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Autore: Aurore    12/12/2012    1 recensioni
Dopo aver incontrato Bella per la prima volta dalla trasformazione e aver conosciuto Renesmee, Charlie si prepara ad una cena in compagnia di Sue e Billy. Come andrà la loro serata? Ormai Charlie sa che il suo vecchio amico gli ha nascosto molti segreti: la loro amicizia sopravviverà a questa prova?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billy Black, Charlie Swan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Charlie
Ventiquattr'ore



Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice,

il bene più grande è l'acquisto dell'amicizia.

EPICURO, Massime capitali







Andiamo, vecchio mio. Ne hai pur viste di cose strane, fin'ora, giusto? Ecco, metti in conto anche queste e basta.
Charlie non faceva che ripetersi lo stesso concetto da quando era salito in macchina, di ritorno da casa Cullen e diretto verso casa Clearwater, alla riserva, cercando di ficcarselo bene in testa, ma senza grandi risultati. Quella sera aveva la netta e spiacevole sensazione che i suoi stessi pensieri gli sfuggissero tra le dita e volassero chissà dove, rifiutandosi di starsene al loro posto. Fece parecchi respiri profondi, finchè il parabrezza e i finestrini furono quasi completamente appannati, ma non si sentiva affatto più rilassato, neanche un po'. Anzi: la testa gli girava e sembrava stranamente pesante; naturale, dopo tutto quello che gli era successo nelle ultime ventiquattr'ore. Proprio così. In ventiquattr'ore il suo piccolo mondo ordinato, tranquillo e normale aveva compiuto una sorta di triplo salto mortale carpiato su se stesso, lasciandolo a bocca aperta come un pesce che nuota contro corrente.
Eppure, come ripeteva dentro di sé da un bel po', non era la prima volta che gli capitava di affrontare una stramba avventura. Sebbene la cittadina di Forks vantasse non solo il più alto numero di giorni piovosi all'anno, ma anche il più alto numero di giorni noiosi all'anno, in quasi tre decadi di onorata carriera si era trovato ad assistere ad un paio di episodi bizzarri e fuori dal comune. Per esempio, quella volta, forse cinque o sei anni prima, che Roy Suckling si era precitato alla centrale di polizia nel cuore della notte, completamente ubriaco dopo i festeggiamenti per una vittoria della sua squadra di baseball preferita, sostenendo di aver visto un UFO atterrare lungo la Forks Ave; Mark, il vice di Charlie, all'epoca un ragazzotto accanito fan di X-Files e facilmente impressionabile, aveva mobilitato due volanti per andare a controllare. Oppure quella volta, quando Bella era ancora una bambina, che un cobra lungo quasi due metri era scappato da uno zoo itinerante fuori città e per ben quattro settimane aveva ricevuto telefonate isteriche ad ogni ora del giorno e della notte da parte della metà degli abitanti di Forks, ciascuno di essi convinti che il cobra stesse visitando il giardino di casa loro, prima che il serpente fosse finalmente catturato; Charlie e il suo vice avevano dovuto tenerlo a bada di persona per un'ora, nel giardino della signora Stanley, barricata in casa con la famiglia, prima che quelli dello zoo si decidessero ad arrivare.
Ma nessuna stramberia avrebbe mai potuto reggere il confronto con le cose che aveva visto quel giorno, nessun situazione difficile, strana o spiacevole poteva essere paragonata a quella in cui era stato scaraventato di colpo solo poche ore prima.
Deglutendo a fatica e stringendo convulsamente le mani intorno al volante, Charlie si sforzò di ripercorrere gli avvenimenti di quella giornata folle. Prima Jacob Black che si presentava a casa sua, parlando di Bella, poi al suo posto c'era improvvisamente una specie di yeti su quattro zampe, o un cavallo particolarmente peloso, poi era di nuovo il ragazzo che conosceva, il ragazzo che credeva di conoscere. Nel caos mentale suscitato da quella visione spaventosa, il nome di sua figlia era stata l'unica cosa sensata colta da Charlie; tutto il resto somigliava spaventosamente a un bla bla bla, per quanto, a ripensarci in quel momento con un briciolo di calma e di freddezza in più, si rendeva conto di ricordare alla perfezione ogni parola di Jacob, come se fossero impresse a fuoco nella sua mente.
Poi, Bella... Bella. Quella pelle bianchissima, il colore degli occhi alterato
, così strana, così diversa, così fredda. Appena entrato nella stanza aveva faticato a riconoscerla. Che un padre stentasse a riconoscere la sua bambina era un gran brutto segno.
E infine lei, la piccola, Renesmee, con quegli occhi, quel viso, quei capelli. Charlie scosse la testa, guardando la strada davanti a se quasi senza vederla davvero. Per fortuna a quell'ora le strade che attraversavano i boschi erano deserte, o la sua distrazione avrebbe potuto costituire un problema. Le spiegazioni fornite da suo genero non lo convincevano affatto. Per quanto fosse a dir poco assurdo, qualcosa dentro di lui gli sussurrava che quella bambina aveva il suo stesso sangue.
Rabbrividì. Renesmee era forse la cosa più strana di quelle giornata, eppure era anche l'unica cosa alla quale non riuscisse a pensare senza sorridere e senza provare una gran tenerezza. Quando l'aveva presa tra le braccia, profondamente e serenamente abbandonata nel sonno, aveva sentito qualcosa nel petto, all'altezza del cuore, come una stretta; da quanto tempo non si emozionava in quel modo? Aveva la sensazione che quel piccolo essere fosse affidato un po' anche a lui. Edward e Bella erano così giovani, dopotutto... Sì, avrebbe vegliato su di lei, avrebbe fatto del suo meglio. Era suo dovere. Voleva farlo. Non era forse sua nipote?
Tuttavia, la giornata non era ancora conclusa: erano appena le otto e lo attendeva una serata complicata. Ne era certo. Normalmente sarebbe stato felice di godersi l'ottima cucina di Sue Clearwater in compagnia di Billy Black, ma ormai l'aggettivo normale era uscito dal suo vocabolario. Una parte di lui, quella più coraggiosa, era leggermente stizzita con il suo più vecchio amico: Billy sapeva di Jacob e probabilmente sapeva molte più cose sui Cullen e i loro misteri di quanto Charlie sarebbe mai riuscito a scoprire in una vita intera, eppure non ne aveva mai fatto parola. In verità non era del tutto sicuro che in passato avrebbe apprezzato simili confidenze, ma l'idea che Billy gli avesse rifilato un mucchio di bugie non gli andava molto a genio e per distrarsi immaginava discorsetti e ramanzine che, lo sapeva in anticipo, non avrebbe mai pronunciato: quando si trattatava di nominare certe cose a voce alta, il coraggio gli veniva meno tutto d'un colpo.
L'altra parte di lui era profondamente inquieta: temeva di andare incontro a nuove sorprese e, avendo già scampato a un paio di infarti in poche ore, il suo unico desiderio al momento era non saperne più nulla di quell'intera, assurda faccenda, nulla di nulla. Aveva deciso di concentrarsi sulle cose piacevoli, senza porsi alcuna domanda e ignorando deliberatamente quelle spiacevoli. L'indomani sarebbe tornato a trovare Bella e Renesmee e avrebbe portato un regalo alla piccola. Forse un libro di favole... Bella amava così tanto leggere che sua figlia non poteva non aver ereditato quella passione.
Sua figlia.

Sua figlia
?
Con un sussulto che fece sbandare la macchina, si rese conto appena in tempo di essere giunto a destinazione.
Frenò in tutta fretta e parcheggiò l'auto della polizia, gettando di tanto in tanto occhiate guardinghe alla casetta davanti a lui. Le luci erano accese e poteva sentire il confuso vociare della televisione. Prima di scendere fece un altro bel respiro profondo, ricordando a sé stesso di mantenere la calma e di non dire troppo. Prima che sollevasse un braccio per bussare, la porta si aprì e apparve Sue. Lei lo guardò per qualche istante, prima sorpresa, poi con aria indagatrice, come se volesse scoprire cosa gli passava per la testa. Infine gli sorrise.
«Ciao» salutò con tono squillante. «Ci sembrava di aver sentito una macchina».
Charlie sudava freddo e gli sembrava di aver perso la capacità di parola. Era più difficile di quanto avesse immaginato. «Cia'» borbottò, un po' in ritardo. Per farsi forza, distolse gli occhi da quelli della donna e li piantò a terra. «Eh sì, era la mia».
«Entra pure, la cena è quasi pronta».
Sue si diresse verso la cucina lasciando la porta aperta, ma Charlie non si mosse e rimase sulla soglia, come incollato a terra. Aveva una mezza idea di scappare, quando la sedia a rotelle di Billy comparve nella sua visuale.
«Ehilà, Charlie! Come mai questo ritardo? Sto morendo di fame, ed è tutta colpa tua» esclamò. Dalla voce forte e scherzosa sembrava perfettamente tranquillo.
Charlie lo guardò e la sua espressione lo sorprese: era quasi di sfida. In quel momento, mentre si fissavano in silenzio, gli parve di intuire che Billy volesse metterlo alla prova. E quella era una prova, per l'amicizia che li legava da decenni. Se avessero superato quella serata senza un tremendo litigio, forse sarebbero invecchiati insieme, tra giornate di pesca sul fiume, partite a carte e campionati di baseball in tv... E se invece non ce l'avessero fatta, più di vent'anni di salda amicizia sarebbero stati spazzati via in un soffio.
«Sono stato... trattenuto» bofonchiò.
«Certo, certo» commentò Billy. Aveva l'aria di chi sa perfettamente il fatto suo. «Giornata faticosa, eh?»
Aveva anche il coraggio di scherzarci sopra? Charlie si sentì impallidire. «Puoi dirlo forte» rispose, con tono acido e un'occhiata significativa all'indirizzo del suo amico.
Billy lo fissò di rimando per un attimo. Non solo sembrava perfettamente tranquillo, ma quasi divertito. «Be', che aspetti? Muoviti, devi raccontarmi le novità. E la partita sta per iniziare».

Girò la sedia a rotelle con un movimento fluido e scomparve all'interno della casa. Charlie fece ancora un paio di respiri profondi, poi si decise ad entrare, chiudendosi la porta alle spalle, non senza una certa esitazione. Seguì Billy nel piccolo salotto su cui affacciava la cucina. Sue stava armeggiando abilmente con una grossa teglia e nell'aria già si diffondeva un profumo delizioso. Lo stomaco di Charlie brontolò sonoramente, e quasi gli venne da ridere: la banale esigenza di cenare sembrava fuori luogo nel mezzo di quell'assurda situazione. Sue sollevò gli occhi, lo vide e gli sorrise. Charlie tentò di ricambiare, ma gli uscì solo una specie di smorfia e un'occhiata intrisa di sospetto: quanto sapeva, lei, di quella losca faccenda? Nel pomeriggio aveva visto Seth a casa Cullen perfettamente a suo agio, felice e contento come al solito, sempre dietro a Jacob, intento a chiacchierare tranquillo con Edward e Bella e pieno di tenerezza e di riguardi verso Renesmee, e non poteva pensare che sua madre ignorasse la situazione: qualcosa doveva sapere... Di sicuro sapeva molto più di lui - chiunque altro sapeva molto più di lui - e la cosa lo indispettiva un poco.
«Allora, com'è andata a casa di tuo genero?» chiese Billy con la sua voce tonante, distogliendolo da quelle riflessioni.
Charlie strinse gli occhi. Come accidenti faceva a sapere che veniva da lì? Senz'altro Jacob o Seth lo avevano chiamato non appena lui era uscito di casa. «Le notizie viaggiano veloci, a quanto pare» esclamò, piccato.
Billy non mostrò di averlo sentito. «Come hai trovato Bella?» domandò e questa volta la sua voce suonò più cauta.
Charlie non dovette pensarci a lungo. «Diversa» sospirò, scuotendo leggermente il capo, mentre si lasciava cadere in una poltrona. «Sta bene... cioè, sembra che stia bene... ma è... diversa».
«Be', si è sposata, è andata via di casa... ha affrontato una malattia: è normale che ti sembri cambiata. Ma vedrai che in fondo è rimasta quella di sempre» intervenne Sue dolcemente.
Charlie rimase zitto. Le lanciò un'occhiata penetrante, poi girò la testa verso la televisione, imbarazzato.
«Immagino che tu abbia ragione» mormorò. 
Ci fu una breve pausa. «E dimmi, hai visto la piccola?» chiese ancora Billy e stranamente la sua voce suonò quasi euforica.
Charlie era perplesso, ma nel pensare alla bambina un sorriso affiorò spontaneo sul suo volto contratto. «Ah, sì, l'ho vista. È uno splendore».
«L'ho sentito dire» commentò Billy, sorridendo con una strana aria sorniona, soddisfatta, come se la bellezza di Renesmee fosse stata merito suo. «Non vedo l'ora di conoscerla».
Charlie alzò le spalle. «Preparati, perchè sarà una bella sorpresa. Non esiste una bambina più incantevole».
«Ne hai avute di sorprese, oggi, eh?»
Chiaramente era una domanda retorica. Ancora una volta, Charlie si stupì di quella disinvoltura e si chiese se dopo un po' di tempo anche lui sarebbe stato in grado di scherzare su quelle cose come faceva il suo amico... Ma subito dopo ripensò agli occhi di Renesmee, a quell'inquietante e stupendo marrone cioccolato, sentì la bocca diventargli secca di colpo e decise immediatamente che non ce l'avrebbe mai fatta.
«Fin troppe» borbottò.
«Be', allora siamo nella stessa barca, amico mio» sentenziò Billy, con uno strano tono, un misto di ironia e gravità che attirò l'attenzione di Charlie.
«Davvero?» fece, senza riuscire ad impedirsi di suonare un tantino scettico. Lui aveva avuto delle sorprese? Lui, che sapeva tutto? Impossibile.
Billy rimase un istante in silenzio, fissandolo, poi gli rivolse un sorriso enigmatico. «Il mondo è pieno di sorprese, Charlie. Alcune sono tutt'altro che piacevoli... Ed è meglio non parlarne».
«Neanche con un amico?» l'interruppe Charlie.
Il suo tono burbero parlava così chiaro che non avrebbe potuto essere più esplicito. Nella piccola cucina Sue aveva smesso di sfaccendare e li osservava in silenzio con espressione seria, guardinga, come se fosse stata pronta ad arginare un grosso litigio.

Billy tacque per un minuto prima di rispondere. «Tu intendi raccontare quello che hai visto oggi?» chiese a sua volta, tranquillo, ma certo del fatto suo.
Charlie lo fissò per un po', zitto e con aria torva, poi distolse lo sguardo e lo puntò verso la televisione. Sbuffò. «Secondo te mi crederebbe qualcuno?»
Billy rise sommessamente. «Be', puoi sempre provarci. Verrò a trovarti in manicomio, te lo prometto».
Anche Sue scoppiò a ridere e Charlie non potè trattenere una mezza risata.

«Siamo in un bel guaio, mi sa» borbottò, tornando serio di colpo. «Che cavolo di situazione».
«Non è semplice, no» commentò Billy lentamente. «Ma... è più facile da affrontare se c'è qualcuno con cui condividerla».
Charlie credeva di avere una risposta pronta sulla punta della lingua, ma all'improvviso se ne dimenticò. Rimase zitto per un pezzo, fissando lo schermo del televisore, ma senza avere la minima idea di cosa stessero trasmettendo. Rifletteva, gli occhi socchiusi per la concentrazione e la tensione, la fronte contratta, le labbra serrate. A un tratto annuì lentamente. Fece un gran sospiro, come se fosse riuscito a liberarsi di chissà quale peso.
«Probabilmente hai ragione» assentì, burbero.
Billy invece sorrideva, chissà come mai. «Certo che ho ragione».

Sue chinò la testa per nascondere un'espressione soddisfatta, mentre armeggiava agilmente con una pesante teglia appena estratta dal forno. «La cena è pronta» esclamò, allegra.
Charlie lasciò la poltrona con un sospiro e si diresse a tavola, battendosi una mano sullo stomaco. Niente e nessuno avrebbe mai potuto spegnere il suo entusiasmo per una cena preparata dalle mani di Sue Clearwater.
«Allora... che facciamo domenica?» chiese Billy, precedendolo sulla sedia a rotelle. «Pesca e partita in tv?»
Charlie si strinse nelle spalle come se glie ne importasse poco, ma in fondo ai suoi occhi scuri balenò un lampo di entusiasmo. «Certo, perchè no? È quello che facciamo sempre».
«Bene. Stavolta preparati a perdere, però».
«Non posso credere che facciate ancora a gara a chi pesca più salmoni» esclamò Sue alzando gli occhi al cielo, mentre portava la cena in tavola. «Siete due ragazzini».
Charlie scambiò una rapida occhiata d'intesa con Billy. «Niente affatto, Sue. Siamo peggio di due ragazzini».
Un piccolo scoppio di risate, tra le quali spiccava quella forte di Billy, risuonò nella cucina.
«Basta stupidaggini» intervenne Charlie all'improvviso, mentre ancora ridacchiava. Sollevò il suo bicchiere pieno di vino rosso scintillante. «Propongo un brinidisi: a Renesmee Carlie Cullen. La più bella sopresa che potessi desiderare».
Gli altri due lo imitarono sollevando i bicchieri.
«A Renesmee Carlie Cullen» ripetè Sue. Charlie la fissò e il suo sguardo luccicante di felicità lo colpì al cuore, ma con la delicatezza di una piuma. Inspiegabilmente si sentì arrossire. «E ai vecchi amici» aggiunse la donna dopo una breve pausa.
Charlie osservò in silenzio il proprio bicchiere mezzo pieno per un attimo, poi lo sollevò per la seconda volta. «Ai vecchi amici» mormorò, con voce bassa ma decisa. «E al roastbeef di Sue».
La piccola cucina di casa Clearwater si riempì in fretta di chiacchiere, risate ed esclamazioni, mentre tutti e tre si davano da fare con la cena.
Ventiqattr'ore sono sufficienti a sconvolgere un'esistenza e a cambiare tutto. Ma ci sono cose che non cambiano. Mai. E due vecchi amici che vanno a pesca insieme sono tra queste.




~ Fine ~










Spazio autrice.
Salve! Fin dalla mia prima lettura di Breaking dawn mi sono sempre chiesta in che modo Charlie avesse affrontato non soltanto tutte le "stranezze" con cui deve fare i conti a partire dalla trasformazione della figlia, ma anche il fatto che Billy Black, il suo migliore amico, gli avesse nascosto un bel po' di cose, su Jacob e sui Cullen. E ho sempre pensato che proprio durante la cena a casa Clearwater, il giorno in cui Charlie rivede Bella per la prima volta dopo il matrimonio, tra i due ci sia stato un chiarimento. Al termine della shot è chiaro che Charlie ha deciso di non portare rancore e di provare ad andare avanti come se nulla fosse accaduto, anche se questo non significa che tra i due vecchi amici sia tutto risolto: infatti più avanti, sempre in Breaking dawn
, quando l'arrivo dei Volturi è ormai imminente, la stessa Bella ha la sensazione che Charlie abbia qualche problema con Billy. Immagino che anche dopo questa serata possano aver avuto qualche momento di difficoltà o di imbarazzo. Ma mi piace pensare che in fondo la loro amicizia sia abbastanza forte da resistere allo scontro di Charlie con il mondo sovrannaturale. Grazie.

   
 
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