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Autore: Notteinfinita    05/12/2012    5 recensioni
Uno stupido scherzo e delle conseguenze impreviste potrebbero gettare una nuova luce su alcuni studenti di Hogwarts.
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Dal primo capitolo:
«Ragazzi, se fate come vi dico, ci sarà da divertirsi!» esclamò Draco all'indirizzo di Tiger e Goyle che gli risposero con il loro solito sorriso ebete. Quindi, fatto loro cenno di avvicinarsi, iniziò a bisbigliargli qualcosa all'orecchio.
[…]
Mentre lo sguardo di tutti si fissava sul cielo, un urlo squarciò il silenzio della notte.
«I miei occhi!» gridò qualcuno ma la scarsa illuminazione impediva di vedere chi fosse.
Tentando di mantenere la calma, la professoressa Sinistra intimò a tutti di rimanere fermi e di tenere gli occhi bassi, accese le fiaccole con un colpo di bacchetta e si avvicinò verso il punto dal quale era partito l'urlo.
A terra, privo di sensi, giaceva...
Chi sarà rimasto vittima dello scherzo? Bé, per scoprirlo non vi resta che leggere.
Genere: Avventura, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Eccoci qui con il secondo capitolo!

Oggi scopriremo che effetti hanno avuto i Meteoriti delle Mutazioni sul nostro Ron.

Vi auguro buona lettura e ci vediamo giù per i commenti.

 

 

 

Capitolo 2. Uno sguardo che gela

 

Quando il sole iniziò a trarre riflessi argentati dal Lago Nero, una testa ricciuta stazionava già da un po' nella Sala Comune dei Grifondoro. Irrequieta, si spostava senza tregua dalla finestra al camino e viceversa. Pur sapendo che quel giorno gli studenti del sesto anno avrebbero iniziato le lezioni soltanto alle dieci, ogni volta che avvertiva dei passi sulle scale, si bloccava e alzava lo sguardo, sentendo il battito accelerarle.

Rassegnatasi all'idea che l'attesa sarebbe stata ancora lunga, Hermione si sedette su uno dei divani e iniziò a leggiucchiare il libro di pozioni nonostante la scarsa concentrazione le impedisse di comprendere le parole.

«Ron non è ancora sceso?» chiese, ad un tratto, una voce a lei nota.

Hermione alzò gli occhi dal libro trovandosi davanti la piccola Weasley.

«Non ancora.» rispose sospirando.

«Vorrei poter restare ma Ron potrebbe vederlo come un comportamento inusuale, non possiamo rischiare» disse con tono angosciato.

Hermione strinse la mano dell'amica, cercando di confortarla.

«È meglio che vada.» mormorò Ginny avviandosi all'uscita.

Rimasta sola, Hermione riprese a leggere finché dei passi sulle scale del dormitorio non attirarono la sua attenzione. Istintivamente saltò in piedi e, rimesso il libro nella tracolla, attese che si palesasse l'identità di colui che stava scendendo le scale.

Appena lo vide un sorriso le si allargò sul viso. Un Ron dall'aria assonnata che si stropicciava gli occhi con le mani aveva appena fatto il suo ingresso nella Sala Comune.

«Buongiorno Ron!» esclamò la ragazza allegramente.

Un mugugno fu l'unica risposta che ricevette ma ne fu lieta, Ron rispondeva così tutte le mattine.

Ciò che non si aspettava fu quel che vide appena il ragazzo tolse le mani dagli occhi e li aprì: le sue belle iridi azzurre erano divenute dorate e la pupilla era inequivocabilmente verticale. Il suo sguardo era simile a quello di un rapace.

Ad Hermione si gelò il sangue nelle vene a quella vista ma cercò di mantenere un comportamento normale.

«Ehm, Harry?» chiese, sforzandosi di mantenere ferma la voce.

«Eccomi!» rispose il ragazzo scendendo gli ultimi gradini.

Le bastò un'occhiata per comprendere che anche l'amico aveva notato gli occhi del rosso.

In silenzio i tre ragazzi si avviarono in Sala Grande per fare colazione. Durante il tragitto un sommesso mormorio si diffuse al loro passaggio. Solo la minaccia della McGranitt della sottrazione di cento punti a chiunque fosse contravvenuto alle sue disposizioni, impedì che gli altri allievi si fermassero per osservarli.

L'ingresso in Sala Grande del gruppetto attirò subito l'attenzione dei presenti, ed in particolare della tavola dei Serpeverde da cui provenivano sghignazzi e sussurri non proprio impercettibili.

Ignorando tutti, Ron si diresse spedito verso il suo tavolo. Con un movimento insolitamente aggraziato scavalcò la panca e si sedette al suo solito posto, subito seguito dai suoi amici.

«Sembra meno imbranato del solito!» commentò Pansy.

«Mmmh» mugugnò Draco ostentando disinteresse per non lasciar trapelare la sua delusione. Non era certo questo ciò che voleva ottenere con il suo scherzo.

«Forse è un caso così disperato che poteva cambiare solo in meglio!» ipotizzò Blaise ridacchiando.

Un ghigno divertito apparve sul viso di Draco; era proprio così, avrebbe dovuto pensarci e comunque questo non voleva dire che non ci sarebbe stato comunque da divertirsi.

Intanto il soggetto della loro conversazione, bevuto un bicchiere di succo di zucca e afferrata una mela, si era alzato dal tavolo, senza toccare altro, tra lo sconcerto degli amici.

Vedendolo avviarsi verso l'uscita, Hermione attese che avesse oltrepassato la porta per poi seguirlo senza essere vista. Lo vide fermarsi sotto al colonnato; mordeva la mela con lo sguardo perso nel vuoto. La ragazza, nascosta dietro ad un'armatura, lo scrutava e non riusciva a vedere in lui il ragazzo che, con la sua timidezza e la sua imbranataggine, era riuscito a farsi strada nel suo cuore.

Quando, finita la colazione, gli studenti del sesto anno si riversarono nei corridoi, Hermione si mescolò alla folla e, senza perdere di vista Ron, raggiunse l'aula di Pozioni. Il ragazzo si sedette al solito posto e così fece anche Hermione senza però riuscire a trovare nulla da dire a quello che, ormai da sei anni, era uno dei suoi migliori amici.

Harry li raggiunse poco dopo e il sorriso mesto che gli rivolse Hermione gli fece stringere il cuore; se lui stava male nel vedere il suo amico in quel modo, poteva solo immaginare come stesse lei.

«Buongiorno a tutti!» esclamò il professor Lumacorno entrando in classe con il solito sorriso stampato in faccia e posizionandosi davanti la cattedra. «Visto che già siete al sesto anno, ho deciso che oggi metterò alla prova il vostro livello di preparazione con la pozione Antilupo»

A questa notizia un intenso brusio si levò in classe.

«Su, su non protestate!» esclamò l'uomo, invitando i ragazzi a calmarsi. «Io ho avuto l'onore di essere l'insegnante del suo inventore, il mio caro Damocles Belby, quindi so bene quanto sia complicata e non mi aspetto assolutamente risultati eccellenti. Questo sarà solo un modo per testare le vostre capacità, non ci sarà nessuna T!»

Le parole del professore ebbero il potere di calmare, almeno in parte, le preoccupazioni degli studenti.

«Penso di sapere perché il professore ha deciso di farci preparare proprio questa pozione.» bisbigliò Hermione ad Harry che le rispose con uno sguardo interrogativo.

«La pozione Antilupo è una delle poche pozioni che, anche se le si sbaglia completamente, non esplodono.* Può solidificarsi, evaporare, far sciogliere il calderone ma non esplodere. Probabilmente avrà pensato che fosse più sicuro» disse facendo cenno con la testa in direzione di Ron. «Inoltre è così complicata che la scusa di usarla per misurare le nostre capacità è perfettamente plausibile. Nessuno riuscirà a farla bene e a Ron non sembrerà strano che non dia voti.» concluse sorridendo.

Harry fece un cenno di assenso col capo, come sempre stupito dalla vastità delle conoscenze della sua amica. Accortisi che Ron li fissava, tornarono a concentrarsi sugli ingredienti della pozione.

La consapevolezza che la riuscita o meno della pozione non avrebbe avuto come conseguenza un voto negativo portò molti studenti a distrarsi con la conseguenza che, ad un'ora dall'inizio della lezione, diversi calderoni si erano fusi mentre altri erano diventati stranamente irsuti.

Anche Draco, che di solito si distingueva come un ottimo pozionista, era poco concentrato. La sua attenzione era tutta rivolta su Ron, in attesa di vedere cosa avrebbe combinato.

Quando anche la seconda ora finì, il professor Lumacorno iniziò ad aggirarsi tra i calderoni con aria serena. Giunto davanti a Hermione rimase piacevolmente sorpreso nel vedere la sua pozione quasi trasparente e con riflessi argentei, un risultato notevole per una studentessa del sesto anno. Sempre sorridendo, diede un'occhiata al lavoro di Harry senza darsi la pena di soffermarsi, in fondo si era sempre dimostrato molto preparato alle sue lezioni, quando, però, il suo sguardo cadde sul calderone a fianco il sorriso gli si gelò sulle labbra: quella che aveva davanti era una perfetta pozione Antilupo. Il fumo che ne saliva e il colore argenteo era inequivocabile.

«Signor Weasley ha fatto un buon lavoro, a quanto vedo.» disse con il viso irrigidito nel tentativo di non mostrare il suo stupore.

«Io direi che è più che buono.» esclamò il ragazzo con voce fredda e tagliente.

«Capisce bene che, visto che si trattava di un'esercitazione, non potrò darle un voto.» Rispose il professore, visibilmente a disagio.

«Capisco solo che è una grossa fregatura!» sibilò Ron e, dopo aver squadrato il professore dalla testa ai piedi con aria disgustata, uscì dall'aula.

Immediatamente Harry e Hermione si catapultarono fuori dall'aula nel tentativo di seguirlo ma, quando ebbero varcato la soglia, del loro amico non c'era alcuna traccia.

Passarono la successiva mezz'ora a perlustrare il castello senza risultati. Essendo quasi ora di pranzo, i due si diressero in Sala Grande, nella speranza di trovarlo lì e non poterono che tirare un sospiro di sollievo quando videro Ron che, tranquillamente, si avviava verso il tavolo dei Grifondoro.

Purtroppo il loro sollievo fu solo momentaneo perché proprio in quel momento sopraggiunse Draco a sbarrargli la strada. Il fatto che gli fosse riuscita la pozione non gli era andato a genio e voleva prendersi una rivincita.

«Weasley, ti vedo qualcosa di diverso oggi.» disse, mantenendo un atteggiamento falsamente riflessivo. «Forse hai finalmente indossato una divisa nuova?» chiese più che altro a se stesso, mentre diversi suoi compagni di casa ghignazzavano sommessamente. «Già, vero, è impossibile. Quegli straccioni dei tuoi genitori non possono permetterselo!» concluse con un ghigno divertito stampato in volto.

«Stupido insetto, non riderai così tanto quando ti schiaccerò!» ringhiò Ron, furente.

«Dovrei spaventarmi?» chiese Draco con tono canzonatorio, reso più spavaldo dalle risa dei compagni.

«Non ti resta che seguirmi fuori da qui per scoprirlo.» Rispose in tono di sfida.

Approfittando del fatto che i professori non fossero ancora arrivati, i due si diressero in un corridoio poco frequentato non lontano dalla Sala, subito seguiti da un capannello di curiosi e di tifosi delle due fazioni.

«Pronto?» chiese Ron, appena si furono fermati.

Draco si limitò a ghignare ma non ebbe tempo di fare altro perché, con un rapido movimento della bacchetta, il suo avversario l'aveva trasformato in una lucciola che ronzava indispettita.

«Pronto per essere schiacciato?» chiese poi Ron, esibendo un sorriso sinistro.

Tutti gli spettatori erano paralizzati per lo shock.

Il ragazzo aveva già alzato la bacchetta per sferrare il colpo finale quando la luce di un incantesimo si abbatté sull'insetto terrorizzato restituendogli le sue fattezze umane.

Ron volse lo sguardo verso il punto da cui era partito l'incantesimo, lì, con la bacchetta ancora levata, c'era Harry. Furente, il ragazzo si fece largo per raggiungere il suo amico. Quando gli fu davanti lo afferrò per il maglione alzandolo di qualche centimetro da terra.

«Sei il solito guastafeste, Sfregiato!» esclamò rabbioso prima di lasciarlo andare e dirigersi verso la Sala Grande.

 

«Draco, tutto bene?» sussurrò Pansy, avvicinandoglisi.

«Maledizione!» esclamò il ragazzo, livido di rabbia, sferrando un pugno al muro. «Non era questo quello che volevo. Doveva rendersi ridicolo, non diventare un teppista incontrollabile!»

Dopo questo sfogo il ragazzo iniziò a camminare in direzione del dormitorio di Serpeverde.

«Non vieni a pranzo?» chiese la ragazza, preoccupata.

Draco non si diede pena di rispondergli, limitandosi a farle un gesto con la mano per esortarla a non infastidirlo.

 

«Com'è andata la mattinata?» bisbigliò Ginny all'orecchio di Hermione, appena si fu seduta a tavola.

Il solo sguardo che la riccia le rivolse bastò a rinnovare la sua ansia. Quando poi la sua amica le raccontò della lezione con Lumacorno e dello scontro con Draco, il viso della piccola Weasley assunse un colorito cinereo. L'idea che non si sapesse con certezza quante ore ancora suo fratello sarebbe rimasto sotto l'effetto dei Meteoriti delle Mutazioni la terrorizzava. Non riusciva a vedere, in quello strano essere, il suo adorato/odiato fratellone: quello con cui aveva imparato ad andare sulla scopa e con cui faceva scorpacciate di Cioccorane di nascosto dalle madre; quello che le faceva la predica ogni volta che la vedeva vicino ad un ragazzo e che spesso la trattava come una bambina facendola infuriare. E non era per i suoi strani occhi che lo sentiva estraneo ma per l'aura di freddezza che sembrava emanare.

Distolse lo sguardo dal fratello, prima che si potesse sentire osservato ma, nel farlo, i suoi occhi si posarono sul viso di Harry e le si strinse il cuore al pensiero di quanto potesse stare male per essere stato chiamato Sfregiato proprio dal suo migliore amico.

Quasi avesse sentito gli occhi della rossa puntati su di lui, il ragazzo alzò lo sguardo incontrando quello addolorato di lei che subito si aprì in un sorriso d'incoraggiamento a cui lui non poté fare a meno di rispondere, sentendo il cuore riscaldarglisi.

Il resto del pranzo vide il gruppo mangiare in silenzio; nessuno di loro aveva voglia di commentare gli eventi della giornata come, invece, stavano facendo gli altri compagni.

La fine del pranzo costrinse i ragazzi ad abbandonare la Sala Grande.

Ron avanzava, a passo spedito e con lo sguardo dritto davanti a se, in direzione dell'aula di Difesa contro le Arti Oscure, seguito a pochi passi dai suoi due amici il cui sguardo basso palesava la loro apprensione all'idea di affrontare due ore con il professor Piton.

Pochi minuti dopo il loro ingresso in aula, la figura arcigna di Severus Piton si stagliò sulla porta.

«Buon pomeriggio!» disse, con la sua voce tetra, avviandosi alla cattedra. «Oggi parleremo di una categoria di creature notturne particolari, i Vampiri.»

«Tsk!» esclamò Ron, a volume ben udibile.

Lo sguardo sconvolto di tutti i compagni di classe si posò sul ragazzo che manteneva un atteggiamento rilassato anche se il professore gli si stava avvicinando con gli occhi ridotti a due fessure dalla rabbia.

«Signor Weasley, visto che trova l'argomento così noioso, mi dica cosa i vampiri temono sopra ogni cosa.» chiese con tono irato.

«Sicuramente l'unto dei suoi capelli.» affermò Ron, ostentando una calma assoluta.

Tutti rimasero basiti a quelle parole.

Il professor Piton strinse i pugni e sembrò sul punto di esplodere ma non ebbe tempo di far nulla perché Ron, con uno scatto repentino, estrasse la bacchetta e, puntatala sul docente, mormorò una formula. Per pochi secondi questo fu avvolto da una spessa nuvola di fumo; quando si dileguò sulla sua testa troneggiava un caschetto di capelli neri, lucenti e estremamente vaporosi.

Gli occhi di tutti erano spalancati mentre le loro bocche erano paralizzate in un'espressione a metà tra lo sconcerto e la voglia di ridere.

«INCARCERAMUS!» tuonò il professore.

In pochi secondi Ron si ritrovò completamente legato da corde invisibili ma non perse per questo la sua aria spavalda.

Alla vista di quello che stava accadendo, ad Hermione tornarono in mente le parole di Madama Chips “Ogni forma di costrizione o di limitazione della sua libertà potrebbe esacerbare l'effetto delle Meteore e rendere le mutazioni nel carattere definitive”.

«Professore non può farlo!» urlò in preda alla preoccupazione.

«E perché mai?» chiese in un sibilo.

Hermione strinse le mani a pugno, cercando di non cedere al nervosismo. Era certa che il professore sapesse bene il perché come di certo sapeva che davanti a Ron non bisognava accennare a quanto gli era accaduto. Gli aveva posto quella domanda per farla cadere in errore e poter quindi imputare a lei gli eventuali effetti collaterali dell'accaduto.

«Il...il regolamento della scuola lo vieta.» mormorò con tono poco convinto.

«Bè, allora vuol dire che come punizione mi farò bastare cento punti in meno ai Grifondoro, per il comportamento del signor Weasley e altri venti per la sua insolenza, signorina Granger.» esclamò il professore, con aria compiaciuta. «Naturalmente signor Weasley è pregato di recarsi dal Preside.» aggiunse poi, avviandosi alla cattedra dopo averlo liberato.

L'orrore si dipinse negli occhi di Hermione, era impensabile di mandare in giro Ron da solo in quelle condizioni.

Pur consapevole che qualsiasi reazione da parte sua avrebbe comportato un'ulteriore perdita di punti per la sua casa, Hermione decise d'intervenire ma venne bloccata da Harry che la trattenne per una manica.

Appena Ron fu uscito dall'aula, Harry lasciò scivolare fuori dal libro una vecchia pergamena ingiallita che Hermione riconobbe subito come la Mappa del Malandrino. Appena Harry l'ebbe aperta, la vista delle orme di Ron che si dirigevano verso il giardino preoccupò i due amici ma il constatare che si era semplicemente fermato in corrispondenza di una delle panchine li rasserenò.

Il resto della lezione trascorse tranquillamente anche se Harry e Hermione non la smettevano di lanciare sguardi in direzione della mappa temendo le possibili azioni del loro amico.

Quando la lezione ebbe termine, i due si catapultarono fuori dall'aula per raggiungere Ron.

Giunti in giardino, a pochi metri dall'amico, Harry rallentò il passo.

«Cosa c'è?» chiese Hermione.

«Mi sono ricordato che questo pomeriggio abbiamo gli allenamenti di quidditch.» rispose il ragazzo con tono funereo.

«Tranquillo, verrò anch'io ad assistere agli allenamenti.» rispose la riccia cercando d'incoraggiarlo.

Tratto un sospiro, Harry sorrise in risposta alle parole dell'amica.

«Ron, oggi abbiamo l'allenamento.» disse il ragazzo, appena lo ebbe raggiunto.

«Già!» si limitò a rispondere Ron, alzandosi con movimenti fluidi e avviandosi verso il campo mentre i suoi amici lo seguivano a pochi passi di distanza.

Mentre i due ragazzi scendevano negli spogliatoi, Hermione si sistemò sugli spalti ponendosi un libro davanti così da non sembrare eccessivamente interessata a quello che succedeva in campo.

Appena entrati in campo, sia Harry che Ginny gettarono uno sguardo su Ron pregando che si comportasse normalmente ma, quando lo videro in sella alla scopa, si resero conto che le loro preghiere erano state vane. Con una agilità che non gli apparteneva, Ron era decollato poggiando solo un piede alla base della scopa e tenendosi con una sola mano per poi posizionarsi davanti ai cerchi sdraiandosi sulla scopa.

L'allenamento fu un vero incubo; per tutto il tempo Ron non fece altro che inveire contro tutti criticando ogni loro mossa. Quando finalmente ebbe termine erano tutti stravolti e pregavano solo che quell'orrenda giornata avesse termine.

Nascosto al limite del campo, intanto, anche un'altra persona aveva assistito agli allenamenti. Draco Malfoy, infuriato per lo smacco subito prima del pranzo, aveva deciso di vendicarsi facendo fare un bel volo dalla scopa a Ron ma i suoi piani erano saltati quando, quasi guidato da un sesto senso, Ron aveva cominciato a schivare ogni suo incantesimo pur continuando a rimanere concentrato sui compagni di squadra. Così alla fine si era dovuto arrendere e, ancora più snervato di prima, aveva approfittato del momento in cui i Grifondoro si erano recati negli spogliatoi per raggiungere il castello senza essere visto.

Dopo una bella doccia, Harry e i suoi compagni raggiunsero la scuola e si diressero in Sala Grande per la cena anche se molti di loro erano troppo stanchi per avere fame. Davanti a tutti camminava Ron, tranquillo come se si fosse appena svegliato dopo una notte di sonno invece che reduce da due ore di allenamento.

Appena entrato in Sala una figura attirò la sua attenzione. In piedi, poco distante dal tavolo di Serpeverde c'era Daphne Greengrass intenta a chiacchierare con Theodor Nott, la luce delle candele metteva in risalto i capelli biondi e il sorriso mentre la divisa, per quanto castigata, non poteva nascondere il suo fisico slanciato.

Con passo sicuro Ron si diresse verso di lei e, appena l'ebbe raggiunta, l'afferrò per un fianco stringendosela addosso per poi lasciare scivolare la mano sulla curva del sedere mentre con l'altra, posta al di sotto del mento della ragazza, la costringeva a girare lo sguardo verso di lui.

«Invece di dar retta a questo sfigato perché non ce la spassiamo un po' insieme?» chiese con fare lascivo.

Gli occhi della Greengrass saettarono di rabbia ma, prima che potesse reagire, delle mani allontanarono con forza il ragazzo da lei.

«Ron, adesso basta! Stai davvero esagerando!» urlò Hermione con gli occhi lucidi per le lacrime trattenute.

Lo sguardo che il ragazzo le riservò subito dopo fu di puro disprezzo e le fece correre un brivido diaccio lungo la schiena.

«Togliti dai piedi lurida Mezzosangue!» sibilò con gli occhi stretti per la rabbia.

Nonostante non avesse urlato fu come se una pila di bicchieri fosse improvvisamente crollata a terra. Sull'intera sala calò il silenzio mentre tutti osservavano i due con il fiato sospeso.

Nell'udire quelle parole Hermione sentì qualcosa frantumarglisi nel petto. Le lacrime che prima era riuscita a trattenere perché dettate dalla rabbia e dalla gelosia iniziarono a scorrere copiose sulle sue guance sull'onda del dolore che sentiva crescergli dentro.

Molti si chiedevano se lo avrebbe schiantato o se lo avrebbe appeso a testa in giù per le caviglie; invece Hermione arretrò di alcuni passi, quasi a voler mettere un po' di distanza tra se e quello che sembrava un brutto incubo e poi, voltatasi, corse fuori dalla Sala prima che il dolore la travolgesse.

Anche Draco, accorso in aiuto della compagna di Casa con la bacchetta in mano, rimase pietrificato dalle parole del rosso. Non poteva credere a ciò che aveva sentito. Ricordava bene quando al secondo anno aveva apostrofato in quel modo la Granger e lui aveva reagito scagliandogli un incantesimo che però gli si era ritorto contro. Non poteva credere che adesso fosse stato lui a definirla così. Istintivamente il suo sguardo andò alla porta da cui era appena uscita Hermione stravolta dal dolore.

Non capiva perché quella scena lo avesse sconvolto così tanto.

Solo quando un mano gli si posò sulla spalla Draco tornò in sé.

«Wow, questa da Weasley non me la sarei mai aspettata. La Granger gli moriva dietro, si vedeva; ma ora mi sa che il rosso può scordarsi che gliela dia!» esclamò sogghignando Blaise.

Draco si limitò a rispondergli con un ghigno mentre nella sua mente si chiedeva a che punto fosse davvero capace di arrivare quella specie di mostro che aveva involontariamente creato.

«Che palle, quella stupida mi ha rovinato tutto il divertimento!» sbuffò, intanto, Ron dirigendosi verso il tavolo della sua casa.

Lentamente ognuno tornò a concentrarsi sulla sua cena anche se ciò che era appena accaduto aleggiava sulla Sala portando tutti a tacere esterrefatti.

Harry era stato tentato di seguire Hermione ma, su suggerimento di Ginny, era rimasto a guardia del suo amico mentre la rossa andava in cerca dell'amica.

Con passo spedito Ginny entrò nel dormitorio di Grifondoro dirigendosi, senza indugio, verso la stanza delle ragazze del sesto anno. Provò ad aprire la porta ma, come si aspettava, era stata sigillata con la magia.

«Hermione sono io, Ginny!» disse bussando piano «Ti prego apri!»

Attese qualche minuto ma nessuna risposta giunse da dentro.

«Hermione dai, capisco che ci stai male ma pensa che non è stato davvero lui a dirti quelle cose. Fammi entrare così parliamo.» chiese preoccupata.

«Ginny, lo so» rispose infine una voce lacrimosa «Ma adesso vorrei rimanere da sola, ti prego!»

«Va bene, ma se hai bisogno sai dove trovarmi.» disse Ginny sospirando e ritornando sui suoi passi.

Appena sentì i passi della rossa allontanarsi, Hermione si alzò dal pavimento, dove era rimasta seduta dal momento in cui era entrata in camera. Con gesti impacciati si tolse il maglione, la cravatta, le scarpe e le calze infilandosi poi nel letto avendo cura di chiudere tutte le tende del baldacchino nella speranza che attutissero i singhiozzi che, troppo trattenuti, adesso la scuotevano senza posa.

Intanto Ginny, appena rientrata in Sala Grande, avvertì su di sé lo sguardo di Harry. Velocemente e cercando di non attirare l'attenzione di Ron, la ragazza si sedette vicino all'amico.

«L'ho trovata, è nella sua stanza. Temo stesse piangendo.» gli bisbigliò.

Harry la guardò con occhi tristi, gli si stringeva il cuore al pensiero di come dovesse essersi sentita Hermione nell'udire quelle parole fuoriuscire dalla bocca del ragazzo di cui era innamorata.

Avrebbe voluto chiedere qualcosa di più alla piccola Weasley ma preferì lasciar perdere, non avrebbe potuto sopportare se Ron, sentendolo, avesse rincarato la dose.

Finita la cena Harry e Ginny volsero con circospezione lo sguardo verso Ron, ansiosi di vedere cosa avrebbe fatto.

Quando lo videro alzarsi non poterono fare a meno di trattenere il fiato, pronti a seguirlo per evitare ulteriori problemi.

«Ormai mi hanno guastato l'umore, vado a dormire.» sbottò.

Harry e Ginny si trattennero a stento dal saltare di gioia limitandosi a scambiarsi uno sguardo speranzoso; forse quello schifo di giornata sarebbe finalmente giunta al termine.

«Vengo anch'io!» esclamò Harry, alzandosi a sua volta.

«Se vuoi.» rispose il rosso, senza entusiasmo.

Harry fece un piccolo sorriso a Ginny per poi seguire il suo amico alla Torre di Grifondoro.

Appena giunti nel dormitorio, Ron si spogliò e sbuffando s'infilò a letto imitato da Harry che ebbe l'accortezza di non togliersi gli occhiali e di lasciare aperto uno spiraglio nelle cortine del letto così da poter spiare le mosse dell'amico.

 

Intanto, nel dormitorio femminile, Ginny entrò nella camera del sesto anno, voleva vedere come stesse la sua amica. Le scarpe e parte della divisa abbandonate a terra le fecero capire che non stava bene, non era da lei quel disordine.

Scostò piano le tende e la osservò; era raggomitolata in posizione fetale e gli occhi, anche da chiusi, mostravano i segni di un pianto recente. Avrebbe voluto abbracciarla e farle sentire che le era vicina ma non voleva disturbarla ora che stava riposando così si limitò a posarle un lieve bacio sulla fronte, a richiudere le tende e ad andarsene.

Sentendo le labbra dell'amica sulla sua fronte Hermione trattenne a stento un singhiozzo, le dispiaceva ingannarla ma non se la sentiva di parlare, a maggior ragione in quel momento in cui le sue compagne erano tutte in camera a prepararsi per la notte. Era meglio che tutte la credessero addormentata.

 

Passati circa venti minuti dal loro arrivo in dormitorio, un lieve ronfio proveniente dal letto vicino avvisò Harry che Ron si era addormentato. Così, con un sospiro, si tolse gli occhiali e si accoccolò meglio tra le coperte; forse finalmente avrebbe potuto riposare un po'.

 

 

*L'idea che la pozione Antilupo non esploda è frutto del mio cervellino bacato (così come il colore argenteo)...la verità è che non ho trovato informazioni più precise sulle sue caratteristiche.

 

 

 

 

NDA: E così siamo giunti alla fine del secondo capitolo. Spero vi sia piaciuto e non mi abbiate lanciato troppi Aveda Kadevra.

Ringrazio le 98 persone che hanno letto il primo capitolo, le 6 che l'hanno recensito e le 6 che hanno messo la storia tra le seguite.

Alla prossima settimana con il terzo capitolo!

 

 


 


Ringrazio infinitamente Exentia_dream per l'illustrazione! 
  
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