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Autore: micRobs    12/12/2012    4 recensioni
Sebastian/Thad | Long-Fic, AU | Fluff e Feelings a palla
Storia di un ragazzo che scriveva lettere a nessuno. Ma se poi nessuno rispondesse?
Dal primo capitolo. "Il fatto che poi le sue idee da visionaria mi si siano infilate tipo tarlo nel cervello, contribuisce solo a farmi sperare che non si presenti mai più sull’uscio di casa mia. La prossima volta, lei e i biscotti all’anice se ne tornano da dove sono venuti senza troppe cerimonie."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pairing: Sebastian / Thad
Genere: Sentimentale / Romantico / Generale / Commedia
Avvertimento: AU (probabile OOC conseguente) / Fluff a morire / Angst lieve e di passaggio / Feelings a palla.
Rating: Verde
Capitoli: 3/12
Note d’Autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: Lei che beta, lei che fa i meravigliosi banner, lei che fa tutto. Questa storia non sarebbe nulla senza Vals.

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Capitolo 3.



Cosa vuoi che ti dica?

Sì, probabilmente è così: il mio subconscio, magari, sperava che quei pezzi di carta giungessero a qualcuno e che il qualcuno in questione si interessasse alla causa tanto da impegnarsi tanto per farmi avere una risposta. Può darsi che sia così, ma ciò non cambia il fatto che tu non puoi farmene una colpa se ho deciso di ascoltare i consigli di una persona che si suppone parli con cognizione di causa e abbia provato ad affidare i miei pensieri ad un foglio di carta. Poco importa che, maledizione a me, io abbia scelto i fogli di carta sbagliati e ancor meno importa che abbia avuto la geniale idea di imbucarli: l’avevo visto fare in un film, mi era sembrata una cosa carina e che mi evitasse di dover stracciare o gettare nel camino ciò che avevo buttato giù. Tutto qui, niente scenari romantici o grandi attese, solo la voglia di dover evitare di dar fuoco a ciò che provavo senza essere obbligato a tenermi quelle lettere in casa alla mercé di tutti.

Sì, probabilmente volevo davvero che qualcuno prendesse a cuore il mio bisogno di parlare e sfogarmi, ma non volevo essere simpatico e assolutamente non ti permetto di giudicarmi da questo punto di vista. Grazie per aver avuto la professionalità di voler svolgere il tuo lavoro al meglio e grazie di esserti ingegnato tanto per trovare un indirizzo a cui recapitare la lettera. Non ce n’era bisogno, te lo ripeto di nuovo e stavolta con tono un po’ meno saccente: avresti potuto lasciarla lì, chiusa e immacolata come io l’avevo imbucata, e magari prima o poi sarebbe andata perduta ed intanto io avrei trovato un passatempo migliore del continuare a convincermi che un foglio di carta sia un utente adatto con cui chiacchierare.

E mi scoccia, mi scoccia da morire che siano sempre gli estranei quelli a capire meglio cosa provo, ma ciò non fa altro che contribuire a farmi chiudere a riccio: una cosa è che sia un amico a venirmi a chiedere cosa c’è che non va, un’altra è che invece me lo dica una psicologa sconosciuta che cucina biscotti o un postino con tanto tempo libero e voglia di mettersi a disposizione. È una cosa che non riesco a gestire perché io dovrei essere in grado di essere trasparente con le persone giuste e invece alzare il muro nei confronti degli sconosciuti. A quanto pare, però, funziono al contrario, visto che qui nessuno sembra accorgersi di quello che mi accade, mentre tu non hai fatto fatica a leggere tra le righe – nel vero senso della parola.


Il ragazzo che continua a non aver bisogno di uno psicologo, ma che potrebbe aver bisogno di qualcuno che sappia ascoltare.

T. H.

 

P. S. J. Harwood è mio padre, grazie per aver avuto l’accortezza di non inviare quei fogli a lui.

P. P. S. I biscotti all’anice non sono poi questo granché, lo ammetto.


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In effetti, un foglio di carta non ha la facoltà di rispondere – mi domando ancora dove avresti voluto andare a parare, continuando a scrivere queste lettere senza destinazione – ma se c’è qualcuno dall’altra parte, che ascolta con pazienza, immagino sia differente. Non ti fa sentire più sollevato che, da qualche parte, ci sia una persona a cui importa continuare a rispondere alle tue lettere? Non ti senti meglio dopo aver sfogato, dandomi del ficcanaso? Non l’hai detto espressamente, ma io leggo tra le righe, ricordi? – e cito testualmente.

Davvero preferisci chiuderti in una stanza a piangere, invece che uscire e mandare a quel paese tutti quanti? Genitori e fratello compresi?

È vero che spesso gli sconosciuti sanno ascoltare meglio; succede perché hanno un parere oggettivo su quello che succede dall’altra parte; ma io, sebbene sia un semplice postino canterino, so dirti per certo che devi dare la colpa solo a te stesso, se tutti quelli che ti stanno intorno non si accorgono che stai male. Io non ho fatto altro che leggere le tue parole, non ho nessun potere sovrannaturale purtroppo – ad eccezione di quello della seduzione, ma questa è un’altra storia. Avresti potuto chiarire le cose, esattamente come hai fatto con me, ma immagino che la tua buona indole ti impedisca di metterti in gioco. Hai paura di affrontare chi ti fa del male, hai paura di rimanere ferito più di quanto tu già non sia; ma credimi se ti dico che rischiare è molto meglio che subire.

E non so perché sto continuando a darti consigli. Forse perché hai palesemente scritto, alla fine, che sei alla ricerca di un ascoltatore.

Non sono così bravo, non ho così tanta pazienza come sembra e odio quando le persone si piangono addosso, ma tu, T. H., continui a scrivermi ed io sono un tipo che vuole avere sempre l’ultima parola.


Il postino canterino dalla voce da favola, nonché Grillo Parlante.

S. S.

P. S. Ho visto anch’io quel film e mi è piaciuto molto, anche se non è proprio il mio genere.

P. P. S. Continuo ad aspettare i biscotti. Non mi era sembrato ti fossero così indifferenti qualche lettera fa.


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Te l’ho detto, magari mi sarei stancato dopo due giorni e avrei smesso di scrivere sentendomi troppo scemo – cosa che sto facendo comunque, sentirmi scemo intendo – ma suppongo che, adesso che c’è qualcuno che mi risponde, il discorso sia differente – come hai detto tu.

Non sto elemosinando consigli o una spalla su cui piangere, postino/Grillo Parlante/Principe Disneyano dalla voce da favola/ S. S., sei tu che continui a scrivere a me – magari puoi farlo perché ti fa sentire meglio, perché ti importa continuare questa corrispondenza assolutamente insensata, per vedere dove arriverò a parare con la prossima crisi di panico, perché vuoi avere l’ultima parola – ed io sono una persona educata e quindi rispondo. Risparmia i moralismi: ti faccio notare che, se tu non avessi deciso di abbracciare la mia causa, non ci sarebbe stata nessuna risposta da parte mia e noi due staremmo continuando a viaggiare su due binari separati, come abbiamo sempre fatto. Io sono una persona poco paziente: mi sarei stancato subito di avere a che fare con un pezzo di carta e avrei preferito cercare altrove qualcuno disposto a sorbirsi i miei piagnistei.

Piagnistei che, ti ricordo, non sono tipo da andare a riversare sul primo venuto. Il muro, ricordi? So perfettamente di essere io l’artefice del vuoto che mi trovo intorno, ma non lo faccio apposta e ho scoperto che, spesso, è più semplice avere a che fare con se stessi – o con pochi amici fidati – piuttosto che condividersi con persone che di te non capiscono nulla. Gli estranei, però, sono strani e mi rendono strano, te l’ho detto. Non lo so, forse mi sono talmente stancato delle solite facce e dei soliti pareri sterili ed inconcludenti, che ho iniziato inconsciamente ad abbassare la barriera con coloro che non mi conoscono, forse alla ricerca di qualcuno che mi dica qualcosa di nuovo.

E non ho paura di affrontare gli altri, voglio solo evitare di deludere coloro che si aspettano determinate cose da me. Vorrei mantenere l’immagine di persona tranquilla e disponibile quale sono, anche se so che le persone continueranno a deludermi e anche se so perfettamente che prima o poi scoppierò e butterò tutto fuori nel peggiore dei modi.

Immagino di dovermi aspettare una tua risposta, quindi, Signor-“Voglio avere l’ultima parola”.

Il ragazzo che, tutto sommato, è capace di ammettere quando dice e fa cazzate,

T. H.


P. S. Chi ti dice che stia cercando di tergiversare e che non voglia tenermi per me tutti i biscotti all’anice?

P. P. S. No, in realtà non c’è nessun post-scriptum, ma ormai l’avevo scritto e mi scocciava cancellare.




12/12/12 sì, ho provato a postare alle 12.12, lo ammetto, anche se non sono certa di esserci riuscita.

Ad ogni modo, deliri dell’ultimo minuto a parte, salve e ben trovati.

Io sono un po’ di fretta perché l’università richiede la mia attenzione, ma non posso proprio fare a meno di prendermi due minuti per ringraziarvi per l’entusiasmo che state dedicando ad Handwritten. Per noi significa davvero molto e vedere i numeri delle seguite e preferite che aumentano ci fa scuoriciare come due dodicenni innamorate. Grazie mille, quindi, ad ognuno di voi. Appena ho un attimo, giuro che provvedo anche a rispondere alle vostre recensioni <3

Nulla da dire… il rapporto tra Thad e Sebastian è differente da quello delle mie solite fan fiction, questo perché il modo in cui sono conosciuti è differente e le circostanze richiedono altri tipi di comportamento… sebbene l’inizio tra loro sia comunque “burrascoso” (?) … bon, vedrete come si evolverà mano a mano e spero che possa essere di vostro gradimento ciò che vi aspetta! xD

Avviso che la settimana prossima probabilmente potrebbe saltare l’aggiornamento, questo perché saremo nel bel mezzo della Warblers Week e so perfettamente che ci saranno moltissime altre storie da leggere. Ad ogni modo, vi farò sapere sulla mia pagina facebook cosa decideremo di fare.

Un bacio a chiunque sia arrivato fino a qui,

Robs&Vals

   
 
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