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Autore: Notteinfinita    12/12/2012    4 recensioni
Uno stupido scherzo e delle conseguenze impreviste potrebbero gettare una nuova luce su alcuni studenti di Hogwarts.
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Dal primo capitolo:
«Ragazzi, se fate come vi dico, ci sarà da divertirsi!» esclamò Draco all'indirizzo di Tiger e Goyle che gli risposero con il loro solito sorriso ebete. Quindi, fatto loro cenno di avvicinarsi, iniziò a bisbigliargli qualcosa all'orecchio.
[…]
Mentre lo sguardo di tutti si fissava sul cielo, un urlo squarciò il silenzio della notte.
«I miei occhi!» gridò qualcuno ma la scarsa illuminazione impediva di vedere chi fosse.
Tentando di mantenere la calma, la professoressa Sinistra intimò a tutti di rimanere fermi e di tenere gli occhi bassi, accese le fiaccole con un colpo di bacchetta e si avvicinò verso il punto dal quale era partito l'urlo.
A terra, privo di sensi, giaceva...
Chi sarà rimasto vittima dello scherzo? Bé, per scoprirlo non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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NDA:So che qualcuno di voi era già pronto a lanciarmi un Cruciatus pensando che oggi non avrei aggiornato, invece eccomi qui!

Oggi scopriremo se Ron è ancora sotto gli effetti dei Meteoriti delle Mutazioni e se ci sono stati danni permanenti.

Buona lettura!...e mi raccomando, commentate!

 

 

Capitolo 3. Il gelo nel cuore

 

Erano ormai trascorse più di tre ore da quando le luci nel dormitorio femminile si erano spente ma Hermione non riusciva proprio a dormire. Sentiva il cuore dolerle per le lacrime trattenute in attesa che le compagne si addormentassero e la testa pesarle per quelle già versate. Con un sospiro scansò le coperte e, aperte le tende, si alzò e uscì dalla stanza. Cercando di non fare rumore si diresse in Sala Comune, era l'una di notte perciò era certa di trovarla vuota. Lì forse avrebbe potuto cercare di calmare i suoi pensieri e le sue emozioni.

Da quando aveva udito le parole pronunciate da Ron il suo animo era in subbuglio. Una parte di lei si ripeteva che non era stato davvero lui a pronunciarle ma un'altra le sentiva continuamente rimbombare nella sua mente ed ogni volta era come una stilettata al cuore.

Arrivata in Sala Comune mise un ciocco nel caminetto e vi si sedette davanti appoggiandosi con la testa al bracciolo di una delle poltrone.

Con lo sguardo fisso sul fuoco cercava di farsi forza ma il solo pensiero che l'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni potesse durare altre ventiquattr'ore le faceva salire le lacrime agli occhi; non avrebbe potuto sopportare di vedere ancora Ron comportarsi in quel modo.

Era ancora persa nei suoi pensieri quando dei passi sulle scale del dormitorio maschile la fecero sussultare. Desiderosa di non essere vista, Hermione si nascose meglio dietro la poltrona ma, presa da un sospetto, si affacciò quel tanto che le bastava per controllare chi fosse. Fu così che vide Ron uscire dal buco nel ritratto.

Il terrore la invase e, senza pensarci due volte, lo seguì stando attenta a non essere vista da lui.

Scese le scale della Torre di Grifondoro, Ron proseguì lungo il corridoio con l'andatura tranquilla di chi sta facendo una passeggiata. Hermione, invece, lo seguiva col cuore in gola timorosa di quello che avrebbe potuto fare.

I due Grifoni non erano gli unici studenti di Hogwards ancora in giro. Sulla Torre di Astronomia uno scocciato Draco Malfoy stava finendo, in ritardo, il suo giro di ronda. Era quasi arrivato alla fine delle scale, continuando a imprecare tra se e se contro la professoressa Sprite e le sue stupide punizioni che lo avevano costretto a ritardare la ronda, quando vide i due all'angolo del corridoio. Ron camminava davanti con le mani in tasca mentre Hermione lo seguiva a pochi passi di distanza, tentando di nascondersi dietro le armature.

In un attimo vide Ron sparire davanti ai suoi occhi, sicuramente grazie ad un incantesimo di disillusione, e subito dopo lo vide riapparire alle spalle della ragazza. Con una mossa repentina il ragazzo le agguantò un polso girandoglielo dietro la schiena mentre con l'altra mano le puntava la bacchetta dritta alla gola.

A Draco non fu necessario vederlo negli occhi per capire che Ron era ancora sotto l'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni, né gli necessitò di udire le parole che le aveva sussurrato all'orecchio mentre la spingeva a proseguire lungo il corridoio per intuire che non aveva in mente nulla di buono.

Istintivamente si affrettò nella loro direzione ma, quando ebbe svoltato l'angolo, vide che dei due non c'era più traccia. Guardandosi intorno si chiese cosa avrebbe dovuto fare. Stringendo i pugni per il nervoso, cambiò direzione e iniziò a correre. La situazione si era fatta troppo pericolosa, c'era solo una cosa da fare.

Mentre Draco aveva tentato di raggiungerli, Ron aveva spinto Hermione in una delle aule insonorizzandola e sigillandola. A quella vista Hermione non poté reprimere un brivido di paura maledicendosi nel contempo per aver stupidamente lasciato in camera la sua bacchetta.

Appena finito con gli incantesimi il rosso si volse verso la sua compagna di Casa con un ghigno che avrebbe fatto impallidire lo stesso Malfoy. Lentamente le si avvicinò mentre lei arretrava, inconsapevole di fare il suo gioco. Quando avvertì un banco sbatterle dietro la schiena capì di essere con le spalle al muro. Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti mentre il respiro le si faceva affannoso. Si sentiva gelare dentro. Incapace di reagire, riusciva solo a pregare che qualcuno venisse a salvarla.

«Come ti ho già detto prima, visto che hai tutta questa voglia di stare con me adesso ci divertiremo un po'. O almeno IO mi divertirò.» disse sorridendo malignamente e avvicinandosi ulteriormente a lei.

Afferratala per i fianchi, la sedette sul banco, poi, con calma studiata, alzò la bacchetta e con la punta le sfiorò prima la guancia, poi il collo fino a fermarsi nell'incavo tra i seni. Abbassata la bacchetta, le tirò indietro la testa ed iniziò a leccarle il collo. Hermione cercò di approfittare di quell'attimo per tentare di sottrargli la bacchetta. Purtroppo Ron si accorse del suo tentativo e staccatosi da lei la colpì ad una guancia mandandola a sbattere con il viso contro la parete alle sue spalle. Con gli occhi chiusi per la botta Hermione si portò una mano sul viso ma li riaprì istantaneamente quando avvertì come delle sottili funi stringerle i polsi e portarle le braccia in alto.

«Non avresti dovuto tentare di sottrarmi la bacchetta» ringhiò Ron «Ora mi sa che dovrò essere molto meno gentile con te.»

Detto questo ripose la bacchetta nella tasca posteriore dei pantaloni e, afferrati i lembi della camicia di Hermione la strappò con un solo gesto.

Lacrime di disperazione iniziarono a solcare le guance della ragazza. Quante volte aveva immaginato di avere la sua prima volta con Ron e adesso il suo sogno si stava trasformando nel suo peggior incubo.

«Ron, ti prego!» mormorò, sperando che il suo amico si riprendesse.

«Taci!» urlò, schiaffeggiandola nuovamente.

Hermione irruppe in singhiozzi incontrollabili. Impossibilitata a sottrarglisi, riusciva solo a pensare che quello non era davvero il suo Ron ed in cuor suo non poteva fare a meno di provare pena per il suo amico; quando si fosse ripreso e avesse ricordato quello che aveva fatto non se lo sarebbe mai perdonato.

Quando avvertì la mano di Ron risalire lungo la sua coscia per poi artigliare il bordo delle mutandine le si spezzò il fiato. Alzata la testa lo fissò con gli occhi spalancati dalla paura e quando sentì la stoffa lacerarsi sotto la sua presa avvertì il gelo scenderle nel cuore: tra pochi attimi avrebbe perso la sua verginità e l'amicizia del ragazzo che amava e che non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.

Lentamente la mano di Ron iniziò a sfiorare la sua femminilità mentre lei volgeva il capo alla parete nel tentativo di sottrarsi, almeno mentalmente, a ciò che stava accadendo.

«Oh, ma così non sei abbastanza bagnata» le sussurrò all'orecchio «Non voglio farti male, non troppo almeno.» Aggiunge sogghignando. «So io come farti eccitare!»

Sfilata la mano da sotto la gonna, agguantò il seno destro della ragazza, che non poté reprimere un sussulto, mentre con l'altra mano le scopriva il seno sinistro. Un tremito incontrollato scosse il corpo della ragazza vedendo Ron chinarsi col viso sul suo seno. Hermione serrò gli occhi, come se questo servisse ad allontanarla da ciò che stava accadendo, ed anche la luna, quasi volesse sottrarsi a quella vista, si nascose dietro ad una nuvola immergendo l'aula nel buio.

Per attimi, che le parvero interminabili, Hermione attese il peggio. Resasi conto che Ron aveva scostato le mani da lei, riaprì gli occhi e, ancora tremante, volse lo sguardo sul suo amico. Ron era immobile davanti a lei, la testa china e le mani ferme a mezz'aria.

Ad un tratto la luce lunare tornò ad inondare l'aula e, nello stesso momento, Ron alzò il capo e puntò gli occhi in quelli di Hermione. Con suo immenso stupore a fissarla non erano le fredde iridi del rapace ma lo sguardo limpido e smarrito del ragazzo che amava. Istantaneamente anche le funi che le tenevano le braccia legate svanirono e, senza che quasi se ne accorgesse, si ritrovò a stringere forte il suo amico scoppiando contemporaneamente in un pianto liberatorio.

Ron, ancora confuso sull'accaduto, accarezzò la testa della ragazza nel tentativo di calmarla ma, sentendola sussultare sotto il suo tocco si fece largo in lui un dubbio atroce. Col cuore fattosi di piombo per l'apprensione, Ron scostò Hermione da sé per guardarla negli occhi.

La ragazza istintivamente si strinse addosso i lembi della camicia per coprirsi.

«Hermione, ti prego, dimmi cosa ti ho fatto.» la supplicò con voce angosciata.

La ragazza abbassò lo sguardo, vergognosa.

«Tranquillo, non mi hai fatto nulla.» tentò di rassicuralo, nonostante la voce malferma.

«Ti scongiuro, ho bisogno di sapere la verità. Ho dei flash in testa sull'accaduto e temo ciò che non riesco a ricordare.»

Conscia che il non sapere avrebbe potuto portare il ragazzo ad immaginare il peggio, Hermione sospirò tentando di trovare il coraggio di raccontagli ciò che era davvero accaduto.

«Io ero in Sala Comune, ti ho visto uscire dalla Torre e ti ho seguito, tu però te ne sei accorto e mi hai costretto a seguirti in quest'aula e poi, poi hai tentato di aggredirmi.» gli raccontò con un filo di voce.

«Aggredirti?» chiese Ron con voce turbata. Uno sguardo all'abbigliamento in disordine della ragazza gli confermò il senso di quelle parole. «Sono solo un maledetto animale!» ringhiò dando un pugno sul banco e stringendo gli occhi con rabbia.

«Non eri tu. Erano i Meteoriti delle Mutazioni a farti agire in quel modo.» disse Hermione accarezzandogli il viso con una mano.

«Potrai mai perdonarmi?» chiese.

«Non ho nulla da perdonarti ma sono felice che tu sia tornato in te. Torniamo alla Torre, ok?» propose.

«In effetti l'ultima cosa che voglio è beccarmi anche una punizione.» esclamò il ragazzo, abbozzando un sorriso.

La ragazza sorrise di rimando e scese dal banco su cui era rimasta seduta.

«Aspetta, tieni.» disse Ron togliendosi il maglione e porgendoglielo.

«Grazie!» rispose Hermione prendendolo e voltandosi di spalle per infilarselo. «Possiamo andare.» disse poco dopo.

Usciti dall'aula, Ron cinse le spalle della ragazza che si accoccolò contro il suo petto quasi incredula del suo gesto.

Avevano fatto pochi passi quando, girato l'angolo, videro corrergli incontro una trafelata McGrannitt seguita da un Malfoy dall'aria stranamente preoccupata.

Appena li ebbe scorti, Hermione portò una mano ai capelli spostandoli davanti alla guancia tumefatta per aver sbattuto contro la parete a causa dello schiaffo di Ron; non voleva che gli altri la vedessero.

«Signorina Granger, signor Weasley. Finalmente vi abbiamo trovato.» disse la professoressa. «Signor Weasley lei...»

«Sono tornato in me, per fortuna» rispose il ragazzo.

«Ne sono lieta!» esclamò la donna «Ragazzi, state bene?» chiese, allarmata, notando lo strano abbigliamento di Hermione.

«Tutto bene, professoressa.» rispose subito Hermione.

«Quando è venuto a chiamarmi il signor Malfoy mi ha detto che le intenzioni del signor Weasley sembravano tutt'altro che amichevoli. Preferisce parlarne in privato, signorina Granger?» riprese la docente.

«Non è necessario, professoressa.» assicurò «Ciò che ha detto Malfoy è vero» ammise, lanciando uno sguardo al compagno «ma per fortuna Ron è tornato subito in sé. Sto bene, davvero.»

«Voglio crederle ma sappia che se ha bisogno di me può venire nel mio ufficio quando vuole»

«Grazie mille!» esclamò Hermione, commossa dalla preoccupazione della professoressa.

«Va bene, allora tornate tutti ai vostri dormitori, è già abbastanza tardi.» esortò la McGrannitt.

«Buonanotte professoressa!» disse Ron

«Buonanotte» ripeté Hermione.

Salutata la professoressa i tre ragazzi si avviarono verso i rispettivi dormitori.

Giunti al punto in cui si sarebbero dovuti separare, Hermione si volse indietro a guardare Draco che si avviava verso i sotterranei.

«Grazie Malfoy!» disse, dopo un breve tentennamento. Era stupita dal fatto che il Serpeverde si fosse preoccupato per lei e pensò che, quantomeno, si meritava di essere ringraziato.

Nel sentire la voce di lei, Draco si volse con un lieve ghigno stampato in faccia.

«Bé, in teoria sei una ragazza e certi tipi di violenza non li considero accettabili.» rispose lui per poi voltarsi e scendere le scale del dormitorio. Non aggiunse che non avrebbe potuto sopportare i sensi di colpa se Ron, per un suo stupido scherzo, avesse violentato Hermione; un conto erano le prese in giro, un altro la violenza sessuale. E non avrebbe mai ammesso, nemmeno con sé stesso, che il pensiero di quello che le sarebbe potuto succedere gli aveva fatto sentire una morsa al cuore; morsa rinnovatasi vedendoli stretti l'uno all'altra.

Ancora un po' stupiti per le parole del biondo, i due Grifondoro proseguirono fino a raggiungere la loro Torre.

«È meglio andare a dormire, se Harry si sveglia e non ti trova nel letto gli prenderà un colpo!» disse Hermione appena entrata in Sala Comune.

«Allora buonanotte Hermione!» rispose Ron anche se avrebbe voluto dirle mille altre cose. Assicurarsi davvero che lei stesse bene e magari avere qualche chiarimento in più sulle immagini che gli affollavano il cervello.

Con un sospiro il ragazzo si voltò verso le scale del suo dormitorio.

«Aspetta Ron!» disse lei, trattenendolo per un braccio. «È meglio che questo te lo dia adesso, onde evitare domande imbarazzanti domani.» spiegò indicando il maglione del ragazzo che ancora indossava.

«Ok» rispose, girandosi prontamente per permetterle di toglierlo.

«Tieni!» disse poco dopo porgendogli l'indumento con una mano mentre con l'altra teneva fermi i lembi strappati della camicia.

Hermione non si era accorta che il movimento fatto per togliere il maglione aveva spostato i capelli rendendo visibile il livido sullo zigomo che, alla luce del camino della Sala Comune, spiccava terribilmente. Vedendolo gli occhi di Ron si spalancarono per lo shock. Immediatamente portò una mano a sfiorare la guancia della ragazza mentre il dolore gli si dipingeva negli occhi.

«Sono stato io a farti questo?» chiese con voce disperata.

Hermione poggiò le sue mani su quella del ragazzo mentre una lacrima le rigava il volto.

«Ron ti prego, non eri in te! Non devi sentirti in colpa!» affermò strusciando lievemente la sua guancia sulla mano di lui e guardandolo con occhi imploranti.

Con la mano libera il ragazzo le asciugò la lacrima e pian piano avvicinò il viso al suo finché le loro labbra si sfiorarono facendogli accelerare i battiti del cuore.

Hermione lasciò andare la mano di Ron per accarezzargli i capelli ed inclinò lievemente la testa all'indietro per poter approfondire il bacio. All'unisono le labbra di entrambi si schiusero lievemente e le loro lingue s'incontrarono mentre un brivido carico d'eccitazione percorreva le loro schiene.

Incapaci di staccarsi lasciarono che le loro labbra si conoscessero, che le loro lingue s'inseguissero in una danza fatta di intrecci e sfioramenti finché il bisogno d'ossigeno si fece impellente allora, anche se riluttanti, si separarono con le guance imporporate dall'emozione e il fiato corto. Spontaneamente un sorriso affiorò alle labbra di entrambi ma, subito dopo, ad affiorare su Ron fu il color porpora allorché il suo sguardo cadde sulla camicia aperta di Hermione che lasciava in vista un balconcino rosa cipria che enfatizzava magnificamente il seno della ragazza.

La Grifondoro, seguito lo sguardo del ragazzo, avvampò a sua volta voltandosi per coprirsi.

In quell'istante, un rumore proveniente dal dormitorio maschile, li avvisò che non tutti dormivano, come loro pensavano.

Dopo un ultimo sguardo lanciato al ragazzo, Hermione corse su per le scale del suo dormitorio prima che qualcuno potesse vederla in quello stato.

Appena giunta nella sua camera, la ragazza si fiondò in bagno. Col viso ancora arrossato si fissò allo specchio senza riuscire a smettere di sorridere.

Quello che era cominciato come un incubo si era trasformato in un sogno.

Non poteva credere di essersi baciata con Ron!

L'avere come migliori amici Ron e Harry l'aveva praticamente costretta a tenere con se un rifornimento di medicamenti paragonabili a quelli di Madama Chips, così, dopo aver aperto la sua anta dell'armadietto, si spalmò sulla guancia un unguento lenitivo che, nel giro di una notte, avrebbe fatto sparire ogni segno dell'ematoma evitandole, così, domande imbarazzanti.

Subito dopo appellò il pigiama e, una volta cambiatasi, fece sparire la camicia e le mutandine strappate e s'infilò sotto le coperte.

Prima di addormentarsi non poté fare a meno di chiedersi cosa avesse significato quel bacio per Ron e se, da domani, le cose tra loro sarebbero cambiate.

Intanto, in Sala Comune, Ron osservava con aria ebete le scale del dormitorio femminile. Hermione vi era appena sparita che dal lato opposto scese di corsa Harry seguito a ruota da Neville, Dean, Seamus, dai gemelli Weasley e da Lee.

Appena Harry scorse Ron, in piedi, girato di spalle, in mezzo alla Sala si fermò di botto subito imitato dagli altri che per poco non gli finirono addosso.

«Ron?» chiamò un po' titubante.

Quando il ragazzo si fu girato e poterono vedere il suo sguardo ceruleo posarsi su di loro, un urlo di giubilo si levò dal gruppo. In pochi secondi lo attorniarono alternando le pacche sulle spalle a improperi per lo spavento che gli aveva fatto prendere.

«Propongo di festeggiare il ritorno di Ron con una bella Burrobirra!» esclamò Fred dando nel contempo al fratello una pacca così forte da rischiare di farlo finire a terra.

Ridendo i gemelli si avviarono su per le scale in direzione della camerata di quelli del sesto anno seguiti a ruota da tutti gli altri. A chiudere il corteo, Harry e il festeggiato.

«Mi è quasi preso un colpo quando mi sono svegliato ed ho visto il tuo pigiama abbandonato sul letto vuoto. La prima cosa che ho pensato è stata di cercarti nella Mappa del Malandrino. Quando ho visto che non c'era più neanche quella ti giuro che mi è preso il panico! Così ho pensato che l'unica cosa che potevo fare era svegliare gli altri per andarti a cercare. Ma dove te ne eri andato?»

«Sono stato a fare un giro ma per fortuna sono tornato in me quasi subito. Per quanto riguarda la Mappa, scusami, temo di averla presa io!» disse Ron rovistandosi nelle tasche per poi porgere la pergamena all'amico.

Avrebbe voluto confidarsi con lui, raccontargli quello che era successo e quello che aveva rischiato di fare ma i ragazzi li aspettavano già in camera quindi decise di rimandare limitandosi ad accettare la Burrobirra che suo fratello gli offrì appena arrivato in camera e a brindare alla sua salute insieme a tutti gli altri.

Inutile dire che passarono buona parte della notte a raccontare a Ron ciò che lui non ricordava ancora e a ridere ripensando al vaporoso caschetto corvino del professor Piton.

 

Nei sotterranei, intanto, c'era qualcun' altro che non dormiva ma per motivi ben diversi.

Con un sospiro Draco si tirò le coperte sin sulla testa, esasperato.

Non riusciva a non pensare a quello che era successo quella notte. Gli piaceva stuzzicare la Granger e i suoi amici ma stavolta la cosa era andata davvero troppo oltre, non osava pensare a cosa sarebbe potuto succedere se il rosso non fosse tornato in sé.

 Maledizione, vedi tu se devo perdere il sonno per pensare alla Mezzosangue Zannuta!” pensò con stizza. Non voleva e non poteva accettare che a tenerlo sveglio fossero i sensi di colpa ed uno spiacevole senso di vuoto all'altezza del cuore.

Dopo essersi a lungo girato e rigirato nel letto, alla fine, Draco cedette al sonno, sfinito.

 

 


 

  
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