorina, siamo al capolinea, si svegli!"

In quel momento capii che stavo solamente facendo un brutto sogno che mi aveva fatto sudare parecchio. Sembrava così reale, ma non ebbi molto tempo per rifletterci su perchè dovetti abbandonare immediatamente il treno. Stava già ripartendo. Tornava indietro, nella mia Bradford. Cercai di non soffermarmi troppo a pensare alla mia città ormai lontana e ammirai l'incredibile numero di persone che si trovavano lì a Victoria.

Quella stazione era sempre affolata. Da bambina mi ci portavano con la scuola e con il passare degli anni io e Kathleen iniziammo ad andarci durante il weekend, quando volevamo andare a comprare qualcosa a Londra, in Oxford Street. Victoria era rimasta sempre la stessa. Non era cambiata di una virgola, per questo sapevo orientarmi piuttosto bene e mi diressi verso la metro trascinandomi le valigie pesanti. C'era anche l'immancabile folla di turisti che ti ostruiva il passaggio, poichè si bloccava spaesata davanti all'enorme mappa della metropolitana di Londra. Dovetti chiedere più volte "permesso" e alla fine riuscii ad arrivare proprio nel momento in cui le porte della metro si stavano per chiudere e mi affrettai a salire.

Il viaggio non fu molto lungo e arrivata alla stazione di Bow Road scesi, salii le scale e posai per un momento le valigie a terra. Ero a pezzi dopo la notte insonne, ma tirai il foglietto stropicciato con l'indirizzo fuori dalla mia tasca e mi incamminai. Se mi fossi sbrigata, nella mia nuova casa, avrei potuto fare un sonnellino dopo aver conosciuto la mia coinquilina. Arrivai davanti la piccola villetta e mi fermai con i piedi sullo zerbino, davanti la porta. Feci un respiro profondo ed entrai.

Con la mia coinquilina ci avevo parlato solo poche volte per telefono e da come mi aveva raccontato era stata appena scaricata dal ragazzo. Non aveva abbastanza soldi per pagarsi l'affitto da sola e aveva bisogno di qualcuno con cui condividerlo. A me la situazione, per il momento, andava più che bene. A breve, con i guadagni di un lavoro che avrei trovato il prima possibile, avrei affittato una casa tutta per me.

Non appena misi il piede nell'ingresso la ragazza tuonò con "Piacere, sono Gemma. Scommetto che ci troveremo bene insieme, ma io voglio i miei spazi." Dal suo tono di voce capii che io e lei, invece, non ci saremmo trovate bene per niente. Sembrava già troppo strafottente per i miei gusti, ma non volevo iniziare con il piede sbagliato. Almeno dovevo provarci a far funzionare le cose.

"Piacere, sono Connie. Puoi stare tranquilla, rispetterò il mio spazio." e conclusi con un sorriso per farle capire che io, al suo contrario, ero una persona cordiale.

Mi mostrò la mia camera, dove posai le valigie, poi il resto della casa e mi lasciò il bagno per poter fare la doccia. Mi ci fiondai e lasciai l'acqua calda scorrere su tutto il corpo e il tepore pervadere nelle vene. Mi sentivo molto più rilassata. Finita la doccia mi vestii e lasciai asciugare i capelli. Successivamente andai in camera e iniziai a sistemare le mie cose negli armadi, nei cassetti e sulle mensole. Svuotando la borsa trovai il cellulare sotto la pila di libri e mi ricordai che ancora non avevo chiamato mia madre. 12 chiamate perse. Era lei, a cui risposi subito con un messaggio. "Mamma, sono arrivata. Il viaggio è andato bene. La casa è bella, la coinquilina un po' meno, ma mi troverò bene. Un bacio." Sapevo che si sarebbe rassicurata con quel messaggio. Così lo riposi nella borsa e andai in cucina.

Gemma stava cucinando quella che doveva essere una pasta con il sugo, anche se sembrava più una pappetta molliccia. Capii che la cucina non era il suo forte. Ma quando mi ficcò nel piatto quello che aveva cucinato, apprezzai il gesto e buttai giù tutto in pochi minuti. Non era affatto male. A volte l'apparenza inganna, è vero. Chissà se sarebbe stato così anche con Gemma. La ringraziai e andai a mettermi sotto le coperte. La stanchezza si faceva sentire sempre di più, poiché erano due giorni che non riuscivo a prendere sonno. Questa volta fu invece molto facile. Guardai l'orario sul cellulare e capii che sotto la doccia ci avevo messo parecchio tempo. Mi concessi, però, il pomeriggio per dormire e mi promisi che il giorno dopo avrei iniziato a darmi da fare per cercare un lavoro.

La mano di Gemma picchiettava sulla mia spalla destra e io mi sveglia di scatto.
"Hai dormito per un pomeriggio e una notte intera, pensavo che fosse il momento di svegliarti."
"Hai fatto bene. Grazie." le risposi allungando il grazie in un verso bizzarro che era il mio sbadiglio.

La mattinata la impiegai a mettere in ordine la camera e a finire di svuotare le valigie. Dopo pranzo decisi di andare a fare un giro nel quartiere. Non era proprio al centro di Londra, infatti non lo conoscevo molto bene. Notai che c'erano molti stranieri. Ne era davvero pieno. Ma non era un problema un problema per me. Trovai vicino un piccolo supermercato e un Mc Donald's. Ottimo, non dovevo muovermi molto se avevo bisogno di andare a comprare qualcosa e se non avevo voglia di cucinare avevo un Mc Donald's a portata di mano. Il quartiere iniziava a piacermi. Mentre mi dirigevo verso un piccolo negozietto di vestiti, il cellulare vibrò e scorsi subito il nome Kath sullo schermo.

"Buone notizie, sono riuscita contattare quella ragazza. Tra poco riuscirò a procurarmi il numero di Danny e da lui arriveremo sicuramente a Zayn. Chissà se Danny si ricorda di quella sera in discoteca hahaha! Comunque lo so che quello che sto facendo è un intreccio piuttosto complicato, ma lo sto facendo solo per te. A presto." Quel messaggio mi rallegrò la giornata, che in effetti finì in modo tranquillo.

Nei giorni seguenti mi impegnai nel mio obiettivo di trovare un lavoro, così comprai giornali e feci una miriade di giri per il centro di Londra, in cerca di qualche negozio che aveva bisogno di una commessa, ma niente. Sembrava che nessuno avesse bisogno di una mano. Così mi rassegnai.

Arrivata a venerdì ero parecchio turbata, poichè non ero riuscita a trovare niente. Mi rassicurai pensando che forse era ancora troppo presto, poichè erano solo 5 giorni che ero lì. Poi mi ricordai che dopo tutti questi giorni a Bow Road, ancora non ero entrata nel supermercato dietro casa.
Così ci andai subito e scoprii che era abbastanza piccolo, ma conteneva tutto l'essenziale. Feci un giro per tutti i reparti e mi divertii a leggere le etichette dei prodotti e a girovagare con il carrello, ma quando girai l'angolo per arrivare all'ultima corsia i miei piedi si paralizzarono e miei occhi si soffermarono su un enorme cartellone con lo sfondo azzurro. C'era il viso di Zayn stampato sopra e i suoi occhi erano almeno 10 volte più grandi del reale. I miei pensieri, che fino a qualche attimo prima non erano occupati da nient'altro che da spensieratezza, furono invasi dal ricordo di come tutto ora era diverso.
Fino a qualche anno fa quel ragazzo non era conosciuto nemmeno a scuola e ora era famoso in tutto il mondo. Questo mi fece provare una strana sensazione, perchè pensai a come le cose possono subire un cambiamento radicale in così poco tempo. Non pensavo potesse accadere questo. Ma era la realtà e io di certo non potevo farci niente. Mentre pensavo a tutto ciò, sprofondai in quegli enormi occhi nocciola. Non riuscivo a spiegare cosa mi accadeva ogni volta che li incontravo, anche se sostanzialmente non l'avevo mai fatto per davvero. Anche se ci sarei riuscita. Mi ero quasi dimenticata di trovarmi nel supermercato, infatti una signora anziana mi urlò contro. "Ehi, tu! Vuoi darti una mossa? Capisco che quello è un bel ragazzo, ma qui si è formata la fila." Arrossii, vergognata, e feci immediatamente un passo indietro, ma pestai il piede a qualcuno, a cui feci oltretutto cadere una pila di fogli per terra, che si sparpagliarono sul pavimento. "Sono proprio un'imbranata" pensai. Mi chinai per raccogliere tutto e quando mi alzai da terra, mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo robusto dagli enormi occhi verdi. Non spiccicammo parola per alcuni secondi. In quegli istanti ebbi il tempo di esaminare tutti i particolari del suo viso. Io ero fatta così, amavo i particolari, anche quelli meno evidenti. Vidi subito che aveva delle piccole lentigini nascoste sotto le guance, i capelli castani e un sorriso davvero solare. Mi ricordava un po' mio padre.

"Piacere, sono Finn." mi fece, porgendomi la mano.
La strinsi e gli accennai un sorriso. Poi lui continuò.
"Beh, anche se mi hai fatto cadere tutti i fogli e dovrei essere arrabbiato con te, abbiamo bisogno di una mano. Ti andrebbe di lavorare qui? Hai l'aria di una giovane ragazza in cerca di un lavoro."
Non aveva sbagliato di una virgola, ma per non dargli una grande soddisfazione, risposi semplicemente con un sonoro "Sì."
"Perfetto, inizi domani mattina alle 9. Sii puntuale." Detto questo girò i tacchi e si diresse verso la direzione.

Ero finalmente felice e soddisfatta. Così tornai a casa, cenai in fretta e mi buttai a letto, cercando di riposarmi, poiché l'indomani avrei dovuto svegliarmi presto. Avevo trovato un lavoro e potevo iniziare a guadagnare qualcosa. Certo, però quel ragazzo non mi aveva dato altre indicazioni, non mi aveva parlato del lavoro, della paga, di niente. Pensai quasi fosse uno scherzo. Ma poi mi addormentai.

Il mattino seguente mi svegliai più presto del previsto, così persi tempo a pensare ad un abbigliamento carino per il mio primo giorno di lavoro. Misi dei jeans attillati, le superga bianche e un maglioncino verde acqua. Poi presi la collana che mi aveva regalato Dave al mio ultimo compleanno e la legai al collo.

Quando arrivai al supermercato, Finn non c'era. Mi venne incontro una signora che scoprii era sua madre e che era la direttrice del supermercato. Mi spiegò cosa dovevo fare e quanto avrei guadagnato a fine mese e poi mi mise subito a lavoro. Ma prima mi disse "Non capisco perchè Finn abbia così insistito per assumerti. Dice che sei in gamba." Dovetti nascondere la mia perplessità con un sorriso, poiché io Finn non lo conoscevo per niente in verità. Ma non ebbi molto tempo per rifletterci, perchè arrivo subito una cliente che voleva chiedere informazioni. Ebbi un'oretta per la pausa pranzo e andai a prendere un panino al Mc Donald's e poi tornai a lavorare. A fine giornata arrivò Finn che venne subito a salutarmi, come se ci conoscessimo da anni.

"Ti ho assunto e non so ancora come ti chiami." mi disse sottovoce per paura di essere sentito dalla madre.
"Connie." risposi anch'io sussurrando.
"Connie, ti va di andare a prendere qualcosa domani a pranzo? Tanto la domenica ce l'hai libera."

Di solito non davo molta confidenza a chi conoscevo poco, ma quel ragazzo mi stava simpatico, forse perchè mi aveva dato il lavoro, e quindi accettai. Quando tornai a casa, trovai una chiamata di Kath, così composi il numero e la richiamai. Mi disse che le mancavo già moltissimo e che non ce la faceva a resistere per un'altra settimana, quindi mi informò che mi avrebbe fatto presto visita. Ero contenta, perché mancava davvero tanto anche a me. Dopo la chiamata presi l'ipod dalla scrivania e misi le cuffie alle orecchie. Era dal giorno della partenza da Bradford che non ascoltavo un po' della mia musica, così feci scorrere il mio dito fino alla M e poi pressi play sulla mia canzone preferita. Quella che mi cullava sempre nei momenti più bui. More Than This continuava a risuonare nella mia testa quando presi sonno, pensando a quanto Finn mi piaceva ogni minuto di più.

 

I raggi di sole illuminavano la mia camera oltrepassando la tenda. Era proprio una bella giornata. Guardai l'orologio rettangolare poggiato sul mio comodino e vidi che erano solo le 10. Avevo un bel po' di tempo per prepararmi, così feci una doccia fredda. Finalmente faceva caldo anche a Londra. Dopo essermi asciugata mi misi i pantaloncini corti e una canottiera che avevo comprato qualche mese prima a Camden Town. Le superga erano immancabili nel mio abbigliamento e poi mi diressi in cucina per fare colazione. Mi preparai un piatto di uova strapazzate e mangiai in fretta. Avevo perso tempo e si erano già fatte le 12. Finn mi aspettava davanti al Mc Donald's per mezzogiorno e un quarto. Così presi la borsa e il cellulare e mi diressi verso la porta. Mentre mi incamminavo trovai un messaggio di Kath sul cellulare. Diceva "Ho buonissime notizie." Questo mi fece uscire con un sorriso ancora più largo da casa, ma fu subito sostituito da un'espressione di stupore, perchè quando oltrepassai la porta Kath era lì fuori che sventolava due biglietti di cui non conoscevo la destinazione e mi urlava in faccia
"Sei pronta per andare dal tuo Zayn?"

Ero nella confusione più totale. Non capii nulla. Nemmeno Kath capì, perchè aggrottò subito le sopracciglia e assunse un'espressione arrabbiata. Di certo sperava in un grande abbraccio e in un urlo di gioia. Ma non fu quello che feci. La mia mente fu tartassata dal pensiero del pranzo con Finn, di come avrei dovuto dargli buca con conseguente perdita del lavoro e dalla curiosità di sapere dove quei biglietti ci avrebbero portato e dal fatto che avrei presto rivisto Zayn. I nomi Zayn e Finn svolazzavano in modo confusionario nella mia testa. Cercai di calmarmi ed infine presi quella che sembrava la decisione più adeguata. Sospirai e iniziare a parlare con Kath.

  
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